giovedì 27 febbraio 2014

Lgbt: Calcio-Daniele Dessena e i lacci anti-omofobia: “Mi insultano solo gli ignoranti” Attaccato sul web. "Il mio è stato un gesto normale"

«Ho fatto solo un piccolo gesto, per una causa in cui credo. E ripeto: avere dei pregiudizi sessuali è da ignoranti». Daniele Dessena, difensore del Cagliari, 26 anni, una compagna, un bimbo, è stato insultato sul web per la sua scelta: mettere alle scarpette i lacci arcobaleno contro l’omofobia.

Una campagna del sito di scommesse Paddy Power con ArciLesbica, ArciGay e la Fondazione Cannavò: è rivolta a calciatori, cestisti e pallavolisti di tutti i campionati, fra i testimonial anche la barba folta dell’attaccante del Bologna Moscardelli. Qualche tifoso, sulla pagina Facebook che raduna i tifosi del Cagliari, ha reagito offendendo Dessena: «Fro..», «Pensa a giocare e fatti i c... tuoi», e così via. Lui ha risposto: «Siete degli stupidi ignoranti! Pensate al vostro lavoro e non al mio! Abbiate rispetto delle
scelte delle persone».

Dessena, si aspettava queste reazioni?
«Francamente no. Nel post partita di Inter-Cagliari ho parlato in modo spontaneo, ho spiegato che ero felice di aver dato un contributo a una causa in cui credo. I miei genitori mi hanno insegnato il valore del rispetto».

Quando ha scelto di cambiare i lacci?

«Il Cagliari il martedì prima della partita ci ha consegnato uno scatolone con le stringhe arcobaleno e ci ha spiegato l’iniziativa. A me è sembrato opportuno aderire, li ho presi e li ho messi subito. Un gesto piccolo ma significativo».

Li ha presi solo lei, però.
«Ma no, molti miei compagni erano favorevoli, solo che abbiamo dimenticato la scatola prima di partire per Milano, e io ero l’unico ad averli già cambiati. Già dalla prossima li porteranno molti altri. Tutto il Cagliari ha mostrato grande sensibilità».

Poi sono arrivati gli insulti.

«Sì, non tantissimi debbo dire. Fossero stati diretti a me in privato, non me la sarei presa, sono superiore a queste cose. Ma siccome erano contenuti in una pagina visitata da tantissimi tifosi, con una diffusione e un impatto molto ampi, ho scelto di rispondere: non potevo lasciar correre, è dannoso far passare certi messaggi discriminatori e intolleranti».

Il clima spiega la difficoltà per un calciatore a fare coming out, non crede?
«Io credo che nel mondo del calcio ci sia più solidarietà che al di fuori. Nello spogliatoio c’è un gruppo di ragazzi intelligenti e maturi, che rispettano le opinioni degli altri. Il problema è al di fuori, non mi riferisco solo ai tifosi: è la gente cosiddetta normale, in Italia, quella che incontri per la strada, che non è abituata ad ascoltare voci fuori dal coro. Non ama la diversità.
E poi, quale diversità? “Diverso” è solo un termine usato da chi vuole che tutti la pensino allo stesso modo».

Ha mai fatto politica o aderito ad associazioni?
«No, ho le mie idee, la mia formazione, ma è la prima volta che mi espongo, era una cosa piccola, mi sembrava giusto, non pensavo a tutto questo clamore. Ho imparato a non giudicare e a rispettare gli altri. Mio fratello, che gioca portiere,
si è complimentato. Ho avuto attestati di stima da ogni parte d’Italia e da tutta la Sardegna. Ma cosa c’è di strano, in fondo?».

Pensa o teme di diventare un simbolo o un bersaglio?

«Ma no, io faccio il giocatore e voglio essere giudicato solo per quello. Dirò sempre quello che penso. E ho fatto un gesto normalissimo: mi sono solo allacciato le scarpe».
fonte http://www.repubblica.it/sport/ di FRANCESCO SAVERIO INTORCIA

#RightsAddict, la campagna di sensibilizzazione contro gli stereotipi LGBT, iniziativa etero per i diritti gay

In foto Fabio Morici sul red carpet della Mostra del cinema di Venezia (fonte: Twitter)
Drogato di diritti. È così che l’attore Fabio Morici ha definito se stesso, lanciando la campagna di sensibilizzazione in difesa dei diritti LGBT #RightsAddict, diventata virale sui social network. Un’iniziativa che fa dell’ironia e degli stupidi luoghi comuni sul mondo gay la sua arma vincente, e che diventa ancora più apprezzabile se si considera che il suo promotore è un fiero ragazzo eterosessuale.

«Essere etero non mi impedisce di amare i diritti» dice Fabio che, indignato dalle conseguenze scatenate dalla politica di anti-propaganda gay in Russia che tante polemiche ha suscitato nei giorni dei Giochi di Sochi (arrivati al capolinea soltanto qualche giorno fa), con una webcam puntata sulla faccia e un poster di Pulp Fiction sullo sfondo, ha girato un video in cui dà inizio a un monologo di poco più di un minuto “sparando” una serie di frasi fatte e pregiudizi – sentiti e risentiti fin troppo spesso – sulle unioni gay e le “famiglie arcobaleno” che, grazie a un tono inaspettatamente serio e disinvolto, rivelano da soli tutta la loro stupidità e il proprio nonsense.

Così Fabio afferma l’importanza del matrimonio, istituzione inviolabile che, già nella sua etimologia (dal latino mater, madre) esclude l’implicazione del maschio: per questo, dice l’attore, dovrebbero sposarsi solo fra donne (“che c’entrano gli uomini?!”).
Allo stesso modo, seguendo il principio secondo cui un bambino ha il sacrosanto diritto a crescere con una mamma e un papà, ai vedovi dovrebbero essere sottratti i propri figli, “è così, ci dovete stare”.

Infine, è lecito interrogarsi sull’origine dell’uomo etero: sì, perché prima della creazione di Eva, Adamo non poteva essere eterosessuale. Dunque “è nato prima l’etero o il gay?”. Con questo geniale interrogativo che rimanda all’annoso e irrisolvibile enigma circa la nascita dell’uovo e della gallina, l’attore chiude il suo primo video che, scimmiottando alcuni degli stereotipi sulla comunità LGBT più stupidi, finisce per lasciare un amaro sorriso sul volto di chi lo guarda.

Così, la campagna di sensibilizzazione promossa dall’attore romano, rimbalzando tra un tweet e un like, si diffonde rapidamente in rete, aumentando sempre di più il numero dei “drogati di diritti”, grazie anche alla pubblicazione di un secondo video che torna sul tema dei matrimoni gay, i quali – afferma caldamente l’attore – rappresenterebbero l’inizio della fine: dal matrimonio al divorzio (gay) il passo è breve.

Di famiglie distrutte ce ne sono già troppe, è deleterio distruggerne altre. «La famiglia è il fondamento della società – dice Fabio in tono concitato, ripetendo un mantra tipicamente democristiano –, va difesa, cercando di limitarne il più possibile la formazione. È un concetto semplice no?».
Lo schema è sempre lo stesso. La battuta dissacrante segue a ruota il pregiudizio, che viene brutalmente demolito da una risata, facendo sembrare stupido e assurdo ciò che nella vita di tutti giorni molti ragazzi gay sono costretti a sentirsi dire seriamente.

L’obiettivo di Fabio Morici è chiaro, dichiarato: turbare e poi distruggere questi schemi di pensiero cristallizzati nel tempo, spesso tradotti in frasi fatte ripetute a pappagallo da chi – paralizzato dall’ignoranza – le utilizza come “cavalli di battaglia” per contrastare la lotta ai diritti per tutti. Dietro di essi non ci sono motivazioni reali né fondamenti scientifici: ma solo omofobia, la paura del del diverso. E il vuoto.
Il cambiamento non è facile. Ma può essere incoraggiato. E, forse, una riflessione nata da una risata, può servire a far crollare quei pregiudizi travestiti da giusti principi incapaci di farci diventare uomini migliori.
fonte http://ilreferendum.it/di Vincenzo Lentini

lunedì 24 febbraio 2014

"Tomorrow" un cortometraggio sui diritti lgbt in Russia

Si intitola "Tomorrow" ed è il cortometraggio con cui alcuni cineasti vogliono raccontare una giornata tipo di una coppia omosessuale che vive in un paese dove è vietato organizzato organizzare pride, parlare di diritti lgbt o vivere a testa alta una relazione con persone del proprio sesso (in una parola, la Russia).

Ed è così che incontreremo un'insegnante di scuola che si ritroverà a doversi difendere da accuse inventate contro di lei e contro suo figlio, così come la sua compagna scoprirà verità assai spiacevoli sul sistema delle adozioni...

Il progetto è attualmente solo su carta, motivo per cui Elonora Zbanke ed Olga Murzak (rispettivamente la regista e la sceneggiatrice) hanno deciso di lanciare un crowdfunding per trovare i fondi necessari alla sua realizzazione.

«Purtroppo stiamo svolgendo un lavoro molto pericoloso e qui in Russia non possiamo chiedere auto dato che potremmo finire in carcere. Ma siamo ferme sul nostro obiettivo di riuscire a realizzare questo film, per raccontare una storia molto importante per l'intero pianeta», hanno dichiarato.

La scelta di girare un cortometraggio e non un documentario è stata dettata dal timore di poter mettere in difficoltà le persone che saranno coinvolte nelle riprese, motivo per cui si è scelto di optare per il racconto di una storia: Ciò non toglie che l'obiettivo è di restare quanto più possibile fedeli alla realtà del Paese, raccontando fedelmente gli effetti devastanti provocati della legge contro la cosiddetta «propaganda omosessuale» sui minori.

Per partecipare al crowdfunding è possibile trovare tutte le indicazioni necessarie sulla pagina dedicata: http://www.indiegogo.com/projects/tomorrow-short-film-about-lgbt-and-human-rights-issue-in-russia
mentre su Facebook sarà possibile seguirne l'evoluzione del progetto:
https://www.facebook.com/movietomorrowpromo
Fonte: http://gayburg.blogspot.com/

Lgbt: Quattro trans escluse dalla Nazionale calcio femminile iraniane: "Cambio sesso non completato"

Cambio sesso non completato, l'Iran esclude quattro giocatrici dalla Nazionale femminile: decisione comunque non definitiva, potranno essere reintegrate in futuro.

Succede anche questo, in un mondo in cui ognuno dovrebbe avere il diritto di seguire la propria identità sessuale. E' di oggi la notizia per cui in Iran sono avvenute quattro esclusione dalla Nazionale femminile di calcio. Quattro donne? No, quattro uomini che non hanno ancora completato il cambio di sesso.

Esclusioni di fatto comunicate dallo staff medico della Nazionale, le operazioni necessarie al cambio di sesso non erano state completate. Non si tratta di una decisione definitiva, le giocatrici potranno tornare a disposizione della Nazionale quando l'iter sarà completato.

La Federazione ha comunque annunciato una stretta sui controlli, visto che ci sarebbero altre transgender tesserate prima della conclusione del processo. Annunciati controlli a sorpresa, le società dovranno verificare l'identità sessuale delle giocatrici prima di tesserarle, pena rischio sanzioni.

Il cambio di sesso in Iran è molto diffuso, da una fatwa dell'Ayatollah Khomeini del 1979 che lo ha autorizzato: è il secondo Paese al mondo per numero di operazioni, tra l'altro il governo iraniano sovvenziona le operazioni per i transessuali pagando metà delle elevate spese di intervento e trattamento post-operatorio a base di ormoni e assistenza psicologica.

Grazie al decreto religioso dell'ex guida politica e spirituale dell'Iran, il paese del Vicino Oriente non riconosce di fatto l'omosessualità, ma incoraggia a cambiare identità le persone che sono sessualmente confuse o soffrono di disordini sessuali.

Per quanto riguarda il caso specifico del calcio, basta che concludino in tempo la propria operazione prima di passare alla Nazionale femminile, pena multe (per esse e il club di appartenenza) ed esclusioni, per ora non definitive.

D'ora in poi, come annunciato dalla Federazione iraniana, i controlli saranno più severi, improvvisi. Le quattro giocatrici dovranno essere d'esempio per chi non vorrà incappare in provvedimenti futuri.
fonte http://www.goal.com/it/

Ragusa, la rete “Dare” contro la violenza: “NO VIOLENCE, SPEAK!”

“Non esiste una violenza buona, non esiste una violenza giustificata, la violenza è violenza, PUNTO”.

E’ questo il messaggio che ci ha voluto lanciare la rete “Dare” , associazione che si propone di portare avanti una serie di iniziative contro i diversi tipi di violenza che riguardano quella contro le donne, gli immigrati, i minori, i transessuali, gli omosessuali ecc; i validi esperti hanno scelto come luogo di esordio proprio le scuole, i giovani, il futuro, ed a Ragusa il liceo scientifico “E.Fermi”. Quest’ultimo ha visto la testimonianza diretta e la partecipazione di diverse associazioni, quali Il Filo Di Seta, la “Libellula” Ragusa; Ali, l’ Agedo e “Leader” ed anche la collaborazione della palestra Takuday Karate Fijlkam di Acate( volta a promuovere corsi di karate totalmente gratuiti, per la difesa personale e l’autocontrollo), oltre che la passione e la partecipazione di un centinaio di studenti appena maggiorenni.

“L’idea della rete “Dare”, come ci spiega il Medico e Direttore della rete E. Caggia- è quella di porre da parte tutti i singolarismi ed unirsi insieme per formare una grande forza, per imparare ed insegnare soprattutto che la violenza non si combatte con la violenza, si combatte solo conoscendo e rispettando gli altri”.

Ad aprire l’incontro è stato il toccante intervento di Gloria Gramaglia ( transessuale, dell’associazione Libellula nata a Roma nel ’98) che ha sfiorato il cuore e l’anima dei presenti, affermando: “L’identità di genere e la percezione di sè come maschio o femmina si trova in una condizione indefinita, non è affatto una cosa semplice e non si deve associare all’omosessualità. Per fortuna, adesso io riesco a parlare alle scuole e a dire a voce alta: io ce l’ho fatta, nonostante la violenza psicologica subìta, io mi occupo del sociale e sono parte integrante della società”. Prendendo un pezzo di carta e stropicciandolo, ha paragonato l’anima ed i sentimenti della gente che, anche per gioco, subisce ed ha subito violenza. Niente e nessuno, neanche un ferro a vapore, potrà riportare quell’anima, senza pieghe, esattamente come prima. “L’omosessuale o il transessuale- interviene la dott.ssa Battaglia, madre di un omosessuale- interiorizza i pregiudizi, si devasta psicologicamente, fino ad arrivare al suicidio, quindi cerchiamo di dare il giusto peso alle parole e di non essere superficiali”.

Le etichette servono per i vestiti, non per le persone.

Altro emozionante intervento è stato quello della giovane dott.ssa Sonia Muccio ( assistente alla comunicazione LIS) che ci ha dettagliatamente illustrato le difficoltà che un sordo ha in Italia nell’inserimento della società. “All’estero – continua la dott.ssa Muccio, la lingua dei segni è riconosciuta, valorizzata e i sordi hanno la possibilità di lavorare al comune e negli uffici, in Italia questo non succede a causa della mancanza dei fondi”

Successivamente, sono stati proiettati 4 minuti e 55 secondi di un video meraviglioso de “Il teatro degli orrori ” in cui l’arte visiva e la lingua dei segni si uniscono, fino a convivere perfettamente. “Attraverso le immagini- ci racconta Letizia, una ragazza sorda- si mettono in risalto le molteplici sfaccettature delle donne, donne che si ritrovano ad essere madri, figli, professionisti in carriera, donne che nonostante i loro problemi e le delusioni e dimenticanze altrui, riescono ad affrontare la vita con dignità attimo per attimo”.

Degni di nota sono stati i momenti caratterizzati dalle parole della dott.ssa Maci che si concentra sull’integrazione al femminile e si rifà ad un testo di Fatima Mernissi, che ha definito “la taglia 42 il burqua dell’occidente”, poichè per una donna di oggi vivere senza farsi condizionare dalla moda e dai mass media che impongono canoni di magrezza assoluta, è davvero difficile.

E’ una violenza continua che le donne dell’Occidente sono costrette a sopportare per non aderire a questa dittatura dei corpi magri, perfetti e giovani a tutti i costi. La taglia 42 è forse una restrizione ancora più violenta del velo musulmano e non ce ne rendiamo conto.

Noi diventiamo le parole che ascoltiamo.

Sono intervenuti anche Don Giorgio Occhipinti ( ha parlato della violenza causata dal gioco d’azzardo e dalle conseguenze che possono avere i social network soprattutto sugli adolescenti), Maria Montero ( associazione violenza psicologica sugli immigrati), anch’ella extracomunitaria proveniente dal Brasile, in difesa dei diritti degli immigrati in primis e di tutte quelle donne maltrattate dai propri compagni perchè “indossano una minigonna”. La gelosia non è amore. Ancora, hanno preso parola la dott.ssa Laura Lami dell’associazione “Filo di Seta”, composta da donne per le donne, che ha parlato della violenza domestica soprattutto sui minori che ricopre una valenza pregrante per la sua crescita e la sua affermazione nella società, Pina Macco che ha raccontato episodi di violenza associati all’alcool, che è un problema diffuso, ormai, in tutte le classi socio-culturali, ed è qualcosa che non porta a chiedere aiuto e ad uscire a quello che poi diventa un circolo vizioso e che, nella maggior parte dei casi, associato ai problemi economici, sfocia nella violenza al partner o ai figli.

Dulcis in fundo e colma ed incredibilmente emozionante, è stata l’intervista ad una donna\mamma vittima di violenza, condotta dalla dott.ssa Valentina Maci: “La mia voglia di raccontarmi, oggi, nasce dalla voglia di testimoniare che, solo parlando ed avendo il coraggio e la forza, puoi andare avanti e proseguire la tua vita. Non vergognatevi, non pensate che siete voi il problema, non sentitevi in colpa, parlatene, ragazzi parlatene; a vergognarsi non dobbiamo essere noi che subiamo violenza, ma loro: io sono qui per farvi capire che ci siamo, non siete da soli”.

Non vi aspettate che siano gli altri a fare il cambiamento; quest’ultimo parte da noi giovani, dal nostro coraggio nel denunciare e urlare ad alta voce :”IO NON CI STO!”
fonte http://www.giornaleibleo.it/ di Federica Farnisi