lunedì 7 aprile 2014

Lgbt: La Turchia muove altri passi gay-friendly

Quattro candidati alle elezioni locali del 30 marzo scorso in diversi comuni della Turchia hanno firmato un Protocollo Gay Friendly Municipale, preparato dalla SPOD (Social Policies, Gender Identity and Sexual Orientation Studies Association.

I quattro candidati, eletti, si sono impegnati a stringere in tempi celeri delle alleanze con le organizzazioni LGBT per combattere le discriminazioni.

La maggioranza dei turchi nasconde ancora il proprio orientamento sessuale.
Uno studio effettuato dall’Università di Ankara ha rivelato che la maggior parte degli uomini omosessuali crede che la religione vieti loro di vivere liberamente il proprio orientamento sessuale.
Il 44%, addirittura, vive nell’angoscia di essere punito dal cielo per la propria condizione di omosessuale.

L’omosessualità è legale in Turchia da moltissimi anni (sin da metà ’800, uno dei primi Paesi a muoversi in questa direzione), ma fino a poco tempo fa continuava a essere un tabù sociale. Ora la situazione sta cambiando: i giovani, soprattutto nelle grandi metropoli, sono sempre più “occidentalizzati” e Istanbul, che stando ai sondaggi arriverà nel 2016 a essere la città europea più visitata (superando nientemeno che Londra), non può certo farsi trovare impreparata.
fonte http://www.justnews.it/ da yuri benaglio

Lgbt Napoli: Trans ricoverata nel reparto maschile, parlano Daniela Falanga e Rosa le trans che l’hanno accudita

Ai nostri microfoni la testimonianza di Daniela e Rosa, le due trans che si stanno prendendo cura di Maria (nome di fantasia), la trans ricoverata per un ictus in un reparto maschile

Ricoverata e denudata in un reparto maschile, senza alcun riguardo per la sua dignità né per la sua identità sessuale, soltanto perché questa non corrisponde al nome che era scritto sulla sua carta di identità.

È la triste avventura di una donna transessuale, che noi abbiamo deciso di chiamare Maria, per non aggiungere al sopruso subito l’onta ulteriore di essere identificata con uno spersonalizzante “la trans”.
Nome e genitali corrispondono al sesso maschile: ma basta questo a stabilire l’identità di una persona?

Una definizione generica, forse troppo, riduttiva, addirittura offensiva: come se l’identità di una persona potesse essere ricondotta a una sola parola, una sigla, un’etichetta vuota. O, peggio, a un nome.

Perché è questo che è accaduto quando la paziente è arrivata al San Giovanni Bosco per un ictus: leggendo il nome maschile scritto sulla sua carta di identità, corrispondente di fatto ai genitali di Maria, il personale dell’ospedale l’ha ricoverata in una stanza condivisa insieme a 4 uomini.

Lì Maria è stata spogliata senza riguardo, per essere lavata e svolgere le quotidiane abluzioni. Per fortuna con lei c’erano Daniela e Rosa, due transessuali che, venute a conoscenza del fatto, sono corse in ospedale per prestarle assistenza.
Ai nostri microfoni il loro racconto.

La testimonianza di Daniela e Rosa, le trans che hanno assistito Maria:

“Abbiamo dovuto prendere una coperta per improvvisare un paravento a una persona che è stata denudata davanti a quattro uomini, e senza alcuna premura. Una cosa che mi ha fatto sentire offesa, frustrata, ferita nella mia dignità“ racconta Daniela Falanga, delegata alle politiche trans per Arcigay Napoli.
Immediatamente Daniela e Rosa hanno discusso la questione con i responsabili della struttura ospedaliera, trovando insieme a loro un compromesso: “Fortunatamente tutti i responsabili della struttura sono stati molto comprensivi, e hanno cercato di venirci incontro come potevano” spiega Daniela.

Maria non sarà spostata in un reparto femminile, dove comunque la vista del suo corpo nudo potrebbe provocare imbarazzo nelle altre pazienti, così come accade per lei nel reparto maschile, ma durante le operazioni di pulizia sarà montato un paravento che la proteggerà dagli sguardi indiscreti, tutelando la sua intimità e rispettando la sua privacy.
In Italia non esiste ancora una legge per l’accoglienza ospedaliera delle persone transessuali

Tutto questo perché, come spiega ai nostri microfoni Antonello Sannino, presidente Arcigay Napoli, non esiste ancora una legge nazionale che stabilisca le buone pratiche che il personale medico e assistenziale deve adottare nei confronti delle persone transessuali. Uomini e donne a cui è negato molto spesso qualunque riconoscimento e diritto a una vita normale, come quella di tutti gli altri.

“La violenza sia fisica che verbale, purtroppo, ancora oggi, è all’ordine del giorno” spiega Daniela. “Io sono stata fortunata, perché nel mio percorso per diventare donna ho avuto vicino mia madre, che a un certo punto mi ha capita e ha cercato di aiutarmi”.
La stessa fortuna non è toccata invece a Rosa, che è stata cacciata di casa dai suoi genitori all’età di 16 anni, così come è successo anche a Maria, che anche oggi, nel letto di un ospedale, si trova costretta a pagare un prezzo ingiusto per la sua “diversità”.

Un paravento per proteggerla da sguardi indiscreti: questo l’unico compromesso possibile

“Per ora Maria rimarrà nella stanza in cui si trova ora, anche perché gli altri pazienti ricoverati si sono dimostrati molto disponibili e comprensivi nei suoi confronti” spiega Daniela.
“Ma” prosegue, “trovo incredibile e assurdo che in un luogo in cui bisognerebbe aiutare le persone, come un ospedale, accadano ancora queste cose, e che non ci sia uno spazio in cui accogliere i pazienti transessuali rispettando la loro privacy e le loro esigenze”.

“È una battaglia che tutti noi dobbiamo combattere, insieme, per ottenere dei risultati, come sta avvenendo in altri paesi del mondo, dove effettivamente esistono o sono in fase di elaborazione delle leggi specifiche che garantiscono il rispetto dei diritti delle persone transessuali” conclude Sannino.
Purtroppo, a oggi, la strada per l’integrazione sembra essere ancora lunga e irta di ostacoli. Come dimostra l’ “incidente” di cui Maria è diventata, suo malgrado, vittima e protagonista.
fonte http://www.roadtvitalia.it di Giuliana Gugliotti

Lgbt: Il francobollo commemorativo per Harvey Milk sarà emesso a maggio negli USA

Il Servizio Postale statunitense ha deciso di celebrare la figura di Harvey Milk dedicandogli un francobollo.

È stato reso noto il disegno del francobollo commemorativo dedicato ad Harvey Milk che il Servizio Postale statunitense emetterà il prossimo mese di maggio.

Come sapete Harvey Milk è stato il primo politico apertamente gay eletto a un incarico pubblico di rilievo negli Stati Uniti d’America ed è noto per la sua lotta a favore dei diritti civili delle persone LGBT, impegno che l’ha portato a essere ucciso nel 1978.

La sua storia è stata portata al cinema dal film Milk di Gus Van Sant con Sean Penn, film che ha vinto due Oscar nel 2009 (Miglior attore protagonista a Sean Penn e Migliore sceneggiatura originale a Dustin Lance Black).

A ottobre scorso il Servizio Postale statunitense aveva comunicato che Harvey Milk sarebbe stata una delle figure omaggiate dall’emissione di francobolli “permanenti” (si tratta di un tipo di francobolli dedicate a figure di spicco e hanno la caratteristica di essere sempre validi, anche se dovessero cambiare le tariffe postali).

Se, dunque, si sapeva dell’emissione filatelica, ancora non era noto né il disegno né la data di emissione. Per quel che riguarda l’immagine, il francobollo riproduce una fotografia in bianco e nero di Harvey Milk sotto il suo nome, scritto in bianco, e con accanto i sei colori della bandiera rainbow in verticale, sul lato superiore sinistro.

Per quel che riguarda la data di emissione, il francobollo sarà messo in vendita a partire dal prossimo 22 maggio, l’Harvey Milk Day. Non si sa dove ci sarà la prima emissione: probabilmente sarà San Francisco in cui Harvey Milk svolse il suo servizio o forse nella capitale federale Washington DC.
fonte http://www.queerblog.it/Scritto da: Roberto Russo Via | Linns
©Foto Getty Images - Tutti i diritti riservati

Lgbt: #RightsAddict - Iniziativa etero per i diritti gay - Campagna per la sensibilizzazione dei veterosessuali Online il 4° episodio

Torna la graffiante ironia della serie #RightsAddict, con il quarto atteso capitolo, da oggi online.

Il quarto video sarà accompagnato nell'arco della settimana, da una serie di vignette dal titolo "#RightsAddict, un supereroe in difesa dei diritti". Il primo è Batman.


Negli ormai due mesi di campagna, i riscontri sono stati positivi, anche tra gli eterosessuali. Ma i veterosessuali più accaniti, hanno ribattuto alla campagna usando le stesse frasi che i video cercano di smontare.

“È un po' come parlare con i muri. Per questo, nel quarto video”, dice Fabio Morici “ho deciso di essere tremendamente didascalico, come se stessi spiegando le istruzioni di salvataggio sull'aeroplano.”

Il video cerca di chiarire, senza giri di parole, quali sarebbero le conseguenze sugli eterosessuali, dell'allargamento dei diritti agli omosessuali: “Semplice: non ci sarebbero conseguenze”. Ecco in sintesi il contenuto del messaggio.
Ma la campagna #RightsAddict ormai non è più solo sul web.
Fabio Morici ha infatti incontrato, il 4 aprile, le classi del Liceo Socrate di Roma, dove ha fatto da testimonial per il progetto “Le Cose Cambiano”.

Il primo di una serie di incontri: “È stato molto stimolante. Ho avuto la prova che i veicoli scelti per la campagna #RightsAddict, il web, la velocità, la sintesi, l'ironia, funzionano sui più giovani.
Il che è importantissimo, perché il miglior modo di combattere i pregiudizi sociali e fare in modo che smettano di replicarsi di generazione in generazione. Metterli in quarantena, insomma.”

Per finire, è stato annunciato anche un quinto episodio della serie. Ma ancora non ci sono anticipazioni né sulla data né sui contenuti.
fonte https://www.facebook.com/fabiomoricipublic