venerdì 7 dicembre 2012

Lgbt Cinema: Parata di star a Londra per l'anteprima del musical "Les Misérables"

Sul red carpet Anne Hathaway, Hugh Jackman, Russel Crowe per il film tratto dal classico di Victor Hugo e firmato dal regista premio Oscar Tom Hooper.

Set impegnativo per gli attori, costretti ad abbandonare il playback e cantare dal vivo.

Qui il trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=xCUqtbRwv0Y

Schiena nuda e un abito bianco e scintillante per Anne Hathaway, cravatta e camicia black per l'australiano Hugh Jackman, papillon per Russel Crowe e classica giacca e camicia per il solitamente stravagante Sasha Baron Cohen.

Parata di star ieri sera a Londra per l'anteprima mondiale di 'Les Misérables', il musical del regista premio Oscar ('Il Discorso del Re') Tom Hooper.

Un kolossal, che uscirà sugli schermi italiani il 31 gennaio, basato sull'omonimo spettacolo teatrale di Alain Boublil e Claude-Michel Schönberg che ha arricchito con canzoni e musiche il capolavoro di Victor Hugo, riuscendo ancora dopo 27 anni a battere i record ai box-office di tutto il mondo.

Un set impegnativo per il ricco cast internazionale (oltre ai già citati anche Amanda Seyfried e Helena Bonham Carter), visto che il regista non ha voluto sentir parlare di playback, pretendendo che tutti gli attori cantassero dal vivo. Una scelta per dare più realismo al film.

"Volevo dare una versione diversa ed emozionante a Les Misérables", ha spiegato Tom Hooper.

Ambientato nella Francia del XIX Secolo, 'Les Misérables' racconta un’affascinante storia di sogni infranti e amore non corrisposto, sacrifici e riscatto.

Jackman interpreta l’ex detenuto Jean Valjean, ricercato da decenni dallo spietato poliziotto Javert (Crowe) dopo che viola la libertà condizionata.
Quando Valjean acconsente a prendersi cura della giovane figlia dell’operaia Fantine (Hathaway), Cosette (Amanda Seyfried), le loro vite cambiano per sempre.
fonte http://www.adnkronos.com/IGN

Lgbt: Manuale psichiatri Usa, sparisce il "disordine di identità di genere": arriva il più neutro "disforia di genere"

Esce la sindrome di Asperger, entrano altri disordini come la sindrome da alimentazione incontrollata e l'accaparramento compulsivo e viene eliminata la definizione 'disordine di identità di genere" usata per persone che pensano di esser nate nel sesso sbagliato.


La nuova edizione - la quinta - del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders verrà ufficializzata in maggio con i cambiamenti approvati in una riunione nel corso del fine settimana a Arlington, in Virginia, sulla base del parere di 1.500 esperti, gruppi di studio e il parere del pubblico.

Tra i cambiamenti introdotti, la diagnosi di Asperger, una forma lieve di autismo, è stata eliminata come sindrome a sé stante e i suoi sintomi inglobati nel nuovo "disordine di spettro autistico" che accomuna casi gravi e meno gravi.

E' stato incluso l"hoarding' o sindrome da accumulo, che si manifesta quando una persona acquista incontrollatamente oggetti al punto che non è più in grado di usare la casa dove abita. Apparentemente ne soffrono due milioni di americani.

Via libera anche al 'binge eating' come forma di malattia mentale mentre un'altra nuova categoria è la 'disregolazione', che riguarda bambini persistentemente irritabili e proni a scatti di rabbia tre o più volte alla settimana per oltre un anno. Restano la dislessia e altri disturbi dell'apprendimento.

Non si parlerà più di 'disordine di identita' di genere usata per persone che si sentono dell'altro sesso: il termine verrà sostituito con il più neutro 'disforia di genere'.

L'impatto delle revisioni è ad ampio raggio: riguarda milioni di persone negli Stati Uniti, non solo per il potenziale stigma legato a una diagnosi ma anche per il tipo di patologie coperte dalle assicurazioni o le condizioni richieste dalle scuole per offrire assistenza speciale ai bambini.
fonte http://www.huffingtonpost.it/

Lgbt Cinema: "L’amore è imperfetto" un film dalle mille sfumature che fa riflettere

È un film destinato a far riflettere ed emozionare, L’amore è imperfetto, tra luci e ombre di una donna che riscopre sé stessa: è Elena, una ragazza che viveva d’amore e che d’amore stava per morire, dopo la fine della sua storia con Marco; un segreto li ha divisi per sempre, fino a impedirle di accettare persino il loro primogenito; morta dentro, quella che era una studentessa innamorata diventa un’abile editrice cinica e disincantata che all’amore non riconosce nulla: “Io non rinuncio più a niente.

L’amore, però, quello non me lo invento più.
Mi prendo quello che viene, senza più regole, anche se non so cos’è“.
Niente progetti, poche attese e tanta solitudine in una vita che non è più la stessa: L’amore è imperfetto, tratto dall’omonimo libro di Francesca Nuci, alla sua prima esperienza di regista, parte da qui.
E arriva, poi, laddove solo l’amore può.

Ettore e Adriana, un uomo maturo e affascinante e una diciottenne sexy e travolgente, scombussoleranno la vita di Elena e lei soltanto grazie a loro riuscirà a tornare pian piano a galla: quel punto di ritorno che era diventata la sua esistenza si trasforma tutt’a un tratto in un punto di partenza; ritrovare sé stessi diventerà un gioco da ragazzi e l’amore, il tanto sognato ma odiato amore, si svelerà in tutte le sue imperfezioni: non solo attimi travolgenti e appaganti, ma vita vissuta, ostacoli da superare e sfide da vincere.

L’amore è imperfetto è la storia di una Bari diversa: non quella di un Sud poco incline al cambiamento e retrogrado, ma punto di incontri e scontri tra storie che, nella complessità e nelle mille sfaccettature della realtà contemporanea, sono testimonianze di coraggio; elementi che, poi, le avvicinano notevolmente all’esistenza di Elena, creando un intreccio che fa della diversità e della crescita interiore i suoi punti di forza: tra domande, dubbi e incertezze, una ragazza che si era persa trova le risposte e impara a non farsi troppe domande; la trama del film non è un inno a trasgredire, ma un invito a lasciarsi andare e avere coraggio.

Costruito su due piani temporali distanti tra loro ma non troppo, L’amore è imperfetto racconta gli anni di Elena tra il 2005 e il 2012: i primi, movimentati e dalle tinte sgargianti (ne sarà testimone un abile uso della macchina da presa); i secondi, molto più intimi e vissuti in disparte, non in perfetta solitudine, ma in un continuo percorso di scoperte e cambiamenti.

Il mondo è giovane in questo film, in tutti i sensi che questa parola può assumere: non soltanto per via dei protagonisti e del contenuto, ma anche grazie i modi di comunicare e raccontare gli eventi; Adriana, per esempio, in una delle scene più piccanti del film, convincerà Elena a praticare l’autoerotismo usando un iPhone.

Grandi scelte anche per il cast: Anna Foglietta, già conosciuta nel piccolo e grande schermo, oltre che nel teatro (Distretto di polizia, Il Commissario Rex, Nessuno mi può giudicare e non solo) vestirà i panni della semplice ed esile Elena; Bruno Wolcowitch – che vanta ben quarantacinque partecipazioni televisive e non pochi film nella sua carriera – sarà Ettore, un uomo misterioso ma amabile, che la rassicura e le tende la mano, quando ne ha bisogno, e si lascia dominare, senza sopraffarla, quando lei ne ha voglia; il bellissimo Giulio Berruti – lanciato da Elisa di Rivombrosa 3 e ritornato in tv con La ragazza americana – sarà Marco, principe azzurro creduto perfetto da Elena, ma che, purtroppo, si lascerà andare a comportamenti sconvolgenti o semplicemente dettati da quello che realmente è; Lorena Cacciatore, attrice di teatro, vestirà, invece, i panni di Adriana, spregiudicata e avvenente, ma altrettanto fragile; Camilla Filippi, ritornata al cinema con Viva l’Italia, sarà, infine, Roberta, il classico “grillo parlante” che cerca di tirare Elena fuori dai guai, senza mai giudicarla o ricattarla.

L’amore è imperfetto è uscito in tutti i cinema d’Italia il 29 novembre 2012, per un mix che potrebbe rivelarsi perfetto: diverso dall’amore, ma meglio così.

Per seguire più da vicino L’amore è imperfetto, visita la pagina Facebook dedicata a questo straordinario film: http://www.facebook.com/01distribution
fonte http://www.gaywave.it/

Lgbt: Udine "Sei anni di umiliazioni perché gay" L'inferno a scuola di un ragazzo

Udine, il racconto di un giovane: i professori hanno fatto finta di niente. "Se penso all'adolescente suicida di Roma fa male vedere che nessuno si è accorto del suo disagio"

Un giorno nell'ora di matematica uno l'ha chiamato "Barbie". Adesso sorride. "Mica è brutta la Barbie, ma io sono un uomo, e sono felice di esserlo".

Altri compagni, meno sofisticati, come in una gara di freccette si sfidavano a fare centro infilzando l'obiettivo con gli epiteti più triviali e banali. "Frocio". "Finocchio". "Checca".

"Fenóli" (in dialetto friulano). In classe. "Lo scrivevano sulla lavagna, oppure via sms". Notevole quel "sei un errore della natura", qui siamo nelle scienze antropologiche, accompagnato da un benevolo "meriti tutta la sfiga del mondo". Sgombriamo il campo dallo stereotipo. Francesco (nome di fantasia) non è un "ragazzo col rossetto" o "coi pantaloni rosa".

I suoi gesti non sono effemminati e dopo sei anni di insulti ha tirato fuori un carattere tosto, un muro frangiflutti contro la ridicolizzazione becera. Ha 20 anni, bel ragazzo, figlio unico, single, padre dirigente, mamma "artigiana alimentare". Frequenta l'ultimo anno "là dentro", che sarebbe l'istituto tecnico di Udine dove da quando aveva 14 anni lo prendono in giro perché è gay.

Ha passato momenti difficili. Ora, seduto a un tavolo del circolo Arci "Mis (s) Kappa", fa coming out mediatico per combattere il bullismo omofobico. La stessa piaga che, forse - si indaga per istigazione al suicidio - è costata la vita di Andrea S., il
quindicenne del liceo Cavour che a novembre si è impiccato in casa con una sciarpa.

Partiamo da Andrea.
"Fa male pensare che chi gli stava vicino non si sia accorto del suo disagio. Non è una critica ai genitori. Penso soprattutto, in questo caso, agli insegnanti".

I tuoi come si sono comportati? Quando i compagni ti insultavano sono intervenuti?

"Mai. Anzi, qualche insegnante si univa al coro: battutine, allusioni. Se un professore sa che in classe c'è un alunno omosessuale e scherzando con un altro alunno etero gli chiede "non hai la morosa, non sarai mica finocchio?", e tutti ridono, come posso sentirmi io?".

Quando hanno iniziato a insultarti?
"Primo anno, avevo 14 anni. Mi ero accorto di essere gay da due anni. Mi confido con una compagna, la mia migliore amica. Lei lo dice a un altro e si sparge la voce. E la palla di neve inizia a rotolare".

E per quanto rotola?
"Sei anni. Fino a oggi che ne ho venti. Posso dire che là dentro, a scuola, ho passato, anzi sto passando, gli anni peggiori".

Adesso come va?

"Non è che le battute sono finite, è che io reagisco. Dopo l'outing forzato della mia amica, ho subito per cinque anni. In silenzio. Me ne hanno dette e scritte di tutti i colori, un ragazzo una volta, uno che mi piaceva, mi ha detto "se fossi i tuoi genitori ti ripudierei come figlio". È la frase che mi ha ferito di più. Forse si è accanito per togliersi dall'imbarazzo di piacermi".

Come ti sentivi di fronte alle prime offese?

"Provavo odio, anche se è brutto dirlo".

Che cosa succedeva intorno a te?

"Gli omofobi non sono fantasiosi. Sto prendendo una cosa alle macchinette, uno si dà di gomito con un altro, un altro si mette le mani sul sedere, un altro cammina strisciando con la schiena sul muro. Col passare degli anni quell'ignoranza si è riprodotta autoalimentandosi".

Cioè?
"In terza mi bocciano e cambio classe. Penso: gente nuova, non ci si conosce, bòn... Me ne sto tranquillo sei mesi. I miei genitori non sapevano ancora niente. Ma mi vedevano sempre giù, preoccupato, depresso. Conosco una nuova amica, la mia ancora di salvezza. Mi dice: "parla coi tuoi genitori". Non ero pronto".

C'era la scuola, "là dentro", e c'era il fuori, la casa, i genitori, gli amici. Due mondi diversi?
"Sì. A qualche amico avevo iniziato a dirlo. A scuola era sempre la solita musica, la vedevo e la vedo ancora come il posto delle sofferenze, delle umiliazioni. Ma intanto avevo preso un po' più di sicurezza".

Quando l'hai detto ai tuoi genitori?

"Un anno e mezzo fa. Mi vedono sempre giù. Porto a casa una pagella disastrosa, seconda bocciatura. Mi chiedono: "cos'hai? ti droghi?" Mio padre fa: "sei gay? No". Un giorno arriva, prende un bel giro di parole per farmi la stessa domanda. A quel punto racconto. Lui si mette a piangere, ma è contento. "Finalmente dopo 18 anni conosco mio figlio". Prende contatti con l'Arci gay di Udine, mi dice: "Se un giorno ti va di fare due chiacchiere...". È stato un grande. Decidiamo, di comune accordo, che la cosa resta in famiglia".

Torniamo all'istituto tecnico. Insegnanti e preside che dicono quando i compagni ti prendono di mira?
"Niente. Fanno finta che il problema non esista. Mi sbatto per portare anche nella mia scuola il corso (tra i primi in Italia) organizzato dall'ufficio scolastico regionale e dall'Arci gay per sensibilizzare sul bullissimo omofobico. La preside dice: "Il fenomeno qui non esiste". Quando sa benissimo che non è così. C'è un'omertà diffusa".

Perché hai deciso di raccontare la tua storia (il primo a parlarne è stato il Messaggero Veneto), e perché chiedi che non si faccia il tuo vero nome?

"Voglio che chi sta soffrendo quello che ho sofferto io non si senta solo. Il mio nome non lo faccio perché i miei nonni farebbero fatica a accettarlo".

Saresti pronto a raccontare la tua storia anche al provveditore agli studi?

"Sì".
fonte http://www.repubblica.it/dal nostro inviato PAOLO BERIZZI

Lgbt: Lisa Marie La Delfa, figlia di due mamme, scrive ad Avvenire: "I bambini degli omosessuali non sono affatto strani"

"I bambini degli omosessuali non sono affatto strani: sanno scrivere, disegnare, imparare, giocare, eccetera...".

A scrivere queste parole, indirizzate a Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, è una bambina di 9 anni e mezzo, Lisa Marie, figlia di Giuseppina La Delfa (in foto la famiglia arcobaleno di Giuseppina La Delfa), presidente di Famiglie Arcobaleno, l'Associazione delle Famiglie Omosessuali.

Un messaggio forte e chiaro, che colpisce per l'espressività e il senso del rispetto per l'altrui opinione, soprattutto se si considera che la bimba l'ha scritto da sola, di sua iniziativa, per difendere la bellezza della propria famiglia.

Alle orecchie della piccola Lisa Marie sono arrivate le parole, rilanciate oggi con una pagina da Avvenire, di Di Mauro, che è tornato a ripetere la sua posizione sulle adozioni gay:

"Siamo preoccupati perché i media parlano dell'argomento con troppa leggerezza", ha detto Di Mauro. "Invece l'argomento è molto delicato e andrebbe valutato con maggiore rigore scientifico, soprattutto per le ripercussioni che comporta sulla crescita e lo sviluppo del bambino". L'articolo prosegue screditando uno studio dell'American Psychological Association (i cui risultati erano favorevoli alla causa delle adozioni omosessuali) e proponendo come unico studio "valido" una ricerca dell'Università del Texas che dipinge i figli di coppie gay come molto più "a rischio".

Questo il messaggio di Lisa Marie per intero:
"Gentile signor Di Mauro, lei non sa come vivono le famiglie omosessuali ed è per questo che si vanta, e non deve dire cose che non sa. I bambini degli omosessuali non sono affatto strani e lei non si deve permettere di insultarli: sanno scrivere, disegnare, imparare, giocare, ecc... Senta non le dico di cambiare la sua opinione ma almeno di non comunicarla a tutti per far loro cambiare idea su di noi, e la prego di rispettare i nostri diritti. La figlia della presidente delle Famiglie Arcobaleno. LISA"


Oggi su Facebook Giuseppina La Delfa ha risposto alle affermazioni di Di Mauro anche con un'immagine: la foto della sua famiglia, composta, oltre che da lei e da Lisa Marie, dalla compagna Raphaelle Hoedts e dal piccolo Giuseppe (foto che pubblichiamo per gentile concessione della famiglia).

La Delfa ha raccontato all’Huffington Post come è nata questa lettera. Dopo la scuola, la bambina si era messa a disegnare: un paesaggio idilliaco, una casetta deliziosa circondata da due alberi forti e diversi. Tutto intorno montagne, prati, fiori e funghetti. In lontananza la scuola e il campanile di una chiesa. Sopra le rondini, libere in volo.

“Ho guardato il disegno e l’ho trovato bellissimo e molto equilibrato”, ha raccontato la mamma. “Così ho detto: questo lo mando a Di Mauro. Lisa mi ha chiesto chi era. Quando gliel’ho spiegato, si è arrabbiata e ha detto: adesso gli scrivo. Poi è arrivata con questo messaggio… Sono rimasta stupita io stessa dalla sua capacità espressiva. Non ho toccato nulla della sua email, ho solo aggiunto una virgola che mancava!”.
lisa marie

fonte http://www.huffingtonpost.it Di Giulia Belardelli

giovedì 6 dicembre 2012

Lgbt: La Principessa Ereditaria di Norvegia vola in India dai figli del dipendente gay

La Principessa Ereditaria di Norvegia ha aiutato un dipendente gay del palazzo reale che non riusciva ad ottenere il visto per prendere i figli nati in India da una madre surrogata.

Ci sono i bambini e c'è la principessa in una favola che avrebbe potuto diventare un incubo. I figli sono due gemelli nati in India da una madre surrogata che li aveva destinati all'adozione di una coppia gay norvegese.

La principessa è proprio quella Ereditaria di Norvegia, Mette-Marit, che è corsa in aiuto del padre adottivo dei due piccoli, suo dipendente a palazzo reale.

Sia lui che il compagno non riuscivano ad ottenere il visto necessario per andare nel paese asiatico dai figli neonati.
Ecco che allora la principessa, una volta venuta a conoscenza della storia, ha usato il suo passaporto diplomatico per volare in India dai piccoli e portarli dai due papà.

"Si tratta di due neonati che rischiavano di rimanere orfani in un ospedale di New Delhi", ha detto la futura regina in un comunicato. "Ero in grado di volare e volevo fare quello che ero in mio potere per risolvere la questione".

Mette-Marit non ha avvertito le autorità indiane del suo arrivo e ha passato diversi giorni coi due bambini in una clinica.

Lo staff l'ha scambiata per una baby sitter che si prendeva cura dei due gemellini.
"A volte nella vita bisogna affrontare situazioni che hanno ben poche scelte e in cui bisogna agire. Questa era una di quelle", - ha concluso la reale.
fonte http://www.gay.it

Lgbt: Università la proposta: Se lui diventa lei o viceversa, deve avere un altro libretto

Se lui diventa lei (o viceversa), deve avere il diritto di ricevere un secondo libretto universitario, che riporti il suo nuovo nome: è questa la proposta lanciata da «Antéros», neonata associazione padovana per la difesa delle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisex, transgender e intersessuali), con il supporto del rappresentante degli studenti in Senato accademico, Marco Zabai.

In una lettera al rettore dell’Università di Padova, Giuseppe Zaccaria, i membri dell’associazione invocano la «piccola soluzione», ovvero la concessione di un nuovo libretto per chi ha deciso di sottoporsi alle cure ormonali per cambiare sesso: il percorso può durare diversi mesi, così come l’attesa per una risposta da parte di tribunale e ufficio anagrafe, chiamati a decretare il cambio di generalità.


Il libretto di «riserva » comporterebbe la restituzione del primo in segreteria studenti, e potrebbe registrare la nuova identità di chi attraversa questo periodo di «transizione» sessuale, in anticipo sui tempi di medicina e burocrazia.

La «piccola soluzione», insomma, darebbe ai transgender universitari la possibilità di cambiare il proprio nome anagrafico, per adeguarlo al loro nuovo aspetto esteriore: in Italia, è già stata messa in pratica dall’Università di Torino, dal Politecnico del capoluogo piemontese e dall’Università di Bologna, ed è in corso di discussione anche a Roma e Milano.

«Questi Atenei permettono agli studenti transgender di richiedere il cambiamento del proprio nome nel libretto e nei documenti universitari – scrivono i membri di Antéros nella lettera spedita a Zaccaria.
In questo modo, possono frequentare i corsi, rispondere agli appelli e sostenere gli esami senza che la loro privacy venga costantemente violata, e senza sottoporsi a situazioni imbarazzanti e umilianti, che attualmente costringono una buona parte di questi studenti ad abbandonare l’università».
fonte http://www.corriereuniv.it/

Lgbt: Le unioni civili alla tedesca di Pier Luigi Bersani, che ha vinto le primarie del centro sinistra

Pier Luigi Bersani ha vinto le primarie del centrosinistra e sarà lui il candidato premier alle prossime elezioni.

Questo significa che, se diventerà Presidente del Consiglio, per noi gay potrebbero esserci le unioni civili alla tedesca.
Il condizionale è d’obbligo, visto che si tratta di promesse elettorali…

Ricordiamo che le unioni civili alla tedesca non significano matrimonio, ma sono un istituto per la cerchia dei gay e delle lesbiche (come sottolineava l’avvocato Francesco Bilotta dell’Avvocatura per i diritti LGBT - Rete Lenford).

In questo il programma di Renzi non era diverso, visto che proponeva una civil partnership solo per gay e lesbiche. L’unica differenza è che Renzi aveva scritto nel programma di approvarle entro cento giorni dall’insediamento a premier, mentre Bersani non ha data.

Le unioni civili alla tedesca per Pier Luigi Bersani, che ha vinto le primarie del centro sinistra

Per completezza di informazione riportiamo il punto nove della Carta di intenti per l’Italia bene comune (firmata a suo tempo anche da Nichi Vendola) che parla dei diritti. L’ultimo paragrafo parla di diritti delle coppie omosessuali e lotta all’omofobia.

Il principio della dignità inviolabile della persona e il rispetto dei diritti umani fondamentali sono la cornice generale entro cui trovano posto tutte le nostre scelte di programma.

In particolare, noi ci sentiamo al fianco della lotta di popoli interi per la difesa dei diritti umani, a iniziare da quelli delle donne. Crediamo sia compito dei democratici e dei progressisti affermare l’indivisibilità dei diritti -politici, civili e sociali- e di farlo valorizzando il principio costituzionale della laicità dello Stato.

Nel nostro caso questo significa l’impegno a perseguire il contrasto verso ogni violenza contro le donne, un fenomeno che affonda le sue radici in modelli inaccettabili del rapporto tra i generi e che costituisce una vera e propria violazione dei diritti umani.

Sul piano dei diritti di cittadinanza l’Italia attende da troppo tempo una legge semplice ma irrinunciabile: un bambino, figlio d’immigrati, nato e cresciuto in Italia, è un cittadino italiano. L’approvazione di questa norma sarà simbolicamente il primo atto che ci proponiamo di compiere nella prossima legislatura.

Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico. È inoltre urgente una legge contro l’omofobia. Siamo per il rispetto della vita umana e quindi vogliamo che la condizione dei detenuti sia rispettosa della Costituzione.

Speriamo che Il coraggio dell’Italia sia molto più di uno slogan.
fonte http://www.queerblog.it da Roberto Russo Foto | Getty

Lgbt Eventi: Londra "Master of Couture Valentino" in mostra alla Somerset House

The last emperor, Valentino Garavani, torna di scena con una grande mostra che inaugurerà con un party il 29 novembre presso la prestigiosa Somerset House di Londra.

“Valentino: Master of Couture” sarà un'importante esposizione dedicata all’Alta Moda creata dal mitico stilista italiano nei suoi cinquant’anni di carriera. Saranno esposti più di 130 modelli realizzati nei suoi atelier e indossati da icone quali Jackie Kennedy Onassis, Grace Kelly, Sophia Loren e Gwyneth Paltrow.

La mostra “Valentino: Master of Couture” della Somerset House raccoglie, infatti, una serie di creazioni, molte delle quali inedite, provenienti dalle passerelle dell’Alta Moda, dai red carpet e da clienti private. I visitatori avranno una rara panoramica di ciò che si nasconde dietro le porte del mondo di Valentino e proveranno il brivido di percorrere la passerella e scoprire la maestria del grande couturier.

“Ognuno di questi modelli ha una bella storia,” dice Valentino. “L’atelier li ha realizzati sapientemente a mano uno per uno, un lavoro che richiede ore, a volte giorni. I dettagli sono incredibilmente ricercati, sebbene gli abiti siano stati raramente visti al di fuori di sfilate ed eventi. Pertanto è un fatto straordinario riuscire a presentarli qui alla Somerset House, dove il pubblico ne può ammirare ogni singolo particolare.”

Valentino ha disegnato per principesse, first lady e icone del cinema. I pezzi forti della mostra saranno l’abito vintage indossato da Julia Roberts in occasione del premio Oscar nel 2001, l’abito da sposa di Jackie Onassis proveniente dalla leggendaria White Collection del 1968 (collezione tutta bianca che lo fece conoscere internazionalmente e con cui conquistò definitivamente tutto il jet set) e quella della Principessa Marie-Chantal di Grecia, in seta avorio tempestata di perle, che ha indossato per il matrimonio con il principe reale Pavlos di Grecia nel 1995.

Il progetto della mostra "Valentino: Master of Couture" è stato appositamente prodotto per la Somerset House dal team Kinmonth Monfreda in collaborazione con Valentino e Giancarlo Giammetti. Curatore della mostra è Alistair O’Neill per la Somerset House, insieme a Patrick Kinmonth e Antonio Monfreda. La mostra si preannuncia come un’esperienza unica per ogni visitatore e sarà così suddivisa:

Valentino: La prima sala esplora il mondo privato di Valentino con materiale fotografico inedito tratto dal suo archivio personale di Wideville in Francia.

La Passerella: In occasione della mostra, le Embankment Galleries della Somerset House saranno trasformate in un’elegante passerella. Con un'originale inversione di ruoli, i visitatori prenderanno il posto delle modelle percorrendo i sessanta metri della passerella per osservare il ‘pubblico’, che indosserà capi Valentino.

Couture: Mise da sera, abiti, tailleur pantalone, minigonne, mantelle e caftani: i visitatori condurranno un viaggio attraverso la moda dagli anni Cinquanta a oggi. Gli abiti esposti saranno raggruppati per temi e non cronologicamente: ad esempio tonalità di bianco e nero, volumi e rosso Valentino. Saranno esposti senza barriere affinché si possa ammirare la maestria posta in ciascuno di essi. La passerella culminerà con gli abiti più recenti dell’attuale maison Valentino.

L’Atelier e le petites mains: Percorrendo la scala che scende dalla passerella, si ammirerà lo splendido abito da sposa della Principessa Marie-Chantal, realizzato con dieci diversi tipi di merletto. Più avanti, una sala sarà dedicata all’attuale passione di Valentino, il Museo Virtuale Valentino Garavani, dove i visitatori potranno esplorare ulteriormente l’eredità di Valentino attraverso contenuti interattivi e multimediali.

AL PROPOSITO ABBIAMO INTERVISTATO GIANCARLO GIAMMETTI, SOCIO DI VALENTINO, PER RACCONTARCI IL PROGETTO DEL MUSEO VIRTUALE VALENTINO GARAVANI NEL DETTAGLIO:
http://www.elle.it/Magazine/Intervista-a-Giancarlo-Giammetti-sul-museo-virtuale-Valentino-Garavani

Sempre più importante, per lo stilista, è anche l'apertura al mondo virtuale, come dimostra la grande presenza sui vari social media. Per scoprire tutti i vari domini nel dettaglio, guardate a fondo pagina.

Tornando alla mostra di Londra, nell’ultima sala - dietro le quinte dell’atelier - una serie di filmati mostreranno nei minimi dettagli la maestria delle tecniche sartoriali applicate alla realizzazione di ciascun modello. Una di queste è la tecnica dei "budellini", esclusiva di Valentino. Ogni capo realizzato nell’atelier Valentino richiede centinaia di ore di lavoro.

Gwyn Miles, Direttrice della Somerset House, ha commentato: “Siamo felici di dare il benvenuto a Valentino alla Somerset House e di esporre alcune delle sue meravigliose creazioni in maniera così spettacolare. Quest’inverno la Somerset House sarà sede di eventi di grande attrattiva per il mondo della moda. Dopo la Settimana della Moda di Londra, si inaugureranno la nuova mostra del fotografo di moda Tim Walker: Story Teller; Cartier-Bresson: A Question of Colour e Skate, l’originale ed elegantissima pista di pattinaggio all’aperto di Londra.”

PER INFO
29 novembre 2012 – 3 marzo 2013
Orari di apertura: tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00.
Il giovedì chiusura alle 21.00
Indirizzo: Embankment Galleries, Somerset House, Strand, London, WC2R 1LA
Biglietti: £12.50, convenzioni £9
Stazioni della metropolitana più vicine: Temple, Embankment, Charing Cross
www.somersethouse.org.uk

Hashtag: #ValentinoExhibition
Pagina Facebook: www.facebook.com/SomersetHouse
Twitter: @SomersetHouse (https://twitter.com/SomersetHouse)
Pagina Facebook Museo Virtuale Valentino Garavani: www.facebook.com/valentinogaravaniarchives
Twitter Museo Virtuale Valentino Garavani: @ValentinoMuseum
(http://twitter.com/valentinomuseum).
fonte http://www.elle.it

Lgbt Lirica: Teatro di Rovigo, venerdì 7 e domenica 9 dicembre, “Un ballo in maschera” di Verdi sul palco del Sociale per la regia di Ivan Stefanutti

E’ il regista Ivan Stefanutti a firmare la regia di “Un ballo in maschera”.

L’opera di Giuseppe Verdi andrà in scena al teatro Sociale di Rovigo venerdì 7 dicembre alle 20.30 e domenica 9 alle 16. Sul palco saliranno nel ruolo di Amelia Dimitra Theodossiou e nel ruolo di Oscar Paola Cigna.

Sul podio il direttore Stefano Romani. Va in scena l'opera di produzione rodigina

Secondo appuntamento della Stagione lirica al teatro Sociale, venerdì 7 dicembre. Alle 20.30 andrà in scena “Un ballo in maschera”, melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi, con la regia di Ivan Stefanutti.
Lo spettacolo è proposto in replica domenica 9 dicembre alle 16.

Lo spettacolo sarà proposto in anteprima studenti martedì 4 e mercoledì 5 dicembre alle 16 e la presentazione si terrà giovedì 6 dicembre alle 18 nella sala Oliva dell’Accademia dei concordi, a cura dell’Associazione amici del Teatro Sociale di Rovigo, con relatore Massimo Contiero.

“Spesso quando si affrontano opere in cui si parla di congiure di corte - spiega il regista Ivan Stefanutti -, si affaccia la tentazione di trovare paralleli con altre vicende similari della storia recente e passata.

Penso che la cosa principale sia, e non mi stancherò mai di ripeterlo, capire la vicenda narrata, i suoi personaggi e le loro psicologie. Poi, bisogna mettersi al servizio dell’opera. L’attualizzazione della messinscena non si palesa nel portare ai giorni nostri gli abiti, ma nel rendere fruibile alle platee contemporanee l’opera in ogni sua sfumatura.

Il cercare un nesso con l’attualità, spesso distrae da quello che è il cuore ispiratore degli autori. Non sono i costumi a rendere più o meno “moderna” una messinscena, ma lo sguardo di chi lo affronta”.

Sulle musiche eseguite dall’Orchestra regionale filarmonia veneta, diretta dal maestro Stefano Romani, e con il Coro lirico veneto diretto dal maestro Giorgio Mazzucato, nei ruoli dei protagionisti si esibiranno: Mario Malagnini e Giorgio Caruso (Riccardo), Igor Golovatenko (Renato), Dimitra Theodossiou (Amelia), Giovanna Lanza (Ulrica), Paola Cigna (Oscar), Davide Luciano (Silvano), Enrico Rinaldo (Samuel) e Stefano Rinaldi Miliani (Tom).
fonte http://www.rovigooggi.it

martedì 4 dicembre 2012

Lgbt Lecce: Agedo alla stampa: "Non si ripeta il trattamento riservato a Carlotta" e invitano i giornalisti ad utilizzare il genere femminile quando si fa riferimento ad "una" trans

I portavoce dell'Associazione dei genitori e amici dei transessuali hanno invitato i giornalisti ad utilizzare il genere femminile quando si fa riferimento ad una trans.
La richiesta è nata da un recente fatto di cronaca


Dalla cronaca al lessico, il passo è stato breve. Declinare e coniugare al maschile, quando si parla di una trans, è sbagliato.

Questo il messaggio divulgato, attraverso una nota, da Agedo Lecce, a seguito degli articoli, apparsi due giorni addietro, sulle principali testate leccesi, relative al'arresto di Carlo Paiano, conosciuto come Carlotta.

"Per raccontare correttamente la storia della trans Carlotta (detenuta presso l'istituto penitenziario Borgo San Nicola, in una cella maschile, ndr) è necessario parlare di lei al femminile». È con queste parole che GianFranca Saracino, presidente dell'Associazione di genitori e amici di persone omosessuali è intervenuta in merito alla notizia apparsa mercoledì, in merito al patteggiamento di pena, per evasione dai domiciliari e resistenza a pubblico ufficiale.

«Raccontando l'episodio - spiega Saracino - si declina Carlotta quasi sempre al maschile: il noto trans, l'uomo conosciuto come "Carlotta", fermato, arrestato, giudicato, difeso, e via di questo passo.

È utile sapere che esiste una legge, la numero 164 del 14 aprile 1982, che riconosce alle persone transessuali la loro condizione.

Questo significa che "il" trans è una persona che si sente uomo in un corpo da donna e, quindi, intraprende un percorso medico e psicologico di transizione e di adeguamento del proprio corpo al genere maschile cui sente di appartenere.

"La" trans è, invece, come nel caso di Carlotta, una persona che si sente donna, ma in un corpo di uomo e che intraprende il percorso di transizione per riappropriarsi della fisicità femminile che sente appartenerle».


Secondo Agedo, dunque, quando ci si riferisce a Carlotta - che non ha ancora ottenuto il cambio del nome sui documenti (il percorso italiano, a differenza di quelli europei, è burocraticamente lungo) - è necessario scrivere e parlarne al femminile . "È una questione di rispetto e di professionalità giornalistica", ha ribadito Saracino.
fonte http://www.lecceprima.it di V.M.

Lgbt TV: Insulti omofobi dal palco di "Colorado" su Italia Uno

Un brutto, bruttissimo momento di televisione è quello andato in onda ieri sera su Italia Uno nel corso dell'ultima puntata di "Colorado".

Se molti dei suoi comici spesso ricorrono ad un umorismo infantile e dozzinale, ieri sera Fabrizio Casalino (nella foto di apertura mentre si crede divertente nell'imitare un gay) si è superato sconfinando nell'omofobia più offensiva.

Dopo aver preso in giro i fidanzati di Belen, il comico (?) ha deciso di iniziare a sfottere tutto lo staff della showgirl, da lui definito "una nuvola di ricchioni".

Di seguito la trascrizione del suo pezzo (che è possibile vedere dopo un'ora e 40 minuti su Video Mediaset http://www.video.mediaset.it/video/colorado_cafe/full/359062/ultima-puntata---19-novembre.html):

"Belen è irragguiungibile, è perennemente circondata da una nuvola di ricchioni. Ovunque lei vada, ci sono dodici ricchioni che se ne prendono cura infinita. "Oh, guarda, aspetta, il vestito! Il rossetto! Il ciuffetto!".
Come uno sciame di api operose le ronzano sempre intorno. Cambia solo il suono: le apri fanno "zzzz" invece i ricchioni fanno "oh, aspetta! Sei spendidaaa!".
E quindi per un etero Belen è irraggiungibile. O ti infiltri tra i ricchioni, ma è pericolosissimo. Quelli sono dei professionisti: ti beccano in un attimo e ti crocifiggono in un atelier di Dior. E vi sconsiglio di correre questo rischio.
Sennò l'unico metodo efficace per un etero di entrare in contatto con Belen è entrare nel suo camerino con in braccio Barbra Streisand. Quando entri dici: "Ragazzi, guardate un po'". E loro: "Oh, la divina!". A quel punto tu butti Barbra Streisand dalla finestra, loro vanno ad aiutarla e tu sei finalmente solo con Belen e fai: "Ué, ciccia, e adesso?". Perché non sai cosa dirle a Belen. Oh, ragazzi, non è facile vivere 24 ore al giorno in una nuvola di ricchioni.
Poi sui rotocalchi ti fanno vedere le foto su una moto, col manzo, attaccata agli addominali di sostegno. Non si vede che dietro ci sono dodici ricchioni che la rincorrono disperati col monopattino rosa. E allora ho capito perché in quei pochi secondi in cui Belen riesce a seminare la nuvola di ricchioni, lei ha bisogno di ricordarsi cos'è un maschio."


Lo sketch omofobo ha immediatamente suscitato sdegno sui social network, ed è proprio da Twitter che arriva il primo commento ufficiale rilasciato dallo stesso Fabrizio Casalino.

Ad un utente che gli faceva notare che i gay sono tanti e che, dopo essere stati presi in giro, potrebbero boicottarlo e decretarne l'uscita dalle scene, ha risposto: «Lo staff di Belen ha letto il pezzo prima che lo facessi. E lo ha approvato.

Senza il loro permesso non lo avrei mai fatto. Loro, indifferentemente da te, hanno il senso dell'umorismo. Quindi fott**i stro**o e minaccia qualcun altro».

Il fatto che qualcuno (con chissà poi con quale tipo di potere contrattuale, visto che anche i gay devono portare a casa la pagnotta) acconsenta a farsi umiliare non significa che sia possibile insultare un'intera comunità.

Perché c'è differenza tra insulti ed umorismo, ed in questo caso non si sta certo parlando di quest'ultimo.
fonte http://gayburg.blogspot.it/

Lgbt Firenze: Consiglio comunale, Mario Razzanelli (Lega Nord) : "Alle Cascine la sera solo gay e putt..."

L'esponente della Lega parlando di tramvia si rivolge così all'assessore alla mobilità: "La fermata delle Cascine non serve a nessuno se non a chi ci lavora la sera. Mattei lo sa bene"

Giorno dopo il ballottaggio. Renzi ha perso e non si presenta in Consiglio comunale.
Qualcuno mormoreggia, forse a ragione.
Poi prende il via la seduta. Interrogazioni, mozioni d'ordine, l'ordinaria amministrazione.
La seduta va via liscia, fino a quando prende la parola l'assessore alla mobilità, Massimo Mattei.

Si parla di tramvia, della linea 2 e 3.
Perennemente in stallo, sommersa dall'incertezza. Mattei porta in fondo la sua relazione, non prima però di scontrarsi duramente con il consigliere della Lega Nord, Mario Razzanelli, l'uomo del referendum antitramvia.

"Con il referendum hai ottenuto percentuali da prefisso telefonico, 0,02", esclama a microfono acceso l'assessore. "Ti devi solo vergognare", gli urla ritto in piedi Razzanelli. Le voci si sovrappongono, Giani, il presidente dell'assemblea, cerca di riportare la calma. Due minuti di grida e poi tutto si quieta.

Finita? No
, si tratta solo del primo tempo. Passano 5 minuti infatti e prende la parola Razzanelli. Un minuto, due, poi l'incidente diplomatico.

La tramvia, in sintesi, è un'opera inutile, come "la fermata delle Cascine non serve a nessuno se non a chi ci lavora la sera.

E questo Mattei lo sa bene". Parole equivoche, che mandano in bestia l'assessore che si alza e comincia ad urlare verso l'ufficio di presidenza.
Qualcuno ride, in molti si indignano.

Per trenta secondi regna il caos; Razzanelli però è deciso a spiegare il quiproquo. "Non avevo intenzione - continua l'esponente leghista - di fare alcun tipo di allusioni. Tutti sanno che alle Cascine, la sera, ci sono gay e putt...".

Nuovo boato di indignazione, Mattei si alza di nuovo. Giani si spazientisce con Razzanelli che riprende la parola per ribadire: "State fraintendendo". Finisce un quarto d'ora dopo con una stretta di mano; un po' freddina.

Al di là dei fraintendimenti, finisce una paginetta di bassissima democrazia popolare.
Dal ballottaggio ai "gay e putt..." biascicate in aula forse c'è di mezzo una sconfitta. Come detto sopra, 'Renzi ha perso e non si presenta in Consiglio comunale. Qualcuno mormoreggia, forse a ragione'. Forse no.
fonte http://www.firenzetoday.it di Diego Giorgi

Lgbt Napoli: Progetto Casa di i Ken, casa di pronto soccorso per ragazzi gay maltrattati in famiglia

"Sono molto soddisfatto dell'Assessore Sergio d'Angelo ( assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli) per la grande serietà e disponibilità mostrata per il progetto la Casa d'i Ken che si inaugurerà entro dicembre a Napoli" dichiara Carlo Cremona presidente dell'associazione i Ken onlus, associazione assegnataria di un bene confiscato alla Camorra destinato a Casa per ragazzi gay sottoposti a violenza o persecuzione in ambito familiare.

Abbiamo atteso molto, prima di avere la disponibilità del Comune di Napoli ad coadiuvarci e a non lasciarci SOLI in questo progetto importantissimo e lanciato da oltre due anni e che ha faticato come una gestazione complicata.

E' della scorsa settimana la proroga dell'affidamento del Bene e dell'inizio della settimana l'incontro ufficiale con il dirigente dott. Antonio Moscato e l'assessore d'Angelo per pianificare una comune strategia per inserire questo progetto in un offerta integrata di servizi socio assistenziali della città di Napoli.

Lo start up sarà possibile grazie alle donazioni di alcuni privati che ci stanno sostenendo e di cui, nei prossimi giorni saranno svelati.

Nei prossimi giorni avvieremo tutte le pratiche per attivare le utenze energetiche ed avvieremo le attività sociali. Il Comune, attraverso l'assessore d'Angelo si è reso attivo e disponibile - nei limiti dei tagli e del grave momento di crisi dello stato sociale della nostra città – a essere a fianco del progetto. La scommessa per i Ken, cercare oltre ai mezzi tradizionali di sostegno pubblico, intercettare i capitali privati, partnership, sostegno diffuso per sostenere questo progetto di volontariato e mutuo soccorso ad alta ricaduta sociale nella città e del Paese.
fonte http://www.casertanews.it Fonte comunicato stampa

lunedì 3 dicembre 2012

Lgbt USA: Barack Obama candida a giudici federali tre persone gay dichiarate appartenenti a minoranza etniche

Il presidente Barack Obama ha nominato come candidata a giudice federale Nitza Quiñones che, se confermata dal Senato, sarebbe la prima donna ispanica lesbica dichiarata a rivestire tale carica.

Alcuni giorni fa, Obama ha anche nominato William Thomas: se anche lui sarà confermato sarà il primo giudice federale afroamericano apertamente gay. Ricordiamo che è dello scorso agosto la nomina a giudice federale per Pamela Chen che potrebbe diventare la prima giudice asiatico americana lesbica.

Ricordiamo che al momento attuale ci sono già tre giudici federali omosessuali negli USA: J. Paul Oetken, che è stato confermato a luglio 2011; Alison Nathan, confermata a ottobre 2011 e Michael Fitzgerald, confermato a marzo 2012.

Oetken e Nathan svolgono il loro servizio nel distretto sud dello stato di New York, mentre Fitzgerald è giudice federale nel distretto centrale della California.

Per quel che riguarda le nuove candidature, abbiamo che Nitza Quiñones è candidata come giudice federale per il distretto est della Pennsylvania, mentre William Thomas per il distretto sud della Florida. Pamela Chen, che già è stata esaminata dalla Commissione Giustizia del Senato, è candidata per il distretto est di New York.

Tra i candidati a giudice federale apertamente gay proposti da Obama c’è da annoverare anche Edward DuMont che però, dopo oltre diciotto mesi di attesa che la Commissione Giustizia del Senato valutasse la sua candidatura, ha chiesto allo stesso Obama di ritirare la nomina.

Fu Bill Clinton nel 1994 a nominare la prima persona apertamente gay come giudice federale: si tratta di Deborah Batts che è ancora in attività nel distretto sud dello stato di New York.

Però Batts non è la prima persona lgbt a rivestire tale carica. Nel 1989, infatti, Bush padre nominò come giudice federale Vaughn Walker che, però, ha fatto coming out solo quando è andato in pensione. Il giudice Walker, conservatore, è destinato a passare alla storia perché nell’agosto 2010 dichiarò contraria alla Costituzione degli Stati Uniti d’America la famigerata Proposizione 8, l’emendamento alla Costituzione californiana che viera alle coppie dello stesso sesso di contrarre matrimonio in quello stato.
fonte http://www.queerblog.it/da Roberto Russo Via | Dos Manzanas Foto | Getty

Lgbt: Bari, ora la casa famiglia. Da gennaio al via il registro comunale delle unioni gay

La giunta guidata da Michele Emiliano ha approvato la delibera che istituisce il tavolo tecnico per il riconoscimento dei diritti della comunità lgbtqi: a breve la nascita di una casa famiglia per tutti coloro che sono stati rifiutati dai genitori dopo aver fatto outing.
Da gennaio la vera rivoluzione


Giorgio ha 24 anni è di Bari e oggi tira un sospiro di sollievo. “Posso finalmente dire che convivo con il mio fidanzato perché lo amo”. Anna, 32, si trasferirà nel capoluogo pugliese il mese prossimo: “Se resto nel mio paesino verrò schiacciata dalla mancanza di diritti”. Annuisce accanto a loro Raffaele, più timido nell’ammettere che ora vede il futuro con meno disperazione: “Mio padre è vecchio stampo, come faccio a dirgli che sono gay? Certe volte mi sento disperato”.

Tante storie, tutte uguali nel raccontare una vita che si trasforma in un continuo salto ad ostacoli. Bari ha voltato pagina, o per lo meno ha segnato un goal nella partita per il riconoscimento dei diritti civili degli omosessuali. La giunta comunale guidata da Michele Emiliano ha approvato la delibera che istituisce il tavolo tecnico per il riconoscimento dei diritti della comunità lgbtqi (sigla che racchiude i diversi orientamenti sessuali). Parole apparentemente fredde che servono alla macchina amministrativa per dire che Bari dà il via al cambiamento.

Con il provvedimento licenziato all’unanimità dalla giunta, dopo un anno e mezzo di intenso lavoro condotto a quattro mani con le associazioni gay, lesbiche, transessuali e bisessuali baresi, nascerà una casa famiglia per tutti coloro che sono stati rifiutati dai genitori dopo aver fatto outing, dopo, cioè, aver confessato il proprio orientamento sessuale.

Un rifugio dove i volontari sapranno comprendere e accogliere chi attraversa il passaggio più difficile della propria esistenza. Non solo.
Nel giro di poche settimane sarà operativo un front office in grado di offrire informazioni di ogni genere – come la prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili – e aiuto a chiunque sentirà la necessità di richiederlo.

I funzionari del Comune per affrontare il compito del tutto nuovo dovranno seguire un corso di formazione così da essere pronti al delicato incarico.

Gli sportelli saranno particolarmente importanti anche perché accoglieranno le denunce che dovessero arrivare da chi si riterrà vittima di mobbing, attacchi omofobi, trans fobici e atti di violenza. Da gennaio 2013, inoltre, sarà attivo a pieno regime il Registro delle coppie di fatto.

Attraverso questo strumento, esistente dal 2007, si sono già registrate oltre 200 coppie che dichiarano di “convivere per motivi affettivi”. Una differenza sostanziale che consente di distinguere la convivenza di una coppia, indipendentemente dal sesso, da quella di persone che pur vivendo sotto lo stesso tetto, non sono legate da nessun tipo di vincolo affettivo.

Grazie al registro le coppie iscritte - fatti salvi criteri come reddito e numero minimo di anni di convivenza – entreranno nella graduatoria per l’assegnazione delle case popolari.

“Un primo passo”, dice Giuseppe Maffia presidente di Arcigay Bari, “ma che occorreva fare per raggiungere l’obiettivo dell’uguaglianza”. I Comuni possono agire limitatamente ai paletti che impone la legge statale. Si possono aggirare, ma non certo abbattere.

“Per questo – si augura ancora Maffia – bisogna dare un segnale al decisore centrale affinché possa adeguare l’Italia agli standard europei”.

Ne è perfettamente conscio anche il sindaco Michele Emiliano che però annuncia già di essere al fianco di chiunque chieda il suo aiuto.

“Mi viene in mente la frase che mi diceva mio padre quando tornavo a scuola con un bel voto: hai fatto la metà del dovere tuo. Oggi – dice il primo cittadino – abbiamo fatto solo il nostro dovere. Lottare contro la discriminazione e aprire le braccia alla conoscenza e all’amore verso queste persone – conclude Emiliano – è importantissimo per i singoli ma è un dovere per una Città”.

Angelo ascolta tutto senza parlare. Alla fine trova il coraggio di fare lui, l’ultima domanda: “Sai quando aprirà la casa famiglia? La notte sulle panchine inizia a far freddo”.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it di Mary Tota

Lgbt New York: La prima volta delle nozze gay nella cappella di West Point, Penelope e Brenda che stanno insieme da ormai diciassette anni

Prendete due donne, Penelope e Brenda che stanno insieme da ormai diciassette anni.

Immaginate un amore durare saldo e continuo per tutto questo tempo.
Le due, entrambe dello stato del New Jersey, sognano di sposarsi, ma non possono; vorrebbero farlo nella loro città, ma ovvero il matrimonio gay, non è ancora stato legalizzato. Per questo decidono di convolare a nozze a New York.
La Fulton così ha motivato la decisione:
"Non potevamo aspettare oltre, anche perché Penelope è una sopravvissuta al cancro e soffre di sclerosi multipla.

Solo che per quest’occasione si crea un piacevole precedente. Per la prima volta una coppia formata da persone dello stesso sesso si è potuta sposare nella cappella della prestigiosa accademia militare West Point, dello Stato di New York. La foto delle due - la cinquantaduenne Penelope Gnesin e Brenda Sue Fulton, di un anno più grande - dopo che hanno pronunciato il fatidico sì, ha fatto il giro del mondo. La base militare aveva già ospitato un matrimonio gay, ma celebrato in forma privata.

Un’altra storia d’amore che riesce simbolicamente a superare pregiudizi e a coronare il proprio diritto all’amore e all’unione.
fonte http://www.queerblog.it da Daniela Gambino

Lgbt Napoli: Alessandro Cecchi Paone a Poetè presenta il suo libro “Il campione innamorato” mercoledì 5 dicembre

Mercoledì 5 dicembre, nuovo appuntamento nel salottino del Chiaja Hotel de Charme con Poetè, ciclo di letture poetiche (e non solo) infuse di teina.

Ospite di Claudio Finelli, direttore artistico della rassegna sarà il giornalista e conduttore televisivo Alessandro Cecchi Paone che presenta il suo libro
“Il campione innamorato” (Giunti editore).
Letture a cura di Gino Curcione.
Interverrà Giuseppina Tommasielli, Assessore allo sport ed alle politiche sociali del Comune di Napoli

Fra avvincente narrazione, accurata ricerca e ricostruzione di eventi Cecchi Paone (insieme alo scrittore Flavio Pagano) riscrive la storia dello sport dalla parte della diversità: i protagonisti sono gay, lesbiche, transessuali e bisessuali.

Dall’antica Grecia (con la perduta lezione del “Kalos kai agathos”) fino agli odierni “Gay Games”, passando dal mito dei cavalieri nel Medioevo e dai muscoli dei regimi totalitari nel Novecento: in mezzo, ci sono i ritratti dell’orgoglioso - eppur sofferto - coming out di dieci campioni dello sport.

L’incontro sarà, come di consueto, condito da tè e biscottini.
Appuntamento mercoledì alle ore 18.30.
Il Chiaja Hotel de Charme si trova a Napoli al primo piano di via Chiaia 216.

Evento realizzato in collaborazione con: Centro di Poesia, Napoligaypress.it, ArciGay Napoli, ArciGay Salerno, Associazione Vololibero, iKen Onlus, Lalineascritta – Laboratorio di Scrittura Creativa

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Per info e prenotazioni: 349 47 84 545 | claudiofinelli1@virgilio.it

fonte http://www.napoligaypress.it/

Lgbt: Omofobia e omertà, di Vladimir Luxuria

«Professorè, a Vladimir ci piacciono i masculi!».

Mi sentii raggelare quando il mio compagno lo disse alla maestra, tra i risolini complici degli altri. L’ insegnante mi fece alzare in piedi e mi domandò se fosse vero.

Non ebbi il coraggio né di confermare né di smentire, abbassai lo sguardo sul banco e arrossii in volto, desiderando che il pavimento si aprisse e mi inghiottisse.

Mi fece andare alla lavagna e mi dette una bacchettata sulle mani davanti a tutti. Quando ero alle elementari non esisteva l’espressione “bullismo omofobo”: era normale prendere di mira chi veniva considerato diverso.

Se confessavi a casa le vessazioni subite ti prendevi uno schiaffo anche dai genitori, se lo denunciavi alla polizia ti facevano capire che te l’eri andata a cercare, se lo confessavi in chiesa eri tu il peccatore, se un giornalista intendeva trattarne parlava di “torbido mondo omosessuale”.

In questi giorni sono venuta a sapere di due tristi episodi: un ragazzo di sedici anni a Roma è indotto al suicidio dalle persecuzioni a scuola e un suo coetaneo a Vicenza è martoriato dai suoi compagni. Non importa verificare la presunta omosessualità delle due vittime, in un’età così tenera della psicologia evolutiva dove nulla è così certo, in una fase delicata di interrogativi alla ricerca di aiuto e di affetto.

Ogni volta io sento riverberare non tanto il dolore fisico della bacchettata sulle mani quanto il ricordo di un vuoto attorno a me, proprio adesso che sono famosa e riverita. Io sono sopravvissuta, qualcun altro non ce l’ha fatta.

Ti senti solo quando ti insultano e i maestri non ti difendono, quando sei vittima e le istituzioni ti ignorano, quando il Parlamento si rifiuta di approvare una legge sull’omofobia, sulla violenza motivata per orientamento sessuale o identità di genere.

Gli epiteti gay sono i più usati tra gli adolescenti e l’educazione civica al rispetto manca nelle direttive scolastiche.

Chi preme il pulsante rosso a Montecitorio affossando una legge contro l’omofobia riverbera il dolore di quegli adolescenti che si svegliano di notte in preda all’incubo di un pugno o di un insulto sferrato.


Può essere rosa il colore di un nostro pantalone ma deve essere roseo il nostro futuro: le associazioni, la solidarietà di amici, l’affetto di genitori coraggiosi che, come a Vicenza, denunciano ai Carabinieri le vessazioni subite dal figlio.

Sarà solo quando nessuno girerà la testa dall’altra parte con omertà che il branco degli omofobi rientrerà dove merita: nella specie in via di estinzione.
fonte http://pubblicogiornale.it/ da Pubblico del 2/12/2012