venerdì 31 ottobre 2014

Diritti Lgbt in Europa: l’Italia arranca, ma non molla

L’esito del sondaggio svolto dall’Agenzia dei diritti fondamentali (FRA) ed i dati forniti dall’Associazione internazionale lesbiche, gay, bisessuali, trans ed intersex mostrano l’arretratezza italiana. Ma Scalfarotto fa notare i passi avanti compiuti

Negli ultimi 12 mesi, in Italia il 54% delle persone Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali (Lgbt) si sono sentite molestate sulla base proprio orientamento sessuale; il 93% dei giovani Lgbt ha sentito commenti negativi nei confronti di compagni di scuola percepiti al loro gruppo sociale; il 69% ha dichiarato di nascondere o mascherare sempre o spesso di avere preferenze sessuali non solo etero. Questi i risultati del sondaggio (che non considera una quinta categoria, gli intersex, (coloro i cui cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali secondari non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili) svolto dall’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Ue (FRA) e presentati oggi a Bruxelles in occasione della Conferenza “Affrontare la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e l’identità di genere”.

Per quanto riguarda l’Italia, il sondaggio ha rilevato in tutti e tre i campi d’indagine una percentuale superiore alla media europea. L’unica eccezione riguarda la discriminazione registrata dal gruppo Lgbt quando si ricerca un lavoro. In questo caso la media europea del 20% coincide con quella italiana.

A confermare la preoccupante situazione delle persone Lgbt in Italia vi sono i dati raccolti dall’ dall’Associazione internazionale lesbiche, gay, bisessuali, trans ed intersex (ILGA).
L’indice Europa arcobaleno,(http://www.glen.ie/attachments/Side_A_-_Rainbow_Europe_Map_May_2014.pdf) utilizzato dall’ILGA per definire la tutela nazionale dei diritti Lgbt, è estremamente basso per l’Italia e si attesta al 25%, ben lontano dall’82% del Regno Unito o al 78% del Belgio e 70% dell’Olanda. Peggio di noi fanno solo Lituania (22%), Andorra (21%), Bosnia Erzegovina (20%), Cipro (20%), Lettonia (20%), Lichtenstein (18%), Kosovo (17%), Moldavia (17%), Bielorussia (14%), San Marino (14%), Turchia (14%), Macedonia (13%), Ucraina (12%), Monaco (10%), Armenia (9%), Azerbaijan (7%) e Russia (6%).

L’esponente del Partito Democratico Ivan Scalfarotto riconosce la triste situazione italiana nel corso del suo intervento alla Conferenza, che è stata promossa dalla Presidenza semestrale italiana dell’unione europea. “In Italia sono un cittadino di serie B”, ha affermato il politico, che pure è sottosegretario al ministero per le Riforme Costituzionali. Scalfarotto ha ricordato un periodo di lavoro trascorso nel Regno Unito ed ha riconosciuto “amaramente” che come cittadino appartenente al gruppo Lgbt ha ricevuto un trattamento migliore nel paese britannico piuttosto che nella penisola.

Al contempo tuttavia ci sono segnali positivi per le persone Lgbt, come la stessa Conferenza FRA, organizzata dalla Presidenza Italiana del Consiglio, primo evento di questo tipo nella storia delle presidenze di turno.
Ciò dimostrerebbe una rinnovata volontà delle istituzioni europee di affrontare la discriminazione e l’ostilità fronteggiata tutt’oggi in Europa dalle persone Lgbt.
Secondo l’ambasciatore Stefano Sannino, rappresentante italiano presso l’Ue, l’Italia nel periodo di presidenza del Consiglio europeo vuole “aprire la porta in Europa alla questione Lgbt. Vogliamo discutere e cambiare la mentalità e l’atteggiamento nei confronti delle persone omosessuali, nelle scuole, nei posti di lavoro e nella società. Abbiamo bisogno di lavorare per dare voce a quella parte di società che non ne ha una”.

Della stessa opinione il direttore della Fra Morten Kjaerum, secondo il quale: “La corrente sta cambiando, molti stati membri stanno vivendo momenti positivi. Dobbiamo costruire su questa situazione. Il nuovo Parlamento e la nuova Commissione stanno per insediarsi, e il tempo è maturo per rimettere l’uguaglianza e la non discriminazione delle persone Lgbti nell’agenda Ue”.

Tuttavia, bisogna essere cauti sugli eventuali risultati raggiungibili perché “c’è un limite a quello che la Commissione è in grado di fare, considerato il rispetto per le leggi e le competenze degli stati membri” ha ricordato Martine Reicherts, commissaria Ue per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza. “Se spingiamo troppo vi è il rischio di ottenere una forte opposizione”, ha sottolineato la Reicherts. Di conseguenza, secondo la commissaria “è necessario sviluppare un action plan in cooperazione con gli stati membri se vogliamo affrontare efficacemente le discriminazioni”. Al contempo, “si deve essere disponibili ad accettare compromessi. Perché poco è meglio di nulla”.

Riprendendo le parole del presidente del Consiglio Matteo Renzi, enunciate nelle Aule del Parlamento e nei dibattiti televisivi, Scalfarotto ha dichiarato che il Partito Democratico ha come progetto “quello di riconoscere le unioni civili tra persone omosessuali secondo un modello di legge simile a quello tedesco”.
I diritti delle coppie omosessuali “formali” verrebbero equiparati a quelli delle coppie etero sposate. Inoltre, sempre seguendo lo stampo tedesco, verrebbe riconosciuta anche l’adozione del figlio del partner altresì nota come “step child adoption”, che consente di tutelare il bambino cresciuto dalla coppia omossessuale mediante il riconoscimento del genitore non biologico.
In questo modo ad esempio, se il genitore biologico dovesse morire, “il minore non rimarrebbe abbandonato perché il genitore non biologico conserva il diritto a vedere il bambino che ha cresciuto”. Questo è l’impegno che ha preso il Presidente del Consiglio, il quale, “ha dichiarato di voler mettere in questo provvedimento la stessa energia spesa per il Jobs act” ha sottolineato Scalfarotto.

Quando viene fatta notare la diversa sensibilità mostrata sull’argomento dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, Scalfarotto ritiene che per “modernizzare il Paese è necessario rinunciare a parte della propria identità novecentesca. Così come il partito democratico ha fatto tale rinuncia, così tocca anche alla destra”. E le parole di Alfano sulle nozze gay? “Un eccesso di zelo” secondo Scalfarotto. In Italia le trascrizioni non producono effetti giuridici, ma “il tempo degli atti simbolici è passato. Oggi è il momento delle decisioni vere”.

Non vi sono scadenze precise in merito alla legge sulle unioni civili anche se il sottosegretario aspetta di concludere la riforma entro il 2018, sebbene Renzi abbia invece definito la data di scadenza subito dopo la seconda lettura della riforma costituzionale e l’approvazione della legge elettorale. “Noi siamo impegnati nella riforma costituzionale del bicameralismo, della legge elettorale, della giustizia, del fisco, della pubblica amministrazione, della scuola, quindi lo sforzo riformatore del governo comprende una serie enorme di attività che non possono essere fatte tutte quante nello stesso momento”. Dopotutto, ha sottolineato l’esponente del PD “sono 49 anni che aspetto, che siano 49 anni e 6 mesi oppure 50 non fa differenza. È più importante sottolineare che per la prima volta un presidente del consiglio dice queste cose, poiché nessuno lo aveva mai fatto prima”, ha concluso il Scalfarotto.

Il tema della tutela dei diritti Lgbt si inserisce nel quadro più ampio delle riforme legate ai diritti civili, come il divorzio breve, l’assegnazione ai bambini del cognome della madre, e alla modernizzazione dei diritti legati alla vita privata dei cittadini. Nuovi passi avanti stanno per essere compiuti e secondo Scalfarotto c’è da aspettarsi un effetto a valanga, frutto di “un percorso più laico più rispettoso delle differenze”.
fonte http://www.eunews.it-Daria Delnevo

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