martedì 3 febbraio 2015

Lgbt: "Avedon: Beyond Beauty" in mostra a Roma i ritratti di Richard Avedon.

Rigore, equilibrio ed eleganza rivoluzionarono la fotografia di moda
In foto Audrey Hepburn and Art Buchwald, with Simone D’Aillencourt, Frederick Eberstadt, Barbara Mullen, and Dr. Reginald Kernan, evening dresses by Balmain, Dior, and Patou, Maxim's Paris, August 1959 Photograph by Richard Avedon © The Richard Avedon Foundation

In abito lungo incede severa con passo regale. In mano ha un calice di vino, sul viso l’espressività drammatica di chi è abituato a calcare le scene. È l’ultimo giorno d’agosto a Venezia. Palazzo Volpi, tirato a lucido per il Gran Ballo di Valentino, anticipa il Festival del Cinema con il suo stuolo di ospiti in gran spolvero. Richard Avedon, con la sua macchina fotografica, è lì a carpire scampoli di mondanità. Madame Jacqueline Delubac , bellissima protagonista del sensuale cinema francese in bianco e nero, avanza austera, non lo vede. La vede lui con il suo obiettivo indiscreto. E scatta.

“Avedon: Beyond Beauty” in mostra a Roma alla Gagosian Gallery sottolinea la forza della rappresentazione creativa, e a volte scioccante, che Avedon faceva delle donne.
Dal 27 febbraio all’11 aprile i ritratti intimi e le celebri fotografie di moda realizzate per Harper’s Bazaar, Vogue, The New Yorker racconteranno la carriera di uno dei più influenti artisti del Novecento, insieme all’”Early Paris Fashion Portfolio”, undici immagini scattate dal celebre artista tra il 1947 e il 1957 “en plein air” per le strade di Parigi. C’è Marlene Dietrich al Ritz che si accende fascinosamente una sigaretta indossando un turbante di Dior, Dorian Leigh che si specchia nel camerino di Helena Rubenstein, una donna che salta su un ciottolato tenendo un ombrello e resta a mezz’aria.

Ma prima di approdare con obiettivo e rullini negli atelier di Gianni Versace, Calvin Klein e Christian Dior, prima di realizzare due edizioni del calendario Pirelli (nel 1995 e 1997), prima di esporre al MoMa di New York le istantanee del padre Jacob consumato dal cancro, Avedon (1923-2004) era solo un ragazzo con la voglia di partire.

Anni di foto-ritratti ai compagni di camerata durante la guerra lo iniziarono al culto dei volti e dello sguardo. Perfino la gavetta alla Marina Militare seminò qualcosa nel ragazzo che a 19 anni aveva lasciato gli studi in filosofia per andare sotto le armi. A segnare il suo destino di fotografo di moda di caratura internazionale fu però l’incontro con Alexey Brodovitch, direttore di Harper’s Bazaar a New York, rimasto affascinato da una sua foto scattata a due reclute gemelle durante il servizio militare: una a fuoco, l'altra sfuocata: “Se riesci a mettere la stessa intensità in una foto di moda, torna a farti vedere”, gli disse. Nel 1961 gli lasciò il suo posto alla guida della rivista.

Fin dalla metà degli anni 40, infatti, Avedon si distinse con un immaginario così peculiare e innovativo da sfidare i canoni della bellezza convenzionale. La linea d’ombra tra la giovinezza e la maturità professionale la superò con l’originalità in fotografia: rifiutando la staticità, l’immobilismo, il rigore delle forme, ritraeva modelle in movimento provocandole perché apparissero curiose, ribelli, esuberanti e sicure di sé. Le portava al luna park, al Cirque d’Hiver (“Dovima with Elephants, Evening Dress by Dior” del 1955), fra le suore e gli orfanelli di un collegio. Rifiutava gli schemi, le imposizioni estetiche, la rigidità.

A loro sostituiva ambientazioni e situazioni, perché i soggetti trovassero nello spazio-tempo la propria profondità. “Ho una grande fede nella superficie, quando è interessante, comporta in sé infinite tracce - diceva - Le mie fotografie non vogliono andare al di là della superficie. Sono piuttosto letture di ciò che sta sopra”. Quando Avedon decise che anche una gonna o un vestito avevano qualcosa da raccontare, la rivoluzione nella fotografia di moda si compì.

Se volete saperne di più, visitate il sito della Fondazione Avedon:
http://www.avedonfoundation.org/fashion/

fonte: scritto da Silvia De Santis, http://www.huffingtonpost.it/2015/01/31/avedon-beyond-beauty-in-m_n_6584424.html?ref=fbpd

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