lunedì 12 agosto 2013

Lgbt: Giovani gay, solissimi, di Delia Vaccarello

E’ difficile immaginare la profondissima solitudine degli adolescenti omosessuali.
Da qualche anno si parla molto di più di omofobia ma la si identifica quasi esclusivamente con l’aggressione violenta e sanguinaria. Con la coltellata o il pestaggio.
C’è invece un’omofobia quotidiana che miete vittime tra i giovanissimi e può pesare per tutta la vita.

Tu, adolescente gay, ti senti condannato al silenzio quando accanto a te i compagni di scuola trovano naturale esibire le ragazze quasi fossero il trofeo di un’appena conquistata virilità.

E tu, ragazza lesbica, se non atteggi il corpo secondo i rituali della eterosessualità sei considerata “chiusa”, “racchia”. Il vostro mondo emotivo si chiude a riccio. Apparentemente siete come gli altri, ma di fatto dissimulate, vi sdoppiate.

E anche se non parlate di voi, chi vi sta intorno sente che avete qualcosa di “strano”. C’è un diaframma tra voi e il mondo esterno, una parete di vetro, ed è fatta di quel freno che avete messo alla spontaneità per evitare che gli altri si accorgano del vostro segreto.

Ma i compagni di scuola, gli amici, spesso intuiscono. E mettono in atto quella ferocia fatta anche solo di occhiate e piccoli gesti che a modiche dosi molti hanno sperimentato da giovanissimi, spesso cedendo. E’ la crudeltà del gruppo che, inquietato dalle variabili fuori controllo, perseguita chi rappresenta una minaccia perché non conforme.

Il gay o la lesbica, però, non possono adeguarsi, se non pagando l’altissimo prezzo di reprimere le proprie emozioni. L’aggressione nei confronti dell’omosessuale diventa una formazione di genere: se non dimostri anche solo a parole che per te “essere frocio” vuol dire non essere maschio diventi sospetto.

Scatta allora l’esilio dal gruppo: è la condanna emessa dall’omofobia nei confronti di chi scopre presto di avere un’attrazione erotica e sentimentale verso una persona del proprio sesso. Oggi più di prima il gruppo è per i ragazzi la seconda famiglia.
Se non la prima. Può succedere che il giovane gay o la ragazza lesbica trovino il coraggio di svelarsi, ma non significa che siano attrezzati all’impatto con un mondo che non li prevede.

Lavoro nelle scuole di Venezia da quasi dieci anni a progetti di “Educazione sentimentale come educazione alla cittadinanza” che tentano di sgretolare nei ragazzi la prigione del pensiero omologante. Quest’anno uno di loro ha detto: “Senza pregiudizi sarebbe il caos”.

Una frase che ci dà la misura del modo in cui viene vissuto chi rappresenta una figura “atipica”. Se a 14 anni diventi per i tuoi amici e per i tuoi parenti l’incarnazione del caos puoi essere fortemente tentato di toglierti la vita. La legge contro l’omofobia è in discussione al Parlamento.

Comunque vada, nel paese occorre una massiccia e capillare azione culturale condotta, non a colpi di slogan, ma con intelligenza emotiva affinché cambi negli adulti e nei giovani la percezione di chi non si allinea a quei “dover essere” di cui il gruppo è prigioniero.
fonte http://liberitutti.com.unita.it/su Liberi tutti Autore: Delia Vaccarello

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