venerdì 7 gennaio 2011

Lbri Lgbt "Corpi sull'uscio, idendità possibili" di Eugenio Zito e di Paolo Valerio


Vi segnalo con piacere il libro di Eugenio Zito e di Paolo Valerio: Corpi sull’uscio. Identità possibili
pubblicato di recente dall’editore napoletano Filema.

Il tema riguarda i femminielli, figure storiche della cultura napoletana e che oggi potremmo definire in qualche modo transgender.

Uomini che “sentono e vivono da donna” con un travestitismo pieno di teatralità e di ilarità festosa comunicano attraverso una gestualità amplificata e caricaturale in un contesto in cui questa eccentricità non viene penalizzata.

Tutto sta cambiando a Napoli e gli autori, psicologi clinici, si chiedono: rischiano l’estinzione i femminielli?

Diventeranno piuttosto viados, drag queen o crossdresser in questo confuso e caleidoscopico panorama di identità possibili e post-moderne?

Si tratta di persone transessuali? Sono semplicemente omosessuali effeminati? Oppure ancora dei travestiti o dei transgender?

Gli autori, entrambi esperti in studi sul genere dell’Università Federico II di Napoli, propongono una ricerca con lo sguardo attento alla storia, all’antropologia e al contesto specifico.

In questo caso gli aspetti psicologici e individuali prendono un senso di maggior respiro rispetto ai manuali specialistici per addetti ai lavori e un pregio ulteriore consiste nel linguaggio accessibile anche se pieno di rimandi e citazioni interessanti.

Siccome nella questione di genere c’è ancora parecchia confusione proprio tra biologia, psicologia e norme sociali implicite ed esplicite, è un viaggio interessante quello nelle radici storiche e attuali dei femminielli!
fonte sesso.blogautore.espresso.repubblica.it di Chiara Simonelli

LGBT PISA: TRANSESSUALE, MINACCIATA E AGGREDITA, ABBANDONA CASA SUA PER ESASPERAZIONE


Miki è una transessuale che vive in provincia di Pisa e ha deciso di raccontare ai giornali locali quello che sta continuando a subire senza che nessuno intervenga per aiutarla.

La gente non vuole la sua presenza e continua a renderle la vita impossibile. L’ultima azione è avvenuta la sera di Capodanno quando le hanno lanciato un petardo nelle tubature del bagno e che è scoppiato dentro casa:

“Ho subito di tutto: minacce verbali, fisiche, pedinamenti, agguati.
Una volta sono anche stata picchiata e sono finita all’ospedale.

E adesso hanno preso di mira anche la mia casa e il mio compagno. E menomale che non eravamo in casa, dice Miki, altrimenti non so cosa sarebbe potuto succedere”.

Ma chi sono queste persone? Miki ne è certa: il vicinato, coloro che vivono poco lontano da lei e non tollerano la presenza di una transessuale accanto, proprio in un paesino piccolo come San Giovanni alla Vena.
Ora Miki si è arresa e ha deciso di andarsene, ma prima lancia un appello:

“Ho già contattato l’agenzia immobiliare. Sono in preda ad un esaurimento nervoso, non riesco ad andare avanti e ogni giorno cerco di stare più lontano da casa possibile. Ma sono sfinita.

Solo così i molestatori mi lasciano in pace, questa situazione sta mettendo a dura prova la mia resistenza. Non ce la faccio più.

Non faccio del male a nessuno, sono in casa mia e credo di poter ricevere altre amiche trans senza rischiare di essere offesa o, peggio ancora, minacciata”
Fontedigayproject.org via www.queerblog.it

giovedì 6 gennaio 2011

Camerun: Unione Europea finanzia organizzazioni per diritti lgbt


Nei giorni scorsi è stato accordato un finanziamento di ben 300.000 euro a favore di due organizzazioni non governative del Camerun, che riceveranno la somma grazie ad una decisione da parte dell’Unione Europea, in merito al Progetto di assistenza delle minoranze Lgbt.

Le due organizzazioni sono infatti molto attive nel territorio, dove lottano in difesa dei diritti delle persone appartenenti alla comunità Lgbt, diritti continuamente calpestati, in una terra dove essere omosessuali è un rischio quotidiano.

La punizione per le coppie omosessuali che hanno rapporti intimi può andare ad esempio dai sei mesi ai cinque anni di carcere, ed è in un clima del genere che le associazioni Lgbt sul territorio lavorano per tutelare la comunità gay e trans locale.

Le Ong per i diritti della comunità omosessuale che riceveranno il finanziamento di 300.000 euro sono il “Collettivo delle famiglie dei bambini omosessuali” e l’”Associazione camerunense di difesa dei diritti degli omosessuali“.

Le due organizzazioni non governative svolgono anche un importante lavoro di assistenza per le persone emarginate dal resto della società per ragioni legate all’orientamento, e per il reinserimento degli anziani detenuti per motivi legati all’omosessualità.
fonte gaywave.it

Arte: Addio a Anna Anni, una vita nei costumi, ha lavorato con i più grandi da Zeffirelli alla Magnani, nel 1986 la nomination all’Oscar

Anna Anni nata a Marradi, tra le più celebri costumiste al mondo è morta all'età di 84 anni. Ha lavorato con i più grandi nomi della scena, come Franco Zeffirelli, Beppe Menegatti, Mauro Bolognini, Sandro Sequi. Ha vestito cantanti lirici quali Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Maria Callas, Monserrat Caballè, etoile della danza come Carla Fracci e Rudolf Nureyev, attori del calibro di Anna Magnani, Valentina Cortese e Fanny Ardant. 

Nata nel 1926 a Marradi, al confine tra la Toscana e la Romagna, poi trasferitasi a Firenze, studiò all’Istituto d’arte, sognava di diventare pittrice, e cominciò dipingendo ceramiche, giocattoli, foulard per diventare poi attrezzista teatrale. L’esordio nel 1953, con i costumi del Volpone di Jonson e della Locandiera di Goldoni, entrambi diretti da Orson Welles. Poi una serie di collaborazioni celebri, con Zeffirelli per la Turandot nel 1956, la Carmen nel 1995 per il Metropolitan di New York e Aida nel 1997 per il National Theatre di Tokyo; con Sequi per La figlia del reggimento nel 1966 al Covent Garden di Londra; con Menegatti per L’equivoco stravagante di Rossini, gli Astrologi immaginari di Paisiello e la Sonnambula di Bellini; ancora con Menegatti e con la moglie Carla Fracci per balletti come Il fiore di pietra, Coppelia, Hommages romantiques, Mirandolina, Giselle, Senso. Per il teatro di prosa firmò i costumi di spettacoli come La lupa con Anna Magnani, Maria Stuarda con il duo Cortese-Falk, Mistica con Paolo Poli, La città con Alfredo Bianchini e Ave Ninchi. Per la tv collaborò con il regista Mario Ferrero, per Ginevra degli Almieri e Stenterello re in sogno, e con Massimo Scaglione per lo spettacolo Grand Hotel Folies, con Milena Vukotic, Paolo Poli e Glauco Mauri. 

Al cinema il suo nome è legato soprattutto a Zeffirelli e alle trasposizioni sul grande schermo di opere come Cavalleria rusticana, Pagliacci e Otello per cui ottenne nel 1986 la nomination all’Oscar con Maurizio Millenotti. «Mi facevo mandare le foto, raccontò nel 2006, quando Palazzo Pitti le dedicò la mostra ’Dal segno alla scena' omaggio a 50 anni di carriera, degli artisti che avrebbero interpretato i vari personaggi. 

Così potevo disegnare il vestito seguendo l’opera, la sceneggiatura, la volontà del regista, ma anche il volto e il corpo dell’artista». Tra gli ultimi lavori firmati da Anna Anni, i costumi per due grandi produzioni cinematografiche dirette ancora da Zeffirelli: Un tè con Mussolini e Callas forever. Oltre che per la cura dei dettagli e la precisione filologica, Anna Anni era nota per il carattere schivo: «Stava troppo in retrovia», ha dichiarato Zeffirelli in un’intervista. «La mia Annina era un talento raro, tutto le sembrava difficilissimo da realizzare, invece era la miglior disegnatrice che io abbia mai visto. Ora mi sento più solo e ho paura». fonte corrierefiorentino.corriere.it

Lgbt Arte e Cultura: Comune di Firenze, il cordoglio dell'assessore Rosa Maria Di Giorgi per la scomparsa della celebre costumista Anna Anni


“Firenze ha perso una grande artista e una insegnante eccezionale”

“Con la scomparsa di Anna Anni abbiamo perso una grande donna: un’artista capace di dar lustro a Firenze con le sue creazioni, ma anche un’insegnante eccezionale, che ha formato tanti giovani”.

Con queste parole l’assessore all’educazione Rosa Maria Di Giorgi traccia un breve ricordo di Anna Anni, grande costumista e scenografa fiorentina, spentasi a Firenze il primo gennaio, all’età di 84 anni, i cui funerali si svolgeranno, in forma privata, alla chiesa di San Miniato.

“Non è facile ricordare Anna Anni, continua l’assessore Di Giorgi,
‘la signora che vestiva le stelle’, come è stata definita dal titolo di un quotidiano.

Una donna minuta, semplice, ma capace di creare costumi eccezionali, tanto che i suoi abiti hanno calcato i maggiori palcoscenici del mondo.

Molti la ricordano per questo, per i suoi successi internazionali, per le collaborazioni con grandi maestri del calibro di Orson Welles, Franco Zeffirelli, per aver vestito celebrità come Placido Domingo, Rudolf Nureyev, Carla Fracci, Maria Callas o Anna Magnani, solo per citarne alcuni, e questo rischia di oscurare un aspetto molto importante della sua figura, quello di insegnante”.

“Ma, aggiunge l’assessore, non molti forse sanno che Anna Anni è stata per oltre 30 anni, sino al 1994, insegnante di disegno e storia del costume all’Istituto professionale Tornabuoni di Firenze, dove è stata un punto di riferimento imprescindibile per centinaia di ragazzi e ragazze che frequentavano il corso di ‘stilisti di moda’.

Era capace di unire tecnica e fantasia, conoscenza dei materiali e grande esperienza, trasmettendo il suo sapere ai giovani con una semplicità incredibile.

Così come incredibile era la sua capacità di unire l’insegnamento, a cui non ha mai voluto rinunciare, agli impegni internazionali.

L’avevo incontrata in molte occasioni, ricorda ancora Di Giorgi, apprezzandone l’umiltà e la disponibilità al confronto, per questo domani sarò ai suoi funerali per porgerle un ultimo saluto.

A lei la città e noi tutti dobbiamo molto, per aver rappresentato Firenze nel mondo, ma anche per aver aiutato molti giovani a costruire il loro futuro, con la sua passione e dedizione di insegnante” conclude l’assessore.
fonte ufficio stampa Comune di Firenze

Lgbt sport: La regina Elisabetta II rende onore al calcio gay inglese


La regina d’Inghilterra ha deciso di premiare l’ex calciatore professionista Aslie Pitter per il suo costante impegno nell’affermazione dei diritti lgbt in Gran Bretagna e per la sua tenace lotta all’omofobia che da sempre lo contraddistinguono.

Il 50enne Pitter ha fondato oltre 20 anni fa la Stonewall FC, la prima squadra gay di football del Regno Unito che, nel giro di due decadi, è diventato il club calcistico composto da giocatori omosessuali più famoso e di successo del mondo.

Elisabetta II ha riconosciuto quindi il lavoro fatto per aiutare ad integrare la comunità arcobaleno inglese grazie allo sport inserendo l’attivista nero nella prestigiosa “New Year Honours List”.

Pitter, che ancora oggi gioca nel team da lui stesso fondato, ha dichiarato di essere onorato dell’investitura reale: “E’ un riconoscimento anche per tutti quelli del club, stiamo facendo un’azione buona e aiutiamo le persone a usare al meglio il proprio potenziale”.

Chissà cosa staranno pensando tutti quei calciatori gay che ancora oggi sono costretti a nascondersi, e a sposare donne che spesso non amano, per mantenere il proprio posto di lavoro e non scalfire l’immagine, spesso imperfetta, di uno sport ‘maschile’.
fonte gaymagazine.it Via Pink News

mercoledì 5 gennaio 2011

Lgbt: Imma Battaglia “La sentenza del tribunale siciliano è molto importante”


Nei giorni scorsi vi avevamo raccontato dell’importante sentenza di un tribunale siciliano, che aveva decretato che l’affidamento di suoi bambini non doveva essere assolutamente tolto alla madre a causa della sua omosessualità.

Era stata questa la richiesta avanzata da un uomo, che aveva dichiarato che la sua futura ex moglie non sarebbe stata in grado di accudire i suoi bambini dal momento che aveva intrapreso una relazione omosessuale.

Mi chiedo ancora quale sia il nesso tra le due cose, e credo se lo sia chiesto anche il giudice del tribunale di Nicosia (Enna), che ha respinto il ricorso dell’uomo che chiedeva l’affidamento totale dei figli.

A commentare questa importante sentenza ci ha pensato Imma Battaglia, presidente di ‘Gay Project’, che l’ha definita come una sentenza molto importante, e che ha dichiarato che una madre deve essere tutelata a prescindere dal suo orientamento.

Imma Battaglia ha dichiarato che questa sentenza “dimostra ancora una volta quanto sia necessario continuare a lavorare sulla cultura dell’uguaglianza e lottare contro qualunque tipo di discriminazione.

In questo percorso possono certamente aiutarci giudici lungimiranti e capaci di trovare nella nostra Costituzione la chiave dei diritti civili“
fonte gaywave.it

Lgbt diritti: La vittoria dei gay in Uganda, nessuna testata potrà più pubblicare i loro nomi


Nessuna testata potrà più pubblicare sulle proprie pagine i nomi di persone omosessuali

Nel 2010 il governo aveva cercato di introdurre una legge per punire l'omosessualità con la pena di morte

Un tribunale dell’Uganda ha stabilito che nessuna testata potrà più pubblicare sulle proprie pagine i nomi di persone omosessuali.

La sentenza ha chiuso il caso contro il quotidiano Rolling Stone – niente a che vedere con la rivista americana, che era stato denunciato da tre attivisti omosessuali per avere pubblicato cento foto di persone gay e lesbiche con accanto la scritta “Hang them”, impiccateli.

«È una sentenza storica», hanno commentato i tre attivisti «che crea un precedente in questo paese e in tutta l’Africa. Gran parte dei rischi a cui siamo sottoposti qui è proprio legato alle campagne omofobe condotte dai media».

In Uganda l’omosessualità è ancora considerata un reato. L’anno scorso il governo aveva presentato una nuova proposta di legge che prevedeva di punire gli omosessuali anche con la condanna a morte.

La proposta fu poi accantonata grazie alle pressioni esercitate dalla comunità internazionale, ma da allora le campagne di odio contro gli omosessuali sono aumentate sempre di più.

All’inizio di ottobre un altro giornale ugandese, Red Pepper, aveva pubblicato un elenco con i nomi delle persone gay e lesbiche più influenti del paese.

Le organizzazioni che si battono per i diritti dei gay in Uganda hanno detto che sull’onda di questa campagna si sono già verificati molti casi di violenza e che molte persone sono state costrette a lasciare il proprio lavoro e la propria casa.
fonte www.ilpost.it

Lgbt cultura: Il premio letterario “Un libro per lo sport a Firenze”


Gli scrittori e i giornalisti fiorentini si sono distinti durante l’anno 2010 per la vasta produzione di libri e testi di grande qualità inerenti il mondo dello sport e le sue molteplici discipline.

Per cercare di promuovere questa fertile attività letteraria e per cercare di incoraggiare quante più persone possibile a parlare di sport il Coni di Firenze ha istituito un premio dal titolo “Un libro per lo sport a Firenze”.

Il premio prevede per quest’anno un’edizione sperimentale che premierà i migliori libri di sport fiorentini usciti nel 2010 ma prevede per le prossime edizioni la realizzazione di un programma senza dubbio più articolato e complesso.

Quest’anno entreranno in concorso dieci libri che saranno scelti il prossimo 23 dicembre durante la riunione delal Giunta del Coni di Firenze.

I 10 libri saranno poi messi sotto votazione dal 23 al 30 dicembre.

I libri potranno essere votati con una mail a firenze@coni.it, con una lettera inviata al Coni di Firenze (Viale Milton 99, 50129 Firenze) oppure direttamente sul sito internet www.conifirenze.it.

I tre volumi più votati saranno premiati durante il mese di gennaio 2011.

Il presidente del Coni di Firenze Eugenio Giani ha così spiegato le ragioni di questa iniziativa: “Questo fiorire di libri sportivi a Firenze contribuisce a creare una memoria e una cultura nello sport.

Oggi entrando nelle librerie ci si accorge che i libri sullo sport sono molto gettonati, sono opere di eccellente qualita’ che non possono essere piu’ considerate di serie B come accadeva in passato.

Il Coni Firenze vuole quindi istituire questo premio per evidenziare questa importante tendenza letteraria che grazie allo sport permette di raccontare anche i fatti della vita, non solo sportiva, ma anche civile della citta’ e della provincia”.
fonte libriblog.com Scritto da camilla.biagini

martedì 4 gennaio 2011

Lgbt: Nipote dona il suo seme a zia lesbica e alla sua compagna, e con inseminazione hanno 2 figli, ma non è tutto qui, leggete la storia...


Deve essere stato davvero sconvolgente sapere che il proprio figlio ha donato il suo seme a sua zia e alla sua compagna.

Eppure è successo a Bedlington, nel Northumberland, dove Charles e Lynn Lowden hanno prima perso il figlio Charlie, di 20 anni, in seguito alle complicazioni di un’operazione d’ernia, e poi hanno acquisito 2 nipotini naturali.

La vicenda è degna dei migliori film strappalacrime, ma nella realtà ha saputo ridare la voglia di vivere a due genitori il cui figlio gli è stato brutalmente strappato. Un nucleo familiare distrutto e poi rinato grazie ad un altro nucleo a cui è, sorprendentemente, legato.

Tutto ha inizio 5 anni fa, quando Charlie aveva appena 16 anni e la zia preferita, Sarah, era convolata a nozze con la compagna Claire dopo una relazione di 14 anni. Quale migliore regalo se non un figlio?

Eppure Claire aveva già subito un aborto dopo la fecondazione di un altro donatore, ma la voglia di diventare mamma era più forte di tutto e così la strana richiesta.

Il giovane Charlie acconsente a patto che, però, i genitori non sappiano niente. La gravidanza miracolosa stavolta viene portata a termine e per ben due volte! Nasce prima Carlton e, 3 anni dopo, la piccola Sarah.

I signori Lowden non si sono mai accorti di niente, nonostante Carlton fosse la copia in miniatura del figlio Charlie che, tra l’altro, scherzava molto col bimbo davanti allo specchio, sottolineando proprio questa somiglianza. Ma come si può immaginare una cosa del genere?

Quando Charlie è morto per cmplicanze dovute all’operazione di ernia, la zia Sarah non è più riuscita a tenere il segreto, soprattutto perchè la sorella, la mamma del ragazzo, era caduta in un dolore inconsolabile, lamentando che del figlio non le era rimasto niente.

E’ stato quello il momento in cui la donna si è sentita di rivelare che, in realtà, le erano imasti ben due nipotini.

“Charlie era davvero speciale per me, ha raccontato zia Sarah ai giornali, e gli avrei dato il mondo, se avessi potuto.
Non dimenticherò mai quello che ha fatto: ha regalato a me e a Claire una famiglia e quello era il nostro segreto.

Ma quando è morto, ho dovuto dirlo a Lynn, perché non potevo sopportare l’idea che lei non sapesse che Carlton e Sarah fossero, in realtà, i suoi nipotini. Mia sorella era talmente disperata, diceva che di Charlie non le era rimasto niente e così io e Claire abbiamo deciso di raccontarle la verità”.

Sebbene la scienza abbia ipotizzato donne incinte senza lo sperma, l’apporto del seme maschile attualmente è l’unica soluzione possibile per coppie, anche lesbiche che non riescono a concepire naturamente.

In questo caso, la nuova nonna è stata contentissima del ruolo avuto dal giovane: “Adesso, guardando Carlton, mi sembra di aver riavuto il mio Charlie indietro, ha confessato Lynn, e sono davvero felicissima di avere ancora un legame con mio figlio.

Quando Charlie è morto, a me e a mio marito ci si è spezzato il cuore. Pensavamo che di lui non ci sarebbe rimasto nulla e, invece, abbiamo scoperto che non è così.

Mi sarebbe solo piaciuto saperlo prima della sua morte, così Charlie avrebbe capito che noi avevamo accettato quello che aveva fatto”. Una storia che, per quanto possa essere giudicata strana, ha un lieto fine.
fonte donna.fanpage.it

Lgbt: fashion style, Firenze 79° Pitti Immagine Uomo dall'11 al 14 gennaio


Dall'11 al 14 gennaio 2011 Firenze torna ad essere la regina della moda uomo con 79 Pitti Uomo collezione autunno/inverno 2011-2012.

L'evento si riconferma a livelli di eccellenza già dai numeri: alla Fortezza del Basso sono presenti 950 marchi, a cui si aggiungono le 70 collezioni donna presentate da Pitti W alla Dogana, per un totale di oltre 1.000 collezioni.

Pitti Uomo e Firenze sono scelti dalle migliori aziende per la presentazione delle collezioni e dei progetti speciali e aumenta sempre più la richiesta da parte delle aziende di organizzare eventi dentro le mura della Fortezza, vero e proprio cuore pulsante della moda maschile dall'11 al 14 gennaio.

Tra le anteprime di grande interessa in calendario, la storica azienda mantovana Lubiam festeggia 100 anni, Hugo Boss rientra a Pitta Uomo e porta la linea premium Boss Selection mentre viene lanciata in Europa la nuova collezione di Arrow, marchio heritage americano della scuderia del gruppo Tommy Hilfiger e Jacob Cohen presenta una nuova collezione.

Il ruolo del salone come punto di riferimento sulla scena internazionale è dimostrato ancora una volta dall’aumento delle richieste estere di partecipazione (+20% le richieste di marchi e aziende straniere a questa edizione).

E poi c’è il pubblico dei compratori di Pitti Uomo: all’ultima edizione invernale, su un totale di oltre 30.000 visitatori, sono stati 23.360 i buyer arrivati a Firenze, in rappresentanza di tutti i negozi e i department store più importanti del mondo.

Pitti Immagine Uomo 79
11-14 gennaio 2011
Fortezza del Basso - Firenze

Pitti W
11-14 gennaio 2011
Dogana - Firenze
fonte veraclasse.it/

lunedì 3 gennaio 2011

Lgbt: Vladimir Luxuria “Bene le sentenze, ma ci vogliono le leggi”


Vladimir Luxuria a BlogSicilia intervistata sulle norme antiomofobia:
“Sono molto contenta di apprendere i fatti siciliani in materia di lotta alla discriminazione dell’orientamento sessuale ma in Italia, in generale, siamo ancora molto indietro rispetto a quello che dovrebbe essere lo standard di un paese come il nostro.”

Sono queste le prime parole di Vladimir Luxuria, ex parlamentare e paladina dei diritti civili del popolo lgbt in Italia, a commento di quello che negli ultimi due giorni ha portato la Sicilia agli onori delle cronache nazionali, ovvero la sentenza di un giudice di Nicosia, in provincia di Enna, che dava l’affidamento congiunto dei due figli ad una madre omosessuale.

Peraltro, nemmeno il primo caso nell’isola, visto che cinque anni fa, anche la moglie di un famoso avvocato palermitano, aveva ottenuto l’affidamento congiunto, malgrado una conclamata relazione omosessuale.

A questo caso, si è aggiunta da qualche ora la notizia che il consiglio comunale di Palermo, ha approvato la mozione portata avanti dal consigliere del Pdl Stefania Munafò, a favore della lotta all’omofobia: dal prossimo anno in città ci sarà una campagna di sensibilizzazione, un osservatorio tra istituzioni e forze dell’ordine e l’adesione alla rete Raedy, contro le discriminazioni.

“Per quanto riguarda la sentenza di Nicosia, molti dei figli di genitori omosessuali, provengono da precedenti matrimoni e non da adozioni o fecondazioni: dunque oggi è un dato di fatto di cui bisogna prendere atto in queste nuove forme di famiglie allargate- continua Luxuria.

Ma, a parte i singoli episodi, che sono sempre uno spunto positivo, bisognerebbe cominciare a legiferare per davvero, sopratutto a livello nazionale: il ministro Carfagna, dopo aver presentato la campagna di sensibilizzazione contro l’omofobia l’anno scorso, aveva promesso che a maggio avrebbe presentato una legge contro le discriminazioni sessuali, ed invece di questa legge oggi non se ne sa più nulla.

Sono comunque contenta per Palermo e questo è anche il frutto del lavoro fatto durante il bellissimo Pride organizzato lo scorso giugno in città. “
ha concluso l’ex parlamentare.

“Una mozione del genere, soltanto qualche anno fa, non sarebbe neppure stata discussa, afferma Antonella Monastra, consigliere di “Un’Altra Storia” al comunale di Palermo.

Oggi è passata quasi all’unanimità, frutto di una cultura che in questa città è cresciuta e che non è più la ‘cultura di un ghetto’, bensì la vera accoglienza delle differenze.

E questo è anche merito del Pride della scorsa estate, che la città ha accolto con grande apertura, organizzato e sostenuto da persone che hanno saputo dialogare bene e costruire una nuova cultura. “
fonte enna.blogsicilia.it di Giulia Noera

Lgbt: Il Gay Pride arriva in India


L’orgoglio dei tanti LGBT ha potuto finalmente essere celebrato nel grande paese asiatico, ma l’intolleranza continua a farla ancora da padrone

Nelle grandi megalopoli di Dehli e Mumbai gli attivisti “Queer” si sono preparati al grande momento, il Gay pride. Eppure i problemi per la comunità omosessuale indiana sono ancora tanti, specie nelle città relativamente piccole e rurali, dove i gay sono costretti a vivere in segreto. Parvez Sharma, racconta sul quotidiano inglese The Guardian, quanto forte sia ancora l’intolleranza verso il movimento LGBT indiano.

UNA STORIA DI DISCRIMINAZIONE
“Sono cresciuto a Saharanpur, una “piccola città” di 1 milione di persone in uno degli Stati più popolosi dell’India, l’Uttar Pradesh. Saharanpur è simile a centinaia di altre città che ingombrano le vaste pianure della regione, niente di che, famosa solo per suoi manghi e per l’industria del legno.

All’inizio degli anni ’90 ero in una scuola cattolica, era il periodo in cui avevo avuto le mie prime esperienze sessuali con un altro ragazzo, nei pressi della ferrovia. Questo è quello che mio fratello alludeva quando mi ha telefonato un paio di notti fa con quelle che lui chiamava le “ultime notizie dalla nostra infanzia”. Il giornale locale in lingua hindi, Amar Ujala, aveva pubblicato una fotografia con circa 20 uomini dallo sguardo spaventato, seduti per terra.

Molti cercavano di nascondere i loro volti con scialli e sciarpe. Il titolo dell’articolo parlava di una irruzione in un “party gay”. Nella storia venivano elencati quelli che a detta degli autori erano i punti più sconvolgenti. Tra i presenti c’erano un medico, degli insegnanti e dei studenti.

Questo indecente “party” è stato organizzato con il pretesto di una festa di compleanno a Dharamshala (una nota dimora spirituale Hindu), e l’alcol era stato servito. La notizia veniva data con precisione scrupolosa. L’organizzatore della festa è stato identificato come tal Bunty che gestisce un “salone di bellezza” che porta lo stesso suo nome. Un modo per renderlo facilmente rintracciabile.

OMOFOBIA AL CURRY
“Ho letto il resto del pezzo con orrore”, spiega Sharma. I nomi degli arrestati comprendono sia indù, sia musulmani. “Dharamshala si trova a due miglia dalla mia vecchia scuola, dove sono stata vittima di bullismo senza pietà per essere troppo effeminato quando ero un ragazzo”. Ci sono citazioni dal funzionario di polizia che ha organizzato il raid, il quale racconta di aver trovato “preservativi usati” e gli ospiti in “posizioni compromettenti”.

Saharanpur è una città molto conservatrice. Il giornale indiano, dopo la descrizione della “retata” dà la voce all’indignazione. Parla pure un docente universitario chiamato Ayub Qureshi che dice: “Questo è certamente inaudito a Saharanpur non so dove andremo a finire…” Tredici uomini sono stati arrestati, ma secondo la polizia alla festa hanno partecipato più di 100 “sodomiti”. La condanna morale della comunità di Saharanpur deve essere stata esemplare.

In molti si sono complimentati con la polizia per il raid. Molti altri, poi, pensano che l’omosessualità sia una corruzione della morale e dei costumi portata dall’Occidente.

LA LUNGA STRADA VERSO LA TOLLERANZA
Il mese scorso, uomini e donne omosessuali hanno marciato all’annuale Gay pride. C’erano le telecamere e la notizia dell’evento ha avuto molto risalto. Le bandiere arcobaleno non si contavano, così come pure i cartelli con i termini “gay”, “queer” (anche trascritto in hindi su alcuni cartelli) e “LGBTQ“.

“Come ho guardato le foto dell’evento prese dai miei amici di Facebook spiega Parvez Sharma, mi sono reso conto che la maggior parte provenivano da famiglie della classe media o alta, che parlano usalmente la lingua inglese.

Mi sono spesso chiesto del perché della necessità di utilizzare modelli occidentali di emancipazione come “gay pride” cortei e bandiere arcobaleno in contesti culturali che sono molto diversi.

Durante le riprese di “gay” musulmani di tutto il mondo, mi sono reso conto che molto spesso è completamente assente una forma di linguaggio affermativo del loro essere omosessuale”. Insomma, o si è ricchi ed emancipati e allora, magari nelle grandi città vieni tollerato, oppure se sei meno ricco, povero e vivi in una comunità rurale l’unica scelta è il silenzio e magari la paura.

ANCHE TRA GAY CI SI DISCRIMINA
”In molti paesi è così, l’invisibilità è la norma. Non ho alcun dubbio che la maggior parte degli uomini e delle donne che erano impegnati nella marcia a Delhi sventolando le loro bandiere non vorrebbero essere visti in un come Dharamshala e non sono nemmeno sicuro se molti di questi di attivisti “queer” provenienti dalle grandi città dell’India solidarizzeranno mai con i disgraziati arrestati alla “festa gay”.

Insomma, le caste come per gli eterosessuali, sono una realtà, forse ancora più drammatica anche per gli omosessuali indiani.
“L’India resta una terra dove permangono le più grandi disuguaglianze di questo pianeta”. Dove del boom economico gode solo la classe benestante.

“Mentre guardo l’immagine degli uomini spaventati di Saharanpur di nuovo, chiosa Sharma, mi chiedo se Bunty o uno qualsiasi degli altri uomini arrestati avrebbe voluto partecipare al Pride Delhi?”
fonte www.giornalettismo.com di Pietro Salvato

domenica 2 gennaio 2011

LGBT SALUTE TRANSESSUALI: MOLINETTE TORINO, IN 5 ANNI 44 INTERVENTI PER CAMBIO SESSO


(AGI)Torino, Sono in costante aumento le persone che si rivolgono al Centro interdipartimentale Disturbi Identita’ di genere che e’ attivo all’ospedale Molinette di Torino: quest’anno sono 53 i nuovi pazienti presi in carico a fronte dei 44 del 2009.

Questi i dati emersi nel corso del convegno sul transessualismo “Disturbi d’identita’ di genere tra scienza, etica e diritto” che si e’ tenuto oggi presso l’ospedale torinese.

Il Centro di riferimento nazionale, che si occupa del trattamento dei Disturbi d’Identita’ di Genere, piu’ noti con il termine di transessualismo, ha iniziato la propria attivita’ alle Molinette nel 2005, grazie alla collaborazione tra la Clinica Urologica diretta dal professor Dario Fontana, la Clinica Endocrinologica diretta dal professor Ezio Ghigo e la Clinica Psichiatrica diretta dal professor Filippo Bogetto.

Dal 2005 ad oggi sono state 232 le persone prese in carico, di cui 182 hanno cominciato un percorso per il cambiamento di sesso, le restanti 50 sono state dimesse perche’ risultate non transessuali.

Ad oggi sono 44 le persone che si sono sottoposte all’intervento chirurgico, mentre 17 persone sono in lista d’attesa per l’operazione.

“Il numero di nuovi arrivi al nostro centro e’ in aumento - ha spigato la psicologa Chiara Crespi, i maschi sono decisamente piu’ numerosi delle donne.

L’eta’ media e’ sui 30 anni, ma si sta sempre piu’ abbassando. Qualcuno arriva da altre regioni italiane e sono numerosi gli stranieri, soprattutto brasiliani. In questo caso, si tratta di persone che vivono in Italia”.

Il percorso che porta al cambiamento di sesso dura in media due anni: nei primi sei mesi si svolge la parte diagnostica, mentre i successivi 18 mesi servono per la terapia ormonale e per la psicoterapia che si deve tenere a cadenza settimanale.

Solo dopo le relazioni degli esperti del Centro e il parere positivo del giudice, il transessuale puo’ sottoporsi all’intervento chirurgico. In media alle Molinette si effettua un intervento al mese.
fonte www.diritto-oggi.it via AGI

Lgbt Libri: “Il mondo perfetto di Elisa” di Salvatore Scalisi. Intervista all’autore, di Marco Barone


Recensire, ovvero esaminare e valutare criticamente un’opera di recente pubblicazione è cosa difficile da realizzare.

In primo luogo pechè i libri rispondono sussurandoti nel tuo orecchio, alle domande che noi poniamo ad essi, rispondono ai quei dubbi che vagano nella nostra mente umana, rispondono alla nostra prospettiva e visione di parte di società.

In secondo luogo credo che il miglior modo di recensire un libro sia quello di spingere le persone semplicemente a leggerlo, ovvero detto in poche parole leggere, aprire la propria mente, riflettere sulla società, sulla sensibilità umana, sul sentimento che condurrà alle vie profonde dell’emozione, sul nostro essere limitati e definiti nella sfera immensa che racchiude le vite vive del nostro esser donne e uomini in questo tempo reale.

Salvatore Scalisi nato e risiede attualmente a Catania. Ha frequentato studi classici e si occupa di antiquariato.

Ma scrive anche libri, cosa non semplice cosa impegnativa da realizzare nel tempo frenetico di tale società odierna. Ha scritto in passato L’uomo dei piccioni; L’ispiratrice; Relazione di sangue e La mente del diavolo.

Il mondo perfetto di Elisa è un libro che attrae per i colori della sua copertina, per quel disegno profondo e delicato pennellato sulla superficie di quel mondo che verrà scoperto pagina dopo pagina, ossessione dopo ossessione, tra paure crescenti e ricordi del passato che emergeranno nel lungo tempo che è rinchiuso tra le righe di una storia che è attuale.

Il tema affrontato è delicato, profondo e di difficile comprensione dal punto di vista sociale, ovvero la pedofilia.

Ma non dirò altro sul libro, chi vuole sapere di più, chi vuole conoscere il mondo perfetto di Elisa, dovrà, se vorrà, semplicemente leggerlo.

Le domande poste all’autore ruotano intorno alla preparazione del libro, intorno a quel mondo che caratterizza la fatica di scrivere un’opera che si cerca di portare a conoscenza diretta del lettore.

Perchè il colore viola come copertina del libro?

Il merito per quanto riguarda l’immagine di copertina va interamente alla redazione di Odoya. Bella la figura sospesa in aria; altrettanto i colori. Devo ammettere che l’hanno proprio azzeccata.

Quando e perchè hai deciso di scrivere il Mondo perfetto di Elisa?

“Il modo perfetto di Elisa” era in realtà un raccontino di otto pagine, come d’altronde lo erano i romanzi finora pubblicati. Il tema della storia mi è apparso nella mente come un lampo; non ho impiegato molto a capire che da quell’idea sarebbe maturato un interessante racconto.

Esiste un mondo “perfetto”?

Assolutamente no! Il mondo perfetto, se siamo bravi, dobbiamo crearcelo dentro di noi; ma anche in questo caso, la perfezione, così come la sua durata, inevitabilmente inizia a breve distanza a mostrare i primi segnali di cedimento. Siamo troppo contaminati da tutto quello che succede intorno a noi per pensare di rimanerne fuori. Probabilmente nemmeno se vivessimo da eremita ci sentiremmo veramente “leggeri”. Oramai le contaminazioni fanno parte del nostro DNA. L’umanità per raggiungere la totale “purificazione” dovrebbe perseguire per svariati secoli un comportamento di vita agli antipodi rispetto al quale siamo abituati.

Come è stata la tua esperienza con le case editrici?

Direi che la mia esperienza con le case editrici è uguale a qualsiasi esordiente; mi riferisco in particolare alle prime tre pubblicazioni. Con le seconde tre ho cercato di rimediare ad alcuni errori di “gioventù”. Spero in seguito, se me ne daranno la possibilità, di migliorarmi e fare più attenzione.

Secondo te oggi possono pubblicare i libri solo chi ha le spalle coperte economicamente?

Beh, chi ha soldi e conoscenze è normale che sia avvantaggiato rispetto a un comune mortale. Comunque c’è da dire la bravura, o il talento, alla fine è il fattore che fa la differenza. I primi sono destinati a scomparire nell’anonimato, a non lasciare loro tracce; i meritevoli proseguire l’agognato cammino. Dimenticavo: la fortuna, purtroppo, gioca un ruolo importante.

Cosa pensi del caso Alice senza niente? Libro diffuso gratuitamente in rete? E’ strategia provocatoria nei confronti delle case editrici anche per le difficoltà che incontrano gli scrittori emergenti o è un modo diverso per farsi conoscere?

Ho seguito con interesse e simpatia il caso di “Alice senza niente”; il bravo Pietro De Viola (ho letto alcuni capitoli del suo bel romanzo) ha avuto a mio avviso un’eccellente idea nel diffondere in internet il suo romanzo. Sì, in effetti, potrebbe avere una valenza provocatoria nei confronti dell’editoria in generale. Considerando i consensi ottenuti, l’autore ha colto nel segno.

Che futuro è riservato alla scrittura indipendente in questo paese?

In questo momento c’è un gran casino, un appiattimento del prodotto. Il guaio, dal mio punto di vista, scaturisce da un adeguamento dei valori che sicuramente non serve né all’autore tantomeno all’editore indipendente. Di questo passo a goderne saranno esclusivamente le grandi case editrici. Bisognerebbe puntare sulla qualità e sull’innovazione. Non solo a parole.

Una citazione dal tuo ultimo libro.

“Sai di chi sono la bambina io?

Non ho idea.

Di Mario. Sono la bambina di Mario, il mio collaboratore domestico. La sua bambina.”

Quando si sceglie un libro in quel momento si accarezza la profondità della curiosità umana. A volte i libri ti chiamano, a volte i libri vengono scelti per il colore delle copertine, a volte vengono scelti per il titolo, a volte è il libro che sceglie il lettore.

Il mondo perfetto di Elisa è un romanzo articolato, complesso ma nello stesso tempo delicato che certamente farà riflettere sulla società passata, presente e forse futura.
fonte www.gliitaliani.it/

Lgbt Sport, Il miracolo di Monique : l'atleta paralimpica che ha ritrovato le gambe, dopo dieci anni di sedia a rotelle


Una giovane olandese di 26 anni recupera torna a correre dopo dieci anni di sedia a rotelle, Monique van der Vorst aveva un sogno: vincere la Olimpiadi. Quelle per disabili, visto che un incidente le aveva fatto perdere l'uso della gambe appena adolescente.

La ragazza olandese, che oggi ha 26 anni, c'era andata vicina a Pechino, nel 2008, ma si era dovuta accontentare di due medaglie d'argento, per una manciata di centesimi. Da tempo aveva messo nel mirino Londra, e le Paraolimpiadi del 2012. Un sogno a cui ha dovuto rinunciare.

Non per l'aggravarsi della malattia, però. Né per un'altra cattiva notizia, ma per un evento che persino per alcuni uomini di scienza non ha che un nome: miracolo. Monique ha ricominciato, lentamente, a riacquistare l'uso della gambe, poi a camminare.

Adesso sogna di correre come quando era ragazzina, spensierata e felice. E accarezza un altro sogno «irrealizzabile»: quello di andare ai Giochi, ma come atleta «normalmente» abile.

DIECI ANNI DOPO - L'incidente che le tolse la possibilità di stare in piedi, di muoversi, di camminare avvenne dieci anni fa. In quei brutti giorni ha dovuto inventarsi un nuovo modo di vivere. Per scoprire, all'improvviso, di dover ricominciare tutto da capo. E non sta nella pelle.

«A Natale non festeggerò in modo particolare, ha spiegato agli inviati dell'Ap che l'hanno intervistata, nella sua città, Amstelveen, poco lontana da Amsterdam, per me ogni giorno è Natale, non so pensare a un regalo più grande di quello che ho ricevuto».

Adesso ha messo in soffitta la handybike (una bici da corsa che si muove grazie alle braccia) e la speciale carrozzina da corsa che per quasi un decennio le hanno tenuto compagnia quasi ogni giorno, nei duri allenamenti a cui Monique si sottoponeva.

Per lei, promettente giocatrice di hockey su prato, sportivissima e innamorata della vita, era stata una scelta naturale quella delle competizioni per diversamente abili: «Non ho mai voluto arrendermi al destino».

OPERAZIONE SBAGLIATA - La sua odissea era cominciata con un fastidio all'anca, che gradualmente divenne un vero e proprio incubo: lussazioni continue e dolori. E alla fine la decisione di operarsi.

Ma sotto i ferri del chirurgo accadde l'impoderabile: la gamba sinistra cominciò a dolere, a gonfiarsi, a rifiutare il movimento. «Inspiegabile», dicevano i dottori. Ma intanto, in meno di un anno, anche la gamba destra cominciò a soffrire degli stessi, terribili sintomi.

Presto era diventato inutile chiedere spiegazioni ai medici, così Monique - paralizzata, cercò di darsi da fare per continuare a vivere come piaceva a lei: «Poco dopo ero tornata indipendente, malgrado le gambe.

Potevo muovermi, guidare, volare. E anche fare sport». Fino alle Olimpiadi di Pechino e ai continui allenamenti. E tra i tanti allenamenti uno in particolare, con un ciclista che la centra in pieno sulla sua handybike e la getta sull'asfalto. Brutta caduta, con un fremito che le corre lungo la gamba.

LA RINASCITA - Un brivido che fa riflettere Monique: «Se sento qualcosa, forse c'è ancora una possibilità». E così, lentamente, nasce in lei e si alimenta la fiammella della speranza, all'inizio fioca, poi sempre più sostenuta, alla fine brillante e intensa. La svolta avviene quando torna a «sentire» il piede destro: «Una sensazione unica, di rinascita».

Poi torna la sensibilità anche in quello sinistro. Quindi, tante e tante ore di riabilitazione e la gioia di stare di nuovo in piedi, di fare le scale, di guardare negli occhi la persona con cui si sta parlando.

«Anche il mio recupero, per i medici, è inspiegabile». Ma stavolta Monique, di fronte alle zone d'ombra della scienza, piange di gioia.
fonte www.corriere.it/ di Paolo Ligammari