venerdì 19 ottobre 2012

ObamaPride: i diritti LGBT e le elezioni americane

Stando ai commentatori sui giornali non solo statunitensi di questa mattina, il secondo dibattito presidenziale sembra esser stato vinto dal Presidente Obama, apparso decisamente più tonico, preparato e aggressivo rispetto al precedente dibattito su temi cruciali per l’esito della campagna elettorale.

La politica estera, sulla quale Romney è stato smentito dalla stessa conduttrice per aver negato che Obama abbia giudicato immediatamente l’attacco all’ambasciata libica come un’azione terroristica; la questione di genere, con l’accusa che il Presidente ha rivolto al Governatore di volere tagliare i fondi per Planned Parenthood; l’economia, con la difesa del salvataggio dell’auto e la rivendicazione della pur graduale ripresa economia e dell’occupazione; il fisco, con l’attacco al piano fiscale del rivale repubblicano accusato di voler tagliare le tasse all’1% più ricco e costringendo Romney a difendersi sulla questione del 47% degli americani “irresponsabili” che vivrebbero dell’assistenza federale.

Entrambi i candidati hanno fatto riferimento a un termine storicamente centrale nella cultura politica e popolare americana, quello di middle class, eppure sembrano intendere cose molte diverse, con il linguaggio di Obama che risulta più attento alle questioni di disuguaglianza poste nel dibattito pubblico anche da un movimento come quello di Occupy.

Non è invece emersa la tematica dei diritti LGBT, che rimane però un nodo importante per le prossime elezioni. Le azioni intraprese da Obama negli ultimi anni fanno presagire lo spostamento di una buona percentuale di voti, soprattutto tra i giovani e gli indipendenti, in suo favore.

Le posizioni diametralmente opposte dei due candidati sul tema prospettano, qualunque sia il risultato, uno scenario post-elezioni di natura epocale. Nel contributo che ha scritto per noi, Antonio Soggia esamina le tappe del riconoscimento dei diritti delle persone LGBT e il diverso approccio dei due partiti sulla questione.

Nella pagina web degli “LGBT Americans for Obama” una linea del tempo interattiva scandisce le tappe dei risultati raggiunti negli ultimi quattro anni dalla comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender degli Stati Uniti 1.

Dalla cancellazione del Don’t Ask, Don’t Tell alla legge contro i crimini d’odio, dalla riforma sanitaria alla dichiarazione di sostegno del Presidente per i matrimoni tra persone dello stesso sesso, i quattro anni del mandato di Obama, specialmente il biennio nel quale i Democratici hanno controllato i due rami del Congresso, hanno rappresentato per le persone LGBT un’inedita opportunità per il progresso dei propri diritti.

Per questo, il sito della Human Rights Campaign, la più importante associazione americana per i diritti LGBT, definisce Barack Obama il presidente che, nella storia americana, ha fatto di più per la causa, invitando a votarlo il 6 novembre.

Non sono trascorsi molti anni da quando, nel 2003, la Corte Suprema, con la sentenza Lawrence v. Texas, cancellò le sodomy laws, le leggi che proibivano i rapporti omosessuali in 14 Stati dell’Unione, quasi tutti collocati nel Sud 2.

E da quando, pochi mesi più tardi, il Massachusetts divenne il primo Stato americano a riconoscere alle coppie gay e lesbiche il diritto di sposarsi 3.

In occasione delle elezioni presidenziali del novembre 2004, i Repubblicani utilizzarono l’opposizione ai diritti LGBT per mobilitare l’elettorato conservatore: in 11 Stati, tra i quali contesti-chiave come l’Ohio, gli elettori furono chiamati ad esprimersi, attraverso referendum, su emendamenti alle Costituzioni statali che restringevano la definizione di matrimonio all’unione tra un uomo e una donna.

Gli emendamenti furono approvati in tutti gli Stati e, come osservò il New York Times, agirono “come calamite per migliaia di elettori conservatori nelle comunità rurali e suburbane che altrimenti non avrebbero votato” 4, di fatto favorendo la rielezione di George W. Bush.

Da allora molte cose sono cambiate nella società americana. Secondo i dati raccolti nel database PollingReport.com – che aggrega i risultati dei sondaggi effettuati da vari istituti – oggi, in media, il 50% dei cittadini americani è favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso, mentre il 45% è contrario.

Nel 2004 i favorevoli rappresentavano poco più del 30%, mentre i contrari costituivano il 60% dell’elettorato; ancora quattro anni fa, le percentuali erano rispettivamente del 40 e del 55%. Questo significa che dal 2004 la quota degli oppositori è calata stabilmente di due o tre punti ogni anno 5.

Certo, non sempre il cambiamento del clima di opinione si traduce in successo sul piano elettorale: nel maggio scorso, la North Carolina è diventata il trentesimo Stato americano a votare, con un referendum popolare, un emendamento alla propria Costituzione che vieta il same-sex-marriage e le unioni civili.

L’emendamento è stato approvato con una maggioranza del 60%, superiore a quella rilevata dai sondaggi; il fenomeno si è già presentato in altri Stati, segno che gli oppositori del matrimonio tra persone dello stesso sesso tendono a recarsi alle urne in misura maggiore dei sostenitori e che, probabilmente, una parte di loro non dichiara la propria reale intenzione di voto quando è interpellata dai sondaggisti. Ciononostante, la tendenza dell’opinione pubblica appare indiscutibile.

Quando il 9 maggio scorso Obama ha dichiarato all’Abc che “le coppie dello stesso sesso dovrebbero potersi sposare”, aveva chiaro in mente cosa stava succedendo nella società americana. La dichiarazione, in ogni caso, ha rappresentato una svolta dal grande valore simbolico: primo Presidente in carica ad assumere una posizione simile, Obama, come ha scritto The Nation, ha “messo a disposizione della lotta centenaria per i diritti dei gay la propria autorità morale” 6.

Continua a leggere su "C'era una volta l'America:
http://www.ceraunavoltalamerica.it/2012/10/obamapride-i-diritti-lgbt-e-le-elezioni-americane/

fonte http://www.corriereweb.net

Lgbt Libri: "Grazie a Dio è gay" Rosita Celentano fa incetta di luoghi comuni

L'ultimo libro di Rosita Celentano, animato dalle migliori intenzioni in favore delle battaglie della comunità lgbt, rischia però di essere una macedonia di stereotipi triti e ritriti.

Dopo il libro "Grazie a Dio ho le corna" Rosita Celentano, figlia maggiore del molleggiato più famoso d'Italia, sta promuovendo adesso quello che lei stessa definisce "la seconda puntata sull'eduzazione sentimentale".

Interamente dedicato al mondo gay, l'ultima fatica letteraria di Rosita si intitola "Grazie a Dio è gay - Perché i gay sono i migliori amici delle donne? Uomini etero, ispiratevi a loro". Se qualcuno ha già intravisto lo spettro del luogo comune, aspetti di leggere la quarta di copertina.

"I veri uomini esistono, e sono gay. Parola di Rosita Celentano (...) che racconta che non c'è storia: chi si trova, per natura o per scelta, ad amare una persona del suo stesso sesso ha capito tutto della vita, delle relazioni e specialmente del valore profondo dell'amicizia".

Ed è qui che interviene un grande classico, ovvero l'inflazionato ho-tanti-amici-gay.

"Partendo come sempre dalla propria esperienza - continua la descrizione -, Rosita Celentano parla prima di tutto di esseri umani, fatti di intelligenza e sentimenti; parla del rapporto che la lega ai suoi amici gay, della ricchezza e della sincerità che lo caratterizzano; e si scaglia contro l'omofobia e il pregiudizio, sostenendo il diritto di ciascuno di vivere liberamente la sessualità senza subire discriminazioni, repressioni e violenze di alcun tipo".

La descrizione conclude con un consiglio agli uomini eterosessuali per avere successo con le donne: "Il maschile e il femminile sono qualità intrinseche della personalità di ognuno di noi, e il rispetto di sé e degli altri comincia proprio nel riconoscere questa doppia natura.

E allora, per essere davvero uomini, basta accogliere quel pizzico di femminile che ogni vero maschio si porta dentro: farà bene a loro e renderà felice qualunque donna eterosessuale".
Il libreria con Salani, 109 pagine, prezzo 7,56 euro.

Va apprezzato, naturalmente, l'appoggio al matrimonio gay, alle adozioni, la condanna ferma dell'omofobia e la manifesta vicinanza all'intera comunità, ma forse si si sarebbe aspettati un tentativo di abbattere i luoghi comuni, piuttosto che alimentarli, seppure con le migliori intenzioni possibili.

Perché gli ingredienti della macedonia di stereotipi ci sono tutti: si passa da "personaggi così creativi" dotati di "semplicità che li rende autentici" fino al solito "più sono grandi, più sono umili e sensibili".

E dopo un elenco di arcinoti personaggi storici omosessuali (da Galileo a Oscar Wilde passando per Pasolini) anche l'attacco all'omofobia finisce per essere la superficiale riproposizione di cose dette e ridette: "E’ chiaro che quando un uomo ha tanto livore contro i gay - scrive Rosita riferendosi ad omofobi famosi - sta cercando di combattere qualcosa di insito in se stesso che teme di non riuscire a dominare.
Altrimenti perché questa foga nel combattere qualcosa che non toglie nulla a nessuno?”.

Insomma, non sappiamo quale sia il target a cui il libro di rivolge, ma forse farebbe molto meglio alla comunità lgbt se si tentasse di superare definitivamente certi stereotipi, nel bene e nel male.
fonte http://www.gay.it/

Due minuti per i diritti LGBT, il M5S di Torino sui matrimoni tra omosessuali


Chi ci attacca dice spesso che il Movimento 5 Stelle sa solo protestare, che non ha una visione etica e politica del mondo, che non è attento ai diritti e alle pari opportunità.


Per questo lunedì scorso, quando il Consiglio Comunale, ancora provato dall’ennesima lunga discussione sugli scandali del momento, ha dovuto discutere tre atti relativi al diritto al matrimonio delle coppie omosessuali, molti si aspettavano che non sapessimo cosa dire.

Invece il Movimento ha affrontato da tempo la questione, sia a livello comunale, sia a livello regionale, sia a livello nazionale; e dunque abbiamo impiegato soltanto due minuti per dichiarare il nostro voto favorevole alle tre proposte sul tavolo.

Nel video trovate ciò che abbiamo detto, e ci sembrano parole di normalità, di libertà e di rispetto.

Eppure, così non è secondo gli altri; il resto del Consiglio Comunale si è perso nelle contorsioni della politica, riuscendo infine ad approvare solo l’atto che chiede al Parlamento di “allineare l’Italia agli altri Paesi dell’Unione Europea”, una formula che non vuol dire granché dato che le nazioni europee hanno tuttora posizioni molto diverse tra loro.

L’atto che chiedeva la possibilità per le coppie omosessuali di svolgere una cerimonia simbolica in Municipio e quello che chiedeva direttamente al Parlamento di permettere il matrimonio tra omosessuali sono stati entrambi bocciati, con la maggioranza spaccata e incapace di esprimere una posizione chiara.
Evidentemente, in Italia i diritti delle persone possono ancora aspettare.
fonte http://www.beppegrillo.it di Vittorio Bertola

Lgbt: Firenze e l’omosessualità, 5 cose che forse non sapete

Non tutti sanno che Firenze vanta una tradizione di difesa e promozione dei diritti LGBT che poche altre città nel mondo possiedono.

Ecco una lista delle 5 cose più importanti e curiose da sapere:

1. Durante il Rinascimento Firenze era la meta gay europea per eccellenza.

In tedesco, ad esempio, gli omosessuali venivano chiamati anche “Florenzen”.

2. Pare che la dinastia de’ Medici che governò Firenze per 3 secoli si sia estinta a causa dell’omosessualità del suo ultimo discendente, Giovanni Gastone de’ Medici (1671-1737).

Prima di lui c’erano stati sicuramente almeno altri due Medici omosessuali: il Papa Leone X (Giovanni de’Medici, 1475-1521) e Ferdinando II (1610-1670).

3. Nel 1853 il Granduca Leopoldo II fu il primo in Italia ad abolire le punizioni per l’omosessualità.
Il 30 novembre 1786 il Graducato di Toscana era stato il primo stato al mondo ad abolire legalmente la pena di morte per tutti i reati.

4. Il primo locale gay italiano aprì i battenti a Firenze nel 1974.
Era il Tabasco e potete andarci ancora oggi: si trova a due passi da Piazza della Signoria (in Piazza Santa Cecilia, 3).

5. Nel marzo del 2007 i fiorentini Matteo Pegoraro e Francesco Piomboni sono stati la prima coppia gay italiana a richiedere le pubblicazioni di matrimonio in Comune.

Dopo Matteo e Francesco state molte le coppie in tutta Italia che hanno fatto altrettanto: cinque di loro sono state rimandate alla Corte Costituzionale. La maggior parte dei processi si sono chiusi con pareri negativi, ma la battaglia legale è ancora in corso.
E oggi? Come prosegue la storica tradizione fiorentina di promozione dei diritti LGBT?

Difficile capire che aria tiri esattamente.
Nel 2010 il sindaco Renzi ha equiparato coppie etero e gay in un bando per l’assegnazione di fondi a sostegno del pagamento dei mutui per le giovani coppie (scatenando anche le ire del vescovo Betori).
Ma durante una puntata delle “Invasioni Barbariche” della Bignardi lo stesso Renzi si è detto contrario a matrimoni gay e solo “parzialmente favorevole” alle unioni civili, specificando che secondo lui per i gay “bastano gli accordi privatistici”.

Cosa ne penserebbe il Granduca Leopoldo II? Chissà.
fonte http://www.teladoiofirenze.it scritto da Eleonora Zucconi

Lgbt Roma: Permesso di soggiorno a un uomo sposato col suo compagno

Idan, israeliano, ha sposato a Oslo Emanuele, con cui vive da 10 anni a Roma.
La questura gli ha dato il soggiorno.
Sesto caso in Italia.

Carta di soggiorno per motivi familiari a un israeliano, Idan, che da dieci anni vive a Roma con Emanuele, che ha sposato lo scorso luglio a Oslo.

E' il sesto caso in Italia, dopo quelli di Reggio Emilia, Rimini e Milano, e il primo a Roma, come fa sapere l'associazione Radicale Certi Diritti.

Una settimana fa, accompagnato dal marito e da due membri dell'associazione che ha seguito il caso, Idan si è presentato in Questura, a Roma, per richiedere il documento di soggiorno come familiare di un cittadino comunitario in base alle norme sulla libera circolazione in Europa, recepite in Italia con il decreto legislativo 30 del 2007, e ai pronunciamenti della Corte europea dei diritti dell'uomo sull'argomento.
fonte http://www.globalist.it/

giovedì 18 ottobre 2012

Lgbt Verona: Domani 18 ottobre ore 9, Convegno "Dalla scoperta di sè alla transizione il percorso medico/psicologico per le persone transessuali e transgender "

Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità sezioni di Farmacologia e Medicina Legale, Dipartimento di Scienze Giuridiche, Università di Verona
Convegno Giovedi 18 Ottobre 2012 - ore 9.00


"Dalla scoperta di sè alla transizione
il percorso medico/psicologico per le persone transessuali e transgender."


Aula “R. Vecchioni” Lente Didattica
Policlinico “G.B. Rossi” p.le L.A. Scuro 10, Verona
organizzato in collaborazione con:
Servizio Accoglienza Trans (SAT-PINK) Verona

Accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Verona
Crediti formativi n. 5

La transessualità è la condizione di una persona la cui identità di genere non corrisponde al proprio corpo biologico e che, sovente, persegue l’obiettivo sia di un cambiamento fisico che della propria condizione sociale.

L’ordinamento italiano conferisce rilevanza giuridica al transessualismo da quando fu approvata la legge 164 del 14 aprile 1982, che disciplina le modalità del percorso di riattribuzione del sesso e conseguentemente dello stato anagrafico.

Il convegno, primo del suo genere nell’ambito del territorio veronese, si propone di offrire una panoramica esaustiva sui molteplici aspetti del transessualismo, da quello medico-chirurgico a quello psicologico, dall’aspetto legale alle implicanze sociali e culturali.

Il convegno è promosso dal Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità, sezioni di Farmacologia e Medicina Legale, e dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Verona, in collaborazione con il S.A.T. (Servizio Accoglienza Transessuale del Circolo Pink di Verona),punto di riferimento a Verona per le problematiche legate all’identità di genere.


PROGRAMMA CONVEGNO:
9.00 - Le ragioni di questo incontro
Laura Calafà, Dipartimento Scienze Giuridiche, Università di Verona
Roberto Leone, Dipartimento Sanità Pubblica e Medicina di Comunità, Università di Verona

9.20 - Le persone trans/transgender, il quadro culturale, sociale, antropologico
Novello Paglianti, antropologo, Università di Padova

10.00 - Identità di genere come diritto fondamentale della persona
Alessandra Cordiano, giurista, Università di Verona

10.40 - L’iter di transizione, il percorso FtM e MtF
Rosanna Viano, operatrice dello Spo.T Torino

11.20- Pausa caffè

11.50 - Gli accertamenti medico-legali nell’ambito della legge 164/82
Domenico De Leo, medico legale, Università di Verona

12.10 - Il ruolo del trattamento ormonale nella transizione
Cristina Meriggiola, ginecologa-endocrinologa, Università di Bologna

12.50 - Il percorso psicologico delle persone trans/transgender
Mary Nicotra, psicoterapeuta, Spo.T Torino

13.30 - Pausa pranzo

14.30 - Il Servizio Accoglienza Trans di Verona: presentazione del servizio, un anno di attività
Daniela Pompili, Ilaria Ruzza, operatrici dello sportello d’accoglienza SAT di Verona

15.00 - Presentazione dei servizi per le personeTrans nella città di Bologna - MIT Bologna
Porpora Marcasciano, presidente consultorio -MIT di Bologna

15.30 - Presentazione dei servizi per le personeTrans nella città di Torino - Spo.T Torino
Christian Ballarin, responsabile Spo.T Torino

16.00 - Discussione generale
Moderatori: Domenico De Leo, Dipartimento Sanità Pubblica e Medicina di Comunità, Università di Verona; Laura Sebastio, operatrice dello sportello d’accoglienza SAT di Verona

17.00 - Chiusura convegno
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Segreteria organizzativa:
Dipartimento Sanità Pubblica e Medicina di Comunità,
Policlinico “G.B. Rossi”, p.le L.A. Scuro, 10, 37134 Verona;
tel. 045-8027612; fax: 045-8124876;
http://www.dspmc.univr.it/?ent=iniziativa&convegno=1
roberto.leone@univr.it
www.circolopink.it/convegno-trans-18-ottobre-012.htm
info@circolopink.it

fonte http://www.circolopink.it

Lgbt Libri: Firenze, Il genio di Gianni Versace nel libro “Lo stilista dal cuore elegante" Presentazione venerdi 18 ottobre ore 18 presso IBS.it bookshop, a cura del Florence Queer Festival

Al via Queer Book, gli appuntamenti letterari del Florence Queer Festival a cura di Bruno Casini. Presentazione del libro presso IBS.it bookshop via de' Cerretani, 16r, Firenze venerdi 18 ottobre ore 18

"Gianni Versace. Lo stilista dal cuore elegante" di Tony Di Corcia (Utopia Edizioni)
Interviene insieme all'autore Raffaella Galamini


Sono pochi i nomi che, da soli, hanno il potere di evocare un'intera epoca, un mondo racchiuso in poche sillabe.

Gianni Versace è uno di quei nomi: a distanza di quattordici anni dalla sua drammatica (e tuttora piena di misteri) scomparsa, lo stilista italiano continua a ispirare il mondo della moda e a far risplendere il made in Italy.

Il 28 gennaio, nell'ambito della manifestazione AltaRoma dedicata alle suggestioni dell'alta moda, verrà presentato il libro "Gianni/Versace: Lo stilista dal cuore elegante", scritto da un giovane giornalista foggiano, Tony Di Corcia.

Un viaggio nel mondo di Gianni Versace, dalla magica atmosfera respirata nella sartoria della madre, a Reggio Calabria, ai primi passi nel mondo della moda fino alla consacrazione mondiale, avvenuta tra la fine degli anni '80 e gli anni '90.

Nel libro, l'autore si affida alle parole di 25 persone, che hanno conosciuto e amato lo stilista e ne hanno apprezzato i lati più intimi e personali (per loro è "Gianni") o il genio creativo (evocato dal cognome, "Versace").
Ecco il senso dello slash nel titolo: i racconti, tra gli altri, di Oliviero Toscani, Eva Herzigova, Giusy Ferré, Natalia Aspesi, restituiscono il ritratto di un uomo complesso, assolutamente unico e, come recita il sottotitolo del libro, dal cuore sempre inequivocabilmente elegante.

L'epopea di Versace e del suo genio si svolge sullo sfondo di una storia piena di fascino: quella della nascita e dell'affermazione in tutto il mondo del "made in Italy" nel campo della moda.

Una storia fatta di geni e talenti, come appunto Gianni Versace, ma anche di tantissimi imprenditori e designer italiani che hanno creduto in questo campo e ci hanno investito le loro migliori energie. Il risultato? Un prêt-à-porter dal carattere deciso e ben definito, in grado di competere ai massimi livelli e confrontarsi con la gloriosa tradizione d'oltralpe.

La sua vita, quasi mitologica, ha i contorni della fiaba - dalle origini provinciali alla ribalta internazionale. Il suo genio è riuscito a vestire con la stessa grazia rockstar e principesse e ha contribuito a riconoscere lo spessore di modelle che non erano viste solo come "manichini", ma come icone di stile: per lui sfileranno le più grandi supermodelle, dalla Herzigova a Naomi Campbell, da Cindy Crawford a Claudia Schiffer.

Il libro, che in copertina mostra una splendida foto di copertina, suggerita all'autore dalla sorella di Gianni, Donatella, è corredato da 12 scatti, per lo più inediti, firmate da Gian Paolo Barbieri, che ritraggono i backstage di campagne pubblicitarie curate negli anni '70 per i marchi Callaghan, Genny, Complice e per le prime campagne della sua maison.

Autore: Tony Di Corcia Titolo: Gianni/Versace. Lo stilista dal cuore elegante
Editore: Utopia Edizioni Pagine: 272 Prezzo: € 20,00
fonte http://www.stile.it Giusy Muzzopappa

Lgbt: La/il Trans non è malata ma usa la medicina: Intervista a Porpora Marcasciano

È stata lanciata in questi giorni una campagna per chiedere che il transessualismo non venga più considerata una malattia.

La campagna mira a chiedere all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di rimuovere la transessualità dalla loro lista delle malattie mentali (DSM), come è successo con l'omosessualità, che è stata tolta da tale elenco nel 1990.

Il Corsaro ha intervistato Porpora Marcasciano, presidente del Movimento Identità Transessuale (MIT) per parlare di questa campagna e, in generale, del transessualismo.

Depatologizzazione del transessualismo: già il nome della campagna annuncia un tema difficile, facciamo un po' di chiarezza:

Il transessualismo è inserito nel DSM (manuale diagnostico sanitario) come disforia di genere. Questo implica che viene considerato una malattia mentale.

Per correttezza è giusto dire però che il DSM prevede anche che la disforia non venga repressa ma assecondata, conducendo la persona trans ad ascoltare la propria condizione e se lo desidera iniziare un percorso medico per modificare il proprio corpo.

Il MIT è a favore della campagna. Ma dobbiamo fare chiarezza.
La depatologizzazione e la medicalizzazione non sono sovrapponibili. La transizione prevede, nella gran parte dei casi, il ricorso a strumenti che la medicina offre per plasmare il proprio corpo e avvicinarlo all'idea che una persona ha di sè.

Chiaramente gli strumenti della medicina possono diventare pericolosi se utilizzati “fai da te” e non seguiti da un medico che li prescrive. È bene non far rientrare nell'idea di depatologizzare il transessualismo anche il rifiuto della medicina e della chirurgia.

L'accusa che viene fatta dai detrattori della campagna è nel pensare che togliendo il transessualismo dal DSM il sistema sanitario non assisterà più le persone che vogliono iniziare il percorso:

La campagna va condotta in modo intelligente, non dobbiamo buttare il bambino con l'acqua sporca.
Non tutto ciò che è medicalizzato è considerato malattia: basta pensare alle donne in gravidanza, il sistema sanitario nazionale garantisce loro tutta l'assistenza necessaria ma nessuno considera la gravidanza come una malattia.

Per questo è importante distinguere i piani fra “patologia” e “medicalizzazione”.
È bene ricordare che il percorso trans non è una passeggiata ed ha bisogno spesso di assistenza.

C'è un gran dibattito dentro il movimento ad esempio sull'accompagnamento, ovvero la diagnosi e il monitoraggio da parte di uno psicologo della disforia di genere. Molte e molti trans sono contrari e sostengono che sanno molto chiaramente chi sono e cosa vogliono. Tuttavia, noi non possiamo pensare ad una norma che tuteli chi è più pronta e preparata, e dobbiamo invece concentrarci su chi ha più bisogno di essere seguito.
E molte sono le persone trans che ne hanno bisogno e a cui va garantito il diritto e la tutela.

Il movimento trans non sembra avere i rapporti di forza per conquistarsi la depatologizzazione e garantirsi al contempo un pezzo di welfare. Come pensate di agire?

Il consultorio del MIT ha più di 780 utenti e la prima cosa che pensiamo è di tutelarle. É chiaro che le grandi conquiste si sono ottenute negli anni ‘60 e ‘70 e successivamente i movimenti hanno solo fatto resistenza nel difendere ciò che avevano faticosamente conquistato.
Ma non possiamo limitarci solo a battaglie di retroguardia.
Noi siamo impegnate/i con il coordinamento Sylvia Rivera (coordinamento nazionale Trans) e con le istituzioni competenti per procedere con questa battaglia con i piedi di piombo, mantenendo il più alto livello (possibile) di coordinamento fra le associazioni con la convinzione che mai possiamo giocare le battaglie politiche sulla pelle delle altre e degli altri.

Ricordiamoci sempre che non è corretto pensare il transessualismo solo come una “correzione” del proprio corpo.
Non c'è nulla di sbagliato in noi, al più ci sono cose che non ci piacciono, che non ci corrispondono, che vorremmo cambiare e inventare.
Parte del percorso è cambiare la società, quella si da correggere, anzi da stravolgere completamente.
L'impatto di noi e del nostro corpo nella società è parte del percorso almeno quanto gli ormoni o il DSM.
fonte http://ilcorsaro.info/ Scritto da Flippo Riniolo

Lgbt: Anche la Sardegna ha la sua Associazione Transgender

Si costituisce a Sassari la prima Associazione di volontariato per le persone transgender.

Anche se in Sardegna ci sono già presenti delle associazioni GLBTQI (vedi MOS e ARC), si è sentita la necessità di creare un’associazione che trattasse esplicitamente le problematiche della comunità Transgender.

Sicuramente questo non vuole dire che le associazioni già presenti sul territorio non lo stessero facendo, ma il creare un’associazione apposita permette di affrontare al meglio e in modo approfondito quelle che sono le esigenze delle persone transgender nel momento in cui decidono di affrontare un percorso di identificazione individuale sia fisico che psicologico.

Nelle lotte per i diritti e per ottenere nuove leggi antidiscriminatorie è giusto che le comunità omosessuali e transgender si uniscano proprio per la volontà di ottenere gli stessi risultati, ma questo perde senso quando emergono altri bisogni che si diversificano da quelle omosessuali.

Per questo motivo è giusto che le comunità viaggino in modo parallelo ma separate.

Cominciamo a parlare della neo associazione partendo dal nome “Pandela Transgender Sassari”, un nome che vuole subito rimarcare la nascita sul territorio sardo, visto che Pandela in sardo vuole dire bandiera.

Non a caso si è voluto usare il nome bandiera, perchè è un simbolo usato già agli albori della civiltà umana sia nelle lotte che nelle guerre per combattere e ottenere tutto quello che si riteneva giusto; e tramite la bandiera transgender che li rappresenta, si vuole rivendicare in maniera pacifica ma con determinazione la propria dignità e i propri diritti ed avere la libertà di vivere sul proprio territorio senza doverlo abbandonare a causa di pregiudizi e discriminazioni e che porti una corretta informazione, riguardo a questa realtà, nella società. Per ultimo ma non meno importante, di diventare un punto di riferimento per tutte quelle persone che fin’ora si sono sentite sole ad affrontare un percorso esistenziale (ma anche medico-psicologico e legale) spesso molto difficile delicato.

I servizi dell’associazione sono svariati:
Sportello primo ascolto
Gruppo auto aiuto
Counseling
Campagna di informazione e prevenzione a.i.d.s.
Collaborazione con le figure mediche principali (psichiatra, endocrinologo)
Collaborazione con studio legale
Assistenza e possibile reintegro lavorativo per le prostitute
Assistenza e possibile reintegro lavorativo per le/i detenute/i
Luogo di accoglienza (alloggio) per i casi più urgenti
Attività varie per autofinanziamento
Attività culturali e di informazione
Tutti servizi dedicati alla persona e alla loro realtà.

Questi i contatti dell’Associazione:
Sito web: www.pandelatransgendersassari.org (in costruzione)
email: info@pandelatransgendersassari.org
Facebook: http://www.facebook.com/pandela.sassari
cell: 346.62 66 074
fonte http://www.mosinforma.org da Elena

Lgbt: David Testo, calciatore gay dichiarato, non ha più una squadra in cui giocare

David Testo, allora calciatore del Montreal Impact, ha fatto coming out lo scorso novembre.

Le sue parole fecero il giro del mondo:
http://www.queerblog.it/post/13015/calciatori-gay-david-testo-fa-coming-out

Sono gay: è solo una parte di ciò che sono. E non ha nulla a che fare con il talento di un calciatore. Si può essere sia un ottimo giocatore di calcio che essere gay. Mi dispiace solo di non averlo fatto prima. Ho combattuto con questo per tutta la mia vita, la mia carriera. Vivere la vita di un atleta professionista ed essere gay allo stesso tempo è qualcosa di incredibilmente difficile.

Questo grido di liberazione, però, è andato a sbattere contro l’imperante omofobia del mondo del calcio: da quando si è dichiarato gay, infatti, David Testo non ha trovato una squadra in cui giocare.

Afferma:
Non credo che ci siano squadre di calcio disposte a stringere contratti con un gay.

A trentun’anni si vede costretto ad ammettere che la sua carriera è terminata. Nonostante i proclami (pochi, a dire il vero) le squadre di calcio non sono ancora pronte per accogliere qualcuno che affermi apertamente il proprio orientamento sessuale. Che tristezza!
fonte http://www.queerblog.it/ da Roberto Russo

mercoledì 17 ottobre 2012

Metti un etero a dirigere un'associazione lgbt

Sempre più spesso persone eterosessuali solidali con la comunità lgbt finiscano negli organi dirigenti delle associazioni gay e lesbiche.
C'è da urlare "all'etero!" o da essere contenti?

Vi infastidirebbe venire a sapere che un uomo combatte per le pari opportunità fra donne e uomini? Vi sconvolgerebbe scoprire che nella storia sono esistiti dei bianchi che hanno combattuto a fianco dei neri contro l'Apartheid? Eppure negli ultimi tempi, in diverse sedi ed occasioni, son scoppiate numerose polemiche nei confronti dei nostri amici etero che si impegnano attivamente nella battaglia per i diritti LGBT.

L’ultimo caso è stato quello di Alessandra Perillo, la prima eterosessuale ad esser stata eletta nel coniglio direttivo nei 29 anni di storia del Circolo Mario Mieli di Roma. L’elezione di Perillo, nel primo direttivo che dopo un lungo periodo di presidenza vede l’uscita di scena di Rossana Praitano, è stata accolta da alcuni soci con qualche perplessità.

Alessandra non è stata la prima persona eterosessuale ad esser stata scelta dai soci per ricoprire un ruolo da dirigente in un’associazione LGBT. Infatti, se la tranquilla convivenza fra omo ed eterosessuali può sempre esser sembrata l’ennesima tollerabile “stravaganza radicale” in Certi Diritti, diversamente devono averla pensata nel circolo barese di Arcigay che solo lo scorso luglio è finito su tutti i giornali per aver osato eleggere addirittura come presidente l’eterosessuale Francesco Brollo, salvo poi tornare le scorse settimane ad un tesissimo congresso svoltosi appena due mesi e mezzo dopo le precedenti elezioni.

Certo, come si è potuto intuire dai recenti eventi di Bari, spesso candidature, cariche e opposizioni possono nascondere la semplice e naturale espressione di correnti interne alle associazioni che hanno davvero poco a che fare con più alti concetti di principio che vengono poi posti a scudo delle relative posizioni.

Ma può davvero un eterosessuale, per quanto gay friendly, essere pienamente rappresentativo della comunità LGBT, dei suoi obiettivi e dei suoi bisogni?

E quanto c’è di vero nell’allarme lanciato da alcuni secondo i quali le associazioni starebbero candidando ed eleggendo dei rappresentanti etero perché non riescono più a trovare dei volenterosi e validi rappresentanti all’interno della propria comunità di riferimento?

Sicuramente è curioso che le stesse persone che gridano con estrema facilità “all’etero!” non sembrano porsi con la stessa urgenza il problema della rappresentatività delle persone trans che non hanno certo quote garantite nei consigli direttivi delle associazioni che pure si ostinano a chiamarsi LGBT.

Quel che di certo non andrebbe perso di vista è un valido e saldo insegnamento della storia: nessuna minoranza ha mai vinto la propria lotta per i diritti civili fino a quando non è riuscita a coinvolgere un larga parte di coloro che a quei diritti non erano direttamente interessati convincendoli che una battaglia per i diritti civili è una battaglia di libertà che interessa tutti.

Dovevano averlo capito Francesca Fornario e Simone Salis quando qualche anno fa fecero nascere l’idea apparentemente scherzosa e provocatoria ma affatto banale di ArciEtero.

“Siamo noi eterosessuali a non essere abbastanza emancipati da capire che spetta a noi chiedere più diritti per gli omosessuali. Così come gli uomini si sono battuti per dare il diritto di voto alle donne, e chi ha un lavoro manifesta al fianco di chi non ce l’ha, e chi ha una casa sfila in corteo accanto ai terremotati dell’Aquila”, spiegavano sul loro sito rivolgendosi agli altri eterosessuali. Pare che avessero capito già tutto con diversi anni d’anticipo. Eccetto il fatto che probabilmente gli stessi elementari principi avrebbero dovuto spiegarli prima a lesbiche e gay.
fonte http://www.gay.it/ di Andrea Contieri

Lgbt Lecco: Il prete fa coming out «Sono gay. Anzi: sono prete felicissimamente gay»

Don Mario Bonfanti, sacerdote lecchese già allontanato da una parrocchia per aver sostenuto le unioni gay, ha dichiarato pubblicamente la propria omosessualità.

«Sono gay. Anzi: sono prete felicissimamente gay».

Così, con questo annuncio seguito da una miriade di gioiosi punti esclamativi, il prete brianzolo don Mario Bonfanti ha dichiarato al mondo intero il proprio orientamento sessuale.

E l'ha fatto sul suo profilo facebook, aggiungendo anche la speranza che «molti ragazzi/e gay/lesbiche nascosti oggi abbiano il coraggio di prendere in mano la propria verità e dichiararla pubblicamente.
E perché no? anche gay/lesbiche cattolici. [...] E purtroppo spesso la chiesa cattolica su questi temi intima il silenzio».

Il prete quarantunenne, originario della provincia di Lecco, era già stato allontanato in passato da una parrocchia di Rovagnate, presso Merate, per via della sua apertura alle unioni omosessuali. Ora il suo coming out non manca di fare nuovamente discutere. Ma in rete circola già un gruppo di sostegno, "io sto con don Mario", nel quale amici e fedeli ribadiscono la propria stima nei confronti del coraggioso sacerdote.
fonte cronachelaiche.globalist.it

Lgbt Torino: Il Comune chiude le porte alle unioni tra coppie gay

Niente nozze simboliche tra omosessuali nelle sale auliche della Città, per un solo "no" la mozione è stata bocciata e ha spaccato il Pd, ma l'ordine del giorno che sollecita il governo a «legiferare» sulle «convivenze stabili tra persone omosessuali» lo ha votato anche il sindaco.

«Per colmare il vuoto legislativo e l'arretratezza culturale che condiziona la vita di moltissime persone omosessuali», come spiega la promotrice Lucia Centillo.

Con l'astensione anche di alcuni "laici" della maggioranza in Sala Rossa nel votare un impegno concreto, Torino si rivolge al governo e chiude di fatto le porte alle cerimonie già viste durante il Pride.
fonte http://www.cronacaqui.it di Enrico Romanetto

martedì 16 ottobre 2012

Lgbt Firenze: Quattro sacerdoti scrivono una seconda lettera all' arcivescovo Betori: "La chiesa non legittima ma neppure condanna i gay"

Don Fabio Masi, don Alessandro Santoro (in foto), don Giacomo Stinghi e suor Stefania Baldini sono pronti allobiezione di coscienza per il loro accesso ai sacramenti

"La Bibbia non legittima né condanna le relazioni omosessuali così come siamo giunti a comprenderle oggi". Lo scrivono in una lettera indirizzata all'arcivescovo, cardinale Giuseppe Betori e al settimanale 'Toscana Oggi', don Fabio Masi, don Alessandro Santoro, don Giacomo Stinghi e suor Stefania Baldini, pronti all"obiezione di coscienzà per il loro accesso ai Sacramenti.

Si tratta degli stessi religiosi che nei primi giorni di settembre firmarono una lettera aperta sul problema della Chiesa e dei gay.


Nella nuova missiva rispondono a Betori che, qualche giorno dopo, aveva sottolineato che "l'attenzione alle condizioni delle persone non può mai portare a un travisamento della verità, nel nostro caso quella che attiene alla visione antropologica proposta dalla rivelazione".

Ora invitano a non chiudere il confronto su questo tema e si chiedono se questi "sono problemi di competenza esclusiva dei capi della Chiesa o se questi devono essere aperti alla riflessione di tutto il popolo cristiano", soprattutto "dopo il Concilio".

"Noi siamo del parere - scrivono - che lasciare sulle spalle dei soli vescovi e del Papa il 'discernimento dei segni dei tempi', vuol dire non amarli e mancare a un nostro preciso dovere e a una nostra precisa responsabilità".

E, infine, non sono d'accordo sulla 'confusione' che secondo Betori potrebbe generarsi dal mancato rispetto dell'attuale disciplina sull'accesso ai Sacramenti da parte degli omosessuali. Loro non vogliono fare "un aggiustamento di comodo", ma dicono di essere pronti a "porsi in 'obiezione di coscienza' di fronte a quelle norme, con lo scopo di spingere tutti a riconsiderare quella realtà, allargandone la riflessione".
Fonte: ANSA via http://www.gonews.it

Lgbt: La Lucianina Littizzetto nazionale dice la sua sulle adozioni gay

La Lucianina vuole strappare un sorriso.
Di sicuro, la Littizzetto, nella sua riflessione comico –amara, vuole aprire a una riflessioni sulle adozioni gay.

E se utilizziamo lei come parametro di un sentire comune, il messaggio è chiaro: è troppo presto. Se no non si capisce proprio cosa spinga una delle comiche più amate della tivvù italiana, detentrice di uno spazio a Rai3, la più libertaria delle reti ammiraglie, in una della trasmissioni prime time, più di culto (Che tempo che fa), che hanno dato spazio e approdo a personaggi a rischio censura (di idee, con libertà di polemica), come l’amatissimo e seguitissimo Roberto Saviano, ad alzare la penna e scrivere per La stampa, nella rubrica Il pensiero debole, un articolo certamente ironico, che prende le distanze (al contrario) da un altro dei diritti richiesti negati: quello all’adozione da parte dei gay:
Vendola vuole un figlio. Eh certo. Anche io avrei voluto giocare a basket e andare a Miss Italia. Ma come, Vendola vuole un figlio? E mi dici dove lo trova uno che lo mette incinto? Per carità, si può volere tutto ma quello che fa strano è che le cose saltan fuori in campagna elettorale giusto per far girare le balle al centro moderato…

Gioca, Luciana Littizzetto, e non si tratta di un’occasione persa per la Luciana nazionale. Che chiude dicendo:
Persino il creatore c’ha messo sette giorni per fare l’universo, com’è che tu vuoi tutto subito? Questo è un paese difficile, ricorda sempre che c’abbiamo Giovanardi, sai quanta gente c’è con la testa come la sua? Un mese fa eri con Rosy Bindi e volevi sposarti, che lei in un momento di debolezza aveva capito che volessi sposare lei e aveva già fatto partire la ola, e adesso vuoi già un figlio? Capisco che a 54 anni il tuo orologio biologico batte gli ultimi, e sono anche convinta che crescere con due padri che ti amano il doppio sia fichissimo e con due madri pure, ma per come siamo messi in Italia, è molto difficile che ti diano retta…

A essere sinceri, i veri ridicoli, sono quanti continuano a negare un diritto, ne possiamo concedere mezzo, sembrano dichiarare, ma non di più. Lucianina sta al gioco e usa Nichi e le sue dichiarazioni – manifestare il desiderio di diventare padre – per dire che no, è troppo presto e le istituzioni non sono ancora pronte, semmai lo saranno, che già è tanto se passerà l’estensione del matrimonio gay. Insomma, c’è Giovanardi e compagnia bella, ma c’è anche l’ironia tagliente di Lucianina.
fonte http://www.queerblog.it da Daniela Gambino

Lgbt Russia: Al via il processo contro Madonna rea di aver parlato in difesa dei gay

È iniziata in Russia l’udienza preliminare del processo contro Madonna rea di aver violato la legge contro la propaganda omosessuale.

Come ricorderete, durante il suo concerto a San Pietorburgo nel mese di agosto, Madonna aveva invitato al rispetto delle persone omosessuali. La cantante aveva detto nel corso dell’esibizione canora:

Prima del concerto vi sono stati dati braccialetti rosa, simbolo del vostro approccio tollerante nei confronti di persone che hanno un orientamento sessuale non tradizionale, sono persone come tutte le altre. La comunità gay, gli omosessuali, hanno lo stesso diritto di vivere con dignità, con rispetto e amore.


A seguito di questa presa di posizione – e soprattutto per aver osato parlare di gay in pubblico – un gruppo di cittadini di San Pietroburgo ha querelato la cantante chiedendo una multa di quasi undici milioni di dollari.

Il tribunale russo ha inviato la notifica dell’udienza all’indirizzo newyorkese di Madonna ma all’udienza prelminiare nessun legale dell’artista si è presentato.
fonte http://www.queerblog.it da Roberto Russo Foto | © TM News

Lgbt Canada: Psichiatra trattava i gay con l’elettroshock e poi li molestava

Il dottor Aubrey Levin (in foto), psichiatra, arrestato grazie alle immagini filmate da uno dei suoi pazienti, molestato più volte dal medico.

Levin, durante le visite, faceva spogliare i suoi pazienti maschi e, inventandosi delle scuse, accarezzava ripetutamente gli organi genitali dei mal capitati. Il copione si è ripetuto per diversi anni.

L'uomo è stato arrestato in Canada, paese nel quale si è trasferito dopo aver lasciato il Sudafrica.

Durante l'apartheid lo psichiatra era diventato famoso perché aveva curato con l'elettroshock i soldati "sospettati" di essere gay, utilizzando anche la castrazione chimica per i casi giudicati più gravi. Anni di abusi condannati dalla commissione d'inchiesta sugli anni dell'apartheid.

Da qui, la fuga verso il Canada. Ora Aubrey Levin conoscerà il carcere.
fonte http://www.articolotre.com

Lgbt Londra: I gay esclusi dalle Olimpiadi: Rupert Everett accusa

L'attore rompe un tabù nazionale e critica i Giochi olimpici: «Sono stati la dimostrazione di quanto lo sport, come lo showbiz, sia ancora decisamente omofonico».

Al Festival della letteratura di Cheltenham, Rupert Everett è salito sul palco per presentare la sua autobiografia, Vanished Years (gli anni scomparsi).

La notizia è che a un certo punto ha fatto una cosa che in Gran Bretagna non aveva ancora fatto nessuno: ha attaccato le Olimpiadi, tema ormai sacro tra gli inglesi.

«Sono state la dimostrazione di quanto lo sport, esattamente come lo showbiz, sia ancora decisamente omofobico. E poi mi spiegate perché a portare la torcia c'era chiunque - casalinghe, soldati, impiegati, ex atleti - ma non un omosessuale?».
Così in Gran Bretagna è scoppiato un dibattito.

Everett già nel 1989 raccontò di essere gay. Scelta coraggiosa perché l'Inghilterra di quegli anni aveva appena promulgato una legge che sostanzialmente vietava di parlare del tema apertamente. Negli anni successivi aveva poi spiegato che quelle dichiarazioni avevano danneggiato la sua carriera.

«Hollywood vuole solo coppie etero». Una battaglia di principio che il mese scorso ha subito un curioso incidente di percorso a causa di una discussa intervista. «Non riesco a pensare a qualcosa di peggio di un bambino cresciuto da due padri. Un bambino ha bisogno di un padre e una madre. In questo sono d'accordo con Sara, mia mamma».
fonte http://www.globalist.it

Lgbt: Etero si finge gay per un anno: “Finalmente ho aperto gli occhi” e si rende conto di quante discriminazioni sia costretta a subire la comunità a causa dell’omofobia

Un ragazzo etero diventa gay, o almeno, finge di diventarlo, per un anno, e improvvisamente si rende conto di quante discriminazioni e vessazioni sia costretta a subire la comunità lgbt a causa dell’omofobia.

Il ragazzo in questione si chiama Timothy Kurek, un giovane cristiano del Tennessee che da sempre sarebbe stato etero, omofobo e bigotto, ma per riuscire a superare i suoi limiti ed i pregiudizi, ha deciso di vivere un anno da gay, di lavorare in locali gay, di frequentare solo discoteche gay, e di fingere di essere fidanzato con un uomo.

Ma per quale ragione Timothy avrà deciso di fare una cosa del genere? Presto detto. A quanto pare, a spingere il ragazzo verso un passo del genere sarebbe stato un episodio vissuto con una sua cara amica lesbica, che un giorno le scoppiò a piangere davanti perché la sua famiglia l’aveva letteralmente rifiutata dopo il suo coming out.

Non è la prima volta che sentiamo parlare di episodi del genere, ma mentre la maggior parte delle persone, in un momento simile, avrebbe consolato la ragazza, Timothy ammette invece che in mente lui aveva solo l’intento di convertirla.

“Ho imparato ad avere timore di Dio e che la cosa migliore da fare per i miei amici gay era quella di dire ‘Hei, ascolta, tu sei un abominio e hai bisogno di pentirti per andare in Paradiso’. Quando la mia amica era lì tra le mie braccia, in lacrime, avrei dovuto consolarla e invece ho pensato a come convertirla”, racconta il ragazzo.

Proprio per questa ragione Kurek avrebbe quindi deciso di analizzare più a fondo la questione, cercando di comprendere esattamente cosa significhi essere omosessuale nella realtà odierna: “La mia decisione pretendeva un coinvolgimento totale. Sapevo di voler capire, il più realisticamente possibile, come l’etichetta di gay poteva cambiare la mia vita”, racconta Kurek in un’intervista rilasciata all’Huffington Post.

Le sole persone messe al corrente del suo “piano” erano un suo caro amico gay (che avrebbe poi finto di essere il suo fidanzato), ed una zia. Il resto delle persone che fino a quel momento avevano fatto parte della vita di Timothy, erano all’oscuro di tutto.

“Ho fatto coming out con tutti, con i miei genitori, con i miei amici”, racconta il ragazzo, che a quanto pare, avrebbe perso l’amicizia e l’appoggio di circa il 95% delle persone che un tempo lui considerava amiche. E che dire invece della famiglia? In un primo momento pare che la madre del ragazzo non abbia fatto i salti di gioia di fronte al coming out del figlio: “Inizialmente era affezionata al precetto cristiano “ama il peccatore, odia il peccato”.

Pian piano però le cose sarebbero cambiate, ed il suo atteggiamento nei confronti del figlio ”gay” e della comunità lgbt in generale sarebbe diventato di totale apertura.

Le vicende vissute da Timothy Kurek, sono state raccontate da lui in un libro (The Cross in the Closet), un libro che – come racconta lo stesso ragazzo – dovrebbero leggere tutti, per capire… “Quello che ho passato è nulla in confronto a quello che vivono i gay e le lesbiche tutti i giorni”, ha giustamente fatto notare. “Credo che quello che più mi ha fatto aprire gli occhi sia solo un assaggio di quanto male ci sia dietro”.
fonte http://www.gaywave.it

lunedì 15 ottobre 2012

Lgbt: Discriminazioni sessuali sul lavoro in Sicilia? Una ricerca online, un questionario da compilare in modo anonimo

Si potrà rispondere online alla ricerca scientifica promossa da Stonewall “Indagine sulla percezione di discriminazioni sul posto di lavoro da parte di omosessuali della regione Sicilia” in maniera assolutamente anonima

Un’occasione concreta per fare il punto della situazione, attraverso dati e numeri reali che richiede la partecipazione di tutti, per tracciare un quadro più chiaro, negli ambiti professionali, e fornire tracce e risposte valide a domande inevase come:

Omosessuali e transessuali sono discriminati nel mercato nel lavoro? La situazione è uguale in tutti i settori? Come percepiscono di essere trattati sul lavoro? Sentono di potersi dichiarare? E di quanto supporto sociale sentono di poter contare da parte dei colleghi eterosessuali?

Come si legge nelle pagine del sito:
http://www.stonewall.it/2012/09/ricerca-scientifica-su-lavoro-e-discriminazioni-sessuali-in-italia/
l’associazione di volontariato che lancia l’iniziativa, la Stonewall:

opera contro le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e di genere, cercando di rimuovere tutti gli ostacoli di ordine socio-culturale che limitano la libertà di Gay, Lesbiche, Bisessuali e Transessuali. La pari dignità delle diversità sessuali costituisce, infatti, uno dei requisiti cardini di una società democratica e aperta alle complessità e al pluralismo.

Per rispondere sulla situazione siciliana basta collegarsi al link Ricerca scientifica sul lavoro e discriminazioni sessuali in Italia:
http://www.stonewall.it/2012/09/ricerca-scientifica-su-lavoro-e-discriminazioni-sessuali-in-italia/

E compilare, in maniera assolutamente anonima, il questionario, composto da dodici domande.


Il form, per essere completato, comporta un impiego di tempo di circa sette minuti. Per partecipare c’è tempo fino alla fine di dicembre 2012.
fonte http://www.queerblog.it da Daniela Gambino Foto | Stonewall

Lgbt: Unioni gay in Italia: il centrosinistra dice si

Unioni gay? La coalizione del centrosinistra dice finalmente “si”, e lo fa in vista delle primarie, attraverso una ‘Carta d’intenti‘ in cui viene dato spazio a tematiche che da tanti anni ormai infiammano l’opinione pubblica del nostro Paese.

“Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico”, sono queste le parole riportate nelle scorse ore, parole che certamente faranno ben sperare la comunità lgbt del nostro Paese.

Del resto, in materia di diritti per la comunità lgbt, l’Italia appare ancora effettivamente troppo “arretrata”, soprattutto se paragonata a tanti altri paesi d’Europa e del mondo, e si rendono davvero necessari dei significativi passi avanti, a cominciare da quelli che riguardano le unioni fra le persone omosessuali.

Si dimostra certamente soddisfatta di fronte a un tale progresso Anna Paola Concia, la deputata dichiaratamente omosessuale del Pd, che ormai da diversi anni si batte dentro e fuori dal Parlamento per assicurare maggiori diritti alla comunità lgbt italiana. E proprio Anna Paola Concia saluta con gioia il chiaro riferimento alle unioni omosessuali presente nella ”Carta degli Intenti”, presentata a Roma dai leader Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Riccardo Nencini, ma assicura anche di non avere nessuna intenzione di “abbassare la guardia”.

“Lotterò ancora perché questo principio generico contenuto nel documento sia declinato in un istituto giuridico che tuteli realmente”. Del resto, purtroppo non sarebbe la prima volta che, in via del tutto teorica si proclama un’uguaglianza fra i cittadini eterosessuali e quelli omosessuali, ma poi a livello pratico purtroppo tale uguaglianza non esiste ancora, almeno in Italia.

“Il centrosinistra ha fatto un passo avanti – spiega soddisfatta Paola Concia in un’intervista rilasciata all’Ansa -. Oggi nessuno nel centrosinistra mette in discussione questo principio. Non stiamo discutendo, come cinque anni fa, se farlo o meno. La discussione è sulla declinazione dell’istituto giuridico per tutelare i diritti degli omosessuali. E questo è un passo avanti”.

Detto questo, la deputata sottolinea infine che quello del riconoscimento delle unioni omosessuali è “una cosa che va declinata. E’ stata tenuta generica, ora va trovata la forma. – spiega la Concia – Le soluzioni possono esser due: l’estensione del matrimonio o un istituto giuridico che deve contenere diritti e doveri. Io mi batterò perché questo principio sia declinato nel modo più alto. Bene il principio, ora sia fatto nel modo più giusto”.
fonte http://www.gaywave.it/

Lgbt: Vladimir Luxuria: "La transessualità non è malattia: via dall'elenco" firma la petizione

Con una petizione online, Vladimir Luxuria chiede all'Oms di eliminare la transessualità dall'elenco delle malattie mentali, come fece nel 1990 per l'omosessualità: "Sono solo malata d'amore".



Una petizione online, che ha già raccolto al momento oltre 18.000 firme, per chiedere all'Organizzazione mondiale della sanità di togliere dalla lista delle malattie mentali la transessualità.

E' la nuova iniziativa di Vladimir Luxuria, attrice, conduttrice televisiva, ex deputata di Rifondazione Comunista e attivista per i diritti del mondo Lgbt. "Non sono malata. In realtà sto benissimo - scrive Luxuria sulla piattaforma Change.org, che ospita la petizione, per spiegare qual è il senso dell'iniziativa -.

Ma l'Oms insiste nell'affermare che io sia malata: la transessualità, infatti, è nella loro lista delle malattie mentali. Questo è ridicolo, soprattutto se a dirlo è un'agenzia delle Nazioni Unite, e considerare le persone transessuali mentalmente malate serve solo a contribuire alla loro discriminazione".

E c'è una contingenza specifica per cui Valdimir Luxuria ha scelto proprio questo momento per lanciare la sua petizione. "L'Oms sta rivedendo la classificazione - prosegue Luxuria -. E' il momento di dirlo chiaro e forte: i transessuali non sono malati. Come è successo con l'omosessualità, che è stata tolta da tale elenco nel 1990, è arrivato il momento di smettere di stigmatizzare le persone transessuali".

"Il 20 ottobre si celebra la Giornata Internazionale di Azione per la Depatologizzazione della Transessualità.

Unitevi a me - è l'invito che l'attrice rivolge a tutti - firmando questa petizione per chiedere all'Oms di smettere di considerare le persone transessuali, come me, dei malati mentali.
Non sono malata. Sono solo malata d'amore".

La petizione si può firmare a questo link:
http://www.gay.it/channels/click.php?url=http://www.change.org/iononsonomalata

fonte http://www.gay.it