domenica 16 gennaio 2011

Lgbt libri "Vestire degenere"


Cesure drastiche con il passato, ribellismo resistenziale, rovesciamenti e nuove identità: ecco cosa raccontano stoffe, vestiti, make-up e tagli di capelli.

A ratificare o osteggiare i mutamenti sociali più radicali contribuisce anche il codice vestiario, che rimanda all’identità del singolo, e ai sogni e ai desideri che si cuce addosso.

Ecco dunque, che le innovazioni più rivoluzionarie nella Haute Couture, nello streetstyle, e nelle culture giovanili avvengono quando si travalicano le demarcazioni implicite tra maschile e femminile, il più impalpabile e il più solido tra i confini simbolici, che genera e convalida identità e aspirazioni.

È stato così per i ragazzi “mod” dei primi anni Sessanta, che affermavano l’adesione al mondo moderno dei consumi attraverso un’inedita cura per il corpo e per il vestire, presi a prestito dal mondo femminile, con colori, trucco e acconciature.

David Bowie e Marc Bolan con i loro tacchi a spillo saltano metaforicamente uno steccato invisibile, eppure vincolante, tra mondo maschile e femminile.

Da lì in poi, il susseguirsi di punk, post-punk, gothic, drag queen e king, lolite, emo, è stato tutto un rompere le righe, uno sconfinamento oltre il limite e dentro i territori dell’altro sesso.

E questa penetrazione dentro un sistema di segni considerato dell’altro non fa che rimettere in gioco categorie ritenute naturali, ruoli dati per scontati, poteri consolidati: si tratta di un’operazione dalla forte valenza simbolica, che dal terreno della moda può slittare nella sfera pubblica, o in forme di ribellione e di affermazione delle identità sessuali.
fonte ilmiolibro.kataweb.it

"Vestire degenere"
di Castellani Alessandra
Editore: Donzelli

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