mercoledì 2 gennaio 2013

Lgbt Cinema: Giuseppe Tornatore presenta il suo ultimo film "La migliore offerta". "La mia storia d'amore come forma d'arte"

«Volevo realizzare una storia d’amore improbabile e quindi altamente verosimile, raccontando l’incontro di due ossessioni», dice Giuseppe Tornatore a proposito di “La migliore offerta”, il suo nuovo film che esce nelle sale il 1° gennaio.

Protagonista di questa storia d’amore in forma di thriller è Virgil, un antiquario esperto d’arte, interpretato da Geoffrey Rush (“Il discorso del Re”) che nel giorno del suo sessantatreesimo compleanno riceve un incarico molto particolare.

Una ragazza alquanto misteriosa (interpretata da Sylvia Hoeks) lo chiama per occuparsi della dismissione delle opere d’arte contenute nella sua vecchia casa di famiglia, una dimora decadente e bellissima, senza però presentarsi all’incontro.

E’ con queste premesse che nasce fra i due una relazione d’amore sui generis che Tornatore costruisce come una partita a scacchi. La posta in gioco, questa volta, sembra la possibilità stessa dell’amore, come via di fuga, come liberazione e redenzione.

«Perché - spiega Tornatore - da una parte c’è un uomo ossessionato dall’altro sesso, incapace di provare emozioni che non siano quelle codificate della forma e della bellezza artistica; un uomo insomma che per tutta la vita si è tenuto alla larga dalla complessità delle emozioni, rifuggendole completamente. Tanto che non riesce a dare del tu nemmeno al suo assistente (interpretato da Jim Sturgess) e dall’altra c’è una donna che ha questa fobia per i grandi spazi, che non riesce a vivere fuori della propria casa e che quindi vive come barricata dentro un universo ristretto e protetto».

Logico che l’incontro di queste due esistenze al limite, ossessionate soprattutto dal rapporto con l’esterno, cambi le prospettive sul mondo dei due protagonisti (bravissimi, come del resto Donald Sutherland, nei panni del miglior amico di Virgil).

«Non volevo fare un film che descrivesse il mondo dell’arte – prosegue Tornatore – che mi ha sempre affascinato, tra l’altro. E che seguo come estimatore. Il mio desiderio era quello di realizzare una storia d’amore partendo dall’idea contemplativa dell’arte. Anche perché l’amore è una forma d’arte».

La villa decadente e abbandonata del film, che resiste all’interno di una zona di palazzi moderni, è un simbolo dell’Occidente in crisi, dell’Occidente messo in vendita?
«Ci sono, in effetti, dei segnali che potrebbero far pensare a questo.
La lettura che lei suggerisce è credibile. Ma in cuor mio sarei disonesto se dicessi che ho pensato ad un sottotesto politico. Mi sono lasciato andare al racconto, a quel che la drammaturgia imponeva. Senza darmi altri fini se non il racconto di questa storia, che forse è la meno sentimentale dei miei film».

E’ preoccupato del momento assai critico che sta attraversando il cinema italiano che fatica a trascinare la gente al cinema?
«Come i produttori, anche noi cineasti ci poniamo questo problema.
Spero che sia un momento di passaggio, legato alla congiuntura economica.
Forse dovremmo pensare a ridimensionare i costi, partendo dal biglietto in sala che non è esattamente economico, visti i tempi.
Anche se penso che il problema maggiore sia la pirateria.
Ma non sono così pessimista sul futuro. Nonostante questo calo tragico di pubblico, sono convinto che il cinema svolga ancora un ruolo significativo, culturale e sociale.
E la gente di questi tempi ha bisogno di punti di riferimento solidi. Anche per entrare in una sala e distrarsi per due ore.
Se un film riesce a farti dimenticare, almeno per due ore, la realtà che sta fuori dalla sala, allora ha raggiunto il suo scopo. E di questi tempi non è poco».

Teme anche lei il ritorno di Berlusconi?
«Per niente. Anche se il nostro Paese ci ha abituati a sorprese incredibili, questo mi sembra altamente improbabile, non più ipotizzabile».
fonte http://www.huffingtonpost.it Di Elena Martelli
A QUESTO LINK IL TRAILER:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=rAvyBSxv_c0

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