mercoledì 5 giugno 2013

Lgbt: Carlo Verdone: «Nozze gay, che male c'è?»


Romano doc, cattolico e praticante.
In vista delle amministrative del 9 e 10 giugno, il regista e attore chiede una svolta per la sua città

Ci sono cose che, a Roma, si possono chiedere solo a Carlo Verdone.
Lui, per tanti motivi, è Roma. Primo, perché, i suoi film raccontano esattamente l’evoluzione della città, dalla fine degli anni ’70 a oggi; compresi gli ultimi due, che non firma lui: La grande bellezza e Carlo!, un documentario sulla sua vita, riletta attraverso le testimonianze di amici e colleghi, da Gigi Proietti a Marco Giallini e Christian De Sica, che conoscono molto bene lui e gli angoli più nascosti della Capitale. Secondo, perché è sempre molto critico con quello che succede per le strade e con chi ci governa.

Eppure lui ci crede. In una città dove in 24 ore sono state uccise tre persone, e un 16enne, umiliato dal padre perché gay, si è lanciato dal balcone, il ballottaggio del 9 e 10 giugno tra Ignazio Marino e Gianni Alemanno, da cui uscirà il nome del nuovo sindaco, servirà a cambiare le cose: «Il voto è la nostra unica arma».

In pochi la pensano come lei: al primo turno ha votato solo un romano su due...
«Dobbiamo dare una speranza alle nuove generazioni. C’è bisogno di spregiudicatezza, adesso. E di una persona autorevole, ferma, sobria e perbene, che capovolga la situazione. Ci vuole un “sacerdote della bellezza”».

A chi allude?
«Sto pensando a Ignazio Marino. Insomma, si sa da che parte sto politicamente, e ora c’è da lavorare tanto per far rinascere questa città.
Penso alle periferie, dove vive il vero romano di una volta, alle bollette che si gonfiano, alla sicurezza, all’ondata di violenza.
Prima la gente mi fermava per strada per fare due risate, ora il mio vicino si lamenta di Equitalia, il panettiere mi mostra le buche sul marciapiede.
Ecco, c’è bisogno di prendere certe decisioni, per un cambiamento radicale: per poter vivere un po’ meglio».

Tra le sue varie battaglie, Marino appoggia le famiglie gay. Verdone, cattolico e praticante, come si pone sulle unioni omosessuali?
«Siamo arrivati al punto di doverci chiedere: che cosa abbiamo contro i gay?
Niente, non abbiamo niente: quindi facciamola finita con i preconcetti e le discriminazioni. Molti altri Paesi lo hanno già fatto.
Io, è vero, sono cattolico e praticante, ma mi so adattare: viviamo in un mondo diverso. Siamo circondati da gay, in ogni settore: e stiamo bene. Forza, andiamo avanti. Auguriamogli una felice vita, come coppia o come single, e basta. Libertà di espressione, nel rispetto reciproco, ma libertà per tutti. Senza abbassare l’asticella del buonsenso e del buongusto».

E come si fa?
«Teniamoci per mano, gente di ogni colore, di ogni tendenza, e aspettiamo la svolta».
fonte http://www.vanityfair.it di Gabriella Greison

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