sabato 21 dicembre 2013

Roma: Università la Sapienza, alle migliori tesi lgbt il premio 'Maria Baiocchi'

Alla Sapienza di Roma l'associazione Di'Gay Project ha consegnato un assegno a due lavori sui temi dell'omogenitorialità e del gergo queer. I relatori: "Ogni anno che passa le ricerche raggiungono un livello più alto"

Studi gay: la cultura contro l'omofobia. All'università Sapienza di Roma, l'associazione Di'Gay Project ha staccato due assegni agli autori delle migliori tesi di laurea e post-laurea lgbt nell'ambito della IX edizione del premio Maria Baiocchi. Ad aggiudicarseli sono stati Corinna Sabrina Guerzoni, che ha vinto mille euro con una tesi di laurea specialistica sull'omogenitorialità in Lombardia (Università Bicocca di Milano), e Daniel De Lucia, che di euro ne ha vinti 2mila, con la tesi di dottorato "Il gergo queer (termine ombrello per indicare tutte le persone lgbt ndr) nell'italiano novecentesco e contemporaneo" (Università "G. D'Annunzio" Chieti-Pescara).

Vince la linguistica lavanda
. De Lucia si è inserito nel filone di studi della cosiddetta "linguistica lavanda" fondata da William Leap (il termine deriva dal colore della lavanda che soprattutto negli Usa viene associato alla comunità lgbt ndr): "E' una traduzione italiana della linguistica queer: finora se ne sono occupati solo giornalisti, psicologi, scrittori. Ho cercato di collocare il mio lavoro tra i professionisti del settore". Ma quando nasce il gergo gay? "Quando le persone omo o bisessuali - spiega De Lucia - hanno bisogno di parlarsi in codice, ovvero quando la condizione gay è considerata una malattia o un reato".

In genere si studia come la comunità italiana parla dei gay, ma la prospettiva del lavoro di De Lucia è diversa: "Ho voluto capire - afferma - come parlano le persone omo o bisessuali tra loro, quali sono i codici linguistici utilizzati". Oggi si può parlare di 'degergalizzazione'? "Nella società attuale non si può parlare solo di italiano contemporaneo, di gergalizzazione o di degergalizzazione perché questi linguaggi convivono a seconda dell'età delle persone e della loro cultura di riferimento". E il giovane studioso fa un esempio: "Prendiamo l'uso del maschile. Quando un ragazzo gay declina al femminile il nome di un suo coetaneo, quest'ultimo potrebbe ricordargli - risentito - che è un uomo. Ciò non avviene tra le persone gay over 50, che per scherzare utilizzano con più scioltezza e senso dell'ironia il femminile per parlarsi".

"Lgbt & Gender Studies: per una cultura della diversità"
. La premiazione è avvenuta alla facoltà di Psicologia nell'ambito di un convegno sugli studi lgbt nel mondo accademico italiano. Vittorio Lingiardi, docente di Psicologia dinamica alla Sapienza e autore di studi sul vissuto delle persone omosessuali, ha condotto l'incontro. Sono intervenuti tra gli altri Silvia Mazzoni, docente di Psicologia dinamica alla Sapienza, Roberto Baiocco, ricercatore in Psicologia e responsabile del servizio "6 come sei" della Sapienza, Michela Fusaschi, ricercatrice in Antropologia culturale e sociale all'Università Roma Tre, Luca Trappolin, ricercatore in Sociologia all'Università di Padova, e Alessandro Baracchini, giornalista di RaiNews 24. Ogni anno che passa le tesi raggiungono un livello più alto, hanno sottolineato i relatori. Gli studi lgbt, nonostante le diffidenze ancora presenti nel mondo accademico, cominciano ad avere anche in Italia la dignità che hanno in altri Paesi.

"In memoria di Maria Baiocchi continuiamo a premiare il merito nonostante la crisi" ha detto Imma Battaglia, presidente onoraria del DìGay Project, che per la prima volta ha salutato la premiazione da consigliera di Roma Capitale. "In un momento di crisi tanto drammatica per il Paese, vogliamo continuare a dare un segnale di continuità ai giovani che hanno il coraggio di credere in se stessi per provare a costruire un futuro diverso da questo". Investire sui giovani e sugli studi lgbt. "Anno dopo anno - continua Battaglia - rinnoviamo il nostro impegno a puntare sui giovani, consapevoli di muoverci spesso controcorrente, ma convinti che investire risorse nella ricerca in generale e, nello specifico, in quella sulle identità di genere e sugli orientamenti sessuali, sia un modo per accendere piccole luci di speranza".

Maria Antonietta Baiocchi era un'attivista lesbica morta il 20 settembre 2002 all'età di 43 anni. "Maria ha vissuto la sua condizione con coraggio ed entusiasmo - ricordano gli amici - La malattia che la colpì a 18 anni, la limitò nella mobilità fisica, ma non riuscì a scalfire in lei il desiderio di impegnarsi verso il prossimo e verso la comunità lgbt. Con passione e forza interiore non permise che la malattia prendesse il sopravvento, ma partecipò fino alla fine a quante più occasioni di visibilità e di rivendicazione dei diritti negati, confrontandosi, cercando ed offrendo sia amore che amicizia. Un luminoso esempio di vita".

Nelle sue nove edizioni, hanno concorso al Premio oltre 200 tesi di laurea e post-laurea, archiviate e disponibili alla consultazione presso la sede dell'associazione Di'Gay Project. Più di 40 docenti e ricercatori sono stati coinvolti per la valutazione dei singoli lavori ogni anno, 23mila euro i contributi erogati finora agli studenti migliori. "Non credevamo, sinceramente, che così tanti fossero i giovani desiderosi di approfondire questi temi - commenta Battaglia: molti affezionati all'Italia, altri curiosi di indagare il mondo e gettare ponti su altre realtà: studiosi di medicina, esploratori dell'antropologia, tutti con una straordinaria voglia di scoprire, approfondire e condividere l'unicità di una prospettiva sulla vita".
Fonte: www.repubblica.it (20/12/13) via http://www.digayproject.org di PASQUALE QUARANTA

Lgbt: “Spegniamo l’Odio” lo spot Arcigay contro l’omotransfobia

Lo spot è stato realizzato da Arcigay e finanziato dal Progetto LGBT del Consiglio d'Europa nell'ambito delle attività previste dalla Raccomandazione CM/Rec(2010)5 agli Stati membri sulle misure volte a combattere la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere .

Il video firmato e diffuso nel web da Latte Creative ha come titolo proprio "Spegniamo l'Odio" dove Odio raccoglie numerose frasi omofobe pronunciate nel tempo da politici e personaggi pubblici italiani.

Tra di esse spiccano quelle dette da Giancarlo Gentilini, da Giancarlo Cerrelli, Pino Scotto, Mariano Apicella, Romano La Russa, Vittorio Sgarbi, Padre Livio (Radio Maria), Alessandra Mussolini e Daniela Santanché. Il Presidente di Arcigay, Flavio Romani, ha unito al video una petizione, lanciata attraverso Change.org e rivolta ai senatori della Commissione Giustizia del Senato.

"Noi non ci arrendiamo all’odio e diciamo no a questa idea di società. Vogliamo una legge che senza se e senza ma, senza salvacondotti e annacquamenti, stabilisca anche per i crimini d’odio omofobico e transfobico quello che stabilisce da decenni anche per diverse altre fattispecie " (tratto da http://www.change.org/noomofobia)

Petizione "Approvate un testo di legge che contrasti REALMENTE l’omofobia e la transfobia, senza se e senza ma" QUI PUOI FIRMARE LA PETIZIONE:
http://www.change.org/noomofobia
fonte http://www.articolotre.com/

venerdì 20 dicembre 2013

Lgbt: New Hampshire, tutta la scuola si veste di rosa per difendere un ragazzo vittima di bullismo

E’ stato vittima di bullismo Ryan, solo perché aveva indossato un paio di scarpe da ginnastica rosa per festeggiare la guarigione della mamma da un tumore.

E quando la madre e suo fratello maggiore l’hanno scoperto, hanno lanciato un appello sui social. Risposta? ‘Tutti i ragazzi della scuola, il giorno dopo, si sono presentanti in classe completamente vestiti di rosa.

Qualche settimana fa Ryan Marotta (nella foto sotto), studente di 12 anni di Windham (cittadina statunitense del New Hampshire), aveva deciso di indossare quelle scarpe in occasione del “mese della prevenzione del cancro al seno”, il cui colore-simbolo è appunto il rosa. E l’aveva fatto soprattutto per la madre Kim che, colpita dal tumore, era riuscita a sconfiggerlo. Ma arrivato a scuola sono iniziate le prese in giro da alcuni compagni, anche in modo molto pesante ed offensivo, tanto da costringerlo a togliersele.

“Era così orgoglioso delle sue scarpe rosa e non vedeva l’ora di indossarle”, ha dichiarato Kim Marotta. “Mi sono commossa quando mi ha detto: mamma scusami se non le ho indossate. Il fatto che abbia chiesto scusa proprio a me, mi ha fatto stare così male, che ho postato un messaggio su Facebook. Ed ho ricevuto tante risposte positive. Più di 50 commenti di incoraggiamento dicevano: spero che le indossi ancora, dovrebbe esserne fiero, non dovrebbe assolutamente vergognarsi”.

Ryan1 150x150 New Hampshire, tutta la scuola si veste di rosa per difendere un ragazzo vittima di bullismoAnche Andrew (nella foto a lato, al centro), il fratello maggiore di Ryan, scoperto cos’era accaduto, ha lanciato un appello attraverso i social network: “Ho chiesto sia ai miei amici che ai compagni di classe di Ryan di vestirsi di rosa per incoraggiarlo e sostenerlo. E il giorno dopo, 200 studenti si sono presentati a scuola vestiti di rosa per sostenere Ryan”.

Per Ryan, che era era all’oscuro di tutto, vedere tanti ragazzi e ragazze vestiti di rosa è stata una sorpresa incredibile: “Ero contentissimo di vedere tutto quel sostegno nei miei confronti. Mia mamma ha pianto di gioia quando l’ha saputo”. “E’ incredibile come le cose sono cambiate in una sola notte”, ha detto ancora Ryan,”Perfino alcuni insegnanti erano vestiti di rosa. Mi hanno fatto davvero felice”.
fonte http://www.buonenotizie.it Pubblicato da Laura Pavesi

lisadelgreco.blogspot.com..Augura a tutti i suoi lettori e lettrici, un Sereno Natale...

Buon Natale...
A chi si sente solo
a chi ha la gioia nel cuore,
a chi vorrebbe essere amato

A chi vorrebbe donare,
a chi ha sbagliato
a chi vorrebbe volare.

A chi è in guerra
a chi si sente in pace
a chi soffre in silenzio
a chi sa perdonare.

A chi non ha occhi per vedere
a chi sa ascoltare

A chi ha una meravigliosa famiglia
a chi è lontano dalla sua terra
a chi ha degli amici
a chi invece ne vorrebbe da amare.

A chi è povero
a chi desidera una casa
per vivere questo Natale...

Per un Natale di Festa soprattutto dentro di noi...
Auguri !....Lisa
http://lisadelgreco.blogspot.it

Lgbt USA: Apple, Abercrombie e Nike sono brand troppo gayfriendly per Natale 2013 secondo alcuni cristiani

Ecco i marchi che sono stati criticati per il supporto ai diritti Lgbt

I Cristiani contrari ai diritti Lgbt si sono messi in moto e hanno stilato una classifica di marchi internazionali giudicati troppo favorevoli agli omosessuali. E quindi hanno deciso di indicare quali prodotti sarebbe meglio evitare di comprare per Natale, proprio come “punizione” per il loro appoggio alle tematiche gay.

Assurdo? Ovviamente. Ma purtroppo è così. E così, nella lista di coloro che si battono per l’uguaglianza e contro la discriminazione troviamo Apple, Abercrombie e Nike, tra i tanti nomi.

Appare anche The Home Depot, colpevole di aver organizzato un flash mob a favore delle nozze gay in una delle loro sedi di negozi.

Adidas è giudicata troppo laica. Abercrombie, invece, abbraccia pienamente gli obiettivi politici e sociali del movimento omosessuale, bisessuale e transgender - tra cui il matrimonio omosessuale. Macy’s agisce attivamente per la lotta a favore del mondo gay e trans e ha un’intera sezione del suo sito dedicata al gay “Pride” e alla storia. Accuse simili per Amazon e American Express.

L’accusa è le Aziende Che “normalizzano” le PERSONE LGBTI nel campo economico e nella cultura nei confronti del matrimonio omosessuale

Qui sotto l’elenco completo dei brand che hanno sostenuto troppo i diritti gay e, in alcuni casi, quello della donna di abortire.

Abercrombie and Fitch, Adidas, Amazon, American Express,Apple
Barnes & Noble, Best Buy, Costco, Gap, Old Navy, Banana Republic
The Home Depot, JC Penney, Levi Strauss and Co, Macy’s
Microsoft, Nike, Sony, Target, TJ Maxx, Marshalls, Home Goods, Visa
fonte http://www.queerblog.it da: Desperate Gay Guy Via | GayStarNews

Lgbt TV: Karen e Jack ancora insieme: reunion in "Sean saves the world" della coppia di "Will & Grace"

Negli Usa sta andando in onda la nuova serie tv “Sean saves the world” che vede protagonista proprio Sean Hayes. Lui è l’indimenticabile Jack della serie tv cult “Will & Grace”. Chi non lo ricorda impegnato nei suoi esilaranti dialoghi con l’amica Karen? Ebbene, presto potremo rivedere nuovamente la coppia insieme, sul piccolo schermo.

In una delle prossime puntata della serie tv, l’attore ritroverà infatti Megan Mullally come guest star. Un momento imperdibile per chi ha nostalgia dei due e sogna(va) di ritrovarli ancora insieme. L’occasione diventerà presto realtà.

Megan interpreterà il ruolo della sorella di Sean, il protagonista del telefilm, e verrà trasmesso a febbraio negli Usa. Inoltre, come partecipazione straordinaria, anche quella di Guy Pearce, attore in LA Confidential, Memento e il cult Lgbt Priscilla la regina del deserto

Recentemente, Hayes ha parlato del suo nuovo impegno in televisione come una sorta di serie tv post Will & Grace e… post gay:

“Senza Will & Grace non saremmo qui adesso. Ma io penso a questo come uno show post-gay dove c’è un uomo gay al centro, ma non si tratta di suo essere omosessuale”

Ancora non si sa quando potremo vedere “Sean Saves the world in Italia”.
fonte http://www.queerblog.it da: Desperate Gay Guy

Lgbt: Conduttore Rai de "Il ruggito del coniglio" fa coming out, foto di coppia su sito trasmissione

Antonello Dose, che insieme a Marco Presta (in foto) conduce "Il ruggito del coniglio" su Radio 2, ha fatto coming out. Per inaugurare il "Registro delle unioni coniglie", ha pubblicato la foto con il compagno.

Antonello Dose, uno dei due presentatori del popolarissimo programma radiofonico di Radio2 "Il Ruggito del coniglio" ha fatto coming out pubblicando, proprio sul sito del programma, una foto che lo ritrae con il proprio compagno, Fabrizio.

Dose è il quarto volto (anche se in questo caso sarebbe meglio parlare di "voce") Rai a fare coming out dai microfoni di Viale Mazzini. Celebri i casi di Stefano Campagna , giornalista del TG1, che nel 2007, durante un'intervista dichiarò: "Vivo la mia vita con la quotidianità di chiunque altro.

Non sono 'dichiarato', sono una persona che lavora e che non ha nulla da nascondere". Qualche anno dopo, nel 2012, il coming out di Alessandro Baracchini fu decisamente più eclatante. In diretta TV, durante il TG di RaiNews24, il giornalista disse: ""Se non fossi favorevole al matrimonio gay non potrei sposarmi nemmeno io". Come dimenticare il giornalista sportivo di La7 Paolo Colombo.

Nel caso di Dose, è l'intero programma che ha deciso di schierarsi a favore dei diritti delle coppie gay e del riconoscimento delle unioni.
Per farlo, lo staff della trasmissione ha aperto sul proprio sito il "Registro delle unioni coniglie" , ovvero un simbolico registro online al quale ci si può iscrivere semplicemente pubblicando una foto di coppia.
La prima che inaugura il registro è proprio quella di Antonello e Fabrizio e nelle ore successive se ne sono aggiunte altre 14 di altrettante "coppie di fatto".

Ci sono etero, omosessuali, ma anche persone con i loro animali domestici. E' l'ennesima iniziativa, per altro nata non in seno alla comunità lgbt, che dimostra come la società italiana sia più che pronta al riconoscimento delle coppie gay che il parlamento continua a rimandare.
fonte http://www.gay.it/

giovedì 19 dicembre 2013

Firenze: Il ritorno di Drusilla Foer un calendario contro l'Aids

Foto aggressive per la signora dell'alta borghesia fiorentina, che saranno esposte alla galleria d'arte "Aria". Parte dei ricavati andranno alla campagna "PenSieroPositivo"

Il ritorno di Drusilla Foer un calendario contro l'Aids "Perché ho fatto un calendario?
Scusi, non ho capito la domanda". Drusilla Foer icona del web, nel cast di Magnifica presenza di Opzetec, ospite da Serena Dandini in The show must go off, interprete di campagne di sensibilizzazione sociale, radiofonica a radio insieme città futura con Davide Drago, lancia il calendario 2014 ritratta da Leonardo Pasquinelli e Paolo Nesi di Officine Fotografiche.


L’idea all’inizio del 2013 con Paolino Penelope proprietario del Crisco Club, un locale notturno di Firenze di cui la Signora Foer è considerata l’icona.
La collaborazione con Officine Fotografiche nasce da un rapporto di amicizia di oltre un ventennio con gli artisti di questo studio.

E’ di officine il primo ritratto fotografico della Signora al suo ritorno a Firenze nel 1990, sempre di Officine lo scatto contro l’uso delle pellicce del 2008 e l’immagine per la campagna di Anlaids del 2011. Gli scatti del calendario 2014 raccontano Drusilla inedita, vestita di pelle, in corsetteria ecrù, mentre riceve un oscar o terrorizzata prima per un intervento di plastica facciale…un omaggio ai grandi maestri anni 80/90 della fotografia.

Aria art gallery ospita per la seconda volta un lavoro fotografico che vede come soggetto Drusilla Foer (è del Gennaio del 2013 la mostra di ritratti “ Itinere” di Mustafa Sabbagh). Saranno sposte in galleria dal 20 Dicembre le immagini originali del calendario di Officine Fotografiche e gli scatti di Federico Montani che documentano il back stage dei cinque giorni di lavorazione del calendario in una singolare visone tra il documentaristico e il voyeurismo.

In esclusiva per Crisco una istallazione permanente all’interno del locale fiorentino, di un’opera di Officine Fotografiche che ritrae Drusilla Foer in un ritratto forte e morboso.
Mai vista così. Il 21 dicembre al crisco sarata di presentazione del calendario con un'installazione di Officine Fotografiche.

Il backstage:
http://video.repubblica.it/edizione/firenze/il-backstage-del-calendario-di-drusilla-foer/150571/149078
La gallery:
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2013/12/18/foto/drusilla_le_foto_del_calendario-73922252/1/#6

Parte dei ricavati della vendita del calendario saranno devoluti a "PenSieroPositivo", un'iniziativa benefica promossa dal Quartiere 1 a sostegno dell'ospedale di Careggi per due progetti di ricerca contro l'HIV. In collaborazione con la SOD Malattie Infettive dell’AOU di Careggi.
Una parte dei ricavati sarà anche investita nel 2014 in uno spot prodotto da Crisco Club interpretato da Drusilla Foer contro la guida in stato di ebberezza che verrà distribuito nel circuito dei festival di cinema queer in italia, e nei locali che vorranno aderire alla promozione del messaggio.


E’ possibile trovare il calendario presso:
Aria art gallery, borgo ss apostoli 40r / Crisco club, via Sant’Egidio 43r/ Ete bistro, Via Faenza 55r
American transfert, via Nazionale 123r/ Quelo, borgo santa croce 15r
fonte http://firenze.repubblica.it

mercoledì 18 dicembre 2013

“Rieducare” i giornalisti ad un’informazione rispettosa degli LGBT

Il Dipartimento per le Pari Opportunità insieme all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ha pubblicato il documento “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”.

Il comunicato datato 11 dicembre 2013 sul sito del Dipartimento per le Pari Opportunità spiega come questa pubblicazione faccia seguito al ciclo di seminari di formazione per giornalisti intitolato “L’orgoglio e i pregiudizi”, svoltosi nell’ottobre 2013 a Milano, Roma, Napoli, Palermo, organizzato dall’UNAR in collaborazione con Redattore Sociale.it, con il patrocinio dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione nazionale stampa italiana, delle amministrazioni comunali, degli Ordini regionali e dei sindacati dei giornalisti delle città ospitanti, nell’ambito del progetto “LGBT Media and Communication” finanziato dal Consiglio d’Europa.
L’intero progetto di seminari e tutti gli incontri organizzati sono spiegati nel sito di Redattore Sociale, il quale ha invitato a partecipare giornalisti a tempo pieno in una testata, giornalisti collaboratori, allievi di scuole di giornalismo, allievi delle facoltà di scienze della comunicazione, ma anche addetti stampa e comunicazione di organizzazioni e istituzioni pubbliche o private.

Nell’introduzione del documento viene spiegato: «L’Italia non conosce ancora il concetto di “crimine d’odio” verso la comunità LGBT, ma si sta adeguando e in Parlamento si sta discutendo un progetto di legge contro l’omofobia».

A questo proposito i punti principali del decalogo riguardano, ad esempio, la teoria del gender. Si sottolinea, infatti, come “sesso” e “genere” non vadano confusi. Il primo termine si riferisce agli apparati genitali, il secondo all’insieme di elementi psicologici, culturali e sociali che determinano l’essere donna o uomo. Si discute l’uso di parole come “donne gay/omosessuali” oppure “lesbiche”.

Il decalogo precisa come in Italia da decenni il movimento lesbico si sia legato con le istanze del femminismo, promuovendo dunque l’uso della parola “lesbica”.
Per quanto riguarda i transessuali, il documento precisa come il giornalista, per parlare delle persone transessuali, debba appurare come essi si sentano e di volta in volta utilizzare pronomi, aggettivi, articoli coerenti, al maschile o al femminile. Un altro concetto affrontato è quello della famiglia. La famiglia tradizionale non esiste più, le famiglie gay dovranno essere chiamate semplicemente “famiglie”, esattamente come quelle in cui i genitori appartengono a due generi diversi e la stessa considerazione vale per il concetto di “matrimonio”.

Lo scopo del decalogo è quello di educare o di “rieducare” i giornalisti non da un punto di vista linguistico, bensì contenutistico. Le reazioni del giornalismo italiano sono state piuttoste critiche e negative, tanto da parlare di “bavaglio dell’informazione”. Ciononostante, è agli occhi di tutti la curiosità e l’interesse alla tutela del mondo LGBT che un simile documento è riuscito a suscitare.
fonte http://ilreferendum.it/(Fonte: www.hitfili.com)di Vanessa Gonzato

Lgbt Radio: A "Oltre le Differenze" pillole di cultura pop il salsa lesbica in collaborazione con LezPop.it oggi 18 dicembre alle 21

Nella puntata che andrà in onda mercoledì 18 dicembre alle 21 anche la cantautrice Sara Velardo e il suo brano “Il mio amore immenso”

Sarà una puntata interamente in rosa, ironica e scherzosa nella quale parleremo di omosessualità femminile, quella di Oltre le Differenze - il format radiofonico interamente dedicato al mondo gay, lesbico, bisex e trans condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini – che andrà in onda mercoledì 18 dicembre alle 21, sulle frequenze di Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50 e 99.10) o in diretta online dal sito www.antennaradioesse.it, con ospiti la cantautrice Sara Velardo e la blogger Milena Cannavacciuolo, fondatrice e autrice del sito www.lezpop.it.

Sara Velardo, cantautrice di origine calabrese ma che vive a Lecco, sarà l'ospite di apertura per promuovere il suo ultimo brano “Il mio amore immenso”, una canzone che parla esplicitamente di tutti gli amori possibili e che fa parte del suo nuovo album in uscita a gennaio “Polvere e gas”.

Entreremo poi nel mondo della cultura lesbica, per parlare anche in modo semi-serio dell'omosessualità femminile, ancora troppo taciuta e spesso invisibile, insieme a Milena Cannavacciuolo, una delle autrici del blog più letto dalla comunità lesbica: LezPop.
Dal glossario lesbico e queer, ai film e alle serie tv a tema, sarà un primo assaggio di cultura pop in salsa lesbica a cura della redazione di LezPop che diventerà una rubrica fissa a Oltre le Differenze.

Chiudono la puntata, come sempre, i libri, i film e gli appuntamenti a tema LGBT per le feste natalizie. La trasmissione tornerà poi in onda a gennaio, per interagire con la redazione i contatti sono: 366 2809050 o redazione.oltreledifferenze@gmail.com, è attiva la pagina fan su Facebook e il blog www.oltreledifferenze.wordpress.com .
fonte redazione "Oltre le Differenze"

Lgbt: Barack Obama e Biden disertano Sochi. Ci sarà icona gay Billie Jean King l'ex tennista nella delegazione Usa insieme a una giocatrice di hockey lesbica

New York. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, non assisterà alle Olimpiadi invernali di Sochi, in Russia, e nemmeno il suo vice, Joe Biden, partirà per presenziare ai Giochi.

Al loro posto, a guidare la delegazione americana alla cerimonia d'inaugurazione, sarà l'ex segretario per la Sicurezza interna e attuale presidente dell'università della California, Janet Napolitano.

Nessun alto funzionario farà parte della delegazione: un segnale chiaro di opposizione alle leggi contro l'omosessualità volute dal presidente russo Vladimir Putin. Faranno invece parte della delegazione l'ex tennista Billie Jean King e la giocatrice di hockey su ghiaccio Caitlin Cahow, entrambe omosessuali.

"La delegazione statunitense ai Giochi olimpici rappresenterà la diversità propria degli Stati Uniti" ha detto Shin Inouye, portavoce della Casa Bianca, a BuzzFeed. "Tutti i membri della delegazione si sono distinti per i risultati ottenuti al servizio del governo, a difesa dei diritti civili e nello sport".

I più alti funzionari statunitensi presenti ai Giochi di Sochi, al via il 7 febbraio, saranno Rob Nabors, assistente del presidente, alla cerimonia d'apertura, e William Burns, vicesegretario del dipartimento di Stato, a quella di chiusura. La delegazione alla cerimonia d'apertura comprenderà anche Michael McFaul, ambasciatore americano a Mosca, Billie Jean
King e Brian Boitano, oro olimpico nel pattinaggio di figura.
La delegazione per la cerimonia di chiusura, guidata da Burns,comprenderà McFaul, Cahow, ed Eric Heiden e Bonnie Blair,entrambi vincitori di cinque medaglie d'oro alle Olimpiadi nel pattinaggio di velocità.

L'annuncio della delegazione ufficiale è inoltre arrivato a meno di due mesi dall'inizio dei Giochi, in ritardo rispetto, per esempio, agli oltre quattro mesi di anticipo per le ultime Olimpiadi estive, la cui delegazione fu guidata dalla first lady, Michelle Obama.

Alle Olimpiadi invernali di Vancouver, nel 2010, parteciparono Barack Obama e Joe Biden, mentre andò a Pechino, nel 2008, l'allora presidente George W. Bush. Nelle scorse settimane, anche i presidenti di Germania e Francia, Joachim Gauck e François Hollande, hanno annunciato che non
presenzieranno alle Olimpiadi di Sochi.
Lo scorso giugno, la Russia ha approvato una legge che vieta la"propaganda" omosessuale, s appelli a boicottare i giochi di Sochi. Lo scorso agosto, Obama si disse contrario all'idea, aggiungendo però di auspicare la conquista di medaglie da parte di atleti americani omosessuali.
fonte http://www.ilmondo.it/Int9

martedì 17 dicembre 2013

Stati Uniti: "The Advocate” Premio LGBT per Papa Francesco

"The Advocate”, la più nota e antica rivista omosessuale americana, nata nel 1967, premia papa Bergoglio come personaggio dell’anno, e sottolinea la sua profonda differenza rispetto ai due pontefici che l’hanno preceduto.

"The Advocate”, la più nota e antica rivista omosessuale americana, nata nel 1967, premia papa Bergoglio come personaggio dell’anno, e sottolinea la sua profonda differenza rispetto ai due pontefici che l’hanno preceduto.

La persona più influente del 2013 non emerge dal nostro conflitto legale in corso ma invece dal nostro conflitto spirituale – i cui successi sono più duri da definire. Non c’è stato nessun voto dato, o legge emanata, ma tuttavia un cambiamento significativo e senza precedenti ha avuto luogo quest’anno nel modo in cui la gente LGBT è considerata da una delle più grandi comunità di fede.

Papa Francesco è il leader di un miliardo e duecento milioni di cattolici romani in tutto il mondo. Ci sono tre volte più cattolici nel mondo di quanti cittadini ci sono negli Stati Uniti. Che piaccia o no, quello che dice fa una differenza”.

Advocate ricorda che ci sono molti cattolici che creano problemi per quanto riguarda le regole di morale religiose, e c’è un grande disaccordo su tanti temi: “ma niente di questo dovrebbe portarci a sottostimare la capacità di ogni papa di persuadere cuori e menti nell’aprirsi alla gente LGBT, e non solo negli USA ma globalmente”.

Chi ostacola la piena accettazione LGBT nella religione “quelli che bloccano il progresso nel lavoro che resta” saranno più facilmente “persuasi da una figura che conoscono. Nello stesso modo in cui il Presidente Obama ha trasformato la politica con la sua evoluzione sui diritti LGBT, un cambiamento da parte del Papa potrebbe avere un effetto duraturo sulla religione”.

Advocate ricorda che sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI erano stati “premiati” dalla rivista con il “Premio Fobia” annuale. E perciò il “drastico cambiamento rispetto ai suoi due predecessori rende quello che ha fatto nel 2013 ancora più audace”.
Per leggere l'originale: http://www.advocate.com/year-review/2013/12/16/advocates-person-year-pope-francis
fonte http://www.lastampa.it/ di Marco Tosatti

lunedì 16 dicembre 2013

Lgbt: “Emergenza omofobia”? I (pochi) studi esistenti dimostrano che è più una “sensazione”. Ecco tutti i dati

Persino l’Avvocatura per i diritti Lgbt deve ammettere: «Esistono pochissimi dati sulla discriminazione Lgbt». L’intolleranza? Per i militanti gay è «fondata non sull’odio ma sull’adesione al modello familiare eterosessuale»

La legge sull’omofobia, dopo l’approvazione alla Camera, sta procedendo nel suo iter al Senato, ma a tappe forzate e per giunta senza che il governo abbia presentato i dati promessi e necessari per giustificare la procedura d’urgenza.

Il tutto si sta svolgendo frettolosamente e senza discussioni. Nonostante la mancanza di informazioni, infatti, il termine per presentare gli emendamenti è stato fissato al 20 dicembre.

ACCUSE GENERICHE
.
La norma prevede fra le pene addirittura il carcere, un misura estrema per combattere un reato di opinione che secondo i sostenitori del ddl rappresenterebbe ormai una vera e propria emergenza in Italia.
A provare però che non esiste alcun allarme reale è un documento dell’Avvocatura per i diritti Lgbt, associazione di avvocati che si occupano della tutela giudiziaria delle persone con tendenze omosessuali.

Nel report, intitolato Realizzazione di uno studio volto all’identificazione, analisi e al trasferimento di buone prassi in materia di non discriminazione nello specifico ambito dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere (2007-2013), si accusano gli italiani di omofobia solo per il fatto che hanno ancora un giudizio negativo su matrimonio gay e adozione per le coppie omosessuali.

Non ci sono invece dati precisi su episodi di violenza o discriminazioni di altro tipo. Invece vi si può leggere quanto segue: «Si può dunque sostenere che l’intolleranza nei confronti delle persone con impulsi omosessuali e bisessuali sembrerebbe nella maggior parte della popolazione fondata non su un immotivato odio omofobico, ma sull’adesione al preciso modello familiare di tipo nucleare eterosessuale».

Secondo l’Avvocatura Lgbt dunque basta “aderire” a un modello familiare eterosessuale per essere considerati intolleranti? E di conseguenza, una volta in vigore la legge sull’omofobia, basterà esprimere contrarietà alle nozze o alle adozioni gay per ricadere nella fattispecie di reato per cui è previsto il carcere?

«NON CI SONO RICERCHE».
Nonostante nel documento non compaiano denunce circostanziate di minacce, derisioni o calunnie, né rilevazioni numeriche sulla casistica di questi fenomeni, il 50 per cento degli intervistati si dice comunque convinto che bisogna fare di più contro l’omofobia.

Diverso il caso delle discriminazioni nei confronti dei transessuali: qui dei dati ci sono, si parla di numerosi episodi di violenza fisica (subiti dal 24 per cento degli intervistati) e molestie (18 per cento), ma è lo stesso rapporto a specificare che il 62 per cento del campione è composto da soggetti legati alla prostituzione, una categoria di per sé a rischio di violenza.

L’Avvocatura Lgbt, infatti, prosegue affermando che «esistono pochissimi dati sulla discriminazione delle persone Lgbt» e «ad oggi sono state condotte pochissime ricerche scientifiche, specificamente mirate a valutare e misurare questo fenomeno».

I SUICIDI.
Un altro argomento generalmente utilizzato a riprova dell’esistenza di una “emergenza omofobia” è il tasso di suicidi, più alto nella popolazione con tendenze omosessuali che nella restante. Sono diverse le ricerche condotto in tutto il mondo che confermano quest’ultima tendenza.

Relativamente all’Italia, in Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia, scritto da Marzio Barbagli e Asher Colombo per il Mulino, si legge che un terzo dei gay e un quarto delle lesbiche hanno pensato almeno una volta di togliersi la vita. E nel 6 per cento dei casi ci hanno anche provato.

La colpa – si sente ripetere – è della società omofobica che non accetta l’omosessualità. Ma anche questa affermazione non è suffragata da dati certi, e anzi, le poche informazioni a disposizione spesso la smentiscono.

NEI PAESI “GAY FRIENDLY”
.
Alcune ricerche svolte nei paesi cosiddetti “gay friendly” dimostrano infatti che la sofferenza di chi ha impulsi omosessuali non è correlabile all’omofobia. Ad esempio in Danimarca, dove le unioni gay sono legali dal 1990, è emerso che da allora fino al 2001 il tasso di suicidi tra le coppie di uomini era otto volte superiore a quello registrato per gli uomini uniti a donne.

Lo studio The association between relationship markers of sexual orientation and suicide: Denmark, 1990-2001, condotto da ricercatori dell’Università di Oxford, riporta inoltre un tasso di suicidi più alto tra gli uomini uniti civilmente ad altri uomini, rispetto al resto della popolazione con tendenze omosessuali.

Un’altra ricerca, Marriage, cohabitation and mortality in Denmark: national cohort study of 6.5 million persons followed for up to three decades,1982-2011, pubblicata nel 2009 sulla rivista scientifica Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology ed estesa a un campione di ben 6,5 milioni di persone, lungo un arco di tempo di 29 anni, dimostra lo stesso: il tasso di suicidi fra gli uomini sposati con altri uomini è quattro volte maggiore di quello fra uomini sposati con donne.

Del resto già nel 1978 i ricercatori Alan P. Bell e Martin S. Weinberg dimostrarono che la causa principale del suicidio delle persone con impulsi omosessuali derivava da rotture, litigi e relazioni problematiche con il compagno/a, non dai presunti pregiudizi della società.
Nel loro libro, Homosexualities: A study of diversity among men and women, sono gli stessi gay intervistati a spiegarlo.
fonte http://www.tempi.it di Benedetta Frigerio
http://www.tempi.it/emergenza-omofobia-i-pochi-studi-esistenti-dimostrano-che-e-piu-una-sensazione-ecco-tutti-i-dati#.Uq71lSfyCSo

Lgbt: "OMOVIES" L'arte contro pregiudizio e discriminazione, a Napoli dal 18 al 20 dicembre

Dal 18 al 20 dicembre si terrà a Napoli la sesta edizione dell’ OMOVIES, il Festival di Cinema Omosessuale e Questioning della città di Napoli sostenuto dall’Associazione di Promozione Sociale i Ken ONLUS, che ha come obiettivo principale il superamento dei pregiudizi e della discriminazione nei confronti delle persone LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender).

Nato nel 2008 grazie a un’idea di Carlo Cremona e Marco Taglialatela, OMOVIES è il primo festival nel Sud Italia del suo genere. È un luogo aperto ed accogliente, lo spazio delle differenze e delle loro affermazione, dove in nome dell’arte le persone interagiscono e fanno rete di solidarietà e condivisione.

Il vero protagonista di OMOVIES è l’ amore, secondo modi e prospettive diversi, e quest’anno ne verrà introdotto un nuovo orizzonte: quello alla terza età e tra persone con qualche ruga in più e i capelli grigi.
L’aspetto innovativo di questa manifestazione è rappresentato soprattutto dal “Questioning”, dal porsi domande e mettersi in discussione riguardo un preciso tema oppure un’idea. È questo l’elemento chiave di apertura e condivisione delle tematiche e delle problematiche legate all’orientamento sessuale e/o all’identità di genere affrontate non solo da registi LGBT ma da chiunque voglia trattare questi temi attraverso il cinema.

OMOVIES è un evento dal grandissimo valore sia sociale che culturale, ricco di iniziative ed eventi collaterali come dibattiti, incontri tematici sul cinema, mostre, party, etc. e che si concluderà con il #GranGalà di OMOVIES. La sua massima espressione è il festival cinematografico e il concorso per cortometraggi, un evento di promozione territoriale perché la “cultura dell’amore” è l’unica strategia e l’unico antidoto per sconfiggere odio e discriminazione.

“Vogliamo mostrare l’amore e le sue differenze,creare aggregazione sociale (partendo da quella giovanile) un un luogo di riflessione, condivisione e sviluppo, che diviene opportunità di contaminazione tra giovani e meno giovani, tra giovani omosessuali, transessuali ed eterosessuali, tra uomini e donne che condividono i valori Costituzionali e della Pace” è l’obiettivo degli organizzatori.

Donne e uomini, senza alcun tipo di distinzione, né culturale, né di genere o di identità di genere, né religiosa, di condizione sociale né quantomeno di orientamento sessuale: tutti sono i destinatari di questa rassegna che intende l’Arte del Cinema come elemento di coesione sociale interculturale.

Grazie al partenariato con il Comune di Napoli è stato possibile realizzare una rete attiva tra organismi pubblici e privati come la Mediateca Comunale di Santa Sofia ed il Festival del cortometraggio del Comune di Napoli ‘O Curt’ .Tra i partner storici del progetto ci sono l’Università degli Studi di Napoli “Federico II di Napoli”, il COINOR e l’ADISU Federico II, la CGIL Campania, la CGIL Napoli. Dal Novembre del 2013 OMOVIES è socio fondatore del Coordinamento Festival Cinematografici Campania: http://www.festivalcinemacampania.it/( CFCC).

Tre giorni ricchi di cinema, dibattiti, incontri che si concluderanno con il #GranGalà @Omovies_it il giorno 20 dicembre presentato da Miss Priscilla Drag Queen e che avrà come madrina d’eccezione Vladimir Luxuria. Moltissimi i film e i cortometraggi proiettati, tra cui il cortometraggio “Luigi e Vincenzo” di Giuseppe Bucci con Francesco Paolantoni e Patrizio Rispo prodotto da OMOVIES e vincitore del del Florence Queer Festival 2013.

Tutte le proiezioni, i dibattiti, le tavole rotonde e gli eventi pomeridiani/serali avranno luogo presso il Palazzo Grenoble – Istituto Francese di Napoli in Via F. Crispi 86 (Salle de Spectacle A. Dumas) e a questo link è possibile visualizzare il programma completo. Maggiori informazioni sono reperibili sul sito internet:http://www.omovies.it/home.php
o sul gruppo Facebook: https://www.facebook.com/pages/OMOVIESIT/106906309422268?fref=ts
fonte http://www.spaccanapolionline.com Carla De Felice

domenica 15 dicembre 2013

Lgbt: Al Teatro I di Milano "L’OMOSESSUALE O LA DIFFICOLTA’ DI ESPRIMERSI" con Eva Robin’s, uno spettacolo di Andrea Adriatico per teatri di vita, dal 13 al 18 dicembre

In Cina! In Cina! In Cina! Sembrano lontane parenti delle tre sorelle di Cechov… Eppure sono tre decadenti e decadute gran signore (o signori?) autoesiliate in una Siberia da cui non riescono a uscire, assediate da lupi affamati…

Sono Irina, la Madre e la signora Garbo, tutte in corsa verso qualcosa, in un caleidoscopico delirio.


L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi è uno dei testi più travolgenti di Copi, che nelle vesti della signora Garbo l’ha portato in scena a Parigi nel 1971 con la regia di Jorge Lavelli.

La commedia è un inesauribile accavallarsi di colpi di scena che ogni volta modifica completamente ogni riferimento, a cominciare da quello sessuale.

E’ il trionfo del delirio transgender e psichedelico, che esplode in una graffiante comicità. Si ride di cose atroci, mentre il mondo alla deriva rappresentato in quella capanna nella steppa assomiglia sempre più al nostro mondo scardinato.

La strampalata storia di Irina e della Madre nella steppa, sempre in procinto di partire per un altrove che non esiste, mentre ricevono la visita di personaggi come loro senza un’identità e un sesso definitivi, è una vera cavalcata nella più sfrenata fantasia, che moltiplica la comicità di Copi per descrivere con il sorriso l’umanità lacerata dei nostri tempi. Un’umanità dove “la difficoltà di esprimersi” ha l’immagine atroce delle mutilazioni: fisiche, umane, sociali.

Lo spettacolo ha ricevuto una nomination per il premio Rete Critica da parte di Roberto Rinaldi (Rumor(s)cena), con la seguente motivazione:
“Sembra tutto sovraccarico e ridondante ma la materia drammaturgica e teatrale di Copi viene resa con un’esemplare leggerezza dal regista Andrea Adriatico, esaltata dalla recitazione superlativa delle tre bravissime protagoniste affiatate e in grado di reggere la scena all’aperto a pochi metri dal pubblico che si diverte non senza cogliere un messaggio di sconforto alla base della commedia”.

Lo spettacolo ha vinto l’edizione 2012 del Premio Facebook/Short Theatre (referendum on line sullo spettacolo più gradito dagli spettatori al festival Short Theatre).

Teatro i, Via Gaudenzio Ferrari 11 tel 02 8323156/ 366 3700770
info@teatroi.org www.teatroi.org

L’OMOSESSUALE O LA DIFFICOLTA’ DI ESPRIMERSI
Di Copi
Regia: Andrea Adriatico
con Anna Amadori, Olga Durano, Andrea Fugaro,
Eva Robin’s, Saverio Peschechera, Alberto Sarti
a cura di Saverio Peschechera e Daniela Cotti
scenotecnica e luci Carlo Quartararo, costumi Valentina Sanna, scene Andrea Cinelli
organizzazione Monica Nicoli
grazie a a Stefano Casi

“ad Alfredo Ormando, agli amici russi pestati e imprigionati, a tutti quelli che…”
fonte http://www.teatroi.org/

venerdì 13 dicembre 2013

Lgbt: Edizione 2014 del calendario Siena Rugby Skin, contro omofobia, bullismo e maschilismo

Presentata in anteprima l’edizione 2014 del Calendario “Siena Rugby Skin” a cura della A.S. Siena Rugby 2000, del Movimento Pansessuale Arcigay Siena e dello Studio Fotografico “Studium”.

Tantissime le novità, prima fra tutte la partecipazione all’iniziativa della neoformata squadra di rugby femminile che ha accettato di posare insieme alla squadra maschile. I nuovi scatti, tutti effettuati in studio, sono stati pensati in chiave vintage richiamando le tecniche del body painting.

“Dire no a qualsiasi forma di discriminazione eleggendo lo sport come strumento per educare grandi e piccoli a superare le diversità: questo l’obiettivo che ci ha mosso per il nuovo calendario” così commentano Giulia Veronesi, Martina Montigiani (rispettivamente capitano e dirigente della squadra femminile), Juri Conti e Francesco Micheli (capitano e vice allenatore della squadra maschile). “Dodici mesi che raccontano lo sport di squadra più bello e altruistico del mondo, capace di annullare le barriere legate al genere e all’orientamento sessuale. Un calendario che, anno dopo anno, ci attendiamo diventi una tradizione e che esprime tutto l’impegno nel sociale del mondo sportivo”.

A queste parole fanno eco quelle del presidente del Movimento Pansessuale Giovanni Bacaro: “Il Movimento Pansessuale è al fianco dei giocatori e delle giocatrici del Siena Rugby anche in questa nuova occasione, condividendone i valori sportivi e sociali dai quali nasce il nuovo calendario. Quest’anno, insieme alla lotta all’omofobia e al bullismo, il calendario si pone un ulteriore, importantissimo obiettivo: abbattere lo stereotipo di genere che da sempre vede il Rugby come uno sport propriamente maschile. Il precedente calendario ha avuto risonanza nazionale e ha fatto capire quanto la nostra città sia in prima fila per la lotta al pregiudizio e allo stereotipo, attraverso un sistema virtuoso di rete che coinvolge le realtà associative che operano sul territorio”.

Gli scatti e l’idea di realizzare le nuove foto in studio sono, come l’anno scorso, opera di Matteo Castelli e Andrea Sampoli, fotografi di Studium che così commentano il lavoro appena terminato: “Abbiamo deciso di continuare il percorso iniziato l’anno scorso. Siamo convinti della grande utilità di questa iniziativa che, concretamente, ha fatto dialogare delle realtà cittadine molto diverse tra di loro intorno ad un tema comune di primaria importanza come quello dell’uguaglianza e della lotta alle discriminazioni legate all’identità sessuale”.

L’anno scorso, grazie al calendario 2013, sono state finanziate importanti iniziative come la settimana contro l’Omofobia e la partecipazione ad alcuni tornei nazionali dell’A.S Siena Rugby. Anche il ricavato di quest’anno sarà utilizzato per promuovere progetti rivolti alla città e alla lotta a tutte le forme di discriminazione.
fonte http://www.movimentopansessuale.it/

A Roma martedi 17 dicembre ore 11 "LGBT & GENDER STUDIES: PER UNA CULTURA DELLA DIVERSITA'"

MARTEDì 17 DICEMBRE ORE 11.00 FACOLTA' DI MEDICINA E PSICOLGIA
via dei Marsi 78 - Roma (aula 1 | piano terra)


In collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione, martedì 17 dicembre alle ore 11.00 c/o la Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza in via dei Marsi 78, si terrà la cerimonia di premiazione della IX Edizione del Premio “Maria Baiocchi”, dedicato alle migliori tesi di laurea e di dottorato di ricerca sui temi dell'orientamento sessuale e dell’identità di genere, organizzato da Di'Gay Project. La premiazione sarà la parte conclusiva dell'incontro "LGBT & Gender Studies: per una cultura della diversità".

INTERVENGONO
• Silvia Mazzoni, docente di Psicologia Dinamica (Sapienza Università di Roma)
• Roberto Baiocco, ricercatore in Psicologia, responsabile del Servizio “6 come sei” (Sapienza Università di Roma)
• Michela Fusaschi, ricercatrice in Antropologia Culturale e Sociale – Dipartimento Studi Internazionali, Osservatorio sul Razzismo e le Diversità “M.G. Favara” (Roma Tre)
• Luca Trappolin, ricercatore in Sociologia (Università degli Studi di Padova)
• Alessandro Baracchini, giornalista RaiNews 24
• Corinna Sabrina Guerzoni, vincitrice della sezione "Laurea Specialistica” con la tesi "In due dentro un nome. Un’etnografia dell’omogenitorialità in Lombardia" (Laurea in Scienze Antropologiche ed Etnologiche)
• Daniel De Lucia, vincitore della sezione “Post-Laurea” con la tesi "Il gergo queer nell’italiano novecentesco e contemporaneo tra gergalizzazione e degergalizzazione" (Dottorato in Linguistica, Anglistica, Italianistica e Filologia)

MODERA
• Vittorio Lingiardi, docente di Psicologia Dinamica (Sapienza Università di Roma)

PRESENTA E CONCLUDE
• Imma Battaglia, presidente onorario Di’Gay Project
Per info: 06 5134741 | segreteria@digayproject.org
fonte http://www.digayproject.org

martedì 10 dicembre 2013

13 Dicembre 2013 a Bologna incontro dibattito su "Informazione e persone LGBT: il rispetto da costruire"

Venerdì 13 Dicembre 2013 a Bologna, dalle 10 alle 18.30, all'Auditorium “Guido Fanti” dell'Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna, viale Aldo Moro 50, incontro dibattito su: «GLI AMBIENTI “PARTICOLARI”.

I compiti del Comitato Regionale per le Comunicazioni (Corecom).
Stereotipi e pregiudizi si propagano attraverso la comunicazione a tutti i livelli, ma è proprio la comunicazione la principale risorsa per sconfiggere l'omofobia. Per questo abbiamo organizzato un incontro sul rapporto tra comunità LGBT e la comunicazione, intitolato «Gli ambienti 'particolari'» come la più becera e allusiva frase usata dalla cattiva comunicazione sui nostri temi.

L'obiettivo dell'incontro è quello di costruire con gli operatori dell'informazione una carta deontologica contro la diffamazione e per il rispetto delle persone LGBT. Per questo abbiamo invitato giornalisti, militanti, rappresentanti istituzionali e operatori della comunicazione per verificare la possibilità che i Comitati regionali per le comunicazioni (Corecom) inseriscano anche le istanze LGBT nei loro compiti di controllo sull'emittenza radiotelevisiva.

Con il riconoscimento delle coppie di giornalisti omosessuali da parte di Casagit (Cassa mutua dei giornalisti), avvenuto oltre vent’anni fa e primo in Italia, si è aperto un percorso di rispetto e riconoscimento reciproco a cui vogliamo dare nuovo impulso con questo convegno.

Sessione antimeridiana (10.00-13.30)
Introduzione di Franco Grillini, consigliere regionale LibDem-Misto

Saluti di:
Saluto video del Viceministro del Lavoro Cecilia Guerra con delega alle Pari Opportunità Simonetta Saliera (Vicepresidente della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna)
On. Paola Concia (Esperta del Ministero per le Pari Opportunità)
Marco De Giorgi (Unar)

Interventi di:

Delia Vaccarello “Le questioni di genere”
Stefano Bolognini “La stampa gay”
Andrea Pini “La cronaca nera”
Porpora Marcasciano “Il transessualismo nel vocabolario dei media”
Sen. Sergio Lo Giudice
Gianluca Gardini (Difensore Civico dell’Emilia Romagna)
Giovanna Cosenza (Presidente Corecom)
Gerardo Bombonato (Presidente Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna) Serena Bersani (Presidente Associazione Stampa Emilia-Romagna)
Giovanni Rossi (Presidente Federazione Nazionale della Stampa) Laura Delli Colli (già consigliera e Vicepresidente vicario Casagit)

Sessione pomeridiana (15.00-18.30)
Tavola rotonda:
Tommaso Cerno, Luca Morassutto, Laura Maragnani, Beppe Ramina

Filippo Vendemmiati (Articolo 21) Mara Cinquepalmi (Rete Giulia E-R) Antonio Rotelli (Rete Lenford) Gianpaolo Silvestri
Coordina: Vincenzo Branà

A seguire interventi delle e dei rappresentanti delle associazioni LGBT:
Fiorenzo Gimelli (Agedo), Marco Canale (Anddos), Flavio Romani (Arcigay), Paola Brandolini (Arcilesbica), Certi Diritti, Andrea Maccarrone (Circolo Mario Mieli di Roma), Aurelio Mancuso (Equality), Famiglie Arcobaleno, Daniele Priori (GayLib), Valerio Mezzolani e Rosario Coco (Gaynet), Innocenzo Pontillo (Gionata.org), Massimiliano Gualdi (Gruppo amici lgbt 5 Stelle), Marco Volante e Davide Montanari (Linfa), Mauro Ortelli (Narciso e Boccadoro), Enrico Oliari (Direttore Responsabile Notizie Geopolitiche), Fabrizio Paoletti (Rete Genitori Rainbow).
fonte http://www.gionata.org/

Lgbt Uruguay: Transessuali cercasi, un concorso pubblico molto speciale

Gli analisti stimano che della categoria entreranno a far parte circa 1200 uruguayani
Buenos Aires - Sette posti di lavoro vacanti nel ministero per lo Sviluppo Sociale uruguayano saranno coperti attraverso un concorso aperto solo a 'persone transessuali'.
Lo ha reso noto pochi giorni fa il portavoce dello stesso Ministero, specificando che sono inclusi nella categoria, oltre ai transessuali, anche i travestiti e i transgender. Intervistato dall'agenzia di stampa Associated Press, il responsabile delle politiche sociali del Ministero, Andrés Scagliola, ha spiegato che si tratta delle «tre categorie che compongono questo gruppo sociale escluso e discriminato. Una popolazione che per la sua identità di genere soffre una discriminazione che comincia con l'espulsione dal nucleo familiare».

Secondo Scagliola le difficoltà che si presentano a questo gruppo sociale per trovare un lavoro normale «nel 95% dei casi sono la ragione che porta queste persone al lavoro sessuale, non per scelta ma per necessità di sopravvivenza».

Con questo concorso, insomma, il Governo uruguayano vuole trasmettere un messaggio di speranza, che cambi la convinzione socialmente accettata secondo la quale i trans non possono dedicarsi a nient'altro che alla prostituzione.

Si tratta della prima volta nella storia dell'Uruguay che l'esecutivo in carica lancia un concorso di questo tipo.
Gli analisti stimano che della categoria entreranno a far parte circa 1200 uruguayani, 576 dei quali avevano aderito ad un'altra iniziativa del Governo di José Mujica, che assegnava loro una tessera che mensilmente da accesso all'acquisto di generi alimentari e articoli per la pulizia.

I partecipanti al concorso dovranno presentare una dichiarazione giurata che certifichi il loro essere trans da almeno due anni. I vincitori del concorso verranno mesi sotto contratto per un periodo di prova di quindici mesi, e se svolgeranno bene il loro lavoro passeranno ad un contratto a tempo indeterminato.

Solo poche settimane fa, nel corso dell'inaugurazione del primo suo Congresso Nazionale, la presidente dell'Unione Trans dell'Uruguay (UTRU), Collette Richard, aveva chiesto pubblicamente «un'uguaglianza senza stigme» per la comunità transessuale del Paese, vittima di un'ondata di omicidi rimasti irrisolti fin dal 2011.

«Quando ci rivolgiamo al servizio sanitario, siamo stigmatizzate come portatrici di HIV, quando ci rivolgiamo al sistema educativo subiamo molestie e siamo vittime della transfobia da parte dei docenti e dei compagni. Per di più non abbiamo accesso al lavoro» aveva denunciato la Richard. L'attivista ha chiesto una società che permetta l'integrazione come primo passo verso l'uguaglianza della comunità transessuale. «La comunità trans ancora aspetta che lo Stato riconosca i suoi diritti» aveva poi aggiunto la Richard, concludendo che «anche se il Governo ha approvato la legge sui matrimoni gay, questo non significa che ci siano benefici per la comunità trans».

Secondo uno studio realizzato dalla Ong 'Donna e Salute in Uruguay' (MYSU) con l'appoggio del Fondo Mondiale per la lotta alla Tubercolosi, alla Malaria e all'Aids, il 54,3% delle donne transessuali del Paese ha come unico sbocco il lavoro sessuale. Lo stesso documento rivela che l'82,9% delle trans uruguayane non ha terminato le scuole superiori e il 57,1% di loro percepisce un salario inferiore allo stipendio minimo previsto dallo Stato.
Nel Paese sudamericano, inoltre, mancano cliniche e strutture dovano possano essere svolti trattamenti ormonali o cambi di sesso.

La maggior parte delle transessuali di Montevideo usufruivano del servizio malattie infettive dell'Istituto di Igiene nazionale, ma dalla sua chiusura nel 2012 sono state trasferite ad un altro ospedale, dove le strutture specifiche sono anche minori.

Un altro dei temi principali legati al mondo trans uruguayano e quello della violenza; sono almeno sette i casi di omicidio di persone trans rimasti irrisolti negli ultimi due anni, e l'UTRU ha criticato duramente la mancanza di indagini della polizia arrivare ai colpevoli. Qulla serie di crimini irrisolti aveva generato grandi proteste sociali nel 2012, tanto da convincere l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) a chiedere ufficialmente al Governo uruguayano di adoperare il massimo sforzo per chiarire ciò che era successo.

Il già citato responsabile delle politiche sociali del Ministero Scagliola, d'altra parte, ha segnalato in diverse occasioni i progressi raggiunti dall'esecutivo. Tra questi la facilitazione per il cambio di nome e di sesso all'anagrafe e la formazione specifica dei funzionari che si occupano di questo settore.

Progressi cui, naturalmente, si aggiunge il concorso per sette posti di lavoro nel ministero per lo Sviluppo Sociale. Scagliola, inoltre, ha parlato della possibilità di «esonerare i transessuali dal pagamento delle imposte allo stesso Ministero».

Non tutti, però, sono d'accordo con le sue proposte.
Il deputato dell'opposizione, Pablo Abdala, ha duramente criticato il lancio del nuovo concorso, sostenendo che per avallare un atto di «discriminazione positiva è comunque necessario creare un'apposita legge». Critiche cui Scagliola ha risposto dicendo che «se ci fosse una legge sarebbe meglio, però nulla proibisce un concorso di quel tipo».
fonte http://www.lindro.it/ di Mirko Peddis

Lgbt: Università degli Studi di Napoli Federico II° “Trans Life Survey” un approccio depatologizzante

L’Università degli Studi di Napoli Federico II ha dato avvio ad uno studio intitolato “Trans Life Survey” che tende a sostenere un approccio depatologizzante rispetto alle questioni che riguardano le persone transgender.

In quest’ottica, lo scopo dei ricercatori (tra cui Cristiano Scandurra, Paolo Valerio ed Anna Lisa Amodeo) è quello di dimostrare che, seppur esistano delle problematiche di salute, esse dipendono strettamente dallo stigma sociale e dalla transfobia, e non dall’identità di genere in sé.

Per accedere allo studio, basta cliccare qui:
https://qtrial.qualtrics.com/SE/?SID=SV_eaHeDoBBOumlRul
La partecipazione è completamente anonima.
Per qualunque dubbio o domande: cristiano.scandurra@unina.it.

Avendo ricevuto un finanziamento di 1000 € gli autori della ricerca hanno ritenuto opportuno, come forma di riconoscimento simbolico, riconoscere a 10 perone tra quelle che risponderanno al questionario (scelte tramite sorteggio) la cifra di € 100.

La ricerca è sviluppata nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Studi di Genere dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è condotta da Cristiano Scandurra, Dottorando di Ricerca e Psicologo Clinico, ed Anna Lisa Amodeo, Ricercatrice di Psicologia Clinica e Responsabile del Servizio Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze del Centro di Ateneo SInAPSi della stessa Università.

La ricerca è supervisionata dal Prof. Paolo Valerio, Dirigente dell’Area Funzionale di Psicologia del Dipartimento Assistenziale di Neuroscienze e Comportamento dell’AOU Federico II di Napoli, Direttore del Centro di Ateneo SInAPSi e Presidente dell’ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità Di Genere) e della Fondazione “Genere Identità Cultura”.
fonte http://www.napoligaypress.it/

Lgbt: La regista Emma Dante ospite a Oltre le Differenze, in onda mercoledì 11 dicembre alle 21 si parla di teatro e omosessualità

Cosa succede quando il teatro o il mondo della danza decidono di parlare di affettività e di amore in tutte le sue forme? C'è libertà d'espressione o si incorre nella censura?
A questa domanda cercherà di rispondere la prossima puntata di Oltre le Differenze - il format radiofonico interamente dedicato al mondo gay, lesbico, bisex e trans condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini – che andrà in onda mercoledì 11 dicembre alle 21, sulle frequenze di Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50 e 99.10) o in diretta online dal sito www.antennaradioesse.it.

Sarà Emma Dante, regista teatrale e attrice pluripremiata, ad aprire la riflessione partendo proprio dall'analisi dell'opera teatrale “La bella Rosaspina addormentata” dove senza malizia e con un linguaggio fiabesco la regista di Via Castellana Bandiera, film molto apprezzato alla Mostra del Cinema di Venezia, racconta la diversità e la mostra come ama fare, nella sua dimensione reale, se vogliamo ordinaria. Immaginando un mondo dove parlare di omosessualità non sarà più un fatto eccezionale.

Spazio poi all'intervista ad Aldo Torta della Compagnia di teatro danza Tecnologia Filosofica in scena con lo spettacolo “Comuni Marziani” realizzato con la collaborazione di Agedo per trattare il tema delle diversità con un altro linguaggio artistico quello della danza. Prima dello scaffale, la parola passerà a Giuliano Foca per la rubrica TransCorsi, nella quale ci chiederemo qual'è il linguaggio corretto, rispettoso e veramente inclusivo da usare quando si scrive o si parla di e al mondo trans.
Chiudono la puntata, come sempre, i libri, i film e gli appuntamenti a tema LGBT. Per interagire con la redazione del programma: 366 2809050 o redazione.oltreledifferenze@gmail.com, è attiva la pagina fan su Facebook e il blog www.oltreledifferenze.wordpress.com .
fonte redazione "Oltre le Differenze"

venerdì 6 dicembre 2013

Roma "Love is right" domani sabato 7 dicembre scendono in piazza tutte le associazioni per i diritti Lgbt

Il 7 dicembre a Roma e in altre piazze italiane si svolgerà la manifestazione “Love Is Right”, con la quale numerose associazioni che lottano per l’uguaglianza dei diritti delle persone LGBT (gay, lesbo, bisexual e transgender) solleciteranno il Parlamento affinché approvi una legge giusta contro l’omofobia.

Gli organizzatori spiegano: “Il vuoto politico, legislativo e culturale che attraversa il tessuto della società italiana è stato reso ancora più evidente dalla approvazione da parte della Camera dei Deputati di una legge farsa ispirata da ipocrisia e opportunismo.

L’introduzione dell’emendamento e del subemendamento Verini e Gitti, rende incoerente e inattuabile la legge Mancino, fondamentale strumento di contrasto a tutte le discriminazioni, indebolendo la tutela penale necessaria per tutte le minoranze previste nel provvedimento. In questo modo fallisce l’obiettivo stesso della legge, quello di indicare istituzionalmente che l’aggressione e la discriminazione non possono essere legittimate in nessun modo e in nessun contesto.

Per le persone lesbiche, gay e transessuali, e per coloro che vogliono uscire dal medioevo culturale di questo Paese, l’unica strada è portare avanti con coerenza e dignità un progetto che chiede uguaglianza di diritti, riconoscimento giuridico e sociale delle relazioni, la salvaguardia dell’integrità individuale, di coppia e collettiva. Il tempo dei diritti è questo e nessun compromesso e dilazione sono accettabili. Scenderemo nelle piazze delle città d’Italia per rivendicare un sistema di leggi che garantiscano le libertà, l’autodeterminazione, i diritti civili”

Ecco le proposte del movimento LOVE IS RIGHT:
-Vogliamo una reale estensione della legge Mancino che contrasti la discriminazione omofobica SENZA SCONTI PER NESSUNO!
-Il matrimonio egualitario per le persone omosessuali
-Altri istituti che tutelino le coppie di fatto lesbiche, gay ed etero
-Riconoscimento e tutela della genitorialità omosessuale
-Il cambio dei dati anagrafici senza l’obbligo di interventi di riattribuzione dei genitali per le persone transessuali
-La riscrittura della legge 40

INFORMAZIONI E ADESIONI: http://www.loveisright.it/
fonte http://www.laltrapagina.it

Lgbt: Nelson Mandela, non solo apartheid: difese i diritti dei gay e lottò contro l’Aids

È anche grazie a lui se il Sudafrica è l’unico Paese africano ad avere il matrimonio fra persone dello stesso sesso. E' stato anche l’uomo che, dopo aver lasciato gli incarichi politici, si è dedicato, con la sua fondazione, anima e corpo alla lotta all'epidemia del secolo

È anche grazie a lui se il Sudafrica è l’unico Paese africano ad avere il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Ed è anche grazie a lui se la nazione più a sud del continente è anche una delle pochissime a non discriminare e a non perseguitare attivamente le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali in Africa.

Mentre per tutto il mondo se ne va l’uomo che sconfisse l’apartheid, il primo presidente nero del Sudafrica e l’attivista per eccellenza dei diritti della popolazione ‘black’ – anche se in realtà dei diritti di tutte le comunità – per il mondo Lgbt sudafricano e non solo se ne va anche un uomo che ha lottato al suo fianco. Perché quella ‘Rainbow Nation’ in cui ognuno potesse essere e sentirsi libero era anche una società che inscriveva, per la prima volta nella costituzione del Paese, il diritto al rispetto e alla non discriminazione per gay e lesbiche e finanche il diritto al matrimonio fra le persone dello stesso sesso.

Ma Mandela è stato anche l’uomo che, dopo aver lasciato gli incarichi politici, si è dedicato, con la sua fondazione, anima e corpo alla lotta contro l’Hiv e l’Aids – da anni un’emergenza in Sudafrica così come in tanti altri Paesi del continente – e cioè contro una malattia che gli ha persino procurato lutti in famiglia.

Qualcuno ha detto che forse il suo pieno riconoscimento di questa emergenza sia arrivato troppo tardi e che per troppi anni abbia dimostrato un estremo pudore nell’affrontare discorsi legati alla sessualità, il tutto, fra l’altro, in un Paese dove, secondo alcune stime, attorno al 20% della popolazione è sieropositiva.

Ma l’inizio del 2005 costituì uno spartiacque anche nella coscienza del leader, il quale chiamò a raccolta alcuni giornalisti nella sua casa di Johannesburg e rivelò: “Mio figlio Makghato è morto di Aids”. Per la stessa malattia se ne era andata, qualche mese prima, anche la moglie dell’ultimo figlio ancora in vita. E in un Paese dove allora circa 800 persone morivano ogni giorno per Aids, nessun politico aveva ancora parlato così pubblicamente e così apertamente della malattia.

Anche per questo, la comunità gay – fra le più colpite, come del resto in tutto il mondo – in queste ore gli sta dedicando tributi su tributi. Così Ndumie Funda, che dirige l’associazione Luleki Sizwe, un gruppo di lesbiche contro la violenza “correttiva” (triste fenomeno in voga in molte culture), ha salutato Mandela come “un uomo vero, onesto e umile, un leader e un uomo veramente integro.

Lo ameremo sempre, anche per quello che ha fatto per noi”. Poi, anche il tributo anche della sezione LGBT di Legbo Northern Cape, associazione che lotta contro l’Hiv e l’Aids, che con un comunicato ha ricordato come Mandela sia stato “una delle persone chiave nella difesa dei diritti e libertà della minoranza Lgbt, così come di tutte le altre minoranze”. Allo stesso modo, non è tardato ad arrivare il saluto commosso degli uomini e delle donne di Iranti-org, associazione di attivismo “queer” che quotidianamente lotta contro un tasso di violenza omofobica ancora molto alto in Sudafrica, soprattutto nelle periferie disagiate e negli slum che circondano le grandi città.

E Melanie Nathan, attivista per la difesa dei diritti umani e Lgbt e che ha studiato legge durante l’apartheid, ha subito ricordato Mandela, sul suo blog, come “l’uomo che ha promosso la piena uguaglianza in questo Paese. La sua vita è stata fonte di ispirazione per tutti gli oppressi e reietti, così come per tutti quelli che combattono l’oppressione e la discriminazione”.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it di Daniele Guido Gessa

martedì 3 dicembre 2013

Lgbt: Diritti Trans, un'altra legge è possibile

La proposta, che dovrebbe arrivare in discussione all'inizio del 2014, presenta elementi di assoluta novità tra cui quella legata al cambio di nome: i transessuali avranno diritto alla modifica anagrafica senza l'obbligo di un intervento chirurgico

Roberta ha tentato per ben due volte di ottenere dal tribunale il cambio di sesso e il diritto a un nuovo nome. Nulla da fare, il giudice le chiede sempre la stessa cosa: prima deve operarsi completamente, rimuovere i suoi organi genitali maschili. Roberta è nata in un corpo da uomo, nel suo percorso si è riconosciuta transessuale e ha compiuto un complesso iter, fatto di psicanalisi e terapia ormonale, per poter diventare quello che si è sempre sentita: una donna.

Come tante donne e uomini che percorrono questo stesso cammino, però, alla fine ha deciso che se il suo seno, il suo corpo, la sua voce, dovevano essere femminili, l'”ultima tappa”, quella di decostruire il pene per farne una vagina, non doveva essere compiuto: lei sta bene così.
E qui arriva l'intoppo: la legge italiana, a differenza ad esempio di quella inglese o spagnola, in questo caso non permette la modifica del sesso e del nome all'anagrafe. Se si conservano gli organi genitali originari, si dovranno mantenere anche i vecchi documenti, andando così incontro a moltissimi problemi nelle relazioni sociali quotidiane e sul lavoro.

In occasione del Trangender Day of Remembrance, che cade il 20 novembre, a Roma si è tenuta una fiaccolata in ricordo delle vittime della transfobia: dal 2008 al 2012 sono state 1123 le persone trans uccise nel mondo, 20 delle quali in Italia (dati Transgender Europe ). E se sul lavoro, secondo una ricerca Arcigay del 2011, gli omosessuali sono trattati iniquamente (19%) o addirittura licenziati (4,8%) per il loro orientamento, queste percentuali salgono rispettivamente a oltre il 50% e al 25% per chi è trans. Ecco perché è urgente aggiornare la normativa.

In realtà la legge – si tratta della 164 del 1982, ai tempi una conquista storica del movimento transessuale – non prescrive esplicitamente che ci si debba operare per accedere alla modifica anagrafica, ma la sua ambiguità ha lasciato spazio a una prassi ormai consolidata, anche nelle interpretazioni dei giudici, per cui di fatto quel passaggio diventa obbligato.

Finora, normalmente, la trafila è stata sempre questa: chi si riconosce come transessuale intraprende prima il percorso psicologico e ormonale, poi chiede al giudice l'autorizzazione per operare gli organi genitali, e infine avanza la domanda per il cambio del sesso e del nome. Regole applicate anche nel caso di Roberta, prima dal tribunale di Piacenza, e poi dalla corte di Appello di Bologna: quindi ora lei confida nel ricorso in Cassazione. C'è stata però una sentenza controcorrente, al tribunale di Roma, che nel 2011 ha riconosciuto a un'altra persona transessuale il diritto alla modifica anagrafica senza la necessità di un intervento chirurgico. Questa sentenza ha dato una speranza al movimento transex, che adesso – con una campagna in partenza a giorni, e una serie di proposte di legge sostenute da un intergruppo parlamentare Pd, Sel e M5S - chiede il riconoscimento dei propri diritti.

La campagna, lanciata dal Mit ( Movimento identità transessuale ), si chiama “Un altro genere è possibile”. Nel 2012, secondo l' Onig , Osservatorio nazionale identità di genere, in Italia ci sono stati circa 120 interventi chirurgici per il cambio del sesso, e probabilmente un numero analogo è stato chiesto da nostri connazionali a strutture estere (non esiste un registro nazionale istituzionale, i dati sono raccolti empiricamente).

“Ci sono però tanti e tante transessuali che non fanno questa operazione liberamente, ma si vedono costretti per ottenere il cambio anagrafico, in modo da sfuggire a discriminazioni sociali pesanti, prima di tutto sul lavoro - dice Cathy La Torre, vicepresidente del Mit - Altri non se la sentono di violare il proprio corpo, e rimangono in un limbo, scontrandosi con gli impedimenti della legge e della giustizia, rinunciando di fatto per disperazione.

A tutte queste persone di contattarci, di fare pressione insieme per cambiare la legge. Ci possono scrivere a questo indirizzo: unaltrogenerepossibile@gmail.com”.

La proposta di legge su questo tema dovrebbe arrivare in discussione all'inizio del 2014: cammina accanto a quella su omo e transfobia (purtroppo stravolta nell'approvazione alla Camera e aspramente contestata dalle associazioni, al momento in commissione Giustizia del Senato) e a quella sui matrimoni civili.

E' stata elaborata con la consulenza della Rete Lenford (Associazione di avvocati per i diritti Lgbti), e presenta elementi di assoluta novità: innanzitutto non si dovrà più passare per il giudice, sia per l'intervento chirurgico che per il cambio all'anagrafe. Qualsiasi transessuale che possa dimostrare di aver compiuto il percorso psicologico e ormonale, avendo cambiato i suoi caratteri sessuali secondari ma non obbligatoriamente quelli primari (cioè aspetto esteriore, voce, magari il seno, ma non i genitali), potrà avanzare domanda al prefetto, seguendo un iter amministrativo che potrà condurre al cambio di sesso e di nome su tutti i documenti: dal codice fiscale alla patente, fino ai duplicati della laurea o di altri titoli, senza che si conservi traccia della sua vecchia identità.
E poiché spesso il processo di transizione è lungo, la domanda per il cambio del nome potrà essere avanzata anche prima e autonomamente rispetto a quella del cambio sesso, in modo da evitare discriminazioni per la non corrispondenza tra i documenti e l'aspetto esteriore.

Altro punto importante: il cambio del sesso non dovrà comportare più, come invece prescritto dalla legge del 1982, lo scioglimento del matrimonio. Le corti costituzionali di Germania e Austria, ad esempio, hanno già dichiarato incostituzionale lo scioglimento di un matrimonio che avvenga solo per il cambiamento di sesso di uno dei due coniugi e non per la semplice volontà degli stessi. Ma se per ipotesi fosse approvata questa legge e non quella sulle nozze civili tra persone dello stesso sesso, ci potremo comunque trovare di fronte a matrimoni perfettamente legali tra due uomini o due donne? Un rebus che forse bisognerà affrontare in Parlamento.

Capitolo a parte per i minorenni: per cambiare sesso dovranno chiedere l'autorizzazione al giudice, con l'accordo dei genitori. C'è anche una parte relativa agli intersex, i bimbi che nascono con organi genitali non chiaramente ascrivibili al sesso maschile o femminile: per evitare operazioni chirurgiche imposte senza il consenso dell'interessato, saranno autorizzate solo in caso di pericolo di vita o se ricorrano chiare esigenze di salute.

A Roberta la modifica anagrafica è stata rifiutata perché, scrive il giudice di Bologna, “aspira al riconoscimento, sub specie di sesso femminile, di un terzo genere che non può, allo stato, trovare spazio nel nostro ordinamento”; e anche per il fatto che, non avendo completato l'operazione rimuovendo i genitali maschili, in futuro “sarebbe ancora legittimata a chiedere una ulteriore variazione anagrafica, riprendendo l'originario genere maschile”.
Obiezioni, queste, che potrebbero porsi sul cammino della proposta di legge: perché se i cattolici accettarono nel 1982 che ci si potesse operare, raggiungendo lo stadio definitivo e irreversibile di uomo o di donna, e sciogliendo il matrimonio, adesso – potrebbero contestare i più tradizionalisti – si chiede il riconoscimento di una sorta di “terzo sesso”, e per giunta non rescindendo più il vincolo coniugale.

“Non chiediamo il riconoscimento di nessun terzo sesso – replica Sergio Lo Giudice, senatore Pd autore della proposta di legge – Si parla di persone che hanno elaborato un percorso di ricerca della propria identità e che sono approdate a essere uomini o donne. La Corte Costituzionale già nel 1985 ha affermato che l'identità di genere va al di là degli organi genitali, e credo sia una barbarie obbligare qualcuno a operarsi per poter raggiungere la propria serenità: al contrario, in questo modo glielo si impedisce per sempre”.

La proposta Lo Giudice chiede che l'intero percorso di transizione sia a carico dello Stato, e visto che circa 200 persone si rivolgono ogni anno alle strutture pubbliche per essere seguite, calcola un costo di 1,2 milioni di euro, più un altro milione che vorrebbe destinare alla formazione dei medici su questi temi.
fonte http://espresso.repubblica.it di Antonio Sciotto
http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/12/news/trans-un-altra-legge-e-possibile-1.140958

Lgbt: A siena “Diversamente danza …”: un meeting di danza per persone diversamente abili, domenica 8 dicembre

È in programma per domenica 8 dicembre il nuovo appuntamento con il meeting Diversamente danza … un evento organizzato al Pala Giannelli Mens Sana di Siena dall’Associazione Se mi aiuti ballo anch’io.

Per definirlo con le parole di Massimo Vedovelli, Assessore alla Cultura del Comune di Siena: “Un codice linguistico diverso che attraverso i movimenti del corpo attiva comunicazione. Un approccio culturale, in grado di abbattere le barriere dell’handicap, facilitare l’interazione e guardare in maniera diversa la diversità”. L’intento è quello di creare integrazione, nel panorama della danza, di persone diversamente abili con il supporto di danzatori e insegnanti professionisti.

L’associazione “Se mi aiuti ballo anch’io” nasce da un progetto di Roberto Girolami, Tecnico Federale FIDS e Responsabile dei non vedenti per la Federazione Italiana Danza Sportiva, non vedente e campione regionale e nazionale di danze latino-americane e danze standard, per divulgare la cultura della danza sportiva nel mondo dei non vedenti e dei diversamente abili.

Alla base ci sta la convinzione che la danza, oltre ad essere portatrice di benessere fisico e psichico, abbia l’importante funzione di agevolare l’integrazione tra le persone. Danza dunque come strumento di crescita del potenziale creativo, come prevenzione di disagi sociali, come riabilitazione clinico.terapeutica.

ORARI&INFO
8 Dicembre ore 17.00 Pala Giannelli Mens Sana Viale Sclavo, Siena
fonte: www.giornaledelladanza.com Alessandro Di Giacomo

Lgbt: A "Oltre le Differenze" una tribuna politica sui temi lgbt nelle mozioni dei candidati alla segreteria PD in vista delle Primarie

Mercoledì 4 dicembre alle 21 interviste ai rappresentanti locali delle tre mozioni congressuali del Partito Democratico

In vista delle Primarie del Partito Democratico in programma il prossimo 8 dicembre Oltre le Differenze - il format radiofonico interamente dedicato al mondo gay, lesbico, bisex e trans condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini – si chiede quali sono le proposte dei 3 candidati alla segreteria nazionale in materia di diritti civili e norme antidiscriminazione delle persone lgbt, nella puntata che andrà in onda mercoledì 4 dicembre alle 21, sulle frequenze di Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50 e 99.10) o in diretta online dal sito www.antennaradioesse.it.

Oltre le Differenze mette a confronto le mozioni congressuali dei candidati alla segreteria Giuseppe Civati, Gianni Cuperlo e Matteo Renzi sui temi lgbt e dei diritti per tutti, così come la scorsa settimana ha fatto l'associazione Movimento Pansessuale in una iniziativa pubblica molto partecipata. Interviste quindi a Simone Vigni sulle proposte di Matteo Renzi, Andrea Biagianti per la mozione di Gianni Cuperlo e Leonardo Carta sostenitore di Pippo Civati.

Spazio anche ai consigli su libri, film e appuntamenti a tema nella parte finale xela trasmissione con lo scaffale LGBT. Per interagire con la redazione del programma: 366 2809050 o redazione.oltreledifferenze@gmail.com, è attiva la pagina fan su Facebook e il blog www.oltreledifferenze.wordpress.com
fonte Redazione OLTRE LE DIFFERENZE

giovedì 21 novembre 2013

Lgbt: Un servizio identità di genere a Ragusa è possibile

Gloria Gramaglia (in foto), del Comitato scientifico della NOI scende in campo affinché la provincia ragusana si apra all’assistenza Lgbt.

Un ‘SIG’, servizio/sportello identità di genere, a Ragusa? Potrebbe essere possibile grazie alle associazioni ‘Libellula’ e ‘Noi-National Organized Integration’.

Lo dichiara la referente per la Sicilia di ‘Libellula’, nonché esponente del Comitato scientifico della ‘Noi’, Gloria Gramaglia, che da anni porta avanti dei percorsi di assistenza volontaria alla disforia di genere non solo in provincia insieme alla Clinica del Mediterraneo ed all’ASP.

La referente di ‘Libellula’ chiede “un’organizzazione in rete che partendo dall’assistenza psicologica possa giungere anche alle operazioni di mastoplastica additiva evitando a tante giovani i ‘viaggi’ della speranza nel nord Italia o all’estero.

Sono tantissimi –spiega la Gramaglia- i giovani che vivono relazioni spesso complicate non solo con gli altri ma anche con sé stessi a causa della disforia di genere. Dal cambiamento della voce a quello di sesso, passaggi mai facili e mai scontati e che, purtroppo rischiano di essere effettuati in modo sbagliato con le persone sbagliate accanto.

Ogni cittadino –aggiunge la Gramaglia- ha il diritto di farsi operare da chi vuole e l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, è da anni al fianco di queste persone ma purtroppo ci sono ancora regioni che non vogliono rimborsarne i costi.

La riattribuzione chirurgica di sesso –evidenzia Gloria Gramaglia, è un diritto non un capriccio. Purtroppo, da Roma in giù non c’è un solo sportello di assistenza. Vent’anni fa ero sola ad affrontare questo percorso, racconta, loro potrebbero non esserlo grazie anche alla NOI che ci affianca.
Ho già avuto un primo confronto con l’Asp, dice la Gramaglia. Spero di riuscire ad evitare che tante e tanti giovani oggi siano ancora costretti ad andar via”.
fonte http://www.noiintegration.eu La Sicilia- 29 ottobre 2013

martedì 19 novembre 2013

Lgbt 20 Novembre Tdor, Transgender Day of Remembrance: Transfobia Legalizzata

In occasione del Tdor, Transgender Day of Remembrance, che si celebra in tutto il mondo il 20 Novembre, pubblichiamo un articolo di Michela Angelini.

Il 20 Novembre vengono commemorate le vittime di omicidi transfobici che nel 2013 sono state 238 nel mondo, 1374 dal 2008 ad oggi. L’Italia con le sue 5 vittime si conferma, anche quest’anno, come primo paese del continente Europeo per omicidi di persone transessuali, pari alla Turchia cui l’anno scorso era seconda.

“È terribile e faremo qualcosa nei primi 100 giorni di governo!”, risponderebbe un mio ipotetico interlocutore politico. Non possono esistere, nel 2012, persone giustiziate con colpi di pistola, mutilate vive, picchiate fino morire di traumi interni solo perché facenti parte di una minoranza discriminata. Palese che, chiunque, condannerebbe questi atti di efferata violenza ma cos’è la violenza?

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) definisce la violenza come “utilizzo intenzionale della forza fisica o del potere, minacciato o reale, contro se stessi, un’altra persona, o contro un gruppo o una comunità, che determini o che abbia un elevato grado di probabilità di determinare lesioni, morte, danno psicologico, cattivo sviluppo o privazione

Leggendo questa definizione mi viene da pensare ad un soggetto. Lo Stato, nella figura di medici, giudici, giuristi, avvocati, impiegati pubblici. Poi, però, mi viene da puntare lo sguardo anche sulla società che ci circonda ed includo in quella definizione massmedia, farmacisti, datori di lavoro, impiegati postali, padroni di casa. Ogni soggetto cui siamo costretti a mostrare un documento o il codice fiscale è potenzialmente artefice di transfobia. Come possiamo essere soggetti attivi e partecipi di questa società se ogni giorno subiamo danni psicologici da mal-educati cittadini e istituzioni, cui non interessa minimamente impegnarsi nel riconoscere la nostra identità e garantirci i diritti costituzionalmente dovuti a tutti gli italiani, noi compresi?

Lo Stato, nella figura di uno psichiatra di un ospedale pubblico e nella figura di un endocrinologo di un ospedale pubblico, ci consente l’avvio dell’iter di transizione prima e ci prescrive ormoni poi.
Lo Stato, tramite la legge – sanatoria 164/82 accetta che la transessualità sia una variante di genere e che, chi ne fa richiesta, debba essere assistito dal servizio pubblico nella transizione.
Questo non è sempre vero, soprattutto al sud Italia, carente di strutture con personale educato alle nostre problematiche, non è così raro incontrare professionisti che si rifiutano di ottemperare al loro dovere o rendono molto difficoltoso l’inizio del percorso. Non è transfobia questa?

L’interpretazione data alla sopracitata legge, da parte della giurisprudenza, ci permette di cambiare i documenti non quando cambiamo lineamenti del viso e forme del corpo, ma solo a seguito di interventi chirurgici genitali. Arriva, per tutte e tutti, quel momento in cui non si è più credibili nei panni del sesso che il documento indica, ma allo stato non importa. Ci costringe a vivere in società con la faccia che dice donna e i documenti che dicono uomo o con la faccia che dice uomo e i documenti che dicono donna.

Lo stato aiuta, così facendo, le persone transfobiche ad identificarci come diversi ogni qualvolta sia necessario mostrare un documento: ufficio di collocamento, lavoro, posta, farmacie, controlli delle forze dell’ordine, stipula di un contratto d’affitto, iscrizione alla palestra o quando si richiede la tessera per la raccolta punti al supermercato. Lo stato, restando in silenzio e additandoci come persone diverse, non si rende colpevole di transfobia? Come può, la sola legge contro la transfobia impedire, a chi ci sottopone a colloquio di lavoro, di scartarci con qualche scusa? Non potremmo, ad esempio, essere inclusi in una qualche categoria protetta, per facilitarci l’ingresso (e la permanenza) nel mondo del lavoro? La transfobia si combatte dando visibilità positiva alle persone transessuali e, facilitare l’assunzione, è uno tra i modi migliori di favorire l’integrazione.

Che messaggio si dà quando ci mostrano, in tv e sui giornali, solo ed esclusivamente come donne aggettivate al maschile, come fenomeni da baraccone cui non è concessa nemmeno la dignità del pronome corretto, come prostitute e consumatrici di droghe? Perché non si parla di quelle transessuali integrate nella società che contribuiscono a mandare avanti l’Italia? Quanti sanno che esistono anche uomini transessuali? Non è transfobia questa?

Quante volte, durante una causa di separazione, l’avvocato consiglia a persone transessuali (ma anche, purtroppo a persone omosessuali) di non avanzare troppe richieste al partner (anche se legittime) perché “non si sa mai che giudice si incontri all’udienza”? Non è omotransfobia questa?

Come accennavo, non per legge ma per interpretazioni della giurisprudenza, dobbiamo sottoporci ad interventi chirurgici distruttivi e ricostruttivi, disposti da un giudice, per poter avanzare richiesta, al tribunale, di adeguamento dei documenti.

Pare sia più importante aver documenti congrui ai genitali che alla faccia, ma noi non giriamo nude e nudi tra la gente. Probabilmente vi passiamo accanto ogni giorno senza che nemmeno ve ne accorgiate. Porre il focus sulla presenza o assenza di gonadi invece che sull’apparenza non è transfobia?

Avete mai pensato a chi appartiene il vostro corpo? Volendo fare una mastoplastica esagerata, tatuarvi dalla testa ai piedi, riempirvi di piercing ovunque, rifarvi naso, polpacci e glutei o chiedendo di dividere la lingua in due parti, per farla assomigliare a quella di una lucertola, verrebbe da pensare che appartenga all’individuo che lo abita. Se siete transessuali non la pensereste così. Nonostante fior fior di medici che, con visite e relazioni, dichiarano che non siamo affatto pazzi, ma che dobbiamo cambiare il nostro corpo per star bene con noi stessi e con gli altri, dobbiamo chiedere il permesso a un giudice, che autorizzerà un chirurgo ad intervenire:

Per rimuovere il seno e creare un simil pene ad un uomo transessuale (ftm) o creare una simil vagina ad una donna transessuale (mtf) serve, quindi, il benestare di un tribunale.

Dal chirurgo non è richiesto un certificato che dica che siamo capaci di intendere e di volere, ma una sentenza, che lo autorizzi a procedere, probabilmente per non essere accusato di lesioni personali. Occorrerà, quindi, un giudice che valuti la correttezza del nostro percorso di transizione avviato da medici di ospedali pubblici (già in atto quando ci si presenta in tribunale), che hanno scritto nero su bianco una diagnosi: soffriamo della differenza tra la nostra apparenza esteriore ed il nostro sentire interiore che non ci permette di vivere serenamente e, per questo, necessitiamo di cure mediche atte a far coincidere le due cose.

Per raggiungere lo stato di salute ci sarà, quindi, chi ha necessità di intervenire chirurgicamente e fare, ad esempio, di un pene una vagina, ma anche chi necessita solamente di vivere nei panni sociali del genere opposto e che non ha la minima intenzione di sottoporsi ad interventi mutilanti.

Questo giudice, la cui necessità reale non mi è ancora chiara, potrebbe leggere la documentazione fornita dal nostro avvocato, composta di relazioni di psicologi, psichiatri ed endocrinologi, tutti professionisti statali, che dicono all’unisono, che la persona portata a giudizio sta seguendo un iter medico trasparente e legale. Sarebbe troppo facile.

Il giudice prenderà tutta la documentazione medica e, senza farsi troppe domande, chiederà ad un CTU, un medico assunto dal tribunale ma pagato dalla persona transessuale, di verificare la documentazione medica fornita. L’udienza verrà così rimandata di due o tre mesi, per dare tempo al perito di indagare sul percorso di transizione.

Cosa dovrei pensare quando vengono date motivazioni del tipo “verificare se è veramente questa la strada migliore da percorrere”, come giustificazione all’imposizione di tecnico di parte? Devo pensare che un rappresentante della giustizia italiana non si fidi di un team di medici della sanità pubblica italiana? Vorrei poi sapere, visto che si chiede se la chirurgia sia la strada migliore da percorrere, quali possano essere le possibili alternative per una persona che, come minimo, prende ormoni da un anno al momento della prima udienza.

Questo ipotetico giudice costringerebbe, forse, un ragazzo FtM a vivere per sempre con il seno, producendo “l’effetto donna barbuta del circo” ogni volta che, questo, si trova in contesti sociali? Decreterebbe, forse, che i medici che hanno condotto questa donna a diventare uomo si son sbagliati, imponendo di assumere estrogeni per tornare come prima? Quali competenze ha un giudice del genere per valutare se far procedere o meno una persona transessuale nel percorso di transizione?

Richiedere una verifica, inutile, a spese della persona transessuale, riguardo il lavoro fatto da medici statali non è transfobia?

Poi c’è l’ultimo grave atto di violenza sociale. Ad oggi, sono state autorizzate persone al cambiamento dei documenti solo a seguito di avvenuta sterilizzazione per rimozione chirurgica degli organi genitali, maschili per le MtF o femminili per gli FtM, ad esclusione di un unico caso dove, però, la sentenza sottolinea che anni di terapia con androcur (il farmaco che, oltre ad abbassare i livelli di testosterone, distrugge le cellule testicolari) sono ragionevolmente sufficienti per essere sterile.

Non è transfobia costringere una persona alla sterilizzazione? Non è transfobia negare il cambio di documenti, ad inizio terapia, costringendo le persone transessuali ad anni di stigma sociale, in una società che lo stato non educa alle diversità? Non è transfobia far firmare un consenso informato che ci avvisa della probabile sterilità, data dalla terapia ormonale, invece di indicarci come conservare i gameti?

Ecco qua la transfobia legalizzata, quella continua violenza psicologica ed esclusione sociale prodotta dal nostro stato menefreghista, perpetuata ai danni del gruppo dei e delle transessuali. Prima, ci nega la dignità di aver documenti conformi al nostro essere, rendendo difficoltoso l’accesso al lavoro e amplificando lo stigma sociale di tutte quelle persone che incrociano i nostri documenti. Poi, vestendo la toga di un giudice, decide se autorizzare o meno un chirurgo ad intervenire sul nostro corpo. Infine, nei panni di una giurisprudenza basata sul pregiudizio, ci costringe ad essere sterilizzati per adeguare i documenti, anche se non sentiamo la necessità di sottoporci a chirurgie distruttive.

Il costo di questa violenza, alla faccia della gratuità del percorso, tra terapia, psicologi, relazioni psichiatriche, perizie di parte e spese legali può arrivare anche a 15.000 euro.

Reputo lo Stato primo soggetto da denunciare al varo di una legge che punisca la transfobia, perché colpevole di alimentare la violenza nei nostri confronti quando dovrebbe essere al nostro fianco, come garante della nostra salute.
fonte http://www.intersexioni.it/transfobia-legalizzata/