martedì 2 luglio 2013

Lgbt: Nozze gay, quel dibattito da Washington a Bologna

Oggi le coppie omosessuali si possono sposare negli Stati Uniti (lo stato di Washington, il Maryland e il Maine hanno appena detto sì tramite referendum), in Spagna, in Francia, in Portogallo, in Argentina, in Norvegia, in Danimarca e pure in Albania.

Il fatto che se ne parli anche a Bologna, e che un sindaco invochi il riconoscimento delle unioni gay come auspicio (oltre non può fare), francamente non sembra degno di scomunica. Eppure ieri il vescovo Caffarra - fresco di riconferma - lo ha duramente ripreso per quella tutto sommato innocua (nel senso di inefficace) dichiarazione.

Ognuno fa il suo mestiere, quindi niente di sorprendente nelle diverse posizioni. Più sorprendente semmai che il dibattito apertosi in città come nel resto del mondo, per altro -, prosegua ancora a colpi di anatemi.
La Chiesa forse difenderà fino allo stremo il matrimonio tradizionale, per intendersi, ma certo non può non accorgersi che tutto intorno quella convinzione si va via via sgretolando. È nei fatti, ancor più e ancor prima che nelle opinioni.

Analoga scomunica toccò in sorte alla regione, quando varò una sorta di "Dico" all'emiliana, per sostenere e agevolare le coppie di semplici conviventi a vario titolo. E da lì, in questi 4 anni, non ci siamo mossi. Gli amministratori - di tutto il mondo, vale ripeterlo - spingono per cercare di adeguarsi almeno un po' alla società civile (senza mai riuscire a prenderla, più che mai su questo tema) e le gerarchie ecclesiastiche gli tuonano contro.

Non vogliamo, come scrive Caffarra, "riempirci la bocca di laicità dello Stato", argomento in effetti sempre molto sbandierato e sempre poco vissuto. Vogliamo solo augurarci che a Bologna si possa discutere, anche se da posizioni opposte e probabilmente inconciliabili, su un dibattito così globale e sentito. Crediamo che un sindaco, o più in generale un amministratore pubblico, abbia il diritto di esprimere la propria opinione senza essere incenerito.

Crediamo anche che da un vescovo di cultura spessa come lo è Carlo Caffarra, sarebbe bello sentire usare i moltissimi argomenti che certo possiede - oltre all'anatema - per mettere in difficoltà le ragioni di chi sostiene unioni e adozioni gay. Per ora, però, il dibattito resta sostanzialmente bloccato al botta e risposta.

Anche se a leggere fino in fondo la nota di via Altabella, si scopre che Caffarra aggiunge con rammarico: "Siamo giunti a un tale oscuramento della ragione, da pensare che siano le leggi a stabilire la verità delle cose". Leggi che non spettano a un sindaco, ma a uno Stato. E che in effetti sì, dovrebbero anche stabilire alcune verità delle cose, degli usi, dei costumi. Negli stati non confessionali, naturalmente.
fonte http://bologna.repubblica.it/di GIOVANNI EGIDIO

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