ROBERTO LIBERATORI, "LUCIA BOSÈ UNA BIOGRAFIA "
Se potesse scegliere chi essere in una prossima vita,
vorrebbe essere sempre se stessa e si dice pronta a ricominciare tutto
daccapo. Successo, amori, gioie, lutti e sofferenze. È Lucia Bosè, diva e
icona dell’Italia e del cinema del dopoguerra, fidanzata bellissima di
un bellissimo Walter Chiari, poi moglie di uno dei toreri più famosi di
tutti i tempi, Dominguìn, donna che ha fatto sognare e poi anche
infuriare la Spagna franchista, e tuttora un’artista che, all’età di 89
anni, non ama guardarsi alle spalle: “considero sprecato un giorno in
cui non mi innamoro di qualcosa”.
La vita di Lucia Bosè, scorre come in
un romanzo, nella biografia scritta da Roberto Liberatori. Sin dalle
prime pagine che la mostrano ragazzina quattordicenne, povera e
affamata, mentre si aggira tra la folla di Piazzale Loreto davanti ai
cadaveri appesi a testa in giù del Duce e della sua amante Claretta
Petacci, nel giorno simbolo della fine macabra del fascismo. Nata nel
1931 a Milano da una famiglia operaia, Lucia cresce presto come tutti i
bambini della sua epoca, i bombardamenti e la fuga da sfollati. A 16
anni già lavora in una nota pasticceria del capoluogo milanese quando,
per una foto scattata e mandata a sua insaputa da un amico coetaneo ad
una rivista popolare, le arriva la notizia di essere stata selezionata
al concorso per la più bella d’Italia.
Ed è proprio lei, sedicenne
ultima arrivata, a vincere a sorpresa il titolo nel 1947, grazie a quel
suo “faccino spiritoso” di popolana di grande classe. È la svolta.
Lucia, nemmeno maggiorenne, si trasferisce a Roma, entra nel clan di
Luchino Visconti, da cui è spesso ospitata nella villa di via Salaria,
ed entra dalla porta principale nell’avventura del cinema italiano degli
anni cinquanta. Lavora in film di Michelangelo Antonioni (“Cronaca di
un amore”, “La signora senza camelie"), di Mario Soldati ("È l’amor che
mi rovina”) di Giuseppe de Santis (“Non c’è pace tra giù uilivi”) e di
tanti altri. Secondo alcuni, il suo era un viso che ricordava quello di
Anna Magnani, ma senza le limitazioni regionali e di ruolo della grande
attrice. Secondo Pablo Picasso che diventerà suo grande amico, poteva
incarnare varie donne rimanendo sempre credibile, un’operaia indurita
dal lavoro, una borghese irrequieta, un’aristocratica destinata a
soffrire, una coraggiosa emigrante. Durante tutta la sua lunga carriera
professionale farà comodo ai registi che cercano una persona, non solo
una presenza di scena. Dopo il lungo fidanzamento con Walter Chiari,
Lucia trova il vero e forse unico grande amore della sua vita nel torero
spagnolo Dominguìn.
Per lui rinuncerà al cinema e si dedicherà
ad essere moglie e madre. Hanno tre figli, un quarto muore neonato. Il
primogenito, Miguel Bosè, cantate e attore, diventerà a sua volta famoso
quanto i genitori. I primi anni di matrimonio sono per Lucia la
felicità assoluta “mi sembrava di aver atteso solo quello…”, confessa.
Poi i continui e sempre più pubblici tradimenti di Dominguìn la
costringono a chiedere la separazione, con grande scandalo in Spagna,
dove a quei tempi, solo l’uomo poteva ripudiare la donna e non
viceversa. La corte le dà torto, ma il torero acconsente al divorzio e a
darle l’affidamento dei figli.
Lucia dovrà però ricominciare a
lavorare come attrice per poterli mantenere e di Dominguìn rimarrà
sempre innamorata. Il cinema e la televisione l’accolgono a braccia
aperte. Lavora in Italia, in Spagna, in Francia. Ma non si ferma al
ruolo di attrice. Scrive poesie, apre un “Museo degli angeli”, le
creature celesti a cui si sente legata sin da bambina. Aiuta i figli e
poi i nipoti a crescere e ad affermarsi. Curiosamente, proprio Lucia
Bosè, che è stata musa di registi del calibro di Antonioni e un simbolo
per l’immaginario collettivo italiano e spagnolo, confessa di “aver
dimenticato” la sua vita cinematografica. “Non ne so il motivo. Forse –
spiega in un passaggio del libro - perché l’hanno scritta e diretta gli
altri, gli sceneggiatori e i registi che ho incontrato. La mia vita
privata, però, quella la ricordo bene, perché sono stata io a
dirigerla”.
fonte:
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martedì 29 ottobre 2019
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