venerdì 22 maggio 2015

Lgbt: Al Salone del Libro 2015 con "Sei la mia vita" Ferzan Özpetek, si è messo a nudo

Sorprende per la sua incredibile capacità di provare dei sentimenti profondi, tanto profondi quanto semplici. E perchè non ha paura di raccontarli, di mettersi a nudo. Parla della sua vita, una vita di chi ama, senza fare tanti giri di parole, ricordando amici, aneddoti, delusioni e amori.

Il regista di diversi film emozionanti e di successo tra i quali “Le fate ignoranti, “La finestra di fronte” e “Saturno contro”, incanta il pubblico dei 600 fortunati che sono riusciti ad entrare nella sala gialla del Salone del libro di Torino. In troppi invece sono rimasti fuori, nonostante una lunga coda di fronte al cartello con la scritta “Incontro con Fernan Ozpetek in occasione della pubblicazione di Sei la mia vita”.

”Una cosa che mi commuove molto, che mi fa effetto – racconta Ferzan Ozpetek - è la condivisione; non quanto vendi, non quanto incassano i miei film, non sono importanti queste cose ... la cosa più importante è la condivisione che ho con delle persone. Per me, quando incontro qualcuno che mi dice “Ho visto il suo film, ho provato questa cosa” c'è uno scambio di emozioni e di pensieri che mi piace troppo, nel senso che mi sento meno solo. Non c'è il regista, non c'è lo scrittore, ma c'è una persona che condivide le sue emozioni con gli altri che la pensano come lui. Questa è la cosa più bella che posso fare nella vita e che mi piace davvero molto.”

Il libro è stato presentato il 17 maggio, alla rassegna letteraria torinese. La narrazione del romanzo autobiografico di “quel” diciottenne, che arriva dalla Turchia nella Roma degli anni 70 con il sogno del cinema, prosegue a ruota libera con le letture di Carolina Crescentini e con gli interventi mai banali di Elena Masuelli.

I ricordi dei primi approcci nel mondo dei film, con un regista che lo chiamava “Verza” e con il compito di portare i caffè dal bar al set, oppure di accendere e spegnere le luci di sala durante le riprese, con le dita che tremavano per il terrore di sbagliare a premere il tasto al momento giusto. La nostalgia per chi non c'è più, ”non cancello il suo numero sul telefonino, lo lascio lì e ogni tanto incontro quel suo numero e mi viene la tentazione di chiamare, perchè le persone vivono con noi con le emozioni che hanno provocato in noi e le portiamo sempre dentro” .

I personaggi che abitavano nel suo palazzo, come la Signora Vera che faceva la vita ed era un trans, il legame di affetto e di stima reciproca che li univa, le estati romane in una città che si svuotava nel mese di agosto, il vicino che si chiudeva in casa per 15 giorni e raccontava di essere andato in vacanza, le cene a casa di amici dove l'unico e solito piatto era una spaghettata, la confusione di identità che gli mette l'ansia: ”Io sono assolutamente per le cose multietniche, per il miscuglio di culture, tutto questo va benissimo, però non sopporto un posto dove Pizza e Kebab sono insieme!”

E poi c'è spazio anche per l'amarezza, per una legislatura in Italia che ancora non riconosce i diritti civile delle coppie di fatto: “Io non vorrei sposarmi, però vorrei che ci fosse una legge che invece tuteli chi vuole farlo. Io che condivido con il mio compagno da 14 anni le cose bruttissime e le cose bellissime, la malattia, i giorni felici, i giorni infelici, mille tipi di sentimenti, se mi succedesse qualcosa in questo momento vanno a chiamare un mio parente, con il quale magari non ci ho mai parlato... ma perchè questo?”

Un applauso spontaneo e caloroso del pubblico, su queste parole, abbraccia Fernan Ozpetek, che aveva affermato solo poco prima: “L'amore è una forma di malattia mentale, deve essere così, non può essere una cosa logica. In amore ci vuole follia, non può essere una cosa che calcoli, l'amore deve bruciarti”.
fonte http://www.targatocn.it/scritto da Valter Castellino

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