lunedì 12 aprile 2010

Lgbt,Contro le discriminazioni Nasce il primo Gayary Club


L'associazione è nata da un'idea di Saveria Ricci, avvocatessa fiorentina, da sempre in prima linea per difendere i diritti degli omosessuali
Contro le discriminazioni Nasce il primo Gayary Club

Saveria Ricci è un'avvocatessa fiorentina che difende con la stessa passione clienti e vita. Da sempre in prima linea nella difesa per i diritti degli omosessuali,e lgbt, trasferisce questa sua missione dalla professione alla militanza da cittadina con un'osmosi perfetta. Orgoglio. E ironia. L'ultima sua creazione si chiama Gayary club (info 339/6197316), di cui è cofondatrice insieme a Sara Bargiacchi, Silio Danti e Gianna Morana.

E' un'associazione che riunisce professionisti di diverse estrazioni contro la discriminazione sessuale. Ne fanno parte persone lgbt (lesbiche, gay, bisex, transgender) ma non solo. Anzi, le madrine dell'associazione sono donne eterosessuali che hanno deciso di dare il loro contributo fermamente convinte che "l'incontro tra professionisti, imprenditori, artigiani debba essere favorito allo scopo di rendere più efficace il loro contributo contro il pregiudizio sessuale" spiega Ricci.

La lista delle donne eterosessuali che hanno aderito è lunga: ci sono le avvocate Stefania Comini e Cecilia Adorni Braccesi, in prima linea nella difesa dei diritti dei gay, Manuela Cecchi presidente della sezione toscana dell'Associazione avvocati per la famiglia, Daniela Marcucci, consigliera storica dell'ordine degli avvocati ed esperta di diritto di famiglia. E Alessandra Tocchi segretaria del sindacato avvocati "Con loro - prosegue Ricci - stiamo preparando la prima festa etero in sostegno dei matrimoni gay, che interesserà molti professionisti: dai fioristi agli stilisti di abiti da cerimonia ai wedding planner. Fino agli avvocati divorzisti. Se ci deve essere parità, che lo sia fino in fondo".

Perché un'associazione interprofessionale di stampo gay?
"Perché chi difende la bandiera omosessuale, non può farlo solo per il vissuto sentimentale. Ci deve essere altro. A partire dalla dimensione lavorativa. Lottare per i diritti omosessuali significa scendere in campo senza tralasciare nessuna faccia della propria personalità, della propria vita. I pride sono senza dubbio importantissimi, vi partecipiamo accomunati dal grande bisogno di cittadinanza, ma tutto sommato siamo una massa di persone anonime. L'attivismo invece, secondo me, è un atto di testimonianza in quella specie di procedimento processuale senza fine che è il pregiudizio. Proprio come in un processo, servono testimoni attendibili per demolire le tesi avversarie. E un testimone è attendibile prima di tutto quando dice la verità sui propri dati personali".

In alcuni settori professionali fare coming out può risultare scomodo. Ad esempio nel 1998 Fini sostenne che un gay non può fare il maestro elementare.
"Fare gruppo può aiutare. Il pregiudizio non è un chiacchiericcio da bar. E' violenza, perché ti toglie il diritto di parola. La prima cosa che un gay represso fa è non dare al nome alle cose e alle persone. Da un'indagine sociale realizzata in Inghilterra è emerso che il nuovo bullismo omofobo non ha per oggetto i gay che hanno fatto coming out, ma gli omosessuali non dichiarati, più fragili perché silenziosi".

Nelle professioni, il pregiudizio nei confronti degli omosessuali ha un legame con lo strato sociale?
"L'omofobia non conosce barriere. E' trasversale. In ufficio. In famiglia. Ho visto madri di grande semplicità e di poca cultura accettare l'omosessualità dei figli, ma anche donne coltissime e in carriera accogliere il coming out con sdegno. La cosa peggiore è la riprovazione silente. Corrode".

Il pregiudizio può essere una forma di mobbing?
"Certo, perché calpesta i diritti fondamentali della vittima. Diritto di parola. Diritto di difendersi. Di essere se stessa. Io spesso ho difeso persone offese dal pregiudizio. E' bastata una lettera in cui non minacciavo la querela ma la causa di risarcimento per danni: chi mette in atto il pregiudizio è sufficientemente vigliacco da tirarsi subito indietro con la coda fra le gambe".

Tra i tanti luoghi comuni c'è il legame tra omossessualità e determinate categorie professionali: ballerini, parrucchieri, steward...
"Si figuri, ce ne sono alcune assolutamente insospettabili. I fabbri, ad esempio. Con tutti quei raffinatissimi ricami in ferro battuto".

Il nome Gayary richiama quello di una ben più storicizzata associazione: il Rotary.
"L'ho fatto un po' per provocazione, un po' perché non avevo altri termini di paragone. Non ho nulla contro il Rotary: un mio prozio ne è stato presidente. Però è un'associazione nata su imitazione di analoghe iniziative americane, e c'è un particolare non trascurabile: noi italiani veniamo da ben altri tipi di approccio interpersonale. Una volta sono andata ad una riunione perché vi partecipava una donna che mi piaceva. Mi annoiai molto. Comunque, se quelli del Rotary vogliono incontrarci per parlare di discriminazione, noi siamo a loro disposizione. Li aspetta una cena assai più buona rispetto alle loro.
fonte firenze.repubblica di FULVIO PALOSCIA

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