mercoledì 18 dicembre 2013

“Rieducare” i giornalisti ad un’informazione rispettosa degli LGBT

Il Dipartimento per le Pari Opportunità insieme all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ha pubblicato il documento “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”.

Il comunicato datato 11 dicembre 2013 sul sito del Dipartimento per le Pari Opportunità spiega come questa pubblicazione faccia seguito al ciclo di seminari di formazione per giornalisti intitolato “L’orgoglio e i pregiudizi”, svoltosi nell’ottobre 2013 a Milano, Roma, Napoli, Palermo, organizzato dall’UNAR in collaborazione con Redattore Sociale.it, con il patrocinio dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione nazionale stampa italiana, delle amministrazioni comunali, degli Ordini regionali e dei sindacati dei giornalisti delle città ospitanti, nell’ambito del progetto “LGBT Media and Communication” finanziato dal Consiglio d’Europa.
L’intero progetto di seminari e tutti gli incontri organizzati sono spiegati nel sito di Redattore Sociale, il quale ha invitato a partecipare giornalisti a tempo pieno in una testata, giornalisti collaboratori, allievi di scuole di giornalismo, allievi delle facoltà di scienze della comunicazione, ma anche addetti stampa e comunicazione di organizzazioni e istituzioni pubbliche o private.

Nell’introduzione del documento viene spiegato: «L’Italia non conosce ancora il concetto di “crimine d’odio” verso la comunità LGBT, ma si sta adeguando e in Parlamento si sta discutendo un progetto di legge contro l’omofobia».

A questo proposito i punti principali del decalogo riguardano, ad esempio, la teoria del gender. Si sottolinea, infatti, come “sesso” e “genere” non vadano confusi. Il primo termine si riferisce agli apparati genitali, il secondo all’insieme di elementi psicologici, culturali e sociali che determinano l’essere donna o uomo. Si discute l’uso di parole come “donne gay/omosessuali” oppure “lesbiche”.

Il decalogo precisa come in Italia da decenni il movimento lesbico si sia legato con le istanze del femminismo, promuovendo dunque l’uso della parola “lesbica”.
Per quanto riguarda i transessuali, il documento precisa come il giornalista, per parlare delle persone transessuali, debba appurare come essi si sentano e di volta in volta utilizzare pronomi, aggettivi, articoli coerenti, al maschile o al femminile. Un altro concetto affrontato è quello della famiglia. La famiglia tradizionale non esiste più, le famiglie gay dovranno essere chiamate semplicemente “famiglie”, esattamente come quelle in cui i genitori appartengono a due generi diversi e la stessa considerazione vale per il concetto di “matrimonio”.

Lo scopo del decalogo è quello di educare o di “rieducare” i giornalisti non da un punto di vista linguistico, bensì contenutistico. Le reazioni del giornalismo italiano sono state piuttoste critiche e negative, tanto da parlare di “bavaglio dell’informazione”. Ciononostante, è agli occhi di tutti la curiosità e l’interesse alla tutela del mondo LGBT che un simile documento è riuscito a suscitare.
fonte http://ilreferendum.it/(Fonte: www.hitfili.com)di Vanessa Gonzato

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