martedì 7 luglio 2015

Lgbt: Il 18 luglio sul palco «Un ragazzo di nome Giulia» di Saverio Aversa, nei Giardini della Filarmonica a Roma

Avevamo già avuto occasione di intervistare e conoscere Saverio Aversa con “L’enigma di un amore”, “in memoria di Karl Heinrich Ulrichs, pioniere del movimento omosessuale” e che aveva debuttato alla rassegna lgbt Illecite//Visioni a Milano, nel 2013.

Sabato 18 luglio alle 21 debutterà “Un ragazzo di nome Giulia”, testo scritto e spettacolo diretto da Saverio Aversa, nei Giardini della Filarmonica a Roma. “Con “Un ragazzo di nome Giulia” – ci racconta Saverio – continuo ad occuparmi di persone lgbt e dei pregiudizi nei loro confronti, della battaglia, oggi più che mai attuale nel nostro Paese, per il riconoscimento dei diritti ancora negati”. Abbiamo intervistato Saverio, che ci ha presentato il lavoro e anticipato un’opera a cui sta lavorando.

Saverio, ho già avuto occasione di di intervistarti per lo spettacolo “L’Enigma dell’Amore” che ha debuttato a Milano nel 2013, per la rassegna lgbt Illecite//Visioni. Oggi stai per andare in scena con un altro testo tuo, “Un ragazzo di nome Giulia”, che sabato 18 luglio alle 21 sarà sul palco de “I solisti del teatro” nei Giardini della Filarmonica a Roma. Ce ne puoi parlare?


Il testo nasce da una storia vera, il racconto di un ragazzo che conobbi durante un dibattito politico quando ero dirigente nazionale di Rifondazione, responsabile diritti civili. Scrissi un racconto dal titolo “Un ragazzo di nome Giulia”, parafrasando il romanzo di Milena Milani “La ragazza di nome Giulio”. È la storia di una persona ftom, female to male, che viene raccontata dall’attore Pino Censi. Su facebook c’è la pagina “unragazzodinomegiulia” e in rete il blog. E’ un atto unico accompagnato dal sassofono di Carmen Falato, concertista e cantante di esperienza.

Puoi darci qualche dettaglio in più?
Il protagonista è nato in un corpo che non riconosce e vengono raccontate le difficoltà vissute fin da bambino, in quel corpo imberbe unisex e che comincia a cambiare nella pubertà. Giulia è forte ma la sua consapevolezza si costruisce superando una serie di ostacoli e fra questi l’anoressia e la bulimia. Non voglio raccontare oltre ma vorrei sottolineare che va in scena una sorta di dialogo fra attore e musicista, fra la voce umana e il suono del sassofono.

Perché hai scelto di unire musica e voce?

La scelta di unire musica e voce parte dal testo che riferisce anche la storia di Billy Tipton, pianista e cantante swing degli anni 50 e 60, morto nel 1989, sposato cinque volte e con tre figli adottivi. Il medico che ne accertò il decesso dovette constatare che il suo corpo era biologicamente femminile ma che aveva vissuto come un uomo. Un gruppo di sassofoniste americane ha scelto di fargli omaggio chiamandosi “Billy Tipton Memorial Saxophone Quartet”.

Come hai costruito “Un ragazzo di nome Giulia” con l’attore Pino Censi?
L’impegno maggiore è stato cucire addosso, come un vestito, il testo sull’attore, sulla sua fisicità e sulla sua recitazione. Siamo stati facilitati dal rapporto di amicizia fra noi due e da precedenti collaborazioni. Censi è entrato giovanissimo all’Accademia nazionale “Silvio D’amico” e ha lavorato con una decina di registi importanti. Da tanto tempo volevamo fare uno spettacolo insieme e questa è stata l’occasione giusta. Vorremmo portare lo spettacolo in giro per l’Italia e anche a Milano naturalmente.

Quali sono le differenze di produzione e sceniche con il primo spettacolo?
Contrariamente a “L’Enigma dell’amore”, questo nuovo spettacolo è quasi “tascabile”, può avere varie versioni adattabili agli spazi e alle varie necessità: lo realizzeremo sempre con le musiche dal vivo ma spesso saranno registrate. La produzione ricade unicamente sulle mie spalle anche se è realizzata insieme ad un’associazione teatrale. Vorrei promuovere lo spettacolo nelle sedi di associazioni lgbt, nei centri autogestiti, in piccoli teatri, negli appartamenti, ricordando Nino Gennaro che faceva spettacoli nelle strade, nei cortili, negli scantinati con Teatro Madre: andava dappertutto con la sua arte. Sono consapevole che è una bella sfida da portare avanti in un panorama desolante. Le sovvenzioni pubbliche agli eventi culturali subiscono continui tagli e, per esempio, quest’anno la rassegna romana “Garofano verde” rischia di non essere realizzata dopo ventuno anni.

Questo nuovo impegno ti vede oltre che come autore anche come regista. Potresti dirci i passaggi di un’evoluzione e di un cambiamento, che c’è stato, nel tema e nei protagonisti tra i due spettacoli?

Sono al mio secondo testo di teatro, il primo è stato “L’Enigma dell’Amore “, in memoria di Karl Heinrich Ulrichs, pioniere del movimento omosessuale. Con “Un ragazzo di nome Giulia” continuo ad occuparmi di persone lgbt e dei pregiudizi nei loro confronti, della battaglia, oggi più che mai attuale nel nostro Paese, per il riconoscimento dei diritti ancora negati.

Ci sono altri progetti in sospeso a cui stai lavorando?
Un altro mio amico attore mi ha chiesto di fare qualcosa insieme, qualcosa di adatto a lui, e ho pensato ad un romanzo da adattare drammaturgicamente, “Signori” di Warwick Collins, ambientato negli anni ottanta in un bagno pubblico a Londra, dove si entrava con un penny, in cui si accostano l’omosessualità e il sesso al capitalismo.
fonte: By Alessandro Rizzo http://www.pianetagay.com/18-luglio-ragazzo-nome-giulia-aversa/

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