sabato 16 marzo 2013

Lgbt Firenze: Prossimo incontro: GGG, NOSMET e le famiglie omogenitoriali, martedì 19 marzo alle 21


Martedì 19 marzo si terrà il secondo incontro del Gruppo Giovani Glbti* con i Collettivi universitari: questa volta, insieme al Collettivo NOSMET di Scienze della Formazione, parleremo di omogenitorialità, ovvero famiglie nate da relazioni omoaffettive.

Lo faremo anche in compagnia di alcuni esperti e testimoni dell’associazione Famiglie Arcobaleno, che si occupa proprio di orientare e supportare le coppie composte da persone dello stesso sesso che decidono di avere figli.

L’appuntamento è alle 21.00 nell’aula A5 (primo piano) del Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia, in via Laura 48 (vicino a S.S. Annunziata) a Firenze.


Pagina facebook dell’evento:
https://www.facebook.com/events/136663463179166/

Non mancare!
Siamo un gruppo di giovani gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender (e non solo)
di Firenze e dintorni.
Per saperne di più contattaci a gruppo.giovani.glbt@gmail.com o cercaci su facebook.
Se non vuoi un mondo in bianco e nero, le sfumature falle tu!
fonte http://gggfi.tumblr.com/

Lgbt Danza: Roberto Bolle "Mi sento davvero Romeo. Per sempre"


Abbiamo chiesto a Roberto Bolle in quale personaggio vorrebbe reincarnarsi.
L'Étoile della Scala non ha dubbi: l'innamorato shakespeariano per eccellenza è
“Un uomo che non vive a metà. O tutto o niente”

Perché vorrebbe essere Romeo?
È il personaggio a cui sono più legato, che mi accompagna da sempre, è stato il mio primo ruolo importante. È dopo un Romeo che mi hanno nominato primo ballerino alla Scala. Ogni volta che lo interpreto mi arricchisce per la maturità dei sentimenti e la sua profondità.

Quando l'ha portato in scena la prima volta?
A 20 anni. Allora pensavo di sentire le emozioni di Romeo e di viverle sul palco ma, se mi riguardo adesso, mi rendo conto che ero immaturo, un po' scolastico.

Che cosa la emoziona di più in questa figura romantica?

Romeo vive al massimo livello l'intensità dei suoi sentimenti, non a metà. È tutto o niente.

Si può essere così a ogni età?
Credo proprio di sì ed è una delle cose per cui vale la pena di vivere.

Il suo primo Romeo da spettatore?
Il film di Zeffirelli. Avevo 15 anni e me ne innamorai.
E poi, alle medie, la prima lettura di Shakespeare.
Interpretai la scena del balcone. Si vede che ero predestinato.

Qual è, secondo lei, il maggiore difetto di questo personaggio?

L'impulsività. Se avesse aspettato un attimo sarebbe andata diversamente.

Il momento più liberatorio quando lo interpreta?
Nella scena in cui, vado al balcone e, finalmente, esco dal corpetto e indosso la camicia.

Un suo errore che non commetterebbe?
Io sono più calmo, meno impetuoso. Nella vita reale è difficile essere Romeo, perché dopo la prima delusione sei più cauto.
Invece lui si dà sempre e tutto, fin dal primo momento.

È una figura universale?
Non credo, ma sarebbe bello che le persone si lasciassero andare ai propri sentimenti. In giro vedi molto cinismo, molta costrizione.
Ci vorrebbe un po' più di Romeo in ognuno di noi.

È un perdente?
No, al contrario perché sa vivere tutto al massimo.

Qual è la sua Giulietta ideale?
Alessandra Ferri. Intensa, passionale sia nella vita reale, sia in scena.

Che cosa le regalerebbe al primo appuntamento?

La porterei a teatro, in un luogo mio e magico.

Dove la inviterebbe a cena?

Sul palcoscenico del teatro vuoto, illuminato solo per noi.

In quale teatro si è sentito più Romeo?
Al Covent Garden di Londra, dove il Romeo di Kenneth MacMillan è stato creato.
E poi è in Inghilterra, la patria di Shakespeare.

Ha visto il film sui due innamorati di Baz Luhrmann?
Sì e mi è piaciuto tantissimo, così visionario e universale.
Luhrmann è uno dei miei registi preferiti. Sarebbe bello recitare con lui.

Se fosse Shakespeare, cambierebbe il finale?
No. Va bene così. Ci piace emozionarci.

Assomiglia a Romeo fisicamente?
Lascio decidere al pubblico.

Se lo incontrasse, che cosa gli direbbe?
Vacci piano, prendi il tuo tempo, calmati.Ma sarebbe un peccato.
L'impulsività è la sua bellezza, la sua vera natura.

Metta in ordine di importanza quattro caratteristiche di questo personaggio: coraggio, fedeltà, rispetto delle regole, lealtà.
Fedeltà e lealtà al primo posto, poi rispetto delle regole perché sta alla base di tutto, infine coraggio.

Un aggettivo, un sostantivo, un colore per definire la vita, l'amore, la gelosia, la morte.
La morte, il nero e la croce. La vita la associo ai bambini e al loro sorriso. La gelosia è come un cane che ti morde alla gola. L'amore è rosso, come il fuoco e la passione.

Fra tradimento, dolore, solitudine, ingiustizia, intolleranza e pregiudizi, che cosa teme di più?
Ingiustizia e tradimento. Non li tollero perché sono come pugnalate alle spalle ed è difficile difendersi da loro. Al secondo posto metto intolleranza e pregiudizi. Al dolore fisico sono abituato, quindi non mi pesa. Non temo la solitudine, la metto per ultima.

Dove sarà Romeo nel 2020?
E chi lo sa! La mia prospettiva di futuro è lunga quanto il mio calendario da ballerino che è fine 2013. Poi si vedrà.
fonte http://www.leiweb.it/amica di Mariangela Mianiti/foto Giovanni Gastel

Lgbt Cinema: James Franco: “Non sono gay, però…”


Queste le parole di James Franco riportate dal portale Spetteguless:
“Non sono gay ma mi piacerebbe esserlo.
Credo soprattutto che sia divertente, e comunque non provo a scappare dai rumor.
Penso sia dovuto anche al fatto che ho recitato diversi personaggi gay, anche se a questo punto credo che la gente comune si farebbe la stessa domanda.
Non mi infastidisce. Se la gente pensa che io sia omosessuale, non mi interessa molto, non c’è nulla che possa fare al riguardo e non è una cosa che mi infastidisce, anzi“.
fonte http://www.mistermovie.it da Jonathan

Lgbt Firenze: Coming out di fronte a compagni e prof dopo la proiezione del film “I segreti di Brokeback Mountain”


Si è fatto coraggio studente dichiara la sua omosessualità in assemblea
Come in una di quelle scene da film stile "L'attimo fuggente", si è alzato, è uscito dal mucchio di studenti assiepati in platea per assistere alla proiezione di "I segreti di Brokeback Mountain",
film cult per gli omossessuali di tutto il mondo, si è diretto al tavolo dove c'erano seduti professori e Alice Troise, rappresentante dell'associazione gay e lesbiche di Firenze, ha afferato il microfono ed ha tirato fuori tutto ciò che fino a ieri si era tenuto dentro: sono gay, ha detto.

Ha raccontato di come è maturato dentro di lui questa consapevolezza, di come è riuscito ad aprirsi con alcuni amici e di come soltanto di recente avesse trovato la forza di parlarne coi propri genitori.

Un coming out forse non premeditato ma spinto dalle emozioni impetuose che può scatenare una pellicola come quella diretta da Ang Lee.

È successo al cinema Portico a Firenze dove gli studenti del liceo scientifico Gramsci si erano riuniti in assemblea per discutere di omosessualità.


Alla fine del suo discorso, lo studente è tornato in mezzo ai suoi compagni avvolto da un fragoroso e sincero applauso.
Un gesto bello e vero, anche se il difficile per il ragazzo comincia ora.
fonte http://iltirreno.gelocal.it

Lgbt Palermo: «Non siete uomini ma froci» impiegata di banca insulta coppia gay, i due hanno presentato denuncia contro la dipendente


«Non siete uomini, ma froci».
Così una bancaria avrebbe apostrofato una coppia di medici che si era recata in una banca di Palermo per delle commissioni.

A raccontare l'accaduto all'Adnkronos è uno dei due medici, G., 34 anni, pediatra. «Quello che è accaduto è gravissimo – spiega - io e il mio compagno Augusto, un ginecologo, questa mattina siamo andati in banca per un disguido che si era verificato su un assegno e mentre uscivamo dalla filiale nell'area che separa le casse dall'uscita, senza alcun motivo siamo stati aggrediti verbalmente e pubblicamente con ingiurie, in presenza degli impiegati e dei clienti da una dipendente bancaria.

Ci ha detto: “Mi auguro di non avere mai a che fare con due medici come voi, pezzenti, non siete uomini, froci!”».

LA DENUNCIA
A questo punto la coppia ha lasciato la banca sotto choc.
«Non sapevamo come reagire alle offese – dice il pediatra – così dopo essermi consultato con il mio avvocato, abbiamo deciso di presentare una denuncia nei confronti della dipendente.
La citerò in giudizio, sia penalmente che civilmente.
In caso di risarcimento devolverò il ricavato all'Arcigay e alle associazioni che si battono per la causa degli omosessuali.
Non è pensabile che nel 2013 ci sia ancora una omofobia così estesa».

RICAVATO ALL'ARCIGAY
In caso di risarcimento i due medici devolveranno il ricavato all'Arcigay e alle associazioni che si battono per la causa degli omosessuali.

IL SINDACO ORLANDO
Leoluca Orlando, d'accordo con gli organizzatori, ha invitato i due professionisti a partecipare sabato alla conferenza stampa di presentazione del Pride nazionale.
«Ci sono esperienze di vita quotidiana che testimoniano l'omofobia del quotidiano meglio di qualsiasi ricerca - ha detto il sindaco - può esserci un semplice invito che testimonia la solidarietà meglio di qualsiasi parola».
fonte http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2013/14-marzo-2013/non-siete-uomini-ma-frociimpiegata-banca-insulta-coppia-gay-212187741732.shtml

Lgbt: Dalla Chiesa a Gay.it: "Accuse volgari su di me, non sono omofoba"


Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Rita Dalla Chiesa in seguito alle polemiche nate dopo che il Comitato Palermo Pride aveva accusato la conduttrice di omofobia per alcune sue dichiarazioni.

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Rita Dalla Chiesa in seguito alle polemiche nate dopo una puntata di Forum:
http://www.gay.it/channel/attualita/35156/Rita-dalla-Chiesa-Gay-da-tollerare-non-esibiscano-l-omosessualita.html
in cui si parlava di omosessualità e in cui il Comitato Palermo Pride aveva accusato la conduttrice di omofobia per alcune sue dichiarazioni.

Quando vi ho chiesto, tanto tempo fa, amicizia su Twitter (ma a Gay.it non risulta una richietsa di amicizia su Twitter da Rita Dalla Chiesa, ndr), mi avete scritto delle cose bellissime.
Sapevate che avevo combattuto con voi tutte le vostre battaglie, ero dalla vostra parte, da sempre.
Cosa è cambiato, in un pomeriggio? Perché tante cattiverie, tante parole volgari, tanto accanimento, proprio contro di me che tutto sono tranne che omofoba?
Immagino che nessuno di voi abbia visto la puntata incriminata, che stiate parlando per passaparola, per sentito dire.

Non è questo il modo di portare avanti i vostri sacrosanti diritti ad amare chi volete.
Sono per il matrimonio gay, l'ho detto e scritto pubblicamente ogni volta che ho potuto.
Ho qualche dubbio sull'adozione, anche se sono straconvinta che sia meglio un bimbo con due papà o due mamme, piuttosto di un bambino costretto a vivere ogni possibile violenza fisica e psicologica in una famiglia etero.
Proprio perché per me contano le persone, solo le persone...
Vorrei delle scuse da chi ha tirato in ballo perfino mio padre, il mio cognome.
Non me lo merito.

Mai stata così sicura di qualcosa. Spero di non dovermi mai pentire di avervi voluto sempre un gran bene, proprio perché voi mi avete fatto riflettere su valori grandissimi che ho fatto subito anche miei.
Per quattro cialtroni in astinenza di visibilità, non me la sento di buttare via il rapporto di rispetto e amicizia che abbiamo sempre avuto.
Grazie ai tanti di voi che mi hanno difeso.
Agli altri dico....che è brutto accorgersi di avere sbagliato giudizio senza essersi informati prima.

Per chi volesse guardarsi la puntata di Forum, è disponibile qua: http://www.video.mediaset.it/video/forum/full/378028/martedi-12-marzo-canale-5.html
fonte http://www.gay.it/

venerdì 15 marzo 2013

Lgbt: Microsoft supporta i matrimoni gay con un nuovo spot di Outlook.com


L’apertura di Microsoft nei confronti dei matrimoni gay non è una novità: già un anno fa infatti, l’azienda di Redmond si schierò insieme ad altre cinque società (Vulcan, NIKE, RealNetworks, Group Health Cooperative e Concur) per supportare la proposta di legge destinata a legalizzare l’unione tra persone dello stesso sesso nello stato di Washington, nel quale si trova Redmond.

Una scelta dettata anche da motivi strettamente aziendalisti, oltre che morali: secondo Microsoft infatti, l’uguaglianza del matrimonio gay a Washington permetterebbe agli impiegati di essere alla pari di quelli negli altri stati che li riconoscono, dando all’azienda la possibilità di competere nella ricerca di talenti senza che essi vengano discriminati per il loro orientamento sessuale.

Oggi, Microsoft ha deciso di compiere un altro passo in avanti, pubblicando il nuovo spot di Outlook.com che potete vedere a capo post.

Intitolato Up to date, il video mostra uno stunt all’opera ma anche due donne sposarsi con tanto di felicitazioni via Outlook da parte di un’amica.


Al di là delle questioni legate ai matrimoni gay, la nuova pubblicità punta anche a esaltare la possibilità di usare Outlook come modo per rimanere aggiornati sui contenuti legati ai propri contatti, provenienti anche da servizi esterni come Facebook e LinkedIn.
fonte http://www.downloadblog.it da Rosario Via | Neowin.net

Lgbt: La lettera aperta di una mamma lesbica a Rita Dalla Chiesa


Sull’onda emotiva e di disappunto sollevata dalle dichiarazioni azzardate di Rita Dalla Chiesa, Silvia Nespoli, un’esponente delle famiglie Arcobaleno, ha scritto una lettera aperta alla nota conduttrice intitolata: Anche noi vi tolleriamo. Fin troppo!

Proprio ieri, sul nostro blog, Daniela Tomasino, presidente di Arcigay Palermo, spiegava come e quanto la leggerezza di una dichiarazione (mettere in dubbio l’adozione, e il ruolo genitoriale, da parte di coppie gay) rilasciata durante una trasmissione tv, davanti a milioni di spettatori, a titolo personale, senza alcuna evidenza scientifica, possa incidere nella vita di molte famiglie, come quella della Nespoli, che sottolinea gli studi al riguardo e fa riferimento al quotidiano.

Scrive Silvia Nespoli:
"Ma non lo dico io signora Rita, lo dicono anni ed anni di studi fatti da psicologi, psichiatri, pedagogisti.
Ma per rendersene conto basterebbe, anche solo per un momento togliere i paraocchi e guardare oltre i propri pregiudizi.
Basterebbe rendersi conto che i figli delle coppie gay esistono già e sono tantissimi.
E mentre voi continuate ad attaccarli, loro crescono e diventano gli adulti di domani. Peccato che nessuno mai li voglia ascoltare.
Certo è molto più facile chiudere gli occhi e puntare il dito."


Ricordiamo che in altre occasioni Rita Dalla Chiesa si è dimostrata gay friendly e ha più volte ribadito la sua posizione, anche riguardo il riconoscimento di coppie di fatto, sempre utilizzando lo spazio pubblico offerto dalla sua trasmissione: Forum. Dedicò parte della trasmissione al caso di un telespettatore che non poteva assistere in ospedale il compagno vittima di un incidente.

Come ha dichiarato la Tomasino, le affermazioni di ieri però sono:
"una caduta di stile. Spero che lei capisca la gravità e smentisca, è vittima di una cultura intrinsecamente omofoba, si è affidata con leggerezza a luoghi comuni che ascoltiamo spesso anche in Parlamento."

La Nespoli è dello stesso tono e conclude la sua missiva, con queste parole:
"Signora Dalla Chiesa, se davvero come dice le interessa il bene dei bambini, allora lotti affinché finalmente ci siano leggi che li tutelino.
E provi per un momento a riflettere prima di esternare pensieri che potrebbero ferire proprio i bambini di cui tanto si preoccupa."

fonte http://www.queerblog.it da Daniela Gambino

Lgbt Scozia: Trans (FtoM) condannato per non aver rivelato la sua storia di genere a due partner sessuali


Il caso di un uomo scozzese trans che affronterà il carcere, per non aver informato due ragazze con cui è stato sulla sua disforia di genere, ha sollevato le preoccupazioni dell’Alleanza scozzese Transgender, che si oppone decisamente alla criminalizzazione delle persone trans che non rivelano il loro percorso di genere ai partner sessuali.

Chris Wilson, un uomo trans di Aberdeen, in Scozia, ha ammesso che non era riuscito a dire a due ragazze con cui è stato, la sua storia di genere e la sua vera età, e che aveva baciato una delle due e fatto sesso con l’altra.

Il caso è stato ulteriormente complicato dal fatto entrambe le donne erano probabilmente minorenni al tempo della relazione. Una delle due, di 15 anni, aveva detto a Wilson di avere 16 anni mentre Wilson, 20enne all’epoca, le aveva detto di averne 17.
Il 6 marzo Chris Wilson è stato condannato per ‘aver ottenuto l’intimità sessuale con l’inganno’.

Wilson è stato iscritto nel registro dei reati sessuali e, con ogni probabilità, dovrà affrontare una pena detentiva.
Dalla comunità GLBT sono state sollevate forti preoccupazioni sulla possibilità che partner di persone trans non messe al corrente della loro storia clinica possano sporgere denuncia.

L’Alleanza scozzese Transgender (STA) ha lanciato una petizione per dire all’ufficio della corona scozzese (Scottish Crown Office) che è “inaccettabile criminalizzare le persone trans semplicemente perchè scelgono di vivere secondo la loro identità di genere e non rivelano la loro storia clinica alle/ai partner sessuali.

Siamo scioccati e sgomenti che una tale ingiustificata criminalizzazione delle persone trans si possa verificare in Scozia.

Gli enti pubblici scozzesi dovrebbero perseguire l’uguaglianza e i diritti umani delle persone che hanno affrontato una riassegnazione di genere e non metterli in uno stato di paura ed allarme”.

STA ha aggiunto di essere molto preoccupata per questo caso e per il messaggio che ne deriva, di criminalizzazione delle persone transessuali che desiderano vivere liberamente nel rispetto della loro nuova identità.

L’associazione spera che il Crwon Office e il procuratore chiariscano che politica intendono portare avanti contro le persone transessuali.
Fonte http://www.mosinforma.org/ via pinknews.co.uk

Lgbt Roma: 6° CINEFORUM D’AUTORE: "I CAN’T THINK STRAIGHT" Domenica 17 Marzo, ore 17:30 Sede DGP


Domenica 17 Marzo alle ore 17.30 a DGP torna l’appuntamento domenicale con il Cineforum LGBT.

Per questa sesta proiezione vedremo il film “I can’t think straight” della regista Shamim Sarif, che ha curato anche la sceneggiatura del film tratto da un suo romanzo. Una esuberante, toccante, romantica commedia sullo scontro di due mondi e culture.

“Un film che diverte e fa sognare, in cui il tema dello scontro tra culture e religioni diverse, tra il conformismo e l’emergere dell’individualità sono gli elementi che concorrono a creare una storia in cui l’amore e la libertà esplodono nonostante tutto.”

Regia: Shamim Sarif
Attori: Lisa Ray (Tala); Sheetal Sheth (Leyla)
Durata: 80’
Genere: commedia romantica
Anno di produzione: 2007
Nazione: U.K.
Lingua: inglese (sott. Italiano)

Trama:
Appartenenti alle classi più alte della società mediorientale, Reema e Omar si preparano al matrimonio della figlia Tala.
Ma ritornata a Londra per motivi di lavoro, Tala incontra Leyla, una giovane donna di origine indiana che esce con Ali, il miglior amico di Tala.

Tala vede qualcosa di unico nella semplice, impacciata, sensibile Leyla che segretamente si sta impegnando per diventare una scrittrice. Comincia così un cammino di sfida per la solare e schietta Tala che la porterà a scoprire inattesi sentimenti verso Leyla.

Quando le due donne si ritrovano prese una dell'altra, il senso del dovere e la cultura tradizionalista di Tala la spingono ad allontanarsi da Leyla e prendere il primo volo per la Giordania, dove i preparativi per il suo sontuoso matrimonio procedono speditamente.

Quando i vari parenti cominciano ad arrivare e il giorno delle nozze si avvicina, la pressione interiore sale e Tala sente il bisogno di liberarsi da quest'angoscia e abbandonare i vecchi pregiudizi sull'amore...

Riconoscimenti:
- Mix Milano 2009
- Gender Bender 2009

Ricorda:
6° Cineforum “I can’t think straight”
Domenica 17 Marzo, ore 17:30 sede DGP (Via Costantino 82)

fonte http://www.digayproject.org/

Lgbt Radio: A "Oltre le Differenze" si parla di famiglie omogenitoriali con Francesca Vecchioni, oggi venerdì 15 alle 21


Su Antenna Radio Esse, nuovo appuntamento con il mondo arcobaleno
Venerdì 15 alle 21 va in onda il format radiofonico dedicato al mondo LGBTQI condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini

Nonostante la totale mancanza di tutele giuridiche sono sempre di più le coppie omosessuali che decidono di avere figli, fra queste ci sono anche Francesca Vecchioni e la sua compagna, madri di due gemelline, che racconteranno la loro storia a Oltre le Differenze, il format radiofonico interamente dedicato al mondo gay, lesbico, bisex e trans condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini, nella puntata che andrà in onda venerdì 15 marzo alle 21, e in replica sabato 16 alle ore 15, sulle frequenze di Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50 e 99.10) o anche in diretta online dal sito www.antennaradioesse.it.

Dopo un po’ di rassegna stampa sulle notizie LGBT che vengono da tutto il mondo, si parlerà di desiderio di genitorialità per le coppie omosessuali con l’intervista a Francesca Vecchioni che racconterà la sua storia, il percorso affrontato con la compagna per diventare madri attraverso la fecondazione eterologa e la vita oggi, con le due gemelline.

Immancabile l’appuntamento con la rubrica “Famiglie come noi” a cura di Irene Ciulli, referente toscana dell’associazione Famiglie Arcobaleno, anche lei neo-mamma insieme alla compagna che racconterà come è stata accolta la loro “famiglia moderna”, dai primi momenti in ospedale, poi nel quartiere in cui vivono e nei rapporti con scuole e istituzioni pubbliche.

Nel finale i consueti consigli su lettura, cinema e appuntamenti a tema, inoltre c'è sempre la possibilità di interagire con la redazione del programma scrivendo a redazione.oltreledifferenze@gmail.com o visitando la pagina fan su facebook e il blog oltreledifferenze.wordpress.com in cui si trovano i video di tutte le puntate già andate in onda.
fonte redazione "Oltre le Differenze"

mercoledì 13 marzo 2013

Lgbt: A Torre del Lago il 6 luglio torna il Gay Pride della Toscana


Il 6 luglio sulla Marina la parata dell’orgoglio omosessuale.
L’organizzazione sarà a cura del Consorzio Friendly Versilia

Viareggio il Gay Pride toscano il 6 luglio prossimo a Torre del Lago.
A dare l'annuncio è Regina Satariano, presidente del Consorzio "Friendly Versilia" al quale è stata affidata l'organizzazione dell'evento e della tre giorni che lo comprende.

Alle 15 del 6 luglio, dunque, sulla Marina sfilerà la tradizionale parata di tutti coloro che rivendicano il diritto a vivere in condizioni di parità le proprie scelte affettive e sessuali.
fonte http://iltirreno.gelocal.it

Lgbt Milano: "per Mariangela" una serata dedicata alla grande attrice Mariangela Melato, al Teatro Grassi, lunedì 18 marzo ingresso gratuito


Il Piccolo Teatro e il Comune di Milano ricordano Mariangela Melato in un serata dal titolo “per Mariangela” in programma lunedì 18 marzo 2013, ore 20.30, al Teatro Grassi (la sala storica di via Rovello, dove l’attrice recitò l’ultima volta nel 2002, diretta da Ronconi, in Quel che sapeva Maisie).

Attori, registi, protagonisti della scena teatrale italiana rendono omaggio alla grande attrice prematuramente scomparsa due mesi fa con ricordi personali o professionali in un tragitto a ritroso nel tempo, con letture e proiezioni.
Partecipano alla serata Valentina Cortese, Elio De Capitani, Federica Fracassi, Gabriele Lavia, Giulia Lazzarini, Laura Marinoni, Ugo Maria Morosi, Anna Nogara, Franca Nuti, Giorgia Senesi e Barbara Valmorin.

Alcuni hanno condiviso con lei un ininterrotto sodalizio artistico o piuttosto un unico memorabile spettacolo, alcuni hanno mosso con lei i primi passi, altri custodiscono progetti mai realizzati e altri ancora non hanno mai avuto l’occasione di incrociare con lei il proprio cammino.

Voci, volti e immagini che tratteggiano, sull’onda della memoria, il profilo amato di un’attrice e di una donna che ha lasciato una traccia indelebile nella storia del teatro e del cinema.

"Ingresso gratuito con ritiro del biglietto e assegnazione del posto."
I biglietti posso essere ritirati a partire da oggi, martedì 12 marzo, presso la biglietteria del Piccolo Teatro Strehler
(da lunedì a sabato 9.45-18.45 continuato; domenica 13-18.30)

fonte http://www.piccoloteatro.org

Lgbt: Venerdì nozze gay al Cassero e a fine giugno il Bologna pride


"Nel Parlamento rinnovato esistono i numeri per legiferare sulle istanze del mondo Lgbt".
In estate la parata per la città, sulla scia della manifestazione nazionale del 2012

Doveva avvenire a poche ore dall'apertura delle urne delle Politiche, come un colorato promemoria sui diritti gay; la nevicata spense l'entusiasmo e suggerì di rinviare l'evento, così la notte di nozze omo ed eterosessuali si terra al cassero questo venerdì, a partire dalle 23.

L'auspicio è lo stesso: che le buone intenzioni si trasformino presto in diritti sanciti dalla legge per le coppie omosessuali.

"Il voto ha eletto un Parlamento rinnovato - commentano dal Cassero, centro culturale della comunità gay bolognese - che sulla carta sembra avere i numeri per legiferare sulle istanze lgbt.
Quegli stessi numeri però non sembrano ancora oggi in grado di garantire un governo stabile al Paese e questo non può non essere motivo di grande preoccupazione".

Nel giorno di insediamento delle camere, quindi, il Cassero apre le porte a coppie e single per un grande matrimonio di massa e nel frattempo annuncia una nuova mobilitazione.

"Quest'anno tornerà il Bologna Pride": la data è fissata per il prossimo 29 giugno, quando Bologna raccoglierà il testimone di un mese di mobilitazioni che toccherà Roma, Vicenza, Barletta, Napoli, Catania e Palermo, dove il 22 giugno è in programma la manifestazione nazionale.

"Solleveremo una grande onda lungo tutto lo Stivale" spiegano dal circolo Arcigay di Bologna " e nella nostra città riporteremo nelle strade le tantissime persone che determinarono il successo del Bologna Pride 2012".

L'ingresso alla serata di venerdì costa 10 euro intero, 8 ridotto.
Se si arriva in abito da cerimonia si entra pagando 5 euro.
Richiesta la tessera Arcigay/Arcilesbica/Arci.
(Info: www.cassero.it. Tel: 051/0957200).

fonte http://bologna.repubblica.it (Mario Carlini/Iguana press)

Lgbt Napoli: “Orgolio e pregiudizio”, un concorso fotografico contro l’omofobia, c’è tenpo fino a domenica 17 marzo per partecipare


C’è tenpo fino a domenica 17 marzo per partecipare al concorso fotografico Orgoglio e pregiudizio indetto dal Penguin café in partnership con Corriere della Sera e Corriere del Mezzogiorno nell’ambito della rassegna di cultura lgbt Pride Time.

Gli scatti dovranno fissare immagini in cui orgoglio e pregiudizio, cifre proprie della dimensione esistenziale e culturale della comunità lgbt, emergano nella loro complementarietà e nella loro accessorietà etica, rivelandosi come fattori che si articolano ora in continuità, ora in frattura, quali indizi specifici di una realtà viva, ricca ed estremamente complessa.

Le opere saranno valutate da una giuria di esperti nel settore presieduta dal fotografo Luciano Romano e composta, tra gli altri, dalla giornalista Natascia Festa, dal direttore artistico di Pride Time Claudio Finelli.

Le dieci opere finaliste saranno oggetto di una mostra che si terrà nell’ambito della rassegna al Penguin.
fonte http://www.napoligaypress.it
> Scarica al link il bando del concorso:
http://www.penguincafe.it/penguinwinebar/index.php?option=com_content&view=article&
id=43&Itemid=304

L’eredità di Mario Mieli per il mondo LGBT


Il 12 marzo 1983, esattamente trent’anni fa, Mario Mieli si tolse la vita nella sua casa milanese: quel gesto estremo portò a conclusione un’esistenza breve (Mieli aveva solo trent’anni) ma assolutamente singolare, portatrice di idee e pratiche che ancora oggi ci interrogano.

Mieli viene raccontato come uno dei fondatori del movimento lgbt (lesbico – gay – bisex – trans) italiano, un intellettuale forbito, un artista indomito, perfino un rivoluzionario.

La sua rivoluzione però è rimasta imbrigliata in quella vita finita troppo presto, in quei ragionamenti ricchi di cui lasciò prematuramente orfani i suoi coevi, e nelle pagine di un libro – il secondo – mai andato in stampa, se non dopo diversi anni, clandestinamente, in pochissime copie.

Ciononostante il più storico circolo gaylesbico della Capitale porta il suo nome e la sua tesi di laurea in filosofia morale, pubblicata da Einaudi nel 1977 con il titolo “Elementi di critica omosessuale”, è uno dei testi italiani sull’omosessualità più noti in Italia e all’estero.

Insomma Mario Mieli, indubbiamente, ha lasciato il segno.
E forse perfino un’eredità, anche se il nostro presente, le nostre rivendicazioni e perfino la battaglia per il matrimonio gay sembrano tutt’altra cosa rispetto al pensiero di Mieli, alla liberazione di cui parlava, all’armonia che si sforzò di teorizzare.
Letto oggi, Mario Mieli sembra venire dal futuro: quel suo superare le categorie dell’orientamento sessuale (“gli omosessuali non esistono” disse in un’intervista) sembra risolvere con semplicità il nodo egualitario che da sempre è il cortocircuito del dibattito italiano sul tema.
E più in generale, quel suo tentativo di riformare i ruoli e le strutture della società resta ancora oggi una delle espressioni più alte e complesse del pensiero politico italiano, assolutamente ineguagliato se visto dalla prospettiva del corpo e della sessualità.

Dieci anni fa, nel ventesimo anniversario della scomparsa di Mieli, Gianpaolo Silvestri – ex senatore dei Verdi, che aveva condiviso con Mieli gli anni del “movimento” – raccolse alcuni importanti scritti inediti sull’amico intellettuale o suoi addirittura, e li pubblicò in un libro dato alle stampe da Fabio Croce editore e che porta il titolo: “Oro, Eros e Armonia”.
Oggi quello stesso libro esce in una nuova edizione, ponendoci gli stessi interrogativi di allora.
Ancora attualissimi.

Silvestri, il movimento LGBT oggi appare molto diverso da quello in cui militava Mario Mieli, talmente diverso da non sembrarne nemmeno “figlio”. Vede anche lei questa distanza ? Come la spiegherebbe?

Si, ne è figlio ma come tutti ha dovuto ammazzare il padre per emanciparsi e diventare uomo. La differenza è abissale per il semplice motivo che il movimento ha vinto. In questi trent’anni ha rivoltato il Paese come un calzino: ha imposto la questione gay e la propria cittadinanza nell’immaginario collettivo, nel senso comune, nei costumi, nei media, nell’agenda politica. Ha insomma attuato una rivoluzione culturale a cui manca solo una traduzione legislativa. In questa “normalità” (non vi è in questo termine alcuna valutazione negativa) attuata è quasi ovvio che si sia perso il carattere necessariamente provocatorio della fase pionieristica . E’ un successo anche se si è persa gran parte dell’originalità teorica ma probabilmente non poteva essere altrimenti.

Nel pensiero di Mario Mieli liberazione sessuale, ecologia, pacifismo ma anche lotta di classe facevano parte di uno stesso paradigma, erano articolazioni della stessa rivendicazione. Un’utopia?

Tutt’altro che utopia anzi, a parer mio, è uno degli assi dell’elaborazione di Mario Mieli più vivi ed attuali. Nella sua ultima intervista ad una mia domanda sul nesso ecologia, pace, liberazione sessuale, Mario rispose: “Bisogna scongiurare la catastrofe ecologica, quella nucleare e lottare sempre per l’affermazione naturale dell’amore: i tre obiettivi sono in realtà uno e trino”. Aggiungiamo poi il suo essere contro i poteri costituiti e ne avremo una agenda politico/culturale per l’oggi. Ad esempio: il movimento glbt è, insieme alla chiesa cattolica, la struttura più familista del pianeta. Bene, una volta raggiunto l’obbiettivo della piena parità dei diritti ricominciamo però a ragionare su altro, sul non codificato, sulla liberazione in tutte le sue sfaccettate realtà, ricoloriamo il pianeta – magari anche per i single quale il sottoscritto è.

C’è qualcosa del pensiero di Mario Mieli che le risulta ancora oggi oscuro o addirittura incondivisibile?

Si, a parte la coprofagia che – seppur ammantata di esoterismo -, non riesco ad accettare (tra l’altro la diffusione dell’aids la sconsiglia vivamente), anche un eccesso nel portare alle estreme conseguenze la pratica sadomasochista.

Mario Mieli rifiutava la democrazia, la riteneva un terribile inganno; al suo posto auspicava una Repubblica retta da “saggi”: una concezione che parrebbe assolutamente profetica se riletta in questi giorni in Italia, e che sembra anticipare l’attuale crisi del sistema dei partiti. Lei che ne pensa?

E’ sicuramene uno dei punti più indigesti ma anche attuali del pensiero di Mario Mieli. Il riconoscimento che la somma delle volontà individuali non coincide necessariamente con la volontà e/o bene generale e l’evidenza di una democrazia solo formale (democrazia autoritaria, populismi e plebisciti, teocrazia, tecnocrazia, totalitarismi ed integralismi) portano nuove motivazioni al postulato di Mieli e danno impulso a teorie di “saggi ” e quant’altro: Ritengo però che finchè rimane inevasa la domanda sul chi scelga i presunti saggi convenga ancora cercare di ravvivare la democrazia e di praticarla (non so se però è ancora effettivamente possibile al di là dell’involucro formale). La crisi della forma partito solo in parte coincide con la crisi della democrazia che ha invece basi solide nei progetti tecnocratici, alienanti ed autoritari dei poteri finanziari (e non solo) internazionali

Protagonista dell’attuale scena politica italiana è una formazione che si fa chiamare “movimento” e non partito. Che relazione c’è secondo lei con il movimento degli anni 70 di Mario Mieli? quali gli aspetti comuni quali le principali differenze?

In comune c’è l’irriducibilità individuale con il proprio corpo, le passioni, esperienze e vita. C’è la convinzione egalitaria (ognuno conta) e la scommessa di un positivo cambiamento. C’è anche la rabbia. La differenza massima è la corporeità e le relazioni tra le persone, la fine delle ideologie in nome di mortiferi pragmatismi, il grigio invece dell’arcobaleno di 30 anni fa, la necessità di uniformi (nel senso lato di appartenenze che devono sostituire come palliativi l’enorme solitudine dell’oggi e l’essere ridotti a monadi monovocali) e la defunta fantasia. C’è la necessità di capi (di partito, di chiesa ecc.) e di appartenenze tribali, localiste, sanfediste, integraliste che nascondano il vuoto dell’individuo, della società, della politica. Dobbiamo tornare ad un pieno che ridia legittimità e gioia all’essere ed all’ agire.

Pochi giorni prima che Mieli si togliesse la vita lei gli rivolse l’ultima intervista: lui stesso le chiese di intitolarla “c’è ancora speranza?”. Mieli a questa domanda avrebbe risposto di sì: così lei azzardò allora nell’introduzione.Ne è ancora convinto? Anche oggi Mario Mieli risponderebbe che c’è speranza?


Si, risponderebbe come sempre si, c’è ancora speranza.
Anch’io lo credo anche se con tonnellate di dubbi in più.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it di Vincenzo Branà

martedì 12 marzo 2013

Lgbt: Donna e gay: sarà sindaco a New York? Christine Quinn, che lo scorso maggio ha sposato la compagna Kim Catullo, favorita per la successione a Bloomberg


New York, la capitale mondiale del melting pot, ha avuto sindaci italiani (Fiorello LaGuardia e Rudy Giuliani), ebrei (Ed Koch e Michael Bloomberg) e neri (David Dinkins) ma mai donna.

A rompere il tabù potrebbe essere presto Christine Quinn, una giovane donna gay figlia della classe media di Long Island, data per favorita alla poltrona di sindaco della Grande Mela, che l’attuale primo cittadino Michael Bloomberg lascerà libera il prossimo novembre, dopo ben tre mandati.

Capelli rossi, 46 anni (ma ne dimostra 15 di meno), democratica, Christine si prepara a conquistare «Gotham City» con una piattaforma molto più populista di quella del suo mentore Bloomberg.

POTERE ALLA «WORKING CLASS»
L’obbiettivo: attirare il proletariato dei suburb, alienato da quel businessman miliardario che molti giudicano un elitista, lontano dai bisogni reali della «working class».

L'annuncio ufficiale è venuto con un video su YouTube seguito da un messaggio Twitter: «Mi candido a sindaco perché amo questa città e voglio combattere per la classe media», ha spiegato Quinn, raccontando del padre sindacalista e della madre stroncata da un tumore quando lei aveva sedici anni.

Un evento che l’ha profondamente segnata. Lo scorso maggio aveva fatto il giro del mondo il suo matrimonio con la storica compagna di origine italo-americana Kim Catullo – avvocata di grido, figlia di due operai del New Jersey – in una cerimonia descritta dai media come «le prime nozze gay di un politico newyorchese».

Alla cerimonia, svoltasi all’Highline Stages sulla West 15th Street – un ex scuderia della famiglia Astor che ogni anno ospita le sfilate della settimana della moda – era intervenuto il «who’s who» della Grande Mela, incluso il governatore Andrew Cuomo che nel luglio 2011 ha legalizzato le nozze gay nello stato.

«UNA SVOLTA RADICALE»
Quinn ha subito annunciato un «walking tour», una passeggiata elettorale attraverso i cinque quartieri di New York, per incontrare personalmente gli elettori.

«È una svolta radicale rispetto allo stile freddo e distante di Bloomberg», nota il New York Times secondo cui Quinn riporterà a New York «lo stile caldo e personale dell’era Koch».

Forte anche dell’appoggio di Bloomberg, Quinn è già avanti nei sondaggi.
Secondo l’ultimo rilevamento della Quinnipiac University, sarebbe in netto vantaggio rispetto a tutti gli altri candidati di entrambi i partiti: i democratici Bill de Blasio e Bill Thompson (rispettivamente Difensore Civico ed ex Revisore dei conti), e i repubblicani Joseph Lhota, (ex presidente della Metropolitan Transportation Authority) e Tom Allon, editore e proprietario della Manhattan Media.
fonte http://www.corriere.it/esteri/Alessandra Farkas

Deputati lgbt polacchi si siedono in prima fila al Parlamento per dire no all’omofobia di Wałęsa


Anna Grodzka, la prima deputata apertamente transessuale della Polonia, e Robert Biedron, primo deputato gay dichiarato nel paese, si sono seduti in prima fila nel Parlamento per mostrare la loro opposizione alle parole dell’ex presidente della Polonia, nonché Premio Nobel per la Pace 1983, Lech Wałęsa.

Come ricorderete Wałęsa, riferendosi ai diritti delle persone lgbt, ha recentemente sostenuto che non si deve permettere a una minoranza di imporsi alla maggioranza. Inoltre ha detto che secondo le persone lgbt presenti in Parlamento dovrebbero sedersi non all’ultimo posto, ma addirittura dietro un muro.

Di queste sue affermazioni ne va fiero e non intende chiedere scusa, perché secondo lui il 95% dei polacchi la pensa come lui.

Ma Anna Grodzka e Robert Biedron non si sono certo lasciati intimidire e per questo si sono seduti in prima fila nel Parlamento polacco, con il chiaro intento di dare visibilità all’intera comunità lgbt del paese.

Nel loro gesto simbolico i due deputati sono stati sostenuti dal loro partito che ha riassegnato i posti in Parlamento ai suoi deputati, mettendo Grodzka e Biedron su scranni molto più visibili.
In tal modo il partito ha anche mostrato il suo sostegno alla diversità sessuale e ha condannato la discriminazione promossa da Lech Wałęsa.
fonte http://www.queerblog.it da Roberto Russo Via | Universo Gay Foto | Getty

Lgbt: Diritti gay, è la Germania il laboratorio d’Europa, Berlino installerà alcuni bagni unisex destinati ai transessuali


Il tema è cruciale: la Corte Costituzionale riconosce il diritto di adozione alle coppie omosessuali

Maschio, femmina, entrambi o nessuno dei due?
Tra poche settimane, i berlinesi che dovranno recarsi alla toilette potranno disporre di un'opzione in più.
Alcune strutture pubbliche, infatti, cominceranno ad offrire anche dei bagni unisex, destinati ai transessuali e più in generale a chi non si sente a proprio agio nel definire ed etichettare la propria sessualità.
Ad approvare il decreto attuativo è stato, nei giorni scorsi, il distretto di Friedrichshain-Kreuzberg, uno dei più popolati di Berlino.

I nuovi servizi igienici sono stati voluti fortemente dagli esponenti del Partito pirata, forza politica storicamente molto vicina alle problematiche relative al mondo Lgbt.
I voti necessari, però, sono arrivati anche dalla Spd e dai Verdi, mentre la Cdu - il partito di Angela Merkel - ha espresso un "nein" convinto a un servizio considerato «superfluo» anche a causa del «basso numero di persone che ne usufruirebbero».
Al momento il progetto tecnico delle toilette "unisex" è in fase di studio: probabilmente ospiteranno sia WC che orinatoio, oltre a un piccolo spogliatoio all'ingresso.

Eppure, nella capitale europea dell'orgoglio gay
, che sfila ogni anno nella coloratissima e affollatissima Christopher Street Day Parade - cui partecipano centinaia di migliaia di persone, tra cui anche moltissimi etero - restano ancora alcune sacche di "resistenza".
Nemmeno l'inaugurazione di un monumento dedicato alle vittime gay dell'Olocausto, nel 2008, e la guida politica decennale del sindaco Klaus Wowereit, famoso per il leggendario coming out pronunciato nel 2001 durante una conferenza
(«Sono gay, e va bene così») sono riusciti ad eliminare totalmente i pregiudizi.

Anzi, secondo una recente ricerca realizzata dall'Università Humboldt, l'omofobia è in crescita tra i giovani e gli studenti.
La maggioranza dei 787 intervistati, di età compresa tra gli 11 ed i 13 anni di età, ha dichiarato di utilizzare le parole "Schwul" e "Lesbe" come un'offesa.
Un atteggiamento che, sostiene il rapporto, deriverebbe dall'educazione degli stessi insegnanti. E non mancano episodi di bullismo legati a doppio filo con l'identità sessuale delle vittime.

Per questa ragione, i Pirati e la Linke hanno fatto promulgare nei mesi scorsi un elaborato piano d'azione, nell'intento di scardinare le discriminazioni fin dall'infanzia.

Un progetto che promuove l’educazione alla diversità seguendo il modello già introdotto – con successo – in alcuni istituti a Mitte e Pankow, due quartieri cittadini.

E che potrebbe coinvolgere, in vista del prossimo anno scolastico, anche i libri di testo, su cui, secondo i promotori, «il concetto di famiglia dovrà essere rivisto e allargato».

Il dibattito è apertissimo, e coinvolge anche altri aspetti
della società tedesca. Quello giudiziario, ad esempio: alcuni gay conservano le proprie fedine penali "sporche" dopo essere stati pizzicati dalla polizia, quaranta e cinquant'anni fa, ad amoreggiare con il proprio partner, quando ancora atteggiamenti di questo tipo venivano considerati un reato.

Questo "affronto morale", come l'ha definito Klaus Born, che si sta battendo per l'abolizione del pregiudizio e per l'approvazione di un "diritto all'oblio" relativo a casi di questo genere, è un'eredità che il paese si porta dietro dall'epoca nazista.

A ogni modo, la vittoria più grande per gay e lesbiche tedeschi è arrivata lo scorso 19 febbraio, quando una sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe ha stabilito che, in caso di adozione, uguali diritti devono essere garantiti sia alle coppie eterosessuali, sia a quelle omosessuali.

Le quali, tra l'altro, stanno combattendo per poter disporre, in futuro, di agevolazioni fiscali simili a quelle dei loro pari-condizione etero.

A prescindere dai risultati nel breve termine, queste iniziative dimostrano come Berlino e la Germania siano, oggi più che mai, un laboratorio in grado di fornire nuove e interessanti idee e nuovi stimoli alla lotta in difesa dei diritti Lgbt.
fonte http://www.linkiesta.it di Valerio Bassan

Regno Unito: Per la prima volta la Regina a favore dei diritti lgbt, ma non è vero

La Regina firmerà oggi il Commonwealth Charter che, secondo molte fonti, contiene la prima dichiarazione pubblica di Elisabetta II a favore dei diritti gay.
Peccato che nel testo non ce ne sia traccia.

Per la prima volta nella storia della Corona Britannica, la Regina Elisabetta II sarebbe pronta ad esprimersi espressamente a favore dei diritti delle persone lgbt.

La notizia sta facendo il giro dei mass media di tutto il mondo, ma più che una vera e propria notizia, a leggere il testo del Commonwealth Charter, il documento che stabilisce i valori e i principi cui devono ispirarsi gli stati aderenti e a cui si riferiscono giornali, TV e siti web, sembrerebbe trattarsi di una forzatura interpretativa.

“Siamo implacabilmente contro ogni forma di discriminazione - si legge nel testo redatto dagli stati membri e che attende la firma di Sua Maestà -, sia radicata in genere, razza, colore, religione, credo politico o altri motivi“.

Di gay, lesbiche e trans on c'è traccia.
Secondo quanto riportano alcuni siti riferendosi a "fonti di Palazzo", per “altri motivi” si deve intendere l'orientamento sessuale, non esplicitamente citata “per rispetto ai Paesi del Commonwealth con rigide leggi anti-gay”.

Delle due l'una: o la Regina si esprime fortemente a favore dei diritti di gay e lesbiche, come da più parti si vuole far credere, o rispetta i Paesi del Commonwealth con "rigide leggi anti gay", nel qual caso quegli "altri motivi" possono includere, ad esempio, le disabilità fisiche, ma non certo gli orientamenti sessuali. Com'è evidente, le due posizioni si contraddicono.

E del resto, se si fosse voluto includere esplicitamente il tema, questo sarebbe stato possibile, dato che un paragrafo del documento, firmato dagli stati membri già lo scorso dicembre, fa giustamente esplicito riferimento all'uguaglianza delle donne.
Riferisce Peter Tatchell, uno di più noti attivisti per i diritti lgbt nel Regno Unito che ci sia stato anzi un vero e proprio veto sul tema da parte della maggioranza omofoba dei paesi aderenti al Commonwealth.

"La regina non ha fatto alcuna dichiarazione esplicita - ribadisce Tatchell -. Invece, in 61 anni di regno, la Regina non ha mai pronunciato pubblicamente le parole gay e lesbica. E' madrina di centinaia di associazioni, ma nessuna di queste è gay. Nemmeno una volta si è recata in visita presso un'associazione gay".

"Negli ultimi quattro anni - racconta l'attivista di Stonewall - ho pressato Backingham Palace proprio sulla mancanza da parte della Regina di riconoscimento dell'esistenza delle persone lgbt e non ho ricevuto alcuna risposta.

Non sorprende dunque che il Commonwealth Charter non includa alcun rifiuto esplicito delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale o l'identità di genere.

Su questo c'è stato un veto da parte degli stati omofobi che sono la maggioranza".
Insomma, non siamo certo difronte alla svolta epocale che da più parti si dipinge. Anzi, l'inserimento di quelle due parole alla fine della dichiarazione "altri motivi", sembrerebbe essere stato voluto più per prevenire accuse di omofobia, che per sottintendere i diritti delle persone gay, lesbiche e transessuali.

Attualmente, del Commonwealth fanno parte 54 stati , tutte ex colonie britanniche, per un totale di più di 2 miliardi di abitanti in tutti i continenti.
fonte: www.gay.it

Lgbt: I diritti negati. La storia di Marcella e Simona, che hanno sconfitto la morte ma combattono contro l’omofobia


Questa è la storia di Marcella e Simona (i nomi sono di fantasia), due ragazze di 24 anni che convivono da quasi due anni.

All’inizio del 2013 un incidente d’auto ha stravolto le loro vite.
Dopo un mese di coma, Simona si è miracolosamente svegliata, riportando una serie di fratture e diversi danni neurologici.

Ora, però, l’ostacolo più grande è la sua famiglia, omofoba, da sempre contraria al loro rapporto, che impedisce a Marcella di vederla e sta facendo di tutto per separale.
Intervista a Marcella che ci racconta la loro storia.

- Quando vi siete conosciute?

È successo nell’estate del 2010 ad una mostra di Sarah Nile. All’inizio del 2011 ci siamo messe insieme. La terza volta che ci siamo viste siamo andate a convivere. Il primo mese siamo state da lei, in un paese del Sud Italia.
Poi sua madre ha cominciato a sospettare del nostro rapporto, è diventata invadente e siamo andate via. Simona non voleva, però è stata costretta.
Così abbiamo affittato una stanza lì vicino.
Siamo rimaste lì tutta l’estate perché entrambe lavoravamo in un villaggio turistico. Poi ci siamo trasferite dai miei, a 400 chilometri di distanza. Ormai sono passati quasi due anni.

- La tua famiglia ha sempre saputo di te?
Io sono dichiarata da 5 anni, all’inizio mia madre pensava che fosse un capriccio, poi quando ho portato Simona a casa ha capito e ci è stata vicina.
D’estate lavoriamo come bariste nei villaggi turistici e d’inverno ci arrangiamo.
Sul lavoro siamo sempre state dichiarate e non abbiamo mai avuto problemi.
Anzi, quando una delle due faceva un colloquio, diceva: “anche la mia ragazza sta cercando”, e ci hanno sempre prese insieme.

- Com’è la famiglia di Simona?
I suoi sono separati, Simona ha rivisto il padre quando si è svegliata dal coma, dopo 7 anni. Lui era responsabile, le passava l’assegno di mantenimento, ma non è mai stato presente.

- E la madre?
Sua madre è stata sempre contraria.
Per Simona la nostra è la prima storia seria con una donna.
All’inizio, per evitare scontri in famiglia ha raccontato che io ero fidanzata con un ragazzo.
Una volta siamo andati in montagna io, lei e un mio amico e abbiamo fatto finta che lui fosse il mio fidanzato.
Simona ha mentito con sua madre perché sapeva che se avesse scoperto che la figlia stava con una donna l’avrebbe sbattuta fuori casa.

- Quando ha saputo di voi due?
Dopo che si è svegliata dal coma, i comportamenti di Simona sono più istintivi.
Sua madre mi obbligava a raccontarle tutto quello che ci dicevamo.
Allora le ho chiesto: “posso dire a tua madre che siamo fidanzate?”.
Lei ha detto di sì e io l’ho fatto. Ora non vuole che la veda.
E nemmeno le nostre amiche possono, perché secondo lei sono dei demoni.
Sua madre si è messa in testa di salvare la figlia dal male.
Tutta la sua famiglia è contro di me. Mi danno anche la colpa dell’incidente.

- Com’è successo l’incidente?

Mentre tornavamo da una serata in discoteca, il ragazzo che guidava si è distratto e siamo finiti contro un albero a 130 chilometri all’ora.
Lui si è rotto l’anca, io ho riportato diverse fratture.
Simona invece si è rotta il bacino e un braccio, ma soprattutto ha riportato un grave trauma cranico ed è stata in coma per quasi un mese, le prime due settimane di coma profondo. I medici erano pronti a dichiarare la morte celebrale.

- Mentre Simona era in coma tu avevi notizie?

Certo, anch’io ero ricoverata lì. Sono stata in ospedale 40 giorni, e i medici mi dicevano cosa succedeva a Simona, e non sempre erano buone notizie.
Anzi, all’inizio non davano speranze.

- La famiglia di Simona come si comportava con te?
Quando ero in ospedale mi venivano a trovare. Pregavamo insieme per Simona.

- Ora come sta?
Subito dopo il coma, non parlava, a stento riusciva a scrivere.
Quando mi ha vista la prima volta non mi ha riconosciuta subito, ci ha messo un po’. Adesso è in reparto, parla, capisce, ma ha dei problemi di linguaggio dovuti al trauma. Quando sarà dimessa dall’ospedale, andrà in un centro di recupero.
Però, i genitori sostengono che non sia più capace di intendere e di volere.

- Perché?
All’inizio, speravano che Simona non ricordasse niente.
Sarebbe stato più comodo così: il padre avrebbe potuto avere un rapporto nuovo con la figlia e la madre poteva salvarla dal male.
Lei pensa che isolandola Simona possa guarire. Poi se è incapace di intendere e volere i genitori possono amministrare i suoi soldi, quelli che dovrà avere dall’assicurazione.
E i medici mi hanno detto che i tutori legali di Simona sono solo loro.

- Vivete insieme da due anni, almeno avete la stessa residenza?
No. Quando è venuta da me, Simona non ha cambiato residenza, perché se l’avesse fatto il padre non avrebbe potuto passare gli alimenti alla madre.
Ma abbiamo il conto in banca insieme, paghiamo l’abbonamento a Sky, a casa ho il suo computer, la sua televisione.
Sua madre mi ha chiesto di darle tutto, ma io le darò solo i vestiti.

- Riesci a parlare con lei?
Dopo il coma, il giorno in cui è stata operata, le hanno cambiato la scheda del telefonino, ma sono rimasti dei messaggi in memoria e il giorno dopo l’intervento mi ha chiamata.
All’inizio mi ha chiesto chi fossi, poi mi ha riconosciuta.
Ci sentiamo al telefono, ma solo quando mi chiama lei.
Perché il suo numero non compare.

- Lei come reagisce a questa situazione?
Simona mi chiede “perché non sei venuta a trovarmi”, e io devo mentire.
Non le ho mai detto che sua madre non vuole. Ho paura di farla stare ancora più male.

- Cosa pensi di fare?
Per ora aspetto, ma sono pronta anche ad agire per vie legali.
Sua madre mi ha minacciata: se provo a vedere sua figlia, mi denuncia ai Carabinieri. Anche se non l’hanno ancora fatto, lo so che i suoi sono pronti, e soprattutto possono.
Ma non si rendono conto che le stanno facendo del male, perché sono convinta che Simona sia consapevole di quello che sta succedendo.
Però, deve esserci una soluzione: se hai convissuto 2 anni con la persona che ami, non puoi non starle vicino. Io sono tutto per lei, sono la sua famiglia.

- Avete mai pensato di sposarvi?

Certo, Simona voleva sposarmi. Io volevo portarla a Montreal, dove ho vissuto per due mesi, lì non c’è bisogno di avere la residenza per sposarsi.
E anche se in Italia il matrimonio tra due persone dello stesso sesso non è riconosciuto, sarebbe stato più difficile per i genitori di Simona minacciarmi.
Però prima o poi, ce la faremo, io ho fiducia in lei.
Una persona che ha sconfitto la morte può tutto.
fonte http://lezpop.it/it La Mile

Lgbt Libri: "45 metri quadri la misura di un sogno" di Sara Lorenzini


Leggi il primo capitolo:
La vita da fuori sede non è facile.
Ne sa qualcosa Neve, ventinove anni, che da dieci vive a Roma. Eroina romantica dei nostri tempi, ha lasciato il suo paesello in Molise, la "regione che non c'è", con un diploma in tasca e tanti sogni da realizzare.

Al volante della sua Malincomacchina - l'auto in cui canta a squarciagola canzoni strappalacrime -, si è spostata di continuo fra appartamenti vari, traslochi traumatici e impieghi improbabili.

Ora finalmente sembra aver trovato un po' di stabilità: lavora in una piccola agenzia viaggi, condivide un monolocale con l'amatissimo fidanzato Omar e, appassionata di shopping on line, naviga in cerca di offerte e di risparmio, armata della sua carta prepagata.

Costretta a tornare in Molise per il funerale del nonno, ad attenderla trova una sorpresa che le stravolgerà la vita: il vecchio, che aveva fama di taccagno rubacuori, aveva messo tutti i suoi risparmi su un libretto postale intestato a lei sola, aperto il giorno della sua nascita.

D'un tratto Neve si ritrova fra le mani duecentotrentamila euro e un cuore da aggiustare, perché Omar la lascia all'improvviso...

Rimasta senza amore e senza un posto in cui vivere, decide di investire l'eredità del nonno nell'acquisto di una casa: un rifugio, una tana dove sentirsi al sicuro.

Inizia così una tragicomica odissea nella giungla del mercato delle case, dove le mansarde al diciottesimo piano senza ascensore, i luminosi gabbiotti abusivi vista tangenziale e gli esclusivi miniappartamenti ricavati da una stalla con il bagno in cortile sono immancabilmente presentati dall'agente immobiliare di turno come "un ottimo investimento".

Ma Neve non si arrende perché, oltre alla casa, in fondo sta anche cercando se stessa.
E nonostante abbia smesso di credere alle favole, forse troverà anche l'amore vero, quello che aspettava da sempre.

In una Roma vitale e caotica, tra relazioni precarie e incontri imprevisti, 45 metri quadri racconta con delicatezza e irresistibile ironia le difficoltà di una generazione che, a dispetto dello spread e della crisi economica, non vuole smettere di credere nei propri sogni.
E continua ad aver voglia di reinventarsi, di rinascere a ogni capitombolo del cuore.
fonte http://www.librimondadori.it/

lunedì 11 marzo 2013

Lgbt Cinema: Berlinale 2013 Recensione: "BAMBI" di Sébastien Lifshitz, vita di una transgender con qualche sorpresa (non è la solita storia trans)


Bambi (è la bionda al centro) con le colleghe del Carrousel, anni ’50.
(clicca per ingrandire)

Bambi, un documentario di Sébastien Lifshitz. Con Marie-Pierre Pruvot/Bambi.
Francia 2013. Presentato alla Berlinale nella sezione Panorama Dokumente.
Storia di Bambi, star tra anni ’50 e ’60 del cabaret parigino en travesti Le Carrousel. Nata come Jean Pierre nel 1935 nell’Algeria francese, diventata Bambi sul palcoscenico, quindi Marie-Pierre dopo il cambio di sesso.

Ora, a 77 anni e sempre smagliante, rievoca la sua storia.
La prima parte sembra un racconto gay di calvario, martirio e successivi riscatto e resurrezione come ne abbiamo visti e sentiti tanti.
Ma la seconda riserva parecchie sorprese interessanti.
Vincitore del Teddy Award alla Berlinale come migliore doc a tema omosessuale.

Vincitore, questo Bambi, del Teddy Award per il miglior documentario a tema gay, anzi LGBT (quello per il film di finzione è andato al polacco In the Name of), un premio che alla Berlinale conta parecchio, e che per la città di Berlino, una delle capitali omosessuali da sempre, conta ancora di più.

Un film di 60 minuti girato per la tv francese – è la lunghezza non oltrepassabile, sennò le televisioni non trasmettono, spiegava con pacatezza dopo la proiezione il regista Sébastien Lifshitz – dove la oggi 77enne e sempre molto bella Marie-Pierre Pruvot racconta se stessa e la sua storia di cambio di genere sessuale, da uomo a donna, in tempi in cui una simile mutazione era roba da pionieri, mica come adesso che la passa la mutua. Dunque, Jean-Pierre Pruvot nasce nel 1935 in una cittadina dell’Algeria ancora francese, francesissima.

Un bambino, solo che “mi piaceva ricamare, mi piacevano i bei vestiti femminili”, ricorda la Marie-Pierre Pruvot di oggi intervistata e ripresa da Lifshifz, grandi primi piani di una faccia senile ma ancora seducente, capelli bondi, nessuna traccia della remota mascolinità (come invece accade spesso ai transgender che, una volta adeguato il proprio corpo alla identità femminile che sentono propria, finiscono paradossalmente con il rivelare tratti duri, viriloidi, diventando donne piuttosto mascoline).
Naturalmente perplessità e anche riprovazione e rifiuto in famiglia e a scuola per quel bambino che sogna (e pensa) di essere una bambina.

Poi, nel 1953, la rivelazione, la folgorazione.
Ad Algeri arriva la troupe del Carrousel de Paris, cabaret di uomini in abiti e nudità femminili, e Jean-Pierre assistendovi da spettatore decide che sarà quella la sua strada.

Trasferimento a Parigi, quindi sul palcoscenico prima di Madame Arthur e poi del Carrousel, e Jean Pierre diventa Bambi, delicata creatura angelica assai femminile che con i suoi numeri di canto, ballo e spogliarello troverà molti estimatori.

Segue una carriera ultradecennale nel cabaret come specialissima showgirl, l’amore con un ragazzo di ottima famiglia che per lei sfida le convenzioni sociali, la vicinanza e l’amicizia con Coccinelle, mitica star del burlesque en travesti tra le prime a sperimentare le cure ormonali per accentuare e accelerare il suo processo di femminlizzazione, e tra le prime a sottoporsi (a Casablanca) all’intervento chirurgico di cambio di sesso.

Una leggenda, Coccinelle, che conquistò e scandalizzò stampa e pubblica opinione, divenne una star, fu inclusa da Alessandro Blasetti nel suo doc Europa di notte (film matrice di ogni successivo mondo-movie).

Bambi ne segue le orme, anche lei prende gli ormoni (“tutti mi sconsigliavano, ma io non mi spaventai”), anche lei, due anni dopo e dopo molte riflessioni, decide di sottoporsi all’intervento a Casablanca: “Il mio ragazzo era contrario, voleva che restassi com’ero”. Diventa donna, perderà il suo uomo.

Ora: fin qui il film, e il racconto di Marie-Pierre/Bambi, è interessante, ma assai convenzionale e prevedibile, seguendo il consolidato format narrativo di tanta letteratura e memorialistica omosessuale (e relativi dintorni): un ragazzo che si sente espropriato del proprio autentico sè, il rifiuto da parte dell’ambiente circostante e della famiglia, la ribellione, la fuga, la rinascita con la propria vera (o presunta tale) identità, l’affermazione di sè contro il mondo.
Quante ne abbiamo viste e sentite di storie così negli ultimi decenni?

Con la differenza, qui, che Marie-Pierre mostra una grande compostezza, una dosa di retorica inferiore a quella che ci viene solitamente somministrata in racconti autobiografici del genere, una proprietà di linguaggio di precisione chirurgica. Interessante è anche il suo ritorno in Algeria, un viaggio nella memoria, in cerca di luoghi e facce e segni e tracce del suo passato.
Ma la quasi ottantenne Marie-Pierre trova poco, solo muri scrostati, vaghe ombre.

L’Algeria di oggi, senza più nulla di francese e totalmente arabizzata e anche modernizzata, non ha più niente dei panorami umani e ambientali di allora.
Ma il film, e la storia di Bambi, decolla davvero nella seconda parte, quando si introducono almeno due elementi assai diversi dalla media delle biografie trasngender, scostamenti decisi rispetto al già visto e sentito.

Il primo: agli inizi degli anni Settanta Bambi, ormai diventata Marie-Pierre, si laurea alla Sorbona e poco dopo ottiene l’incarico di insegnante di francese in un liceo di Cherbourg.

Si sposterà poi in una scuola della banlieu parigina e per 29 anni sarà un’insegnante eccellente e assai stimata dagli allievi, dai colleghi, dai superiori.
Abbandona il nome Bambi, taglia con il suo passato di trans da cabaret, si rifà per così dire una nuova identità e una verginità sociale, e la sua massima paura è che un giorno o l’altro a scuola vengano a sapere di quello che era stata e del suo cambio di sesso.

Il secondo elemento è che, sul finire della sua stagione cabarettistica, Bambi incontra l’amore della sua vita, non un uomo come ci si aspetterebbe ma, sorprendentemente, una donna di nome Ute, con la quale si lancia in spettacoli di nudità e vago lesbismo in un teatrino che si chiama Elle et lui.

Dunque, ricapitoliamo: un uomo diventa donna (dopo ormoni e intervento chirurgico), per poi innamorarsi di un’altra donna e vivere un amore lesbico.

A me pare un’avventura esistenziale straordinaria, certo qualcosa che scombina non solo ogni pregiudizio antigay, ma perfino certo conformismo e certe convenzioni, convinzioni, ovvietà politicamente corrette.

Il bello di questo film, e della sua protagonista, è l’erraticità, il vagare tra gli scogli delle identità di genere senza trovare un approdo, e senza darci una soluzione, anzi suscitandoci e lasciandoci in preda a molti dubbi, come: ma valeva davvero la pena cambiar sesso? non è un paradosso che diventando donna Jean-Pierre ritrovi quel desiderio per una donna che da uomo non riusciva a provare?

Il film di Lifshitz non si fa molte domande e non si dà risposte, si limita a seguire il racconto di Jean (poi Marie)-Pierre, mostrandocene la straordinarietà senza mai entrare nei suoi vuoti, negli interstizi, nelle crepe. Molto resta all’oscuro.

Bambi ci dice poco o niente della guerra d’Algeria, della fuga (o della cacciata) dei francesi, della fine di quel suo mondo, e niente ci dice dei rapporti tra francesi e arabi, niente di cosa significase essere omosessuali a fronte della cultura islamica.

Così come non ci spiega come mai, una volta diventata rispettabile insegnante di liceo, abbia voluto nascondere il suo passato di trans da cabaret.
Paradossale: si cambia sesso per diventare se stessi e poterlo gridare al mondo, poi però lo si occulta, o si è costretti ad occultarlo.

Il meglio di questo film sta nelle molte questioni che apre e lascia aperte, nel suo andare parecchio oltre la usuale agiografia gay, entro la quale solo apparentemente si muove e resta.

La storia di Bambi, al suo primo livello così esemplare e edificante da sfiorare il santino della gaytudine, si rivela man mano assai più frastagliata, ambigua, complicata, ed è questo a rendercela tanto interessante.

Certe annotazioni della protagonista sono straordinarie, prima fra tutte il ricordo degli striscianti conflitti che dietro le quinte del Carrousel opponevano i travestiti e i transgender: “Quasi tutti erano solo travestiti, uomini che si vestivano da donna in scena, ma che non si sentivano donne.
Alcuni non erano nemmeno omosessuali, e non apprezzavano chi voleva cambiare sesso come Coccinelle e me”.


Certo è un bel casino, anche se ho l’impression che la gran parte del pubblico berlinese presente alla proiezione non si sia posta troppe domande, accontentandosi della superficie del film, del suo porsi come racconto e parabola del martitirio e del riscatto di un ragazzo che voleva essere una ragazza.

Una platea, almeno il giorno (sabato 17 febbraio) in cui c’ero io, a dominante composizione gay, che ha molto apprezzato e applaudito anche il corto proiettato prima di Bambi su una coppia lesbica cambogiana (e non sto scherzando: questa è la Berlinale, questa è Berlino, credo che solo qui ti possa capitare di vedere un corto su due lesbiche cambogiane).

Lei e lei che si conoscono ai tempi terribili dei khmer rossi, con la prima mandata a lavorare durissimamente nei campi, una storia che attraversa tutte le stazioni tipiche della sofferenza gay così come le abbiamo sentite raccontare mille volte.

Solo lo sfondo, l’esotica Cambogia. Certo niente a che fare con la complessità e la bella, felice ambiguità di Bambi.

Alla fine il regista Sébastien Lifshitfz ha annunciato una versione più lunga per il dvd, e vediamo se qualche zona oscura verrà illuminata.
Pochi giorni dopo Berlino Lifshitz ha vinto il César per il migliore documentario francese dell’anno con Les Invisibles, anche questo a tema gay, omosessuali che rievocano come si viveva da omosessuali entre les deux guerres.
L’avevano dato a Cannes in non ricordo più quale sezione, ma, ammetto, me l’ero perso.
fonte http://nuovocinemalocatelli.com da luigilocatelli
BAMBI - Entretien avec SEBASTIEN LIFSHITZ

Lgbt Pisa: Essere transessuali in Italia. Una storia del coraggio di essere se stessi


Dopo il racconto di S, ragazzo trans (FtM) ci ha scritto una ragazza, sempre di Pisa, per raccontarci la sua esperienza. Per ovvi motivi useremo un nome di fantasia, la chiameremo Erica.

Erica ha 22 anni è una trans (MtF), frequenta l’università a Pisa e da poco ha intrapreso la cura ormonale per portare avanti il processo che la porterà ad essere donna a tutti gli effetti.

Innanzitutto, parlaci di te e della tua storia.

Mi sono sempre sentita una donna, sin dalla più tenera età.
Sono transessuale da circa un anno e mezzo, ho intrapreso un percorso di transizione al centro DIG di Firenze ,con a capo il dott. Maggi, e sono seguita dalla sua equipe di esperti.
Pochi giorni fa mi è stata prescritta la cura ormonale, e dopo tanti sacrifici e dopo tanta sofferenza, per aver represso il mio modo di essere, finalmente ora posso dare un senso alla mia vita e ne sono felice, al di là di tutte le critiche che ricevo giornalmente.
Ho un carattere così forte e determinato che non mi importa nulla del giudizio della gente, io penso alla mia felicità e al fatto di dover render conto solo alla mia famiglia che mi sostiene da sempre.
E’ difficile vivere nella condizione di non sapersi riconoscere allo specchio, di non sapere quali abiti indossare, quale atteggiamento adottare; e soprattutto, chi essere.
Non sapevo più quale fosse il mio nome e quale la mia identità.
Tale è la condizione di una transessuale, quella di non avere una propria identità ma di doversela pian piano ricostruire col sudore della propria fronte e col supporto degli amici e della famiglia.

Come hai affrontato la tua condizione in famiglia?

La mia famiglia mi è molto cara.
A marzo del 2012 lo dissi alla mia famiglia. Erano le vacanze di pasqua.
I miei genitori avevano già intuito questa mia metamorfosi, ma aspettavano soltanto che io ne facessi parola.
E’ stato difficile all’inizio, avevo paura di deluderli.
Ma con tante difficoltà, che insieme affrontiamo, credo che il momento più negativo sia stato già superato.
Mia madre quel giorno disse: “Se questo è il tuo desiderio e il tuo destino, noi siamo pronti ad aiutarti.
Non verrai mai cacciato via di casa per questo perché io non me ne vergogno affatto. Ti ho messo io al mondo e ti ho voluto e desiderato; e che tu sia figlio o figlia per me non cambia il tuo valore, così immenso ai miei occhi, ma sarai la persona di sempre, bella e intelligente, che io ho sempre conosciuto.”
Mi disse proprio queste parole.

E con gli amici com’è andata?

Un notevole supporto l’ho ricevuto dai miei amici, anche perché quando iniziai il percorso i miei genitori non ne erano ancora a conoscenza.
Furono tutti molto carini e disponibili, pronti ad ascoltarmi e a difendermi dalle critiche della gente nel periodo in cui ero ancora molto suscettibile alle cattiverie.

All’università, invece come ti sei comportata?

Piano piano ho definito la mia immagine e la mia femminilità. Ho continuato, come prima già facevo, a frequentare i locali della mensa, della biblioteca e dell’università senza alcuna vergogna.
Ho continuato a sostenere i miei esami con il massimo dei voti, e ad essere chiamata all’appello col nome maschile, continuando ad andare avanti sempre a testa alta.
Se agli occhi degli altri potevo risultare ridicola, fuori luogo, imbarazzante, io invece mi sentivo me stessa per la prima volta nella vita.
All’inizio però, mi vergognavo un po’.

Cosa consigli agli studenti transessuali di tutta Italia?

Di fare leva sul loro coraggio e sulla loro determinazione, e meno sull’università purtroppo, in quanto quest’ultima risulta essere ancora molto indietro sull’argomento.
Inoltre io credo che il caso da voi segnalato, come il mio anche, non sia isolato.
Credo che esistano molti studenti transessuali che purtroppo si nascondono per vergogna, o perché non sono dichiarati alle famiglie.
Ma io credo che se facessimo sentire le nostre voci, qualcosa verrebbe fatto, ecco perché l’università dice che c’è poca richiesta.
L’associazione Arcigay di Pisa ha lavorato per la questione del doppio libretto fin dal 2010 portando la questione fino al Ministero e il presidente dell’associazione , dentro al CPO, ha perso due anni di fatica.
Poi i vari ddl hanno fatto smantellare ogni proposta.

Conosci altri studenti o studentesse transessuali della tua università?

Non conosco purtroppo altri ragazzi/e trans nella mia università.
Molti, secondo me, preferiscono svolgere un percorso di studi nell’anonimato, o molti purtroppo, non sostenuti dalle famiglie, non hanno le possibilità di studiare.
Poi, sfatiamo il mito della transessuale prostituta.
Nessuno ha piacere nel prostituirsi sulle strade.
Molte sono costrette a farlo perché se la famiglia non ti sostiene, sei finita.
I negozi difficilmente ti assumono per via dei documenti che restano al maschile (mentre in altri stati più progrediti del nostro, il cambiamento dei documenti è previsto già da prima della riattribuzione chirurgica) o per via dell’ignoranza della gente che si ostina a non voler comprendere, ma solo a deridere chi fa una scelta come la mia.
L’importante è essere in armonia con se stessi e lottare per la propria determinazione nella quotidianità e nel mondo del lavoro.
E io non mi arrendo.

Esiste un posto dove i ragazzi e le ragazze transessuali possono incontrarsi?

Esiste un centro dove molti transessuali si incontrano.
Io però lo frequento raramente.
E’ il consultorio Transgender di Torre del Lago gestito da Regina Satariano.
Il consultorio si è sempre occupato dei problemi riguardanti il Mondo Transgender in toscana e in Italia, portando avanti molte campagne politiche per il riconoscimento dei diritti ancora negati alla comunità LGBT.

Questa storia ci ricorda come in questo paese non esista ancora una legge contro la Transfobia.
Questo permette alla società di discriminare senza nessun tipo di conseguenza le persone transessuali dal posto di lavoro alla scuola, emarginandole dalla società stessa e spingendole in molti casi a sopravvivere vendendo il proprio corpo.
C’è da auspicarsi che il prima possibile il parlamento approvi una normativa più seria e meno discriminatoria verso quella, che si è una minoranza, ma non per questo meno meritevole diritti.
fonte http://ilreferendum.it/ di Riccardo Rocca

Lgbt Modena: La prof in assemblea: "L'omosessualità è una malattia"


Una docente di un liceo modenese scatena la protesta in piena assemblea degli studenti. Per tutta risposta, una ragazza si alza e fa coming out accolto da applausi dei compagni di scuola.

Una docente di Diritto del liceo Sigonio di Modena, durante un'assemblea di istituto iniziata con la proiezione del film Viola di Mare, ha esordito dicendo: "L’omosessualità è sì un dramma, ma è un disturbo psicologico".

All'evento, organizzato all'interno di un cinema alla presenza di circa 400 ragazzi, hanno partecipato anche Arcigay e Scienze Vita.

Dopo il film, è iniziato il dibattito, molto partecipato da parte dei ragazzi, come riportano gli stessi studenti sul sito "Voci dal B(r)anco" e con toni di confronto a quanto pare sereno.

Tutto tranquillo, insomma, fino all'intervento della docente che ha contestato l'OMS: "L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che l’omosessualità non è una malattia, ma l’Oms si può sbagliare, come è già successo con il vaccino contro l’aviaria".

La contestazione è arrivata immediatamente da parte dei ragazzi fermati solo dai rappresentanti delle associazioni presenti che, a quel punto, hanno preteso il diritto di replica e risposto all'insegnante.

Ma il vero colpo di scena è arrivato poco dopo quando, rispondendo alla docente, una studentessa si è alzata ed ha dichiarato: "Lei, usando la parola “malattia” potrebbe offendere tutte le persone omosessuali presenti che, come me, hanno impiegato anni per accettare e capire la loro condizione".

La sala ha risposto all'inatteso coming out con un applauso di solidarietà e sostegno alla ragazza. Adesso, assicurano gli studenti, l'argomento non è certo chiuso e sarà ancora argomento di confronto e dibattito.

Un segnale positivo da una scuola superiore in un momento in cui dagli ambienti scolastici arrivano spesso pessime notizie di episodi di omofobia.
fonte http://www.gay.it

Lgbt Regno Unito: Svolta storica, la Regina Elisabetta difende i diritti dei gay e delle donne


Svolta storica, per la prima volta in 61 anni, Elisabetta parla di diritti degli omosessuali e parità di genere.
Aprendo implicitamente sulla legge che cambierebbe i diritti di successione per le donne

La Regina Elisabetta apre ai gay.
Per la prima volta in 61 anni di Regno Sua Maestà parla dei diritti degli omosessuali e promuve e il rafforzamento delle donne per l'evoluzione de diritti umani.

Un vero spartiacque nella storia del Regno, come lo definiscono gli addetti
ai lavori dicono la sua decisione di evidenziare l'evento è un momento di 'spartiacque'

Nella sua prima apparazione pubblica dopo la malattia, La Regina firmerà la Carta del Commonwealth, un impegno storico per promuovere i diritti dei gay e della parità di genere.

In una trasmissione televisiva in diretta, firmerà una nuova carta progettato per eliminare la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali e promuovere il 'potere' delle donne, un atto fondamentale a unità per incrementare i diritti umani e gli standard di vita in tutto il Commonwealth.

Nella carta si legge: "Siamo implacabilmente contro ogni forma di discriminazione, sia radicata in genere, razza, colore, religione, credo politico o altri motivi".

Gli altri motivi si riferisce alla sessualità, ma uno specifico riferimento a 'gay e lesbiche' è stato omesso per rispetto ai paesi del Commonwealth con rigide leggi anti-gay.

Una fonte diplomatica ha spiegato: "L'impatto di questa dichiarazione su gay e diritti delle donne non deve essere sottovalutato, è un documento molto forte. Anche la scelta di parlare di parità di genere e emancipazione femminile - usando il linguaggio fino a poco tempo considerato appannaggio di attivisti di sinistra - è altrettanto significativa.

Per molti osservatori la scelta dei tempi non è casuale. Con Kate incinta di cinque mesi, l'insistenza sulla parità di genere non sarebbe indifferente. Allo stato attuale, se, come si dice, la duchessa e il principe William avesse una figlia non sarebbe destinata al Trono, nel caso della nascita di un figlio maschio, ma è nell'aria un cambio della legge.

La Regina non ha espresso un parere sulla modifica di legge. Tuttavia, lmolte fonti hanno confermato che la sua approvazione dei diritti alle donne nella Carta rispecchia il suo sostegno per la parità dei diritti di successione.
fonte http://www.vanityfair.it

Torino LGBT Film Festival: la 28esima edizione ad aprile dal 19 al 25


Il Festival diretto da Giovanni Minerba si svolgerà a Torino dal 19 al 25 aprile. L'immagine della kermesse è firmata dal fumettista Ralf König.

Torino LGBT Film Festival: la 28esima edizione ad aprile
La 28esima edizione di Da Sodoma a Hollywood Torino GLBT Film Festival, diretto da Giovanni Minerba, si svolgerà dal 19 al 25 aprile 2013 al Cinema Massimo.

Anche quest'anno l'immagine del Festival è frutto della creazione di un grande artista: Ralf König, fumettista e scrittore tedesco, uno dei più celebri autori di fumetti a tematica gay al mondo.

Nelle sue opere König rappresenta in modo fedele e ironicamente dissacrante la vita quotidiana dei gay in Germania così come altre tematiche omosessuali. Il suo stile è quello dei cartoons. Inizialmente limitatosi a brevi storie della durata di una o poche pagine, dal 1987 (anno di Kondom des Grauens, Il condom assassino) si dedica anche a interi libri di fumetti con storie più elaborate.

I fumetti di König sono stati tradotti in numerose lingue e l'autore è stato insignito di parecchi premi e onorificenze, tra cui nel 1992 il Premio Max e Moritz come miglior disegnatore di fumetti nel mondo tedesco. In Italia molte delle opere di König sono pubblicate dalla rivista Linus e dall'editore Kappa Edizioni.

Il comitato di selezione del Festival - composto da Fabio Bo, Angelo Acerbi, Christos Acrivulis, Alessandro Golinelli, Silvia Novelli e dai consulenti Flavio Armone, Nancy K. Fishman, Pierre Hombrebueno, Simone Morandi, e guidato dal direttore Giovanni Minerba - conferma la volontà di indagare e proporre al pubblico film e tematiche, spesso scottanti e controverse, di grande attualità e, soprattutto, di grande interesse per l'intera società, offrendo al pubblico e agli addetti ai lavori film, provenienti da tutto il mondo, altrimenti "invisibili".

Tra le prime anticipazioni di questa edizione un Focus tematico di estrema attualità, dedicato alle questioni dei diritti civili e delle pari opportunità, del riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, dell'omogenitorialità e delle adozioni, ovvero i grandi temi di dibattito e sviluppo politico in Europa e nel resto del mondo proprio in questi giorni.

Il Torino GLBT Film Festival nasce nel 1986 e dal 2005 è amministrato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, con il sostegno degli Assessorati alla Cultura della Provincia e della Città di Torino, e con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Fondazione CRT.
fonte http://www.movieplayer.it notizia a cura di Fabio Fusco