lunedì 11 febbraio 2013

Lgbt: Trans e Università, anche a Pisa problema ignorato: il racconto di uno studente (FTM)

Essere transessuali in Italia non è una cosa facile.

Dopo il dibattito intitolato “Chiamami per nome” organizzato qualche giorno fa dall’associazione Antéros all’Università di Padova sul “doppio libretto”, un ragazzo trans che sta compiendo il percorso da donna a uomo (FTM) di 29 anni studente dell’Università di Pisa ci ha voluto raccontare la sua storia: i suoi problemi, le difficoltà nell’ambiente universitario ma anche le grandi conquiste della sua vita.

Nella speranza che chi di dovere prenda a cuore la questione e si metta in moto per trovare rapide soluzioni.

Per rispettare la sua privacy (richiesta rivolta anche alla sua università) lo chiameremo semplicemente S.


Innanzitutto qual è stata la tua esperienza? Sei nato donna, quando hai capito capito che il tuo corpo biologico non era quello giusto?
S: Sono nato donna ventinove anni fa, un po’ lo sai da sempre magari lo ignori, ma sai di non essere come gli altri, e quando cominciano a dividere i maschi dalle femmine ti chiedi perché io devo stare qua? A quattro anni ho fatto una mezza rivoluzione alla scuola materna perché non volevo vestirmi da ballerina di charleston, l’ho spuntata.

Ne hai parlato in famiglia?
S: No, non ne ho ancora parlato in famiglia perché economicamente sono dipendente dalla mia famiglia, mia mamma sa di un mio amico, ma non è positiva. Non è negativa ma non capisce, continua a non capire.

Quando hai deciso di fare il grande passo?
S: Ho conosciuto un amico FTM e ci siamo visti e abbiamo parlato tutta una notte e poi ci ho pensato; erano ormai tre anni fa, una cosa del genere, ma un po’ mi ero già costruito un me maschio nel web dal 2004, quando sono andato a vivere da solo, anche se poi mi è toccato tornare a casa per motivi economici. Ho fatto la parte psichiatrica e psicologica del percorso, ma non ancora il percorso ormonale.

Hai provato a chiedere alla segreteria dell’Università di Pisa se fosse possibile ottenere un libretto temporaneo, cosa ti hanno detto?
S: Si, ho parlato con una delle responsabili che mi ha detto che il libretto è un documento, come potrebbe essere la carta di identità e non è possibile abbreviare il nome.

Perché la richiesta di avere un nuovo libretto?
S: Per non impazzire, oltre tutto anche sulla tessera della mensa c’è nome cognome numero di matricola e foto. Ora non basterebbe scrivere Numero di Matricola: 4XXXX7 Nome: M. Cognome FXXXX e foto?
Insomma sarei riconoscibile ma non sarebbe così imbarazzante da togliere dal portafoglio.
Non mangio mai a mensa. L’idea del doppio libretto è per la biblioteca, per le questioni “esterne”.
Unipi funziona col portale di Alice, dove è legato al tuo username, ed ai tuoi dati personali completi, il libretto online che vale ai fini della richiesta dell’esame di Laurea, vale più del libretto.
Sulla verbalizzazione dell’esame userò i dati personali, nome femminile ecc, che andrà sul portale nella medesima forma.
Ma per le altre cose ci potrebbe essere il doppione con gli esami e simili. Fosse per me potrei portare anche ad ogni esame la perizia psichiatrica in mio possesso.

Che richieste fai alla tua Università per migliorare la tua vita di studente?
S: Mi piacerebbe avere un modo per non dovermi presentare ogni volta col nome anagrafico.
Delle volte si creano situazioni imbarazzanti in cui devo tirare fuori i documenti perché non sono sempre credibile con un nome femminile.
Avrei da raccontare i numeri fatti dai carabinieri al posto di blocco, che mi hanno preso per un ragazzino minorenne.
Dalla patente non mi riconoscevano, e mi hanno chiesto anche la carta di identità.
Questo è molto spiacevole.
Ti iscrivi agli esami con nome e cognome, e viene fatto l’appello, o vieni chiamato attraverso quello. Mi crea fastidio perché non posso vivere liberamente la mia vita universitaria al meglio, a lezione potrei presentarmi benissimo come S., ma poi vengo chiamato per nome agli esami. Sembra che prenda in giro le persone.

Hai parlato di privacy, sei preoccupato che i docenti sappiano della tua condizione? Credi che possano valutarti in modo diverso?
S: Sul valutare diversamente non so, questo in realtà non mi preoccupa troppo.

I tuoi compagni di corso sanno di te?
S: In università non sanno di me, gli amici un po’ se lo aspettavano, si capisce un po’, non sono mai sembrato lo stereotipo della barbie tutta rosa.

Hai amici o amiche in condizioni simili alla tua che hanno deciso di non frequentare l’Università per non essere discriminati?
S: Ho amici che hanno problemi a richiedere la borsa di studio, perché poi indirizzata a nome femminile.
fonte http://ilreferendum.it di Riccardo Rocca

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