sabato 11 settembre 2010

Lgbt Transessualità «Sì, sto diventando un uomo...» Il racconto di Luca...


«Sì, sto diventando un uomo...» Il racconto di Luca...La necessità di appoggiarsi a delle associazioni, il bisogno di raccontarsi, la reazione dell’ambiente lavorativo La testimonianza raccolta al Transpride di Torre del Lago

Ho iniziato la transizione da femmina a maschio quattro anni fa, ho capito quanto è importante avere un’associazione cui affidarsi. Per fortuna sul lavoro e in famiglia non ho avuto problemi, ma io sono una eccezione».

Luca Blandino, giovane ftm (nato donna, sta facendo un percorso per adeguare il corpo al genere maschile sentito come proprio), vuole che le questioni si affrontino in modo semplice. Anche a questo serve il Transpride, che si è tenuto il week end scorso a Torre del Lago: «Serve a far conoscere.

Si vede troppa televisione che dà di noi immagini sbagliate». Luca è intervenuto alla fine del dibattito di venerdì che ha riunito rappresentanti delle principali associazioni italiane impegnate a fare il punto su questioni cruciali: il diritto al lavoro, alla salute, il percorso previsto per la transizione che a secondo dei protocolli può prevedere come condizione preventiva all’assunzione degli ormoni la terapia psicologica.

Fondamentale il ruolo dei consultori: ce n’è uno a Bologna, gestito dal Mit, Movimento italiano transessuali, un altro a Torre del Lago, dove lavora l’associazione Transgenere, e da poco ne esiste uno anche a Salerno, il primo del Sud. Ai consultori si rivolgono in tanti che non sanno davvero come iniziare e sono alle prese con il disturbo dell’identità di genere: avvertono il corpo non in sintonia con il genere cui sentono di appartenere.

I disagi sono fortissimi. Luca, piccolo di statura, capelli scuri, pizzetto, jeans e maglietta chiari, dopo il dibattito passeggia tra gli stand. È qui che mi racconta i suoi inizi: «Io abito a Chiavari, ho cominciato 4 anni fa. Mi sono chiesto: da dove partire? Allora ho parlato con il medico di famiglia. Gli ho detto: guardi ho bisogno di conoscere gli indirizzi dei posti dove andare per cambiare sesso».

Il medico è stato disponibile, si è informato, e Luca ha fatto i primi passi a Genova. Ma aveva bisogno di un altro sostegno: «Ho messo la mia pratica nelle mani del consultorio dell’associazione Transgenere che si trova qui, a Torre del Lago, ci sono gli avvocati e persone esperte con cui parlare e da cui avere consigli». Per trovare un appoggio è andato fuori dalla sua regione.

«Nel consultorio ci sono le riunioni del lunedì», aggiunge. Il lunedì tante persone ftm, alcune giovanissime come si verifica sempre più spesso negli ultimi anni, fanno “gruppo”.

«La maggior parte ha problemi di rapporti con la famiglia – continua Luca – Si chiedono: come lo dico ai miei? Alcuni sono stati cacciati da casa, oppure dopo averlo detto sono stati considerati malati di mente». Gli incontri aiutano: «Un ragazzo veniva in modo saltuario e poi è arrivato in associazione con i genitori».

FUORI DALL’OMBRA L’associazione fa da ponte tra la persona trans e il mondo: con i centri ospedalieri, con i tribunali (la legge 164 permette l’operazione dopo una sentenza), ma anche con i familiari e con la realtà del lavoro. Aiuta a far conoscere ciò che troppo spesso resta nell’ombra. Luca, che è ftm, dice: «Noi ci mimetizziamo, guardandoci non si comprende che avevamo un aspetto femminile».

Racconta che «mostrarsi come uomo ti spiana la strada, perché la società è maschilista da paura». Definisce la sua esperienza sul lavoro “unica”: «Da dieci anni ho lo stesso impiego in una ditta. Ho detto di me ai due titolari e mi hanno risposto che per loro aveva importanza solo che continuassi a lavorare come avevo sempre fatto». Luca si definisce fortunato.

Si guarda intorno, la gente passeggia, prende gli opuscoli, giudica? Luca dice: «Le richieste di aiuto sono tante. Bisogna fare di più e parlare bene perché tutti capiscano davvero».
fonte http://cerca.unita.it

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