mercoledì 14 gennaio 2015

Lgbt Trans: Il Mit ricorre alla Consulta contro la “sterilizzazione forzata”

Bologna, 13 gen. – Dopo la campagna “Un altro genere è possibile” il Mit (http://www.mit-italia.it/) ha deciso di portare alla Corte Costituzionale il ricorso contro l’obbligo dell’intervento chirurgico per le persone trans che desiderano cambiare il genere sulla carta d’identità.

Ad aprire la strada al ricorso, spiega Cathy La Torre avvocata e vicepresidente del Mit, è stata l’ordinanza 228/2014 del Tribunale di Trento che ha sollevato la questione di costituzionalità sull’obbligo dell’operazione chirurgica prevista dalla legge 164 del 1982 “in materia di rettificazione di attribuzione di sesso”. L’imposizione di un intervento chirurgico, dice l’ordinanza, potrebbe essere lesivo del diritto alla salute (“sia il trattamento ormonale sia la RCS, sono – notoriamente – molto rischiosi per la salute umana” si legge) e dello stesso diritto a scegliere la propria identità di genere, previsto dalla legge 164.

A QUESTO LINK LA REGISTRAZIONE DELL'INTERVISTA A Cathy La Torre - Vicepresidente Mit
http://www.radiocittadelcapo.it/archives/trans-mit-consulta-sterilizzazione-forzata-154566/

Il Mit ha quindi deciso di aderire a quella interpretazione del Tribunale di Trento raccontando le storie di persone trans che, avendo rifiutato l’operazione, si trovano spesso in situazioni difficili o imbarazzanti perché i documenti non rispecchiano il loro aspetto esteriore. I problemi possono accedere alle frontiere, in aeroporto, alla posta per il ritiro di una raccomandata, racconta Cathy La Torre.

I tempi in cui verrà analizzata la questione dipendono ora dalla Corte Costituzionale, ma La Torre è ottimista. La Consulta ha già dimostrato in passato di avere una certa sensibilità sul tema. C’è il precedente del caso Bernaroli, nel quale La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che annulla le nozze se uno dei due coniugi cambia sesso.
fonte http://www.radiocittadelcapo.it di Damiana Aguiari/Immagine della campagna “Un altro genere è possibile“

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